L'Armenia (armeno: ????????, Hayastan; russo: ???????, Armenija) è uno Stato indipendente eurasiatico senza sbocco al mare, situato nel Caucaso meridionale, con capitale Yerevan.
L'Armenia si trova tra il Mar Nero e il Mar Caspio e confina con la Turchia ad ovest, la Georgia a nord, l'Azerbaijan ad est e l'Iran e l'enclave azera del Nakhchivan a sud.
Il nome originario del paese era Hayq, divenuto più tardi Hayastan, traducibile come "la terra (stan è un tipico suffisso persiano per indicare un territorio) di Haik". Secondo la leggenda, Haik era un discendente di Noè (essendo figlio di Togarmah, che era nato da Gomer, a sua volta nato dal figlio di Noè, Yafet) e, secondo la tradizione cristiana, antenato di tutti gli armeni. Haik si stabilì ai piedi del monte Ararat, partì poi per assistere alla costruzione della Torre di Babele e, ritornato, sconfisse il re assiro Nimrod presso il lago di Van, nell'attuale Turchia.
Il termine Armenia fu coniato dai popoli confinanti a partire dal nome della più potente tribù presente nel territorio (gli armeni, appunto) e deriva da Armenak (o Aram), un discendente di Haik e un grande condottiero del popolo armeno. Fonti pre-cristiane riportano invece la derivazione dal termine Nairi (cioè "terra dei fiumi") che è l'antico nome della regione montuosa del paese e che è usato da alcuni storici greci sia dall'iscrizione di Behistun, ritrovata in Iran e risalente al 521 a.C.
Il nome ufficiale dello stato è Repubblica di Armenia.
L'Armenia, al pari di Cipro, dal punto di vista geografico è uno stato asiatico e lo è per tutte le possibili definizioni che possono essere utilizzate per delimitare il continente europeo. Nonostante ciò, spesso lo stato armeno viene compreso tra gli stati europei, in ragione di considerazioni di tipo storico e culturali.
Il clima è di tipo continentale e dato che le catene montuose fermano le influenze del mar Mediterraneo e del Mar Nero comprende estati calde e inverni freddi; le precipitazioni variano molto da zona a zona, lungo le rive del fiume Aras, la zona più arida del paese, superano raramente i 300 mm, mentre alle altitudini più elevate raggiungono gli 800 mm l'anno.
La popolazione secondo i dati relativi al luglio 2005 era di 2.982.904 [1], con un'età media di circa 33 anni e un tasso di crescita del -0.25%; l'Armenia è il secondo paese più densamente popolato dell'ex-Unione Sovietica con 101 ab/km. Tuttavia, la popolazione è fortemente in declino. Una delle cause principali di questo fenomeno è rappresentata dall'emigrazione, uno dei problemi più gravi che il paese si è trovato ad affrontare sin dal crollo dell'URSS (basti pensare che, secondo le stime, un terzo della popolazione vive in Russia illegalmente, riducendo perciò la popolazione effettivamente residente a soli 2 milioni). A peggiorare la situazione contribuisce un tasso di natalità piuttosto basso che rende negative le previsioni di lungo periodo e che potrebbe modificare i rapporti di forza fra l'Armenia e l'Azerbaijan qualora quest'ultimo decidesse di riconquistare i territori perduti. Negli ultimi anni il trend pare tuttavia essersi modificato, per via dei molti Armeni tornati in patria dalla diaspora.
La popolazione è composta per la maggior parte di armeni, che costituiscono (censimento del 2001) il 97.9% della popolazione; il resto comprende curdi, russi e altri gruppi presenti in percentuali molto basse.
Nel paese si parla la lingua armena nella variante dell'armeno orientale, diffuso anche nella comunità armena dell'Iran. Nel paese sono diffuse diverse minoranze linguistiche e gran parte della popolazione armena parla come seconda lingua il russo.
L'Armenia è un paese a maggioranza cristiana. La Chiesa armena vanta una tradizione antichissima, che risale al III secolo d.C (l'Armenia è infatti considerata la prima nazione al mondo ad aver adottato, nel 301, il cristianesimo come religione ufficiale). Circa il 95% degli armeni appartiene alla Chiesa Apostolica Armena, che professa un cristianesimo di tipo ortodosso, orientale e non-calcedoniano. Fortemente conservatrice e ritualistica, la Chiesa armena è per questo vicina a quella copta e a quella siriaca. Esistono poi piccole minoranze di protestanti evangelici, di cattolici (i quali fanno riferimento alla Chiesa armeno-cattolica, il cui centro spirituale è Bzoummar, in Libano) e di praticanti gli antichissimi culti tradizionali. Gli Yazidi, che vivono nella zona occidentale del paese, praticano una particolare religione nota come "yazidismo". I curdi e gli azeri che un tempo vivevano nel paese praticavano l'Islam; tuttavia molti di essi hanno abbandonato l'Armenia in seguito al conflitto con l'Azerbaijan. Dal canto suo, a causa della guerra l'Armenia ha ricevuto numerosi profughi armeni in fuga dall'Azerbaijan.
Secoli dopo i conflitti con la civiltà degli Ittiti, il primo impero armeno fu la civiltà di Urartu, che fiorì nel Caucaso e nell' Asia Minore orientale tra l'800 a.C. e il 600 a.C.. Nel I secolo a.C., durante il regno di Tigrane II d'Armenia, l'Armenia costituiva un impero regionale che si estendeva dalle coste del mar Nero al mar Caspio e a quelle del Mediterraneo, ma nel 66 a.C. venne sconfitta dai Romani guidati da Pompeo; da quella data fu per secoli una delle poste in gioco prima fra Romani e Parti e poi fra Bizantini e Sassanidi.
Nel 301 l'Armenia fu il primo stato al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di stato, precedendo così di alcuni decenni l'impero romano, e con san Gregorio Illuminatore istituì la propria Chiesa Apostolica Armena, che si separò dalle altre chiese cristiane dopo il Concilio di Calcedonia del 451. Con il succedersi delle dinastie e delle occupazioni di parti, romani, arabi (dal 645), mongoli e persiani, lo stato fu notevolmente indebolito.
Quando l'Armenia fu di nuovo un regno indipendente (884-1045), esso visse un rinascimento culturale, politico ed economico. Venne fondata una nuova capitale, Ani, ora in Turchia. Con la costruzione di Ani, l'Armenia divenne una popolosa e prosperosa nazione che ebbe influenza politica sulle nazioni vicine. Sebbene la nativa dinastia dei Bagratidi, alla quale gli Arabi avevano affidato la corona d'Armenia, si trovasse in circostanze favorevoli, il sistema feudale indebolì gradualmente il paese erodendo il sentimento di lealtà nei confronti del governo centrale.
Nel 1071, dopo la sconfitta di Bisanzio da parte dei Turchi Selgiuchidi guidati da Alp Arslan nella Battaglia di Manzikert, anche l'Armenia Maggiore venne conquistata. Migliaia di famiglie cristiane, guidate da un familiare dell'ultimo re di Ani, lasciarono l'Armenia e si insediarono in terre straniere, come la Cilicia. La situazione diede ai Curdi l'opportunità di espandersi nel territorio dell'Armenia in Anatolia. Dal 1080 al 1375, il centro politico della nazione armena si spostò verso sud, come Regno Armeno di Cilicia, con i suoi stretti legami con gli stati Crociati, primo fra tutti la contea di Edessa, per i comuni interessi anti-bizantini ed anti-islamici; finché i Mamelucchi d'Egitto non lo conquistarono.
Nel 1454, un anno dopo la conquista di Costantinopoli da parte di Mehmed II, l'impero ottomano e la Persia dominata dai Safavidi si spartirono la regione. Il Sultano invitò l'arcivescovo armeno a stabilire un patriarcato a Costantinopoli. Gli armeni di Costantinopoli divennero una componente rispettabile della società ottomana, mentre gli altri armeni subivano le angherie dei vari pascià e bey e pagavano esosi tributi imposti dalle tribù curde.
Tra il 1813 e il 1828 il territorio che corrisponde all'attuale Armenia (i khanati di Erevan e Karabakh) furono temporaneamente annessi all'impero russo. In seguito alle guerre Russo-Turche (1828-1829) l'Impero Ottomano cedette una parte del territorio armeno all'Impero Russo. Nel XIX e XX secolo le ambizioni della Russia di penetrare nel territorio armeno erano legate all'obiettivo di trovare uno sbocco sul Mar Mediterraneo. Nonostante le riforme di Abdul Mejid I nel 1839, la situazione degli armeni ottomani cominciò a peggiorare (massacri Hamidiani del 1895-96) rendendo gli armeni sempre più filo-russi e infidi per gli ottomani.
Negli ultimi anni dell'impero ottomano (1915-1923), molti armeni residenti nell'Anatolia orientale (che erano perciò chiamati dai loro connazionali "armeni occidentali") furono sterminati in quello che è stato successivamente definito il "genocidio armeno". A questo proposito, mentre gli armeni e l'opinione pubblica mondiale ritengono che si trattasse effettivamente di un genocidio sostenuto e organizzato dalle autorità ottomane, i turchi affermano che tale strage fu dovuta ad un guerra civile accompagnata dalla carestia e dalle malattie. Secondo le stime, le vittime oscillano fra 200.000 e 1.800.000 persone. Attualmente il genocidio viene commemorato dagli armeni di tutto il mondo il 24 aprile.
Nel corso della Rivoluzione Russa, nel settembre 1917 si tenne la convenzione di Tiflis (Tbilisi), in cui si elesse un Consiglio Nazionale Armeno. Tuttavia, la firma del patto russo-ottomano del 1 gennaio 1918 permise al pascià Vehib di attaccare la nuova Repubblica federativa democratica transcaucasica, cui dal 28 maggio succedette la Repubblica Democratica di Armenia (o "Prima Repubblica Armena"), con l'appoggio di irregolari curdi e successivamente dei Tatari dell'Azerbaijan. Benché l'Armenia occidentale fosse riconosciuta come parte della Repubblica di Armenia nel Trattato di Sèvres (10 agosto 1920), la sconfitta militare contro i Turchi (Trattato di Alexandropol, il 2 dicembre 1920) e la successiva invasione da parte delle truppe bolsceviche russe (29 novembre - 4 dicembre 1920) costrinsero l'Armenia ad entrare il 4 marzo 1922 a far parte della Repubblica Transcaucasica, una delle repubbliche dell'Unione Sovietica, la quale il 11 settembre firmò il Trattato di Kars, con cui cedeva alla Turchia ulteriori territori armeni. Solo nel 1936 fu costituita la Repubblica socialista sovietica armena.
L'Armenia dichiarò la sua indipendenza dall'Unione Sovietica il 21 settembre 1991. Negli ultimi decenni il paese è stato impegnato in un lungo conflitto con l'Azerbaijan per il controllo del Nagorno-Karabakh, un'enclave armena in territorio azero che fu assegnata al governo di Baku da Stalin. I due stati si sono affrontati nel 1988 per il controllo dell'enclave, conflitto che è esploso a seguito dell'indipendenza di entrambi i paesi avutasi con la dissoluzione dell'URSS (1991). Nel maggio 1994, con la proclamazione del cessate il fuoco, le autorità armene controllavano non solo l'intero Nagorno-Karabakh ma anche una porzione di territorio etnicamente azero. Le economie di entrambi gli stati hanno sofferto a causa della guerra, soprattutto per via dei reciproci blocchi commerciali.
Secondo la costituzione del 1991, l'Armenia è una repubblica presidenziale. Il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dal popolo per un mandato quinquennale. Benché il Presidente abbia forti poteri, il Primo ministro deve godere della fiducia del Parlamento. Il Parlamento unicamerale è detto Azgayin Zhoghov(Assemblea Nazionale): i suoi 131 rappresentanti sono eletti (56 in collegi uninominali e 75 con sistema proporzionale e sbarramento del 5%) ogni 4 anni.
L'Armenia rivendica dall'Azerbaigian il Karabagh e il Nakhchivan. Non sono ufficiali le rivendicazioni dalla Turchia, ma gran parte dell'Armenia storica è dal 1923 parte della repubblica turca.
Il popolo armeno votò a favore dell'indipendenza con un referendum tenutosi nel settembre 1991.
Levon Ter-Petrossian, del Movimento nazionale panarmeno (HHS), fu presidente della neonata repubblica (rieletto nel 1996) fino al gennaio 1998, anno in cui fu costretto a dimettersi a causa di una serie di proteste pubbliche contro la sua politica autoritaria e per il suo atteggiamento sulla questione del Karabagh.
Fu sostituito dal primo ministro ultranazionalista Robert Kocharian (nato in Karabagh e già leader di quella regione), eletto il 30 marzo 1998 con il 59,5% dei voti contro il candidato post-comunista Karen Demirchian (HZK).
Tuttavia, alle elezioni parlamentari dell'aprile 1999, gli oppositori Demirchian (HZK) e Vazgen Sargsian (HHK) coalizzati vinsero e ottennero le cariche di presidente dell'assemblea e di primo ministro. Il 27 ottobre 1999, l'assassinio del primo ministro V. Sargsian, di K. Demirchian e di altri politici causò un periodo di instabilità dal quale l'Armenia uscì il 5 marzo 2003 grazie alla rielezione al secondo turno di Robert Kocharian con il 67,5% dei voti (primo turno 48,3%: terzo candidato Artashes Geghamian - AM)) contro il candidato post comunista Stepan Demirchian (figlio del precedente), e forte dell'appoggio di una coalizione parlamentare. Le elezioni legislative del 25 maggio 2003 videro infatti la vittoria della coalizione pro-Kocharian (HHK 23,5% dei voti e 31 seggi; HHD 11,4% voti; OE 19 seggi).
Fino al 2007 l'Assemblea Nazionale è stata controllata da una coalizione tripartitica formata dal Partito Repubblicano d'Armenia (HHK) [1], dalla Federazione Rivoluzionaria Armena (HHD o Dashnak) e del partito centrista "Stato di diritto" (OE). L'opposizione era invece formata da numerosi piccoli partiti riuniti nel "Blocco della Giustizia". Les elezioni legislative del 12 maggio 2007 videro l'HHK ottenere il 33,9% dei voti e 64 seggi e altri due partiti alleati un ulteriore 35% (BHK: 15,1% e 24; HHD: 13,6% e 16); anche due partiti di opposizione entrarono in Parlamento : "Stato di diritto" (OE: 7% e 9) e "Patrimonio" (Z: 5,8% e 7).
Il 19 febbraio 2008 è stato eletto presidente il primo ministro Serge Sargsian (HHK), con il 52,82% dei voti al primo turno contro Levon Ter-Petrossian (terzo Artur Baghdasarian - OE); primo ministro è diventato al suo posto Tigran Sargsian.
Il governo di Kocharian dichiarava apertamente di puntare alla creazione di un Parlamento di stile occidentale, libero e democratico. Tuttavia, gli osservatori internazionali sono spesso critici in merito alla legalità della vita politica armena per quel che riguarda le elezioni parlamentari, quelle presidenziali e i referendum costituzionali tenutisi a partire dal 1995; si segnalano infatti brogli elettorali, mancanza di cooperazione da parte della Commissione Elettorale, scarsi controlli di liste e cabine elettorali. Nonostante ciò, l'Armenia è considerata una delle nazioni più democratiche della CSI.
L'Armenia, un paese piccolo, montagnoso e senza accesso al mare, oltre che cristiano, gode dei vantaggi connessi all'esistenza di una numerosa diaspora, soprattutto in Francia e negli Stati Uniti. Cura inoltre buone relazioni con la confinante Georgia (anch'essa cristiana), da cui dipende per l'accesso al mare.
L'Armenia ha relazioni molto difficili con la Turchia, per la questione del genocidio armeno (1905-1915) negato da quest'ultima, e con l'Azerbaigian, per la questione del Karabagh regione a popolazione armena (1988-1993), e del Nakhchivan.
Anche in funzione anti-turca, l'Armenia ha avuto storicamente ed ha buone relazioni con la Russia (di cui ospita una base militare a Gyumri) e con l'Iran, altro paese della diaspora (a cui è connessa da un gasdotto).
Ultimamente, l'Armenia si è impegnata nell'integrazione con le istituzioni europee, aderendo al programma Partnership for Peace della NATO e al consiglio d'Europa.
Moltissimi armeni (8 milioni circa) vivono oggi all'estero, soprattutto in Francia, Russia, Iran, Libano e Stati Uniti; questa migrazione cominciò già nel 1375 con la caduta del Regno Armeno di Cilicia ed ebbe un grande incremento con il Genocidio Armeno perpetrato dalla Turchia che ancora oggi si rifiuta di riconoscere questo avvenimento.
È la terra d'origine dei quattro membri del gruppo Metal System of a Down, così come del regista canadese Atom Egoyan. È di etnia armena anche Gheorghe Hagi, il più celebre calciatore della Romania, nonché il noto cantante francese Charles Aznavour (vero nome Aznavourian). Dall'Armenia, che ha vinto le Olimpiadi degli scacchi nel 2006 a Torino, provengono alcuni importanti scacchisti come Tigran Petrosian, Levon Aronian, Karen Asrian e, per parte di madre, il campione del mondo Garri Kasparov, il cui cognome è la versione russa di quello della madre da nubile (Kasparjan).
Nel 1983 è stato girato il film Assignement Berlin, prodotto da Hrayr Toukhanian, che racconta il processo a Tehlirian, armeno che uccise il Gran Vizir Tallat Pasha, responsabile del Genocidio Armeno. Il titolo, disponibile in italiano, è Missione a Berlino.
Yerevan (in armeno ?????; in russo ??????, Erevan, anche scritta Jerevan e già Erivan e Erebuni) è la capitale e la città più popolosa dell'Armenia (1.201.539 ab. nel 1989; circa 1.104.900 nel 2007[1]). La città ha uno status speciale per cui è equiparata ad una provincia (marz) ed i 12 distretti in cui è suddivisa sono equivalenti a dei comuni.
Le testimonianze archeologiche hanno permesso di scoprire che una fortezza militare chiamata Erebuni e risalente al regno di Urartu venne fondata dove ora sorge Yerevan (????????) nel 782 a.C., per volontà di Argistis I. Da allora, tale luogo è sempre stato di fondamentale importanza strategica in quanto crocevia delle rotte carovaniere che collegavano l'Europa all'India. Il centro abitato fu chiamato Yerevan a partire dal VII secolo a.C., quando divenne la capitale armena al tempo della dominazione persiana.
Proprio a causa della sua importanza strategica, Yerevan fu a lungo contesa tra la Persia e l'impero ottomano. Nel 1827 fu occupata dalla Russia e formalmente ceduta a questa dalla Persia nel 1828. Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917, fu per tre anni la capitale dell'Armenia indipendente, per diventare nel 1920 la capitale della Repubblica Socialista Sovietica armena. In seguito al collasso dell'Unione Sovietica, nel 1991 Yerevan divenne la capitale della neonata repubblica armena.
Erevan sorge sulle rive del fiume Hrazdan, a quasi 1.000 m s.l.m. È locata nella zona centro-occidentale dello stato, non lontana dal confine con la Turchia ed alle pendici del monte Ararat
Yerevan è uno dei maggiori centri industriali, culturali e scientifici del Caucaso. In qualità di centro principale della cultura armena, ospita l'Università Statale di Jerevan (fondata nel 1920), l'Accademia Armena delle Scienze, un museo storico, un'opera house, un conservatorio musicale e vari istituti tecnologici. Gli archivi Matenadaran conservano una ricca collezione di preziosi manoscritti armeni, greci, siriani, ebraici, persiani e romani. Jerevan ha molte biblioteche pubbliche, vari musei, teatri, orti botanici e zoo. È inoltre lo snodo di un'estesa rete ferroviaria e un importante mercato agricolo. Infine, le industrie situate nella città producono metalli, tessuti, prodotti alimentari e utensili meccanici, elettronici e chimici.
Argentina
La Repubblica Argentina è uno stato dell'America meridionale. Viene formalmente chiamata Repubblica Argentina (in spagnolo: República Argentina, IPA [re'pußlika a?xen'tina]). Per molti scopi legali viene usata anche la dicitura Nación Argentina (Nazione Argentina).
Confina a ovest e a sud con il Cile, a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con il Paraguay e il Brasile, a est con l'Uruguay e l'Oceano Atlantico. Oltre un terzo della popolazione è concentrato nella capitale Buenos Aires.
Dal punto di vista politico è una repubblica federale composta da 23 Province (provincias) ed un Distretto Federale, le cui competenze sono quelle di stati confederati. Oggi l'Argentina è uno stato dal forte sviluppo economico.[citazione necessaria] Dopo la crisi economica del 2001, economia e governo si sono stabilizzati e l'Argentina può di nuovo guardare al futuro con speranza.
Il nome "Argentina" deriva dal latino argentum (argento). Quando i primi conquistadores spagnoli scoprirono il Río de la Plata, chiamarono il suo estuario Mar Dulce ('Mare Dolce'). Le popolazioni indigene offrirono doni in argento ai sopravissuti di un naufragio guidati da Juan Díaz de Solís. La leggenda della Sierra del Plata – una montagna ricca di argento – raggiunse la Spagna attorno al 1524, e il nome venne messo su stampa per la prima volta su una mappa Veneziana del 1536. La fonte dell'argento era l'area sulla quale nel 1546 sarebbe stata fondata la città di Potosí. Una spedizione che seguì il percorso dell'argento risalendo i fiumi Paraná e Pilcomayo, raggiunse la fonte solo per trovarla già rivendicata da esploratori che l'avevano raggiunta partendo da Lima, la capitale del Viceregno.
Il nome Argentina iniziò ad essere usato estesamente nel libro del 1612 Historia del descubrimiento, población, y conquista del Río de la Plata (Storia della scoperta, popolamento e conquista del Río de la Plata) di Ruy Díaz de Guzmán, in cui il territorio veniva chiamato Tierra Argentina (Terra d'Argento).
I primi segni della presenza umana in Argentina si trovano in Patagonia (Piedra Museo, Santa Cruz), e risalgono all'11.000 a.C. Attorno all'anno 1 d.C. diverse civilizzazioni basate sul mais si svilupparono nella regione delle Ande Occidentali (Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones, tra le altre). Nel 1480, l'Impero Inca, sotto il regno dell'imperatore Pachacutec, lanciò un'offensiva e conquistò l'odierna parte nord-occidentale dell'Argentina, integrandola in una regione chiamata Collasuyu. Nell'area nord-orientale, i Guaraní svilupparono una cultura basata sulla yucca e la patata dolce. Le aree centrali e meridionali (Pampa e Patagonia) vennero dominate da culture nomadi, unificate nel XVII secolo dai Mapuche.
Gli esploratori europei arrivarono nel 1516. La Spagna nel 1537 fonda la città di Cordoba della Nuova Andalusia; nel 1580 stabilì una colonia permanente dove oggi sorge Buenos Aires; il Vicereame del Río de la Plata venne creato nel 1776. Nel 1806-1807 l'Impero Britannico lanciò due invasioni contro Buenos Aires, ma la popolazione creola respinse entrambi i tentativi . Il 25 maggio 1810, dopo la conferma delle voci circa la detronizzazione di re Ferdinando VII da parte di Napoleone, i cittadini di Buenos Aires con Manuel Belgrano in testa sfruttarono la situazione a proprio vantaggio e crearono la Prima Junta di Governo (Rivoluzione di maggio). La formale indipendenza dalla Spagna venne dichiarata il 9 luglio 1816 a Tucumán.
Nel 1817, il generale José de San Martín attraversò le Ande per liberare Cile e Perù, eliminando così la minaccia spagnola. Centralisti e Federalisti (in spagnolo: Unitarios e Federales) furono in conflitto fino a quando nel 1853 venne istituita l'unità nazionale e promulgata la costituzione.
Investimenti stranieri e immigrazione dall'Europa portarono all'adozione delle moderne tecniche agricole nel paese. Negli anni 1880, la "Conquista del deserto" soggiogò o sterminò le rimanenti tribù indigene della Pampa meridionale e della Patagonia.[1]
Il Congreso dil Popolo Argentino.Dal 1880 al 1930, l'Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie ad una economia volta all'esportazione, e la popolazione del paese aumentò di sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L'esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando ad un altro decennio di governo conservatore. I cambiamenti politici portarono nel 1946 alla presidenza di Juan Perón, che cercò di dare più potere alla classe lavoratrice e aumentò notevolmente il numero di lavoratori sindacalizzati. La Revolución Libertadora del 1955 lo depose.
Tra gli anni 1950 e gli anni 1970 l'economia crebbe forte e la povertà declinò (meno del 7% nel 1975), ma divenne sempre più protezionista. Allo stesso tempo la violenza politica continuò a crescere. Nel 1973 Perón ritornò alla presidenza, ma sarebbe morto dopo un anno. La sua terza moglie Isabel, sua vice presidente, gli successe in carica; tuttavia fu deposta dal golpe militare del 24 marzo 1976.
Fino al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del Processo di Riorganizzazione Nazionale. Il governo militare represse l'opposizione e i gruppi di sinistra usando aspre misure illegali (la "Guerra Sporca"); migliaia di dissidenti "scomparvero", mentre il SIDE cooperò con la DINA e altri servizi segreti sudamericani, e con la CIA nell'Operazione Condor. I "desaparecidos" erano giovani ragazzi che - stanchi di subire continuamente torture e volendo rivendicare la giusta libertà di un paese messo in ginocchio - protestavano in modo deciso; per tutta risposta, dietro l'ordine delle autorità dittatoriali, venivano catturati e gettati nell'Oceano da un aereo. Molti dei capi militari che presero parte alla Guerra Sporca vennero addestrati nella School of the Americas finanziata dagli USA, tra i quali i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Eduardo Viola. Problemi economici, accuse di corruzione, la condanna dell'opinione pubblica nei confronti degli abusi dei diritti umani e, infine, la sconfitta del 1982 inflitta dai britannici nella Guerra delle Falkland, screditarono il regime militare argentino.
La democrazia venne ripristinata nel 1983. Il governo radicale di Raúl Alfonsín si mosse per render conto dei "desaparecidos", stabilì il controllo civile delle forze armate e consolidò le istituzioni democratiche. I membri delle tre giunte militari vennero processati. Il fallimento nella risoluzione dei problemi economici endemici e l'incapacità nel mantenere la fiducia dell'opinione pubblica portarono all'abbandono anticipato di Alfonsín, sei mesi prima che scadesse il suo mandato.
Il presidente Carlos Menem, nel 1991, impose un tasso di cambio fisso tra Peso e Dollaro per fermare l'iperinflazione e adottò delle estese politiche basate sul mercato, smantellando le barriere protezioniste e le regolamentazioni degli affari, e implementando un programma di privatizzazioni. Queste riforme contribuirono a un significativo aumento degli investimenti privati internazionali e con una recessione che toccò l'apice intorno alla fine degli anni '90. Fu allora che debito estero, disoccupazione, corruzione e malcontento sociali arrivarono a livelli epocali.
Le amministrazioni di Menem e de la Rúa fronteggiarono una diminuita competitività nelle esportazioni, massicce importazioni che danneggiarono l'industria nazionale e ridussero l'impiego, un deficit fiscale e commerciale cronico, e il contagio di diverse crisi economiche. La crisi finanziaria asiatica del 1998 causò una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica nel novembre del 2001. Il mese seguente, in mezzo a sanguinose rivolte, il presidente de la Rúa si dimise.
Nel giro di due settimane, 4 presidenti si avvicendarono in rapida successione, fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell'Argentina, da parte dell'assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002. L'Argentina andò in default sulle sue obbligazioni internazionali. L'ancoraggio del Peso al Dollaro, vecchio di quasi undici anni, venne abbandonato, producendo un grosso deprezzamento della valuta e un picco di inflazione.
Con un tasso di cambio più competitivo e flessibile, la nazione implementò nuove politiche basate su reindustrializzazione, sostituzione di importazione, maggiori esportazioni e consistenti surplus fiscali e commerciali. Per la fine del 2002 l'economia cominciò a stabilizzarsi. Nel 2003, Néstor Kirchner venne eletto presidente. Durante la sua presidenza l'Argentina ristrutturò il suo debito in default con un forte sconto (circa il 75%) su molte obbligazioni, ripianò il suo debito con il Fondo Monetario Internazionale, rinegoziò contratti con i fornitori di servizi e nazionalizzò alcune industrie in precedenza privatizzate. Attualmente, l'Argentina sta godendo di un periodo di alta crescita economica e un miglioramento della stabilità politica.
L'Argentina occupa una superficie continentale di 2.766.890 km², tra la catena delle Ande a ovest e l'Oceano Atlantico meridionale a est e a sud. Figura al secondo posto per superficie nel Sud America e all'ottavo nel mondo.
La superficie totale dell'Argentina (esclusa la parte antartica rivendicata), è la seguente:
Totale: 2.766.890 km² Terra: 2.736.691 km² Acqua: 30.200 km² L'Argentina è lunga quasi 3.700 km da nord a sud, e 1.400 km da est a ovest (valori massimi). Può essere grossolanamente divisa in quattro parti: le pianure fertili della Pampa nel centro del paese, fonte del benessere agricolo argentino; il plateau della Patagonia nella metà meridionale fino alla Terra del Fuoco; le piane subtropicali del Gran Chaco a nord e la catene delle Ande lungo il confine occidentale con il Cile.
Il punto più elevato sul livello del mare si trova nella Provincia di Mendoza. Il Cerro Aconcagua, con 6.962 metri, è la montagna più alta delle Americhe, dell'emisfero meridionale,[2] e dell'emisfero occidentale.[3] Il punto più basso è la Laguna del Carbón, nella Provincia di Santa Cruz, 105 metri sotto il livello del mare.[4] Questo è anche il punto più basso del continente sudamericano. Il centro geografico del paese si trova nella Provincia di La Pampa.
L'Argentina ha delle rivendicazioni territoriali su una porzione d'Antartide]](L'Antartide Argentina, non riconosciute ancora da nessun'altra nazione), dove dal 1904 mantiene una presenza costante.
Il paese viene tradizionalmente distinto in diverse regioni principali, geograficamente distinte:
Pampa si suddivide in pampa secca e pampa umida. La Pampa umida, copre gran parte delle province di Buenos Aires, Córdoba, e un'ampia porzione delle province di Santa Fe e La Pampa. La Pampa secca si estende invece nella parte occidentale della provincia de La Pampa, in quella di San Luis e nella parte sud-occidentale di quella di Córdoba. La Pampa secca è utilizzata soprattutto per il pascolo. La Sierra de Córdoba, nella provincia omonima, delimita ad occidente la pampa. Segnaliamo che secondo molti geografi la pampa si estenderebbe, verso oriente, anche nella provincia di Entre Ríos fino a raggiungere l'Uruguay, sovrapponendosi a un'altra regione geografica: la Mesopotamia argentina. Gran Chaco La regione del Gran Chaco, nel nord del paese è stagionalmente secca/umida, adibita principalmente alla coltura del cotone e all'allevamento di bestiame. Copre le province di Chaco e Formosa. È punteggiata da foreste subtropicali, terreni aridi e alcune paludi, casa di numerose specie di piante e animali. La provincia di Santiago del Estero si trova nella parte più arida del Gran Chaco. Mesopotamia La zona tra i fiumi Paraná e Uruguay viene chiamata Mesopotamia ed è divisa tra le province di Corrientes e Entre Ríos. Caratterizzata da pianure adatte al pascolo e alla coltivazione, e dalle paludi Iberá nella parte centrale di Corrientes. La provincia di Misiones è più tropicale e appartiene, come caratteristiche geografiche, all'altopiano brasiliano, caratterizzata dalla foresta pluviale subtropicale e dalle Cascate dell'Iguazú. Patagonia Le steppe della Patagonia, nelle province di Neuquén, Río Negro, Provincia di Chubut e Santa Cruz, sono di origine terziaria. Gran parte della regione è semi-arida a nord e fredda e arida all'estremo sud, ma le foreste crescono sul suo confine occidentale, punteggiate da diversi grossi laghi. La Terra del Fuoco è fredda e umida, moderata dalle influenze atlantiche. La Patagonia Settentrionale (all'incirca la provincia di Río Negro a sud del fiume omonimo e quella di Neuquén) possono essere indicate come regione del Comahue (non usato comunemente). Cuyo L'Argentina centro-occidentale è dominata dall'imponente catena montuosa delle Ande. Ad est di questa si trova la regione arida del Cuyo. Le acque disciolte dai ghiacciai delle montagne formano l'ossatura delle oasi delle terre basse irrigate, al centro di una ricca regione di coltivazione di piante da frutto e di vite nella regione delle province di Mendoza e San Juan. Più a nord la regione diventa più calda e secca nella provincia di La Rioja. NOA o Noroeste Questa regione è quella con la maggiore altitudine media. Diverse catene montuose parallele, molte delle quali con vette superiori ai 6.000 metri, dominano l'area. Queste catene crescono in estensione andando verso nord. Sono tagliate da fertili vallate fluviali, la più importante delle quali è la valle del Calchaquí nelle province di Catamarca, Tucumán, e Salta. Più a nord la provincia di Jujuy, vicino alla Bolivia, occupa prevalentemente l'altopiano delle Ande Centrali. Il Tropico del Capricorno attraversa l'estremo nord della regione.
I principali fiumi dell'Argentina sono: Pilcomayo, Paraguay, Bermejo, Colorado, Río Negro, Salado, Uruguay e il più grande tra tutti, il Paraná. Gli ultimi due scorrono assieme prima di sfociare nell'Oceano Atlantico, formando l'estuario del Río de la Plata. Fiumi importanti a livello regionale sono l'Atuel e il Mendoza, nelle province omonime, il Chubut in Patagonia, il Río Grande nel Jujuy, e il San Francisco nella Provincia di Salta.
Ci sono diversi grossi laghi in Argentina, molti dei quali in Patagonia. Tra questi i laghi Argentino e Viedma nella provincia di Santa Cruz, Nahuel Huapi nel Río Negro e Fagnano nella Terra del Fuoco, e Colhué Huapi e Musters nella provincia di Chubut. Il Lago Buenos Aires e il lago O'Higgins/San Martín sono condivisi con il Cile. Il Mar Chiquita (Córdoba), è il più grande lago di acqua salata del paese. Esistono inoltre numerosi laghi artificiali creati da dighe. In Argentina sono presenti diverse fonti termali, come le Termas de Río Hondo, con temperature tra i 30°C e i 65°C.[5]
L'Argentina ha 4.665 chilometri di linea costiera.[6] La piattaforma continentale è insolitamente ampia; in Argentina questa area poco profonda dell'Atlantico viene chiamata Mar Argentino. Le acque sono ricche di pesci e si sospetta che conservino importanti risorse di idrocarburi. La linea costiera argentina varia tra aree con dune di sabbia e scogliere. Le due principali correnti oceaniche che toccano la costa sono la Corrente del Brasile (calda) e la Corrente delle Falkland (in spagnolo: corriente Antártica, fredda). A causa della variabilità della massa costiera, le due correnti si alternano nella loro influenza sul clima e non permettono alle temperature di scendere gradualmente con l'aumentare della latitudine. La costa meridionale della Terra del Fuoco forma la sponda settentrionale del Canale di Drake.
A causa dell'ampiezza nella longitudine e nei rilievi, l'Argentina è soggetta a una varietà di climi. Di norma, il clima è prevalentemente temperato, con estremi che vanno dal subtropicale a nord al subpolare nell'estremo sud. Il nord del paese è caratterizzato da estati molto calde e umide, con inverni miti e secchi, ed è soggetto a periodiche siccità. L'Argentina centrale ha estati calde con temporali (che nell'Argentina occidentale producono alcune delle più grandi grandinate del mondo), e inverni freschi. Le regioni meridionali hanno estati fresche e inverni freddi con pesanti nevicate, specialmente nelle zone montagnose. Le zone più elevate, a tutte le latitudini, sperimentano condizioni più rigide.
Sia la temperatura massima che la minima mai registrate in Sudamerica si sono avute in Argentina. Il record per la temperatura massima di 48,8 °C, venne registrato a Rivadavia, Provincia di Salta, l'11 dicembre 1905. La temperatura minima record fu -32.7 °C, registrata a Sarmiento, Provincia di Chubut, il 1 giugno 1907.[7]
I principali venti dell'Argentina comprendono il freddo Pampero, che soffia sulle pianure della Patagonia e della Pampa a seguito di un fronte freddo; il Viento Norte, un vento caldo che può soffiare da nord nella seconda parte dell'inverno, creando condizioni miti; e il Zonda, un vento caldo e secco (si veda anche Föhn), che influenza l'Argentina centro-occidentale. Privato di tutta l'umidità durante i 6.000 metri di discesa dalle Ande, lo Zonda può soffiare per ore con raffiche fino a 120 km/h, alimentando gli incendi e causando danni. Quando soffia il Zonda (giugno-novembre), tempeste di neve (viento blanco) si verificano alle maggiori altitudini.
La Sudestada può considerarsi simile al Noreaster, anche se raramente coinvolge nevicate. Entrambi sono associati a un sistema di bassa pressione invernale. La sudestada solitamente modera le temperature fredde ma porta piogge molto forti, mari agitati e inondazioni costiere. È più comune nel tardo autunno e in inverno, lungo le coste dell'Argentina centrale e nell'esturaio del Río de la Plata.
Le regioni meridionali, in particolare l'estremo sud, sperimentano lungi periodi di luce solare da novembre a febbraio (fino a diciannove ore), e notti lunghe da maggio ad agosto. Tutta l'Argentina usa il fuso orario UTC-3. La nazione non osserva l'ora legale
Il punto più orientale dell'Argentina continentale si trova a nordest della città di Bernardo de Irigoyen, provincia di Misiones, il punto più occidentale e la catena del Mariano Moreno nella provincia di Santa Cruz. Il punto più settentrionale si trova alla confluenza dei fiumi Grande de San Juan e Mojinete, provincia di Jujuy, mentre quello più meridionale è Capo San Pío, nella Terra del Fuoco
La popolazione è in massima parte di origine europea (soprattutto di ascendenza italiana o spagnola). Ricordiamo che fino alla metà circa del XIX secolo la componente indigena, costituita da una decina di etnie amerindie principali, e meticcia, frutto dell'unione di queste con i conquistatori spagnoli (da cui nasce il cosiddetto gaucho), ebbe un peso demografico notevole anche se difficilmente quantificabile. Già con il primo censimento del 1869 tuttavia, si registrava nel paese la presenza di numerosi residenti stranieri, in grande maggioranza europei: su poco più di 1.830.000 abitanti i non nativi rappresentavano oltre il 12% della popolazione complessiva (210.000 circa fra cui ben 71.000 italiani).
Intorno alla metà degli anni '70 dell'800 iniziò una massiccia immigrazione dall'Europa in Argentina che si protrasse fino alla vigilia del primo conflitto mondiale (1914). Si riattivò successivamente negli anni '20 del '900, perdendo però vigore nel decennio successivo. L'ultima grande ondata immigratoria si registrò a partire dal 1945, protraendosi fino alla fine degli anni '50 del XX secolo. Fra il 1869 ed il 1971 sono complessivamente entrati in Argentina oltre 9.000.000 di immigrati, in grande maggioranza europei e fra questi quasi 3.500.000 di italiani (ma anche molti spagnoli, e, in minor numero, francesi, tedeschi, polacchi, inglesi, ecc.). Pur considerando l'immigrazione stagionale, importante soprattutto negli ultimi decenni dell'800 e nei primi del '900, ed i numerosi rientri, questa cifra appare sbalorditiva. L'Argentina è senz'altro il paese al mondo che ha accolto più immigrati dopo gli Stati Uniti. Tenendo però conto della scarsa popolazione presente nel paese alla vigilia dello sviluppo del fenomeno immigratorio, si può senz'altro asserire che quest'ultimo ha assunto, per l'Argentina, un'importanza di gran lunga superiore a quella avuta per gli Stati Uniti.
Negli ultimi decenni l'immigrazione dall'Europa è cessata quasi del tutto, sostituita da quella procedente dai paesi limitrofi (Bolivia e Paraguay in particolare) localizzata in gran parte nelle Province settentrionali del paese. A partire dagli anni '70 ha avuto inizio una consistente corrente di espatri dall'Argentina, diretta principalmente verso l'Europa e gli Stati Uniti, e costituita in massima parte da tecnici e professionisti.
L'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento dell'Argentina (INDEC) ha mostrato che la popolazione dell'Argentina è di 40.301.927 abitanti. [9] L'Argentina si classifica terza in America Meridionale e trentesima nel mondo. La densità di popolazione dell'Argentina è di 14 abitanti per chilometro quadrato. La popolazione non è distribuita uniformemente: aree della città di Buenos Aires hanno una densità di popolazione di più di 14.000 ab/km², mentre Santa Cruz è la provincia che ne ha meno: 1 ab/km². L'Argentina è l'unica nazione in America Meridionale con una percentuale di migrazione positiva, approssimativamente del +0.4%.
Buenos Aires è la capitale dell'Argentina fin dal 1880 (prima di allora il paese non aveva capitale), ma ci sono stati progetti per spostare il centro amministrativo altrove. Durante la presidenza di Raúl Alfonsín venne approvata una legge che ordinava il trasferimento della capitale federale a Viedma, una città nella provincia di Río Negro. Erano in corso degli studi di fattibilità quando problemi economici determinarono il definitivo allontanamento dal progetto nel 1989. Anche se la legge non è mai stata formalmente annullata, è divenuta una semplice "reliquia storica", e il progetto è stato dimenticato.
Le quindici più grandi aree metropolitane dell'Argentina, secondo dati del 2005, sono:
Diversamente dalle altre nazioni latinoamericane, i cittadini di origine europea costituiscono la grande maggioranza della popolazione, con stime che variano dal 90% al 97% [10] della popolazione totale. L'ultimo censimento nazionale, basato su richiesta di autoattribuzione agli intervistati, indicò una stima simile (95%).
Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Argentina tra la fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Una grandissima parte degli immigrati arrivarono dall'Italia (inizialmente da Piemonte, Veneto e Lombardia, più tardi da Campania e Calabria)[11], dalla Spagna (primi fra loro galiziani e baschi), e dalla Francia (soprattutto a Buenos Aires e Mendoza). Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e Svizzera (alla Regione di Laghi di Patagonia), Scandinavia, (Danimarca, Norvegia e Svezia) Grecia, Libano, Regno Unito ed Irlanda (a Buenos Aires, Santa Fé, e Patagonia; vedi anche sistemazione inglese in Argentina), e Portogallo. Anche dall'est-Europa gli immigrati furono numerosi: da Polonia, Ungheria, Russia, Ucraina, Croazia [12] e Lituania, così come dai paesi balcanici (Romania e Montenegro, particolarmente in Chaco). C'è una grande comunità armena, e la valle di Chubut in Patagonia ha una significativa presenza di origine gallese. Il censimento del 2001 registrò i gruppi etnici seguenti:
La religione ufficiale è quella cattolica apostolica romana.
La lingua ufficiale dell'Argentina è lo spagnolo, chiamato solitamente "castellano" dagli argentini. Rispetto alla lingua parlata in Spagna, tuttavia, vi sono alcune differenze a livello fonetico e morfologico.
Un studio fonetico condotto dal Laboratorio per Investigazioni Sensorie CONICET e dall'Università di Toronto ha mostrato che l'accento degli abitanti di Buenos Aires (noti come porteños) è più vicino al dialetto napoletano dell'italiano che ad alcuna altra lingua parlata. L'immigrazione italiana e le altre immigrazioni europee hanno influenzato il lunfardo, il gergo parlato nella regione del Río de la Plata, permeando anche il vocabolario vernacolare di altre regioni.
Gli argentini sono la più grande popolazione di lingua spagnola che usa universalmente quello che è noto come voseo (l'uso del pronome di seconda persona singolare vos al posto del tú, che causa anche l'uso di forme verbali alternate). Il dialetto più comune è il rioplatense i cui parlanti sono localizzati principalmente nel bacino del Rio de la Plata. Il tedesco standard è parlato da 400.000 e forse 500.000 [14] argentini di ascendenza tedesca, sebbene è stato affermato anche che ci potrebbero essere addirittura 1.800.000 parlanti. Il tedesco, oggi, è la terza o quarta lingua più parlata in Argentina.
Secondo uno studio, l'italiano è parlato da circa 1.500.000 di persone[15] (che lo rendono la seconda lingua più parlata in Argentina) e l'arabo da circa 1.000.000 di persone. [16], ma questi dati probabilmente non sono più corretti, poiché le nuove generazioni parlano soprattutto lo spagnolo e non la lingua dei loro progenitori.
Le province sono divise in unità secondarie più piccole chiamati departamentos, ovvero dipartimenti. Esistono 376 dipartimenti. La provincia di Buenos Aires ha 134 divisioni simili note come partidos. Departamentos e partidos sono a loro volta suddivisi in municipalità o distretti.
La nazione rivendica la sovranità sul territorio d'oltremare britannico delle Isole Falkland (in spagnolo: Islas Malvinas) e della Georgia del Sud e isole Sandwich meridionali. Con il nome di Antartide Argentina, rivendica 969.464 km² di Antartide, che si sovrappongono in parte ad analoghe rivendicazioni di Cile e Regno Unito.
Esiste un enclave argentina, l'isola Martín García. Si trova vicino alla confluenza dei fiumi Paraná e Uruguay, un chilometro all'interno delle acque territoriali uruguaiane, e a 3,5 chilometri dalla costa dell'Uruguay, vicino alla piccola cittadina di Martín Chico (a sua volta a metà strada tra Nueva Palmira e Colonia del Sacramento).
Un accordo raggiunto da Argentina e Uruguay nel 1973 ha riaffermato la giurisdizione argentina sull'isola, ponendo fine ad una disputa secolare. In base all'accordo, Martín García è dedicata ad essere solo una riserva naturale. La sua superficie e di circa 2 km quadrati, e la sua popolazione conta 200 abitanti.
Le linee ferroviarie sono praticamente inesistenti, eccettuati i collegamenti tra i sobborghi della capitale con alcune province confinanti ed i treni a scartamento ridotto "Tren a las Nubes" nella provincia di Salta, "La Trochita", che collega Esquel a El Maitén ed il "Tren de la Fin del Mundo" ad Ushuaia.Il metodo più facile per spostarsi in Argentina è costituito dagli autobus a lunga percorrenza (detti colectivos o micros), molti dei quali a due piani.Ogni città o paese ha una stazione degli autobus, dove si trovano anche gli sportelli delle varie compagnie, ognuna con la propria offerta di orari, prezzi e servizi.Si può optare per un viaggio in un colectivo tradizionale, oppure scegliere un coche semi-cama o coche cama, dove i sedili sono più larghi e si possono reclinare fino a diventare orizzontali; inoltre nei viaggi più lunghi viene servito il pasto (colazione, pranzo o cena) ed, a volte, anche coperta e cuscino. Distributori di the, caffé ed acqua calda sono a disposizione di tutti i passeggeri.I bagagli vengono sistemati nei vani in basso e su di essi viene collocata un'etichetta con un numero, che servirà per il ritiro una volta arrivati a destinazione.
Lo sport più seguito e praticato dagli argentini è senza dubbio il calcio. La nazionale di calcio argentina ha conquistato due Coppe del Mondo: nel 1978 e nel 1986. È anche la nazionale di calcio sudamericana ad aver vinto più Coppe America: ben 14, la più recente nel 1993. Sono argentini due dei calciatori che secondo molti critici sportivi e tifosi sono considerati tra i migliori di tutti i tempi: ovvero Alfredo Di Stéfano e Diego Armando Maradona.
La nazionale è stabilmente tra le prime 10 al mondo, ma il mancato passaggio al professionismo fa sì che molti giocatori giochino all'estero o addirittura scelgano di difendere i colori di altre nazioni, Italia in testa.
Anche il basket, rugby, hockey, tennis e la pallavolo hanno un buon seguito in Argentina.
Buenos Aires è la capitale e la maggiore città (3.034.161 abitanti) dell'Argentina. È una delle più grandi metropoli sudamericane e sede di uno dei maggiori porti del continente.
La città di Buenos Aires sorge sulle sponde del Rio de la Plata (considerato il fiume più largo del mondo) e del Riachuelo che confluisce nel Rio de la Plata nel quartiere della Boca.
Buenos Aires non appartiene alla provincia omonima. La provincia di Buenos Aires circonda la città di Buenos Aires estendendosi per una superficie simile a quella dell'Italia. La provincia di Buenos Aires ha come capoluogo la città di La Plata. Il confine tra la capitale e la provincia è marcato dall'Avenida General Paz, una autostrada che fa da circonvallazione alla città, e dal Riachuelo.
Buenos Aires, con la crescita demografica degli ultimi decenni, si è ingrandita tanto da unirsi ad altri 24 municipi vicini (appartenenti dal punto di vista amministrativo alla Provincia di Buenos Aires), creando una conurbazione in cui vivono 14,230,000 abitanti.
Si può anche parlare dell'area metropolitana Buenos Aires (a.m.B.A) per fare riferimento a questa conurbazione che colloquialmente viene definita Gran Buenos Aires.
Gli abitanti della città di Buenos Aires vengono chiamati "porteños", mentre gli abitanti della provincia di Buenos Aires vengono chiamati "bonaerenses".
Nella Capitale Federale (la città di Buenos Aires) spesso si parla un idioma particolare il Lunfardo (variante dialettica).
La città fu fondata per la prima volta dallo spagnolo Pedro de Mendoza il 2 febbraio del 1536 col nome di Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre. La seconda e definitiva fondazione fu nel 1580 col nome di Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires: la città fu battezzata con questo nome in onore del santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari in Sardegna. Occupava un area di 2,3 km² ed ospitava 63 abitanti.
Nel 1611 fu inaugurato il primo ospedale.
Nel 1801 nacque il primo giornale.
Buenos Aires cambia completamente nella seconda metà XIX secolo con l'arrivo di una massiccia immigrazione soprattutto spagnola ed italiana, ma anche tedesca, polacca, russa e mediorientale, favorita dalle condizioni economiche precarie in Europa e delle politiche del governo argentino volte a favorire l'ingresso di nuova manodopera.
L'immigrazione italiana fu la prima ad arrivare in modo massiccio. Nel 1887 gli italiani costituivano il 60,4% dell'immigrazione totale per poi ridursi percentualmente con l'aumentare della immigrazione spagnola.
La crisi economica in Argentina (con la conseguente ricerca di una cittadinanza europea), le leggi italiane sulla cittadinanza, e l'altissimo numero di argentini con antenati italiani, potrebbero fare della Gran Buenos Aires la città al mondo col maggior numero di cittadini italiani (potenzialmente un numero di italiani pari al doppio della popolazione di Roma).
Sul fronte interno la condizione di grande porto di Buenos Aires e il predominio economico corrispondente hanno provocato un periodo di scontri civili. La separazione definitiva tra la città di Buenos Aires e la provincia è avvenuta nel 1880, quando è stata dichiarata "capitale federale" della nazione, per cui gli Argentini la chiamano così.
La fine del secolo vede anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires col miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. In questo periodo si forma il quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati. Ancora oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes, (genovesi in dialetto genovese) e la scritta xeneizes appare sulle magliette della gloriosa squadra di calcio del Boca Juniors.
Il XX Secolo ha visto il consolidarsi dell'immigrazione europea che, con la seconda e la terza generazione, fa ormai parte della classe dirigente. Buenos Aires cresce con le caratteristiche di una grande metropoli ed il porto è un punto di arrivo e partenza per transatlantici carichi di persone e merci.
La seconda immigrazione, verificatasi nella seconda metà del secolo, vede arrivare sulla scena argentina persone provenienti da altri paesi del Sud America e dell'Asia. L'accoglienza sociale di queste nuove minoranze etniche è però diversa e le comunità in questione faticano ad inserirsi nel tessuto sociale argentino.
Il Tango nasce e si sviluppa a Buenos Aires qui trova le sue radici, radici nel miscuglio di genti che abitano la città sul finire dell'800 e gli inizi del 900
Nel corso del XX secolo, Buenos Aires ha visto alternarsi al governo dell'Argentina capi di stato espressione a volte di regolari elezioni, a volte di colpi di stato.
Durante la dittatura militare negli anni dal 1976 al 1983, Buenos Aires ha conosciuto il fenomeno dei desaparecidos in cui molti giovani venivano torturati e fatti sparire per l'accusa, molto spesso infondata, di simpatizzare per la sinistra, considerata ispiratrice del terrorismo.
Parallelamente, Buenos Aires è stata teatro di movimenti di piazza anche rilevanti in sostegno o contro il governo del tempo. Ricordiamo le smisurate folle osannanti che acclamavano il presidente Juan Domingo Peron e la moglie Evita, ma anche le manifestazioni del gruppo delle Madri di Plaza de Mayo costituito da donne che, nell'impossibilità di manifestare altrimenti la loro situazione, si riunivano nella piazza antistante la Casa Rosada esponendo in silenzio le foto dei loro cari dispersi a causa della repressione militare.
In anni più recenti si sono moltiplicate le manifestazioni dei piqueteros che protestano per ottenere aiuti per le persone in difficoltà a causa della disoccupazione e la crisi economica effettuando blocchi stradali ed altre forme di protesta pubblica.
Particolare rilevanza ha avuto la manifestazione definita cacerolazo (19-21 dicembre 2001) in cui scese in piazza la classe media, colpita dal blocco dei risparmi bancari, facendo risuonare le pentole di casa. Il cacerolazo ha provocato la caduta del governo De La Rua
È servita dall' aeroporto internazionale "Ministro Pistarini" di Ezeiza (EZE), situato a 35 km a sudest della città dall'aeroporto nazionale "Aeroparque Jorge Newbery" (AEP), situato in città, nei pressi della strada che costeggia il Rio de la Plata, dove arrivano voli provenienti dall'Uruguay e dal resto dell'Argentina.
La città è anche punto di confluenza delle reti ferroviarie argentine (che collegano i sobborghi di Buenos Aires con le province confinanti), un tempo capillarmente diffuse in tutto il paese, ma ora in rapido degrado dopo la privatizzazione e la divisione dell'azienda statale Ferrocarriles Argentinos avvenuta negli ultimi anni dello scorso secolo.
Balvanera è un quartiere di Buenos Aires.
Il suo centro è costituito da Plaza Miserere, dove si trova una piccola villetta popolata da venditori ambulanti e da senza tetto. Di notte è una zona a rischio, per le scarse condizioni di sicurezza. Le coordinate di riferimento del Barrio sono date dall'incrocio di due strade lunghissime quanto importanti: Jujuy y Rivadavia. Plaza Miserere costituisce inoltre il capolinea di diverse linee di bus con destinazioni periferiche.
In questo quartiere ha sede la famigerata discoteca República Cromañón, che nel Dicembre del 2004 andò in fiamme, causando la morte di 194 giovani.
In questo barrio della citta' si ha la piu' grande concentrazione della comunita' ebraica.
La zona situata attorno all'incrocio tra le vie Corrientes e Pueyrredón è chiamata Once, dal nome della stazione Once de Septiembre che si trova nei pressi di Plaza Miserere. L'11 settembre, a cui è intitolata la stazione, è il giorno del 1852 in cui avvenne la rivolta della provincia di Buenos Aires contro il governo federale.
Ci sono anche quartieri che hanno da poco il loro nome. Non si tratta di suddivisioni amministrative bensì di denominazioni attribuite a determinate zone, soprattutto del quartiere di Palermo, e per la precisione della parte di Palermo conosciuta come Palermo Viejo, per motivi soprattutto commerciali e/o turistici.
Palermo Hollywood, conosciuto meglio come Quinta Bollini. Zona compresa tra l'Avenida Juan B. Justo e le vie Paraguay, Dorrego e Niceto Vega. Il nome deriva dal fatto che negli ultimi anni vi si sono installati diversi canali televisivi, ciò che a sua volta ha portato ad una concentrazione di bar, ristoranti e locali notturni che hanno fatto di questo rione uno dei più frequentati da porteños e visitatori. Barrio River Palermo Soho, situato attorno alla Plazoleta Cortázar (già Plaza Serrano). La zona è adiacente a Palermo Hollywood e deve la propria denominazione al fatto che vi si sono installati diversi negozi di abbigliamento e, soprattutto intorno alla Plazoleta Cortázar, molti bar e locali notturni. Las Cañitas, zona del quartiere di Palermo compresa tra l'Avenida Luis María Campos e il Campo Argentino de Polo. Uno dei centri della vita notturna di Buenos Aires. Deve il proprio nome all'antico nome dell'Avenida Luis María Campos, che fino al 1914 si chiamò Camino de las Cañitas.
Confina a ovest e a sud con il Cile, a nord con la Bolivia e il Paraguay, a nord-est con il Paraguay e il Brasile, a est con l'Uruguay e l'Oceano Atlantico. Oltre un terzo della popolazione è concentrato nella capitale Buenos Aires.
Dal punto di vista politico è una repubblica federale composta da 23 Province (provincias) ed un Distretto Federale, le cui competenze sono quelle di stati confederati. Oggi l'Argentina è uno stato dal forte sviluppo economico.[citazione necessaria] Dopo la crisi economica del 2001, economia e governo si sono stabilizzati e l'Argentina può di nuovo guardare al futuro con speranza.
Il nome "Argentina" deriva dal latino argentum (argento). Quando i primi conquistadores spagnoli scoprirono il Río de la Plata, chiamarono il suo estuario Mar Dulce ('Mare Dolce'). Le popolazioni indigene offrirono doni in argento ai sopravissuti di un naufragio guidati da Juan Díaz de Solís. La leggenda della Sierra del Plata – una montagna ricca di argento – raggiunse la Spagna attorno al 1524, e il nome venne messo su stampa per la prima volta su una mappa Veneziana del 1536. La fonte dell'argento era l'area sulla quale nel 1546 sarebbe stata fondata la città di Potosí. Una spedizione che seguì il percorso dell'argento risalendo i fiumi Paraná e Pilcomayo, raggiunse la fonte solo per trovarla già rivendicata da esploratori che l'avevano raggiunta partendo da Lima, la capitale del Viceregno.
Il nome Argentina iniziò ad essere usato estesamente nel libro del 1612 Historia del descubrimiento, población, y conquista del Río de la Plata (Storia della scoperta, popolamento e conquista del Río de la Plata) di Ruy Díaz de Guzmán, in cui il territorio veniva chiamato Tierra Argentina (Terra d'Argento).
I primi segni della presenza umana in Argentina si trovano in Patagonia (Piedra Museo, Santa Cruz), e risalgono all'11.000 a.C. Attorno all'anno 1 d.C. diverse civilizzazioni basate sul mais si svilupparono nella regione delle Ande Occidentali (Santa María, Huarpes, Diaguitas, Sanavirones, tra le altre). Nel 1480, l'Impero Inca, sotto il regno dell'imperatore Pachacutec, lanciò un'offensiva e conquistò l'odierna parte nord-occidentale dell'Argentina, integrandola in una regione chiamata Collasuyu. Nell'area nord-orientale, i Guaraní svilupparono una cultura basata sulla yucca e la patata dolce. Le aree centrali e meridionali (Pampa e Patagonia) vennero dominate da culture nomadi, unificate nel XVII secolo dai Mapuche.
Gli esploratori europei arrivarono nel 1516. La Spagna nel 1537 fonda la città di Cordoba della Nuova Andalusia; nel 1580 stabilì una colonia permanente dove oggi sorge Buenos Aires; il Vicereame del Río de la Plata venne creato nel 1776. Nel 1806-1807 l'Impero Britannico lanciò due invasioni contro Buenos Aires, ma la popolazione creola respinse entrambi i tentativi . Il 25 maggio 1810, dopo la conferma delle voci circa la detronizzazione di re Ferdinando VII da parte di Napoleone, i cittadini di Buenos Aires con Manuel Belgrano in testa sfruttarono la situazione a proprio vantaggio e crearono la Prima Junta di Governo (Rivoluzione di maggio). La formale indipendenza dalla Spagna venne dichiarata il 9 luglio 1816 a Tucumán.
Nel 1817, il generale José de San Martín attraversò le Ande per liberare Cile e Perù, eliminando così la minaccia spagnola. Centralisti e Federalisti (in spagnolo: Unitarios e Federales) furono in conflitto fino a quando nel 1853 venne istituita l'unità nazionale e promulgata la costituzione.
Investimenti stranieri e immigrazione dall'Europa portarono all'adozione delle moderne tecniche agricole nel paese. Negli anni 1880, la "Conquista del deserto" soggiogò o sterminò le rimanenti tribù indigene della Pampa meridionale e della Patagonia.[1]
Il Congreso dil Popolo Argentino.Dal 1880 al 1930, l'Argentina godette di una sempre maggiore prosperità e importanza grazie ad una economia volta all'esportazione, e la popolazione del paese aumentò di sette volte. Le forze conservatrici dominarono la politica argentina fino al 1916, quando i tradizionali rivali, i radicali, ottennero il controllo del governo. L'esercito costrinse nel 1930 Hipólito Yrigoyen a lasciare il potere, portando ad un altro decennio di governo conservatore. I cambiamenti politici portarono nel 1946 alla presidenza di Juan Perón, che cercò di dare più potere alla classe lavoratrice e aumentò notevolmente il numero di lavoratori sindacalizzati. La Revolución Libertadora del 1955 lo depose.
Tra gli anni 1950 e gli anni 1970 l'economia crebbe forte e la povertà declinò (meno del 7% nel 1975), ma divenne sempre più protezionista. Allo stesso tempo la violenza politica continuò a crescere. Nel 1973 Perón ritornò alla presidenza, ma sarebbe morto dopo un anno. La sua terza moglie Isabel, sua vice presidente, gli successe in carica; tuttavia fu deposta dal golpe militare del 24 marzo 1976.
Fino al 1983 le forze armate detennero il potere per mezzo di una giunta autoincaricatasi del Processo di Riorganizzazione Nazionale. Il governo militare represse l'opposizione e i gruppi di sinistra usando aspre misure illegali (la "Guerra Sporca"); migliaia di dissidenti "scomparvero", mentre il SIDE cooperò con la DINA e altri servizi segreti sudamericani, e con la CIA nell'Operazione Condor. I "desaparecidos" erano giovani ragazzi che - stanchi di subire continuamente torture e volendo rivendicare la giusta libertà di un paese messo in ginocchio - protestavano in modo deciso; per tutta risposta, dietro l'ordine delle autorità dittatoriali, venivano catturati e gettati nell'Oceano da un aereo. Molti dei capi militari che presero parte alla Guerra Sporca vennero addestrati nella School of the Americas finanziata dagli USA, tra i quali i dittatori argentini Leopoldo Galtieri e Roberto Eduardo Viola. Problemi economici, accuse di corruzione, la condanna dell'opinione pubblica nei confronti degli abusi dei diritti umani e, infine, la sconfitta del 1982 inflitta dai britannici nella Guerra delle Falkland, screditarono il regime militare argentino.
La democrazia venne ripristinata nel 1983. Il governo radicale di Raúl Alfonsín si mosse per render conto dei "desaparecidos", stabilì il controllo civile delle forze armate e consolidò le istituzioni democratiche. I membri delle tre giunte militari vennero processati. Il fallimento nella risoluzione dei problemi economici endemici e l'incapacità nel mantenere la fiducia dell'opinione pubblica portarono all'abbandono anticipato di Alfonsín, sei mesi prima che scadesse il suo mandato.
Il presidente Carlos Menem, nel 1991, impose un tasso di cambio fisso tra Peso e Dollaro per fermare l'iperinflazione e adottò delle estese politiche basate sul mercato, smantellando le barriere protezioniste e le regolamentazioni degli affari, e implementando un programma di privatizzazioni. Queste riforme contribuirono a un significativo aumento degli investimenti privati internazionali e con una recessione che toccò l'apice intorno alla fine degli anni '90. Fu allora che debito estero, disoccupazione, corruzione e malcontento sociali arrivarono a livelli epocali.
Le amministrazioni di Menem e de la Rúa fronteggiarono una diminuita competitività nelle esportazioni, massicce importazioni che danneggiarono l'industria nazionale e ridussero l'impiego, un deficit fiscale e commerciale cronico, e il contagio di diverse crisi economiche. La crisi finanziaria asiatica del 1998 causò una fuoriuscita di capitale che sfociò nella recessione e culminò nella crisi economica nel novembre del 2001. Il mese seguente, in mezzo a sanguinose rivolte, il presidente de la Rúa si dimise.
Nel giro di due settimane, 4 presidenti si avvicendarono in rapida successione, fino alla nomina ad interim di Eduardo Duhalde come presidente dell'Argentina, da parte dell'assemblea legislativa, il 2 gennaio 2002. L'Argentina andò in default sulle sue obbligazioni internazionali. L'ancoraggio del Peso al Dollaro, vecchio di quasi undici anni, venne abbandonato, producendo un grosso deprezzamento della valuta e un picco di inflazione.
Con un tasso di cambio più competitivo e flessibile, la nazione implementò nuove politiche basate su reindustrializzazione, sostituzione di importazione, maggiori esportazioni e consistenti surplus fiscali e commerciali. Per la fine del 2002 l'economia cominciò a stabilizzarsi. Nel 2003, Néstor Kirchner venne eletto presidente. Durante la sua presidenza l'Argentina ristrutturò il suo debito in default con un forte sconto (circa il 75%) su molte obbligazioni, ripianò il suo debito con il Fondo Monetario Internazionale, rinegoziò contratti con i fornitori di servizi e nazionalizzò alcune industrie in precedenza privatizzate. Attualmente, l'Argentina sta godendo di un periodo di alta crescita economica e un miglioramento della stabilità politica.
L'Argentina occupa una superficie continentale di 2.766.890 km², tra la catena delle Ande a ovest e l'Oceano Atlantico meridionale a est e a sud. Figura al secondo posto per superficie nel Sud America e all'ottavo nel mondo.
La superficie totale dell'Argentina (esclusa la parte antartica rivendicata), è la seguente:
Totale: 2.766.890 km² Terra: 2.736.691 km² Acqua: 30.200 km² L'Argentina è lunga quasi 3.700 km da nord a sud, e 1.400 km da est a ovest (valori massimi). Può essere grossolanamente divisa in quattro parti: le pianure fertili della Pampa nel centro del paese, fonte del benessere agricolo argentino; il plateau della Patagonia nella metà meridionale fino alla Terra del Fuoco; le piane subtropicali del Gran Chaco a nord e la catene delle Ande lungo il confine occidentale con il Cile.
Il punto più elevato sul livello del mare si trova nella Provincia di Mendoza. Il Cerro Aconcagua, con 6.962 metri, è la montagna più alta delle Americhe, dell'emisfero meridionale,[2] e dell'emisfero occidentale.[3] Il punto più basso è la Laguna del Carbón, nella Provincia di Santa Cruz, 105 metri sotto il livello del mare.[4] Questo è anche il punto più basso del continente sudamericano. Il centro geografico del paese si trova nella Provincia di La Pampa.
L'Argentina ha delle rivendicazioni territoriali su una porzione d'Antartide]](L'Antartide Argentina, non riconosciute ancora da nessun'altra nazione), dove dal 1904 mantiene una presenza costante.
Il paese viene tradizionalmente distinto in diverse regioni principali, geograficamente distinte:
Pampa si suddivide in pampa secca e pampa umida. La Pampa umida, copre gran parte delle province di Buenos Aires, Córdoba, e un'ampia porzione delle province di Santa Fe e La Pampa. La Pampa secca si estende invece nella parte occidentale della provincia de La Pampa, in quella di San Luis e nella parte sud-occidentale di quella di Córdoba. La Pampa secca è utilizzata soprattutto per il pascolo. La Sierra de Córdoba, nella provincia omonima, delimita ad occidente la pampa. Segnaliamo che secondo molti geografi la pampa si estenderebbe, verso oriente, anche nella provincia di Entre Ríos fino a raggiungere l'Uruguay, sovrapponendosi a un'altra regione geografica: la Mesopotamia argentina. Gran Chaco La regione del Gran Chaco, nel nord del paese è stagionalmente secca/umida, adibita principalmente alla coltura del cotone e all'allevamento di bestiame. Copre le province di Chaco e Formosa. È punteggiata da foreste subtropicali, terreni aridi e alcune paludi, casa di numerose specie di piante e animali. La provincia di Santiago del Estero si trova nella parte più arida del Gran Chaco. Mesopotamia La zona tra i fiumi Paraná e Uruguay viene chiamata Mesopotamia ed è divisa tra le province di Corrientes e Entre Ríos. Caratterizzata da pianure adatte al pascolo e alla coltivazione, e dalle paludi Iberá nella parte centrale di Corrientes. La provincia di Misiones è più tropicale e appartiene, come caratteristiche geografiche, all'altopiano brasiliano, caratterizzata dalla foresta pluviale subtropicale e dalle Cascate dell'Iguazú. Patagonia Le steppe della Patagonia, nelle province di Neuquén, Río Negro, Provincia di Chubut e Santa Cruz, sono di origine terziaria. Gran parte della regione è semi-arida a nord e fredda e arida all'estremo sud, ma le foreste crescono sul suo confine occidentale, punteggiate da diversi grossi laghi. La Terra del Fuoco è fredda e umida, moderata dalle influenze atlantiche. La Patagonia Settentrionale (all'incirca la provincia di Río Negro a sud del fiume omonimo e quella di Neuquén) possono essere indicate come regione del Comahue (non usato comunemente). Cuyo L'Argentina centro-occidentale è dominata dall'imponente catena montuosa delle Ande. Ad est di questa si trova la regione arida del Cuyo. Le acque disciolte dai ghiacciai delle montagne formano l'ossatura delle oasi delle terre basse irrigate, al centro di una ricca regione di coltivazione di piante da frutto e di vite nella regione delle province di Mendoza e San Juan. Più a nord la regione diventa più calda e secca nella provincia di La Rioja. NOA o Noroeste Questa regione è quella con la maggiore altitudine media. Diverse catene montuose parallele, molte delle quali con vette superiori ai 6.000 metri, dominano l'area. Queste catene crescono in estensione andando verso nord. Sono tagliate da fertili vallate fluviali, la più importante delle quali è la valle del Calchaquí nelle province di Catamarca, Tucumán, e Salta. Più a nord la provincia di Jujuy, vicino alla Bolivia, occupa prevalentemente l'altopiano delle Ande Centrali. Il Tropico del Capricorno attraversa l'estremo nord della regione.
I principali fiumi dell'Argentina sono: Pilcomayo, Paraguay, Bermejo, Colorado, Río Negro, Salado, Uruguay e il più grande tra tutti, il Paraná. Gli ultimi due scorrono assieme prima di sfociare nell'Oceano Atlantico, formando l'estuario del Río de la Plata. Fiumi importanti a livello regionale sono l'Atuel e il Mendoza, nelle province omonime, il Chubut in Patagonia, il Río Grande nel Jujuy, e il San Francisco nella Provincia di Salta.
Ci sono diversi grossi laghi in Argentina, molti dei quali in Patagonia. Tra questi i laghi Argentino e Viedma nella provincia di Santa Cruz, Nahuel Huapi nel Río Negro e Fagnano nella Terra del Fuoco, e Colhué Huapi e Musters nella provincia di Chubut. Il Lago Buenos Aires e il lago O'Higgins/San Martín sono condivisi con il Cile. Il Mar Chiquita (Córdoba), è il più grande lago di acqua salata del paese. Esistono inoltre numerosi laghi artificiali creati da dighe. In Argentina sono presenti diverse fonti termali, come le Termas de Río Hondo, con temperature tra i 30°C e i 65°C.[5]
L'Argentina ha 4.665 chilometri di linea costiera.[6] La piattaforma continentale è insolitamente ampia; in Argentina questa area poco profonda dell'Atlantico viene chiamata Mar Argentino. Le acque sono ricche di pesci e si sospetta che conservino importanti risorse di idrocarburi. La linea costiera argentina varia tra aree con dune di sabbia e scogliere. Le due principali correnti oceaniche che toccano la costa sono la Corrente del Brasile (calda) e la Corrente delle Falkland (in spagnolo: corriente Antártica, fredda). A causa della variabilità della massa costiera, le due correnti si alternano nella loro influenza sul clima e non permettono alle temperature di scendere gradualmente con l'aumentare della latitudine. La costa meridionale della Terra del Fuoco forma la sponda settentrionale del Canale di Drake.
A causa dell'ampiezza nella longitudine e nei rilievi, l'Argentina è soggetta a una varietà di climi. Di norma, il clima è prevalentemente temperato, con estremi che vanno dal subtropicale a nord al subpolare nell'estremo sud. Il nord del paese è caratterizzato da estati molto calde e umide, con inverni miti e secchi, ed è soggetto a periodiche siccità. L'Argentina centrale ha estati calde con temporali (che nell'Argentina occidentale producono alcune delle più grandi grandinate del mondo), e inverni freschi. Le regioni meridionali hanno estati fresche e inverni freddi con pesanti nevicate, specialmente nelle zone montagnose. Le zone più elevate, a tutte le latitudini, sperimentano condizioni più rigide.
Sia la temperatura massima che la minima mai registrate in Sudamerica si sono avute in Argentina. Il record per la temperatura massima di 48,8 °C, venne registrato a Rivadavia, Provincia di Salta, l'11 dicembre 1905. La temperatura minima record fu -32.7 °C, registrata a Sarmiento, Provincia di Chubut, il 1 giugno 1907.[7]
I principali venti dell'Argentina comprendono il freddo Pampero, che soffia sulle pianure della Patagonia e della Pampa a seguito di un fronte freddo; il Viento Norte, un vento caldo che può soffiare da nord nella seconda parte dell'inverno, creando condizioni miti; e il Zonda, un vento caldo e secco (si veda anche Föhn), che influenza l'Argentina centro-occidentale. Privato di tutta l'umidità durante i 6.000 metri di discesa dalle Ande, lo Zonda può soffiare per ore con raffiche fino a 120 km/h, alimentando gli incendi e causando danni. Quando soffia il Zonda (giugno-novembre), tempeste di neve (viento blanco) si verificano alle maggiori altitudini.
La Sudestada può considerarsi simile al Noreaster, anche se raramente coinvolge nevicate. Entrambi sono associati a un sistema di bassa pressione invernale. La sudestada solitamente modera le temperature fredde ma porta piogge molto forti, mari agitati e inondazioni costiere. È più comune nel tardo autunno e in inverno, lungo le coste dell'Argentina centrale e nell'esturaio del Río de la Plata.
Le regioni meridionali, in particolare l'estremo sud, sperimentano lungi periodi di luce solare da novembre a febbraio (fino a diciannove ore), e notti lunghe da maggio ad agosto. Tutta l'Argentina usa il fuso orario UTC-3. La nazione non osserva l'ora legale
Il punto più orientale dell'Argentina continentale si trova a nordest della città di Bernardo de Irigoyen, provincia di Misiones, il punto più occidentale e la catena del Mariano Moreno nella provincia di Santa Cruz. Il punto più settentrionale si trova alla confluenza dei fiumi Grande de San Juan e Mojinete, provincia di Jujuy, mentre quello più meridionale è Capo San Pío, nella Terra del Fuoco
La popolazione è in massima parte di origine europea (soprattutto di ascendenza italiana o spagnola). Ricordiamo che fino alla metà circa del XIX secolo la componente indigena, costituita da una decina di etnie amerindie principali, e meticcia, frutto dell'unione di queste con i conquistatori spagnoli (da cui nasce il cosiddetto gaucho), ebbe un peso demografico notevole anche se difficilmente quantificabile. Già con il primo censimento del 1869 tuttavia, si registrava nel paese la presenza di numerosi residenti stranieri, in grande maggioranza europei: su poco più di 1.830.000 abitanti i non nativi rappresentavano oltre il 12% della popolazione complessiva (210.000 circa fra cui ben 71.000 italiani).
Intorno alla metà degli anni '70 dell'800 iniziò una massiccia immigrazione dall'Europa in Argentina che si protrasse fino alla vigilia del primo conflitto mondiale (1914). Si riattivò successivamente negli anni '20 del '900, perdendo però vigore nel decennio successivo. L'ultima grande ondata immigratoria si registrò a partire dal 1945, protraendosi fino alla fine degli anni '50 del XX secolo. Fra il 1869 ed il 1971 sono complessivamente entrati in Argentina oltre 9.000.000 di immigrati, in grande maggioranza europei e fra questi quasi 3.500.000 di italiani (ma anche molti spagnoli, e, in minor numero, francesi, tedeschi, polacchi, inglesi, ecc.). Pur considerando l'immigrazione stagionale, importante soprattutto negli ultimi decenni dell'800 e nei primi del '900, ed i numerosi rientri, questa cifra appare sbalorditiva. L'Argentina è senz'altro il paese al mondo che ha accolto più immigrati dopo gli Stati Uniti. Tenendo però conto della scarsa popolazione presente nel paese alla vigilia dello sviluppo del fenomeno immigratorio, si può senz'altro asserire che quest'ultimo ha assunto, per l'Argentina, un'importanza di gran lunga superiore a quella avuta per gli Stati Uniti.
Negli ultimi decenni l'immigrazione dall'Europa è cessata quasi del tutto, sostituita da quella procedente dai paesi limitrofi (Bolivia e Paraguay in particolare) localizzata in gran parte nelle Province settentrionali del paese. A partire dagli anni '70 ha avuto inizio una consistente corrente di espatri dall'Argentina, diretta principalmente verso l'Europa e gli Stati Uniti, e costituita in massima parte da tecnici e professionisti.
L'Istituto Nazionale di Statistica e Censimento dell'Argentina (INDEC) ha mostrato che la popolazione dell'Argentina è di 40.301.927 abitanti. [9] L'Argentina si classifica terza in America Meridionale e trentesima nel mondo. La densità di popolazione dell'Argentina è di 14 abitanti per chilometro quadrato. La popolazione non è distribuita uniformemente: aree della città di Buenos Aires hanno una densità di popolazione di più di 14.000 ab/km², mentre Santa Cruz è la provincia che ne ha meno: 1 ab/km². L'Argentina è l'unica nazione in America Meridionale con una percentuale di migrazione positiva, approssimativamente del +0.4%.
Buenos Aires è la capitale dell'Argentina fin dal 1880 (prima di allora il paese non aveva capitale), ma ci sono stati progetti per spostare il centro amministrativo altrove. Durante la presidenza di Raúl Alfonsín venne approvata una legge che ordinava il trasferimento della capitale federale a Viedma, una città nella provincia di Río Negro. Erano in corso degli studi di fattibilità quando problemi economici determinarono il definitivo allontanamento dal progetto nel 1989. Anche se la legge non è mai stata formalmente annullata, è divenuta una semplice "reliquia storica", e il progetto è stato dimenticato.
Le quindici più grandi aree metropolitane dell'Argentina, secondo dati del 2005, sono:
Diversamente dalle altre nazioni latinoamericane, i cittadini di origine europea costituiscono la grande maggioranza della popolazione, con stime che variano dal 90% al 97% [10] della popolazione totale. L'ultimo censimento nazionale, basato su richiesta di autoattribuzione agli intervistati, indicò una stima simile (95%).
Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Argentina tra la fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Una grandissima parte degli immigrati arrivarono dall'Italia (inizialmente da Piemonte, Veneto e Lombardia, più tardi da Campania e Calabria)[11], dalla Spagna (primi fra loro galiziani e baschi), e dalla Francia (soprattutto a Buenos Aires e Mendoza). Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e Svizzera (alla Regione di Laghi di Patagonia), Scandinavia, (Danimarca, Norvegia e Svezia) Grecia, Libano, Regno Unito ed Irlanda (a Buenos Aires, Santa Fé, e Patagonia; vedi anche sistemazione inglese in Argentina), e Portogallo. Anche dall'est-Europa gli immigrati furono numerosi: da Polonia, Ungheria, Russia, Ucraina, Croazia [12] e Lituania, così come dai paesi balcanici (Romania e Montenegro, particolarmente in Chaco). C'è una grande comunità armena, e la valle di Chubut in Patagonia ha una significativa presenza di origine gallese. Il censimento del 2001 registrò i gruppi etnici seguenti:
La religione ufficiale è quella cattolica apostolica romana.
La lingua ufficiale dell'Argentina è lo spagnolo, chiamato solitamente "castellano" dagli argentini. Rispetto alla lingua parlata in Spagna, tuttavia, vi sono alcune differenze a livello fonetico e morfologico.
Un studio fonetico condotto dal Laboratorio per Investigazioni Sensorie CONICET e dall'Università di Toronto ha mostrato che l'accento degli abitanti di Buenos Aires (noti come porteños) è più vicino al dialetto napoletano dell'italiano che ad alcuna altra lingua parlata. L'immigrazione italiana e le altre immigrazioni europee hanno influenzato il lunfardo, il gergo parlato nella regione del Río de la Plata, permeando anche il vocabolario vernacolare di altre regioni.
Gli argentini sono la più grande popolazione di lingua spagnola che usa universalmente quello che è noto come voseo (l'uso del pronome di seconda persona singolare vos al posto del tú, che causa anche l'uso di forme verbali alternate). Il dialetto più comune è il rioplatense i cui parlanti sono localizzati principalmente nel bacino del Rio de la Plata. Il tedesco standard è parlato da 400.000 e forse 500.000 [14] argentini di ascendenza tedesca, sebbene è stato affermato anche che ci potrebbero essere addirittura 1.800.000 parlanti. Il tedesco, oggi, è la terza o quarta lingua più parlata in Argentina.
Secondo uno studio, l'italiano è parlato da circa 1.500.000 di persone[15] (che lo rendono la seconda lingua più parlata in Argentina) e l'arabo da circa 1.000.000 di persone. [16], ma questi dati probabilmente non sono più corretti, poiché le nuove generazioni parlano soprattutto lo spagnolo e non la lingua dei loro progenitori.
Le province sono divise in unità secondarie più piccole chiamati departamentos, ovvero dipartimenti. Esistono 376 dipartimenti. La provincia di Buenos Aires ha 134 divisioni simili note come partidos. Departamentos e partidos sono a loro volta suddivisi in municipalità o distretti.
La nazione rivendica la sovranità sul territorio d'oltremare britannico delle Isole Falkland (in spagnolo: Islas Malvinas) e della Georgia del Sud e isole Sandwich meridionali. Con il nome di Antartide Argentina, rivendica 969.464 km² di Antartide, che si sovrappongono in parte ad analoghe rivendicazioni di Cile e Regno Unito.
Esiste un enclave argentina, l'isola Martín García. Si trova vicino alla confluenza dei fiumi Paraná e Uruguay, un chilometro all'interno delle acque territoriali uruguaiane, e a 3,5 chilometri dalla costa dell'Uruguay, vicino alla piccola cittadina di Martín Chico (a sua volta a metà strada tra Nueva Palmira e Colonia del Sacramento).
Un accordo raggiunto da Argentina e Uruguay nel 1973 ha riaffermato la giurisdizione argentina sull'isola, ponendo fine ad una disputa secolare. In base all'accordo, Martín García è dedicata ad essere solo una riserva naturale. La sua superficie e di circa 2 km quadrati, e la sua popolazione conta 200 abitanti.
Le linee ferroviarie sono praticamente inesistenti, eccettuati i collegamenti tra i sobborghi della capitale con alcune province confinanti ed i treni a scartamento ridotto "Tren a las Nubes" nella provincia di Salta, "La Trochita", che collega Esquel a El Maitén ed il "Tren de la Fin del Mundo" ad Ushuaia.Il metodo più facile per spostarsi in Argentina è costituito dagli autobus a lunga percorrenza (detti colectivos o micros), molti dei quali a due piani.Ogni città o paese ha una stazione degli autobus, dove si trovano anche gli sportelli delle varie compagnie, ognuna con la propria offerta di orari, prezzi e servizi.Si può optare per un viaggio in un colectivo tradizionale, oppure scegliere un coche semi-cama o coche cama, dove i sedili sono più larghi e si possono reclinare fino a diventare orizzontali; inoltre nei viaggi più lunghi viene servito il pasto (colazione, pranzo o cena) ed, a volte, anche coperta e cuscino. Distributori di the, caffé ed acqua calda sono a disposizione di tutti i passeggeri.I bagagli vengono sistemati nei vani in basso e su di essi viene collocata un'etichetta con un numero, che servirà per il ritiro una volta arrivati a destinazione.
Lo sport più seguito e praticato dagli argentini è senza dubbio il calcio. La nazionale di calcio argentina ha conquistato due Coppe del Mondo: nel 1978 e nel 1986. È anche la nazionale di calcio sudamericana ad aver vinto più Coppe America: ben 14, la più recente nel 1993. Sono argentini due dei calciatori che secondo molti critici sportivi e tifosi sono considerati tra i migliori di tutti i tempi: ovvero Alfredo Di Stéfano e Diego Armando Maradona.
La nazionale è stabilmente tra le prime 10 al mondo, ma il mancato passaggio al professionismo fa sì che molti giocatori giochino all'estero o addirittura scelgano di difendere i colori di altre nazioni, Italia in testa.
Anche il basket, rugby, hockey, tennis e la pallavolo hanno un buon seguito in Argentina.
Buenos Aires è la capitale e la maggiore città (3.034.161 abitanti) dell'Argentina. È una delle più grandi metropoli sudamericane e sede di uno dei maggiori porti del continente.
La città di Buenos Aires sorge sulle sponde del Rio de la Plata (considerato il fiume più largo del mondo) e del Riachuelo che confluisce nel Rio de la Plata nel quartiere della Boca.
Buenos Aires non appartiene alla provincia omonima. La provincia di Buenos Aires circonda la città di Buenos Aires estendendosi per una superficie simile a quella dell'Italia. La provincia di Buenos Aires ha come capoluogo la città di La Plata. Il confine tra la capitale e la provincia è marcato dall'Avenida General Paz, una autostrada che fa da circonvallazione alla città, e dal Riachuelo.
Buenos Aires, con la crescita demografica degli ultimi decenni, si è ingrandita tanto da unirsi ad altri 24 municipi vicini (appartenenti dal punto di vista amministrativo alla Provincia di Buenos Aires), creando una conurbazione in cui vivono 14,230,000 abitanti.
Si può anche parlare dell'area metropolitana Buenos Aires (a.m.B.A) per fare riferimento a questa conurbazione che colloquialmente viene definita Gran Buenos Aires.
Gli abitanti della città di Buenos Aires vengono chiamati "porteños", mentre gli abitanti della provincia di Buenos Aires vengono chiamati "bonaerenses".
Nella Capitale Federale (la città di Buenos Aires) spesso si parla un idioma particolare il Lunfardo (variante dialettica).
La città fu fondata per la prima volta dallo spagnolo Pedro de Mendoza il 2 febbraio del 1536 col nome di Ciudad del Espíritu Santo y Puerto Santa María del Buen Ayre. La seconda e definitiva fondazione fu nel 1580 col nome di Ciudad de la Santísima Trinidad y Puerto de Nuestra Señora de los Buenos Aires: la città fu battezzata con questo nome in onore del santuario di Nostra Signora di Bonaria di Cagliari in Sardegna. Occupava un area di 2,3 km² ed ospitava 63 abitanti.
Nel 1611 fu inaugurato il primo ospedale.
Nel 1801 nacque il primo giornale.
Buenos Aires cambia completamente nella seconda metà XIX secolo con l'arrivo di una massiccia immigrazione soprattutto spagnola ed italiana, ma anche tedesca, polacca, russa e mediorientale, favorita dalle condizioni economiche precarie in Europa e delle politiche del governo argentino volte a favorire l'ingresso di nuova manodopera.
L'immigrazione italiana fu la prima ad arrivare in modo massiccio. Nel 1887 gli italiani costituivano il 60,4% dell'immigrazione totale per poi ridursi percentualmente con l'aumentare della immigrazione spagnola.
La crisi economica in Argentina (con la conseguente ricerca di una cittadinanza europea), le leggi italiane sulla cittadinanza, e l'altissimo numero di argentini con antenati italiani, potrebbero fare della Gran Buenos Aires la città al mondo col maggior numero di cittadini italiani (potenzialmente un numero di italiani pari al doppio della popolazione di Roma).
Sul fronte interno la condizione di grande porto di Buenos Aires e il predominio economico corrispondente hanno provocato un periodo di scontri civili. La separazione definitiva tra la città di Buenos Aires e la provincia è avvenuta nel 1880, quando è stata dichiarata "capitale federale" della nazione, per cui gli Argentini la chiamano così.
La fine del secolo vede anche l'affermarsi della vocazione portuale di Buenos Aires col miglioramento delle infrastrutture portuali e ferroviarie. In questo periodo si forma il quartiere della Boca, abitato in massima parte da marinai genovesi immigrati. Ancora oggi gli abitanti della Boca si chiamano xeneizes, (genovesi in dialetto genovese) e la scritta xeneizes appare sulle magliette della gloriosa squadra di calcio del Boca Juniors.
Il XX Secolo ha visto il consolidarsi dell'immigrazione europea che, con la seconda e la terza generazione, fa ormai parte della classe dirigente. Buenos Aires cresce con le caratteristiche di una grande metropoli ed il porto è un punto di arrivo e partenza per transatlantici carichi di persone e merci.
La seconda immigrazione, verificatasi nella seconda metà del secolo, vede arrivare sulla scena argentina persone provenienti da altri paesi del Sud America e dell'Asia. L'accoglienza sociale di queste nuove minoranze etniche è però diversa e le comunità in questione faticano ad inserirsi nel tessuto sociale argentino.
Il Tango nasce e si sviluppa a Buenos Aires qui trova le sue radici, radici nel miscuglio di genti che abitano la città sul finire dell'800 e gli inizi del 900
Nel corso del XX secolo, Buenos Aires ha visto alternarsi al governo dell'Argentina capi di stato espressione a volte di regolari elezioni, a volte di colpi di stato.
Durante la dittatura militare negli anni dal 1976 al 1983, Buenos Aires ha conosciuto il fenomeno dei desaparecidos in cui molti giovani venivano torturati e fatti sparire per l'accusa, molto spesso infondata, di simpatizzare per la sinistra, considerata ispiratrice del terrorismo.
Parallelamente, Buenos Aires è stata teatro di movimenti di piazza anche rilevanti in sostegno o contro il governo del tempo. Ricordiamo le smisurate folle osannanti che acclamavano il presidente Juan Domingo Peron e la moglie Evita, ma anche le manifestazioni del gruppo delle Madri di Plaza de Mayo costituito da donne che, nell'impossibilità di manifestare altrimenti la loro situazione, si riunivano nella piazza antistante la Casa Rosada esponendo in silenzio le foto dei loro cari dispersi a causa della repressione militare.
In anni più recenti si sono moltiplicate le manifestazioni dei piqueteros che protestano per ottenere aiuti per le persone in difficoltà a causa della disoccupazione e la crisi economica effettuando blocchi stradali ed altre forme di protesta pubblica.
Particolare rilevanza ha avuto la manifestazione definita cacerolazo (19-21 dicembre 2001) in cui scese in piazza la classe media, colpita dal blocco dei risparmi bancari, facendo risuonare le pentole di casa. Il cacerolazo ha provocato la caduta del governo De La Rua
È servita dall' aeroporto internazionale "Ministro Pistarini" di Ezeiza (EZE), situato a 35 km a sudest della città dall'aeroporto nazionale "Aeroparque Jorge Newbery" (AEP), situato in città, nei pressi della strada che costeggia il Rio de la Plata, dove arrivano voli provenienti dall'Uruguay e dal resto dell'Argentina.
La città è anche punto di confluenza delle reti ferroviarie argentine (che collegano i sobborghi di Buenos Aires con le province confinanti), un tempo capillarmente diffuse in tutto il paese, ma ora in rapido degrado dopo la privatizzazione e la divisione dell'azienda statale Ferrocarriles Argentinos avvenuta negli ultimi anni dello scorso secolo.
Balvanera è un quartiere di Buenos Aires.
Il suo centro è costituito da Plaza Miserere, dove si trova una piccola villetta popolata da venditori ambulanti e da senza tetto. Di notte è una zona a rischio, per le scarse condizioni di sicurezza. Le coordinate di riferimento del Barrio sono date dall'incrocio di due strade lunghissime quanto importanti: Jujuy y Rivadavia. Plaza Miserere costituisce inoltre il capolinea di diverse linee di bus con destinazioni periferiche.
In questo quartiere ha sede la famigerata discoteca República Cromañón, che nel Dicembre del 2004 andò in fiamme, causando la morte di 194 giovani.
In questo barrio della citta' si ha la piu' grande concentrazione della comunita' ebraica.
La zona situata attorno all'incrocio tra le vie Corrientes e Pueyrredón è chiamata Once, dal nome della stazione Once de Septiembre che si trova nei pressi di Plaza Miserere. L'11 settembre, a cui è intitolata la stazione, è il giorno del 1852 in cui avvenne la rivolta della provincia di Buenos Aires contro il governo federale.
Ci sono anche quartieri che hanno da poco il loro nome. Non si tratta di suddivisioni amministrative bensì di denominazioni attribuite a determinate zone, soprattutto del quartiere di Palermo, e per la precisione della parte di Palermo conosciuta come Palermo Viejo, per motivi soprattutto commerciali e/o turistici.
Palermo Hollywood, conosciuto meglio come Quinta Bollini. Zona compresa tra l'Avenida Juan B. Justo e le vie Paraguay, Dorrego e Niceto Vega. Il nome deriva dal fatto che negli ultimi anni vi si sono installati diversi canali televisivi, ciò che a sua volta ha portato ad una concentrazione di bar, ristoranti e locali notturni che hanno fatto di questo rione uno dei più frequentati da porteños e visitatori. Barrio River Palermo Soho, situato attorno alla Plazoleta Cortázar (già Plaza Serrano). La zona è adiacente a Palermo Hollywood e deve la propria denominazione al fatto che vi si sono installati diversi negozi di abbigliamento e, soprattutto intorno alla Plazoleta Cortázar, molti bar e locali notturni. Las Cañitas, zona del quartiere di Palermo compresa tra l'Avenida Luis María Campos e il Campo Argentino de Polo. Uno dei centri della vita notturna di Buenos Aires. Deve il proprio nome all'antico nome dell'Avenida Luis María Campos, che fino al 1914 si chiamò Camino de las Cañitas.
Arabia Saudita
L'Arabia Saudita (arabo:??????? ???????? ??????????, al-Mamlaka al-?Arabiyya al-Sa?udiyya , Regno Arabo Saudita) è uno stato della Penisola araba, della quale occupa la maggior parte.
Confina con l'Iraq, la Giordania, il Kuwait, l'Oman, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen. È bagnato dal Golfo Persico a nord-est e dal Mar Rosso ad ovest. Ha una superficie di 2.218.000 km2. La capitale è Riya?.
Un'entità statale saudita nacque nell'Arabia centrale circa nel 1750 quando il Sultano del Najd, Muhammad bin Sa?ud, unì le sue forze sotto la spinta ideale fornita da un riformatore islamico neo-hanbalita, Mu?ammad ibn ?Abd al-Wahhab, con lo scopo di creare una nuova realtà politica e statuale. Nei centocinquanta anni successivi, le fortune della famiglia dei Sa‘ud sono cresciute e decadute molte volte, poiché la famiglia contendeva il potere e il territorio sulla Penisola araba all'Egitto, all'Impero ottomano e ad altre famiglie arabe. Il moderno Stato della famiglia Sa?ud ( Al Sa?ud ) fu fondato dal re ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud (spesso noto internazionalmente come Abdul Aziz Ibn Saud).
Nel 1902 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud conquistò la città di Riya?, la capitale ancestrale della dinastia degli Al Sa?ud, sottraendola alla famiglia rivale degli Al Rashid. Successivamente ?Abd al-?Aziz sottomise al-Ahsa, al-Qa?if, il resto di Najd e lo ?ijaz fra il 1913 ed il 1926. L'8 gennaio 1926 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud diventò il re del ?ijaz, strappandolo all'hascemita re ?Ali ibn al-?usayn, figlio dello Sharif di Mecca al-?usayn b. ?Ali che aveva proclamato nel corso della Prima guerra mondiale la Rivolta Araba contro l'Impero Ottomano e che era stato compensato con l'attribuzione ai suoi figli di varie entità arabe erette a monarchia (Transgiordania, Iraq e, appunto, ?ijaz).
Il 29 gennaio 1927 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud assunse il titolo di re del Najd (il suo titolo precedente era sultano). Dal trattato di Jedda, firmato il 20 maggio 1927, la Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza del regno di ?Abd al-?Aziz (allora conosciuto come il regno di ?ijaz e Najd). Il 23 settembre 1932 queste regioni furono unificate sotto la dizione di Regno dell'Arabia Saudita (al-Mamlakat al-?arabiyya al-Sa?udiyya ).
La scoperta del petrolio nel marzo del 1938 ha trasformato economicamente il paese e ha dato al Regno l'autorevolezza di cui gode, malgrado la struttura integralistica delle sue istituzioni giuridiche e sociali (l'Arabia Saudita è ufficialmente wahhabita) e il suo gigantesco finanziamento per l'edificazione, nel mondo islamico e non, di moschee e centri culturali di orientamento fondamentalista e di partiti e movimenti politici che al Wahhabismo direttamente o indirettamente si richiamano (il caso più vistoso è la Fratellanza Musulmana). Diversi miliardi di dollari che non hanno impedito all'Arabia Saudita di mantenere strette relazioni con le molte nazioni occidentali che comprano il suo petrolio e, in particolare, con gli Stati Uniti d'America, alla cui politica estera il Regno è da sempre fedelmente allineato.
Il regno saudita occupa circa l'ottanta per cento della Penisola araba. La maggior parte dei confini con gli Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen non è definita, così come la dimensione esatta del paese. Il governo saudita stima la superficie del suo stato tra i 2.217.949 e i 2.240.000 chilometri quadrati.
Meno dell'1% dell'area è adatto alla coltivazione agricola.All'inizio degli anni novanta la distribuzione della popolazione variava notevolmente fra le città delle zone costiere ad est e ad ovest del paese, le oasi interne densamente abitate e la maggioranza delle aree interne desertiche e, quindi, quasi totalmente disabitate.
Si veda anche: il deserto del Rub? al-Khali il deserto del Nefud
Il clima è asciutto, ma desertico. con grandi sbalzi di temperature. Il regime delle precipitazioni rende il paese arido o semi-arido, col terreno principalmente stepposo e, talora, a prevalenza sabbiosa. Nella maggior parte del regno la vegetazione è spontanea e arbustiva. La zona costiera del mar Rosso, specialmente le barriere coralline, ha una fauna marina molto ricca.
La Penisola arabica, specialmente nelle regioni meridionali yemenite, è considerata una delle quindici aree del pianeta in cui si è organizzata la società umana ed è per questo motivo che la zona è definita "culla dell'umanità ".
La popolazione saudita nel 2003 è stimata essere circa 24,3 milioni, includendo circa 6,4 milioni di stranieri residenti. Fino agli anni sessanta, la maggior parte della popolazione era nomade o semi-nomade. A causa del rapido sviluppo economico ed urbano, più del 95% della popolazione ora è sedentarizzato. Il tasso di natalità è di 29,74 nascite per 1.000 abitanti. Il tasso di mortalità è di soli 2,66 morti ogni 1.000 abitanti.Alcune oasi hanno una densità di popolazione di più di 1.000 abitanti per chilometro quadrato.
La maggior parte dei Sauditi è di etnia araba. Alcuni hanno un'origine etnica mista e sono discendenti di Turchi, Iraniani, Indonesiani, Indiani, Africani e di altre etnie, la maggioranza delle quali immigrò come pellegrina del hajj, fissando la propria residenza nella regione del ?ijaz, lungo il litorale del mar Rosso. Molti Arabi dei paesi vicini lavorano nel regno saudita. Ci sono inoltre numerosi asiatici, immigrati per lavoro principalmente dall'India, dal Pakistan, dal Bangladesh, dall'Indonesia e dalle Filippine. Gli occidentali sono meno di 100.000 in tutta l'Arabia Saudita.
La religione ufficiale dell'Arabia Saudita è l'Islam, nella sua versione giuridico-teologica del hanbalismo wahhabita. Tuttavia vi sono dei lavoratori immigrati di religione cristiana (per lo più immigrati).In Arabia Saudita i cristiani possono essere arrestati e fustigati per la pratica della loro fede in pubblico o per il possesso di "materiale propagandistico", inclusi libri della Bibbia. A nessun non-musulmano è permesso diventare cittadino saudita. Gli incontri di preghiera dei cristiani vengono interrotti dalla polizia e le persone che si convertono al Cristianesimo possono ufficialmente venire giustiziate, anche se in realtà ciò non avviene da molti anni .
La forma di governo dell'Arabia Saudita è la monarchia, il nome ufficiale dello stato è Regno arabo saudita (??????? ???????? ??????????).
Le leggi fondamentali del Regno furono promulgate nel 1992 con la dichiarazione secondo la quale l'Arabia Saudita è una monarchia governata dai discendenti del sultano del Najd ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud, primo re dell'Arabia Saudita.
Tali leggi si basano su quella islamica, Shari?a, composta dal Corano e dalla Sunna del profeta Mu?ammad. Non è dato invece grande spazio all' Ijma? e al Qiya? che, pur non facendo parte in senso stretto della Shari?a, sono da molti madhhab (ma non da quello hanbalita) riconosciuti come fonti del diritto islamico.
Non esistono elezioni parlamentari né esistono partiti politici nel paese. Nel 2005 si sono tuttavia organizzate elezioni locali.
Il Wahhabismo di Stato in Arabia Saudita comporta una serie di misure ufficiali miranti a garantire la rigorosa osservanza delle prescrizioni giuridiche e sociali islamiche degli abitanti del Regno, musulmani o meno che siano.Il fatto più appariscente è la separazione esistente a livello pubblico e privato dell'elemento femminile, inserita a pieno titolo in ambito educativo e lavorativo nel tessuto istituzionale ma tenuta a una rigida separazione dall'elemento maschile e a una sorveglianza da parte parentale. Una donna non potrà guidare un'autovettura, fosse anche una diplomatica non musulmana, né potrà fare shopping da sola qualora le manchi un accompagnamento da parte di un componente della sua famiglia.
Un altro fatto che spesso suscita reazioni negative e polemiche nell'ambito del mondo occidentale è la mancanza di edifici di culto non-islamici (sinagoghe, chiese, templi di varia natura religiosa), salvo quanto è garantito all'interno dei compounds dell'Aramco (la società petrolifera statunitense presente in modo privilegiato sul territorio saudita).
La norma non deriva da una rigorosa prescrizione coranica ma dal decreto emesso dal secondo califfo ?Umar b. al-Kha??ab (reg. 634-644) che stabilì la sacertà dell'intera Jazirat al-?Arab (Penisola Araba) come estensione del principio di sacralità (?aram ) garantito al territorio di Mecca.
Occorre chiarire tuttavia che questa assenza di luoghi di culto non-islamici riguarda solo ed esclusivamente l'Arabia Saudita che, a causa della sua intrinseca natura istituzionale, è paragonabile non già a uno Stato laico del pianeta ma a uno Stato strutturalmente definibile come teocratico, come poteva essere un tempo il Tibet prima dell'annessione cinese e come è attualmente lo Stato della Città del Vaticano, all'interno dei quali infatti non erano e non sono permesse presenze estranee al culto religioso dominante e qualificante.
L'islamicità del Regno trova una sua appariscente sottolineatura nell'istituzione dei mutawwin, incorporati nel servizio civile della burocrazia saudita fin dagli anni ottanta. Con maniere talora assai spicce e ricorrendo talora anche a repressioni di tipo fisico, essi sono incaricati ufficialmente di sorvegliare che siano osservati alcuni precetti islamici di natura tanto giuridica quanto sociale, quali il controllo dell'osservanza dell'obbligo delle cinque preghiere giornaliere (salat?alat]] ) da parte dei musulmani, la loro astinenza da cibo, bevande e fumo nel corso delle fasi diurne del mese di ramadan. I mutawwin - definiti come "Commissari per la Propagazione delle Virtù e la Prevenzione del Vizio" (esiste in proposito un ministero statale con tale nome), o "Commissari per la Pubblica Morale" - sono anche responsabili del controllo della chiusura degli esercizi commerciali nel corso dei "momenti di elezione" (awqat ) delle preghiere obbligatorie e vigilano che un abbigliamento consono per modestia sia ostentato in pubblico. Le donne straniere subiscono pressioni crescenti perché indossino abiti che coprano braccia e gambe e misure repressive possono essere adottate verso persone di ambo i sessi per il fatto di viaggiare insieme in autovettura.
petrolio, con forti controlli statali sulle attività economiche più importanti. L'Arabia Saudita possiede il 24% del totale stimato delle riserve del petrolio mondiale; figura come la più grande esportatrice di petrolio e svolge un ruolo principale nell'OPEC.Il settore del petrolio rappresenta approssimativamente il 75% delle entrate del bilancio, il 40% del PIL ed il 90% degli incassi dovuti all'esportazione. Circa il 35% del PIL viene dal settore privato.Nel 1999 l'Arabia Saudita fu decisiva nello sforzo dell'OPEC e di altri paesi, di realizzare con successo l'aumento del prezzo del petrolio, portandolo ai livelli più alti dall'epoca della guerra del Golfo tra Iraq e Alleati degli USA. Questo intento venne concretizzato riducendo la produzione. Anche se i prezzi del petrolio rimangono elevati, Riya? ha grandi disavanzi di bilancio, in parte causati dagli aumenti della spesa per la formazione ed altri programmi sociali.L'Arabia Saudita ha annunciato il varo di programmi per avviare la privatizzazione delle aziende produttrici di elettricità nel 1999, preceduta dalla privatizzazione delle aziende impegnate nel settore delle telecomunicazioni.Il governo spera di continuare a sviluppare il settore privato per diminuire la dipendenza del regno dal petrolio e per poter così anche aumentare le possibilità d'impiego per la popolazione saudita che sta aumentando costantemente. La scarsità d'acqua e la veloce crescita della popolazione obbligheranno il governo a modificare i propri sforzi per aumentare l'autosufficienza nella produzione di prodotti agricoli.
Negli anni recenti, l'Arabia Saudita ha sperimentato una significativa contrazione dei proventi dal petrolio, combinata con un un elevato tasso di crescita della popolazione. Queste cause hanno fatto precipitare il reddito pro capite da 25.000 US$ nel 1980 a 8.000 US$ nel 2003; nel 1999 era di circa 7.000 US$.Il declino registrato tra il 1980 ed il 1999 ha segnato un record mondiale negativo di cui non si conoscono precedenti nella storia delle nazioni in periodo di pace.
Uno dei rituali folcloristici più rappresentativi dell'Arabia Saudita è l' Ardha, il ballo nazionale del paese. Questo ballo della spada è basato sulle tradizioni antiche dei beduini: i suonatori di tamburi tengono un ritmo sostenuto e un poeta canta i versi mentre gli uomini che portano la spada ballano spalla a spalla. La musica ha origini nella Spagna musulmana (al-Andalus). A Mecca, a Medina e a Jedda il ballo e la canzone sono eseguite al suono del mizmar, uno strumento di legno simile all'oboe.
Il vestito saudita è fortemente simbolico, rappresenta i legami della gente alla terra, il passato e l'Islam. Gli indumenti sono principalmente larghi ed ondeggianti, riflettono la praticità della vita in un paese desertico così come l'enfasi conservatrice islamica. Tradizionalmente, gli uomini portano solitamente una camicia lunga fino alla caviglia, tessuta con fibre di lana o cotone (conosciuto come thawb), con una ghutra (un grande quadrato di cotone tenuto fermo da una corda) portata sulla testa. Per i rari giorni freddi, gli uomini sauditi portano un mantello di pelo di dromedario indossato sopra i vestiti.I vestiti delle donne sono decorati con motivi tribali, monete, lustrini, fili metallici e paramenti. Tuttavia, alle donne saudite è imposto di portare un cappotto nero lungo (abaya) e il velo (niqab) quando lasciano la casa, al fine di "proteggere il loro pudore".
La legge islamica proibisce il consumo della carne suina e delle bevande alcoliche; questa legge è seguita in modo rigoroso nell'Arabia Saudita. Il pane arabo, detto khobz, è mangiato durante quasi tutti i pasti. Altri generi alimentari molto apprezzati sono il pollo alla griglia, i felafel (ceci bolliti e fritti dopo essere stati impastati con prezzemolo e cumino), la shawarma (agnello arrostito con uno spiedo verticale e quindi affettato) ed il ful (fave bollite, aglio e limone).
Riyad (meno corretta la grafia Riad o l'inglese Riyadh, arabo ??????) è il plurale di rawda e significa "giardini" ed è il nome della capitale amministrativa ed economica del regno dell'Arabia Saudita.
Capitale del Najd da cui proviene la famiglia degli Al Sa‘ud, Riyad è una città moderna in cui risiedono le varie delegazioni diplomatiche accreditate con lo Stato saudita nonché le società commerciali con cui l'Arabia Saudita ha i suoi rapporti d'affari.
La città contava nella prima metà degli Anni 90 1.500.000 abitanti circa. Fu conquistata dall'Al ("casato") Sa‘ud di al-Dar‘iyya (o Dir‘iyya) nel 1773 e divenne la città di riferimento della stessa dinastia con Turki b. ‘Abd Allah Al Sa‘ud nel 1823.Nel 1865 Riyad fu conquistata dalla rivale famiglia degli Al Rashid di Ha‘il ma di nuovo fu ripresa nel 1902 da ‘Abd al-‘Aziz b. Sa‘ud b. Faysal.
Con l'ingresso a Mecca dei Sauditi il 13-12-1924 e la loro presa di potere a danno della famiglia dello sceriffo al-Husayn che aveva proclamato la rivolta araba nel corso della I guerra mondiale a fianco degli Alleati, il regno del Hijaz si trasformò, coi possedimenti già acquisiti dai Sauditi (tra cui al-Hasa), nel regno dell'Arabia Saudita.
La città è situata sul vasto altopiano del Najd, al centro della Penisola arabica ed è capoluogo della provincia di al-Riyad. Ha una superficie di 1.554 km², l'altezza media del territorio cittadino è di 612 m s.l.m. ed è circondata dal deserto.
Sulla sua superficie risiedono oltre 3.5 milioni di persone, pari a circa il 18% della popolazione complessiva dello Stato. È suddivisa in 17 distretti controllati dalla Riyadh Municipality e dalla Riyadh Development Authority, presiedute dal governatore della provincia di Riyad, l'emiro Salman bin ‘Abd al-‘Aziz.
Riyad è situata nella fascia climatica tropicale. La temperatura media è pari a 25,6 °C e le precipitazioni annue sono pari a 118 millimetri. Le temperature estive di giorno sono pari a 48-50 °C mentre di notte scendono a 20 °C.
Il mese più caldo è luglio, con una media di 35,3 °C; quello più freddo gennaio con 14,1 °C. Il mese più piovoso è aprile, mentre tra giugno e ottobre le precipitazioni sono inesistenti.
Le occasionali precipitazioni vengono captate grazie a bacini d'invaso regolati da cinque dighe. Al fabbisogno idrico provvedono inoltre 96 sorgenti e circa 467 km di tubi che portano enormi quantitativi d'acqua dagli impianti di desalinizzazione situati sulle rive del Golfo Persico. Le acque sono riciclate per l'irrigazione del verde pubblico con cui si tenta di arrestatre la progressione del circostante deserto.
Museo di Riyad: situato a ovest di al-Batha‘, con una ricca collezione di manufatti e reperti archeologici che vanno dall'età della pietra fino alla nascita dell'Islam. Fortezza Masmak: una cittadella al centro di al-Batha‘, costruita intorno al 1865 e restaurata negli Anni 80 del XX Secolo. Ospita il museo dedicato ad ‘Abd al-‘Aziz bin Sa‘ud e all'unificazione del regno dell'Arabia Saudita. Porta di al-Thumayri: nel centro della città, è una delle porte ricostruite (delle originarie nove) delle mura di cinta (abbattute nel 1950) che circondavano la città.
Confina con l'Iraq, la Giordania, il Kuwait, l'Oman, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e lo Yemen. È bagnato dal Golfo Persico a nord-est e dal Mar Rosso ad ovest. Ha una superficie di 2.218.000 km2. La capitale è Riya?.
Un'entità statale saudita nacque nell'Arabia centrale circa nel 1750 quando il Sultano del Najd, Muhammad bin Sa?ud, unì le sue forze sotto la spinta ideale fornita da un riformatore islamico neo-hanbalita, Mu?ammad ibn ?Abd al-Wahhab, con lo scopo di creare una nuova realtà politica e statuale. Nei centocinquanta anni successivi, le fortune della famiglia dei Sa‘ud sono cresciute e decadute molte volte, poiché la famiglia contendeva il potere e il territorio sulla Penisola araba all'Egitto, all'Impero ottomano e ad altre famiglie arabe. Il moderno Stato della famiglia Sa?ud ( Al Sa?ud ) fu fondato dal re ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud (spesso noto internazionalmente come Abdul Aziz Ibn Saud).
Nel 1902 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud conquistò la città di Riya?, la capitale ancestrale della dinastia degli Al Sa?ud, sottraendola alla famiglia rivale degli Al Rashid. Successivamente ?Abd al-?Aziz sottomise al-Ahsa, al-Qa?if, il resto di Najd e lo ?ijaz fra il 1913 ed il 1926. L'8 gennaio 1926 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud diventò il re del ?ijaz, strappandolo all'hascemita re ?Ali ibn al-?usayn, figlio dello Sharif di Mecca al-?usayn b. ?Ali che aveva proclamato nel corso della Prima guerra mondiale la Rivolta Araba contro l'Impero Ottomano e che era stato compensato con l'attribuzione ai suoi figli di varie entità arabe erette a monarchia (Transgiordania, Iraq e, appunto, ?ijaz).
Il 29 gennaio 1927 ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud assunse il titolo di re del Najd (il suo titolo precedente era sultano). Dal trattato di Jedda, firmato il 20 maggio 1927, la Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza del regno di ?Abd al-?Aziz (allora conosciuto come il regno di ?ijaz e Najd). Il 23 settembre 1932 queste regioni furono unificate sotto la dizione di Regno dell'Arabia Saudita (al-Mamlakat al-?arabiyya al-Sa?udiyya ).
La scoperta del petrolio nel marzo del 1938 ha trasformato economicamente il paese e ha dato al Regno l'autorevolezza di cui gode, malgrado la struttura integralistica delle sue istituzioni giuridiche e sociali (l'Arabia Saudita è ufficialmente wahhabita) e il suo gigantesco finanziamento per l'edificazione, nel mondo islamico e non, di moschee e centri culturali di orientamento fondamentalista e di partiti e movimenti politici che al Wahhabismo direttamente o indirettamente si richiamano (il caso più vistoso è la Fratellanza Musulmana). Diversi miliardi di dollari che non hanno impedito all'Arabia Saudita di mantenere strette relazioni con le molte nazioni occidentali che comprano il suo petrolio e, in particolare, con gli Stati Uniti d'America, alla cui politica estera il Regno è da sempre fedelmente allineato.
Il regno saudita occupa circa l'ottanta per cento della Penisola araba. La maggior parte dei confini con gli Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen non è definita, così come la dimensione esatta del paese. Il governo saudita stima la superficie del suo stato tra i 2.217.949 e i 2.240.000 chilometri quadrati.
Meno dell'1% dell'area è adatto alla coltivazione agricola.All'inizio degli anni novanta la distribuzione della popolazione variava notevolmente fra le città delle zone costiere ad est e ad ovest del paese, le oasi interne densamente abitate e la maggioranza delle aree interne desertiche e, quindi, quasi totalmente disabitate.
Si veda anche: il deserto del Rub? al-Khali il deserto del Nefud
Il clima è asciutto, ma desertico. con grandi sbalzi di temperature. Il regime delle precipitazioni rende il paese arido o semi-arido, col terreno principalmente stepposo e, talora, a prevalenza sabbiosa. Nella maggior parte del regno la vegetazione è spontanea e arbustiva. La zona costiera del mar Rosso, specialmente le barriere coralline, ha una fauna marina molto ricca.
La Penisola arabica, specialmente nelle regioni meridionali yemenite, è considerata una delle quindici aree del pianeta in cui si è organizzata la società umana ed è per questo motivo che la zona è definita "culla dell'umanità ".
La popolazione saudita nel 2003 è stimata essere circa 24,3 milioni, includendo circa 6,4 milioni di stranieri residenti. Fino agli anni sessanta, la maggior parte della popolazione era nomade o semi-nomade. A causa del rapido sviluppo economico ed urbano, più del 95% della popolazione ora è sedentarizzato. Il tasso di natalità è di 29,74 nascite per 1.000 abitanti. Il tasso di mortalità è di soli 2,66 morti ogni 1.000 abitanti.Alcune oasi hanno una densità di popolazione di più di 1.000 abitanti per chilometro quadrato.
La maggior parte dei Sauditi è di etnia araba. Alcuni hanno un'origine etnica mista e sono discendenti di Turchi, Iraniani, Indonesiani, Indiani, Africani e di altre etnie, la maggioranza delle quali immigrò come pellegrina del hajj, fissando la propria residenza nella regione del ?ijaz, lungo il litorale del mar Rosso. Molti Arabi dei paesi vicini lavorano nel regno saudita. Ci sono inoltre numerosi asiatici, immigrati per lavoro principalmente dall'India, dal Pakistan, dal Bangladesh, dall'Indonesia e dalle Filippine. Gli occidentali sono meno di 100.000 in tutta l'Arabia Saudita.
La religione ufficiale dell'Arabia Saudita è l'Islam, nella sua versione giuridico-teologica del hanbalismo wahhabita. Tuttavia vi sono dei lavoratori immigrati di religione cristiana (per lo più immigrati).In Arabia Saudita i cristiani possono essere arrestati e fustigati per la pratica della loro fede in pubblico o per il possesso di "materiale propagandistico", inclusi libri della Bibbia. A nessun non-musulmano è permesso diventare cittadino saudita. Gli incontri di preghiera dei cristiani vengono interrotti dalla polizia e le persone che si convertono al Cristianesimo possono ufficialmente venire giustiziate, anche se in realtà ciò non avviene da molti anni .
La forma di governo dell'Arabia Saudita è la monarchia, il nome ufficiale dello stato è Regno arabo saudita (??????? ???????? ??????????).
Le leggi fondamentali del Regno furono promulgate nel 1992 con la dichiarazione secondo la quale l'Arabia Saudita è una monarchia governata dai discendenti del sultano del Najd ?Abd al-?Aziz Al Sa?ud, primo re dell'Arabia Saudita.
Tali leggi si basano su quella islamica, Shari?a, composta dal Corano e dalla Sunna del profeta Mu?ammad. Non è dato invece grande spazio all' Ijma? e al Qiya? che, pur non facendo parte in senso stretto della Shari?a, sono da molti madhhab (ma non da quello hanbalita) riconosciuti come fonti del diritto islamico.
Non esistono elezioni parlamentari né esistono partiti politici nel paese. Nel 2005 si sono tuttavia organizzate elezioni locali.
Il Wahhabismo di Stato in Arabia Saudita comporta una serie di misure ufficiali miranti a garantire la rigorosa osservanza delle prescrizioni giuridiche e sociali islamiche degli abitanti del Regno, musulmani o meno che siano.Il fatto più appariscente è la separazione esistente a livello pubblico e privato dell'elemento femminile, inserita a pieno titolo in ambito educativo e lavorativo nel tessuto istituzionale ma tenuta a una rigida separazione dall'elemento maschile e a una sorveglianza da parte parentale. Una donna non potrà guidare un'autovettura, fosse anche una diplomatica non musulmana, né potrà fare shopping da sola qualora le manchi un accompagnamento da parte di un componente della sua famiglia.
Un altro fatto che spesso suscita reazioni negative e polemiche nell'ambito del mondo occidentale è la mancanza di edifici di culto non-islamici (sinagoghe, chiese, templi di varia natura religiosa), salvo quanto è garantito all'interno dei compounds dell'Aramco (la società petrolifera statunitense presente in modo privilegiato sul territorio saudita).
La norma non deriva da una rigorosa prescrizione coranica ma dal decreto emesso dal secondo califfo ?Umar b. al-Kha??ab (reg. 634-644) che stabilì la sacertà dell'intera Jazirat al-?Arab (Penisola Araba) come estensione del principio di sacralità (?aram ) garantito al territorio di Mecca.
Occorre chiarire tuttavia che questa assenza di luoghi di culto non-islamici riguarda solo ed esclusivamente l'Arabia Saudita che, a causa della sua intrinseca natura istituzionale, è paragonabile non già a uno Stato laico del pianeta ma a uno Stato strutturalmente definibile come teocratico, come poteva essere un tempo il Tibet prima dell'annessione cinese e come è attualmente lo Stato della Città del Vaticano, all'interno dei quali infatti non erano e non sono permesse presenze estranee al culto religioso dominante e qualificante.
L'islamicità del Regno trova una sua appariscente sottolineatura nell'istituzione dei mutawwin, incorporati nel servizio civile della burocrazia saudita fin dagli anni ottanta. Con maniere talora assai spicce e ricorrendo talora anche a repressioni di tipo fisico, essi sono incaricati ufficialmente di sorvegliare che siano osservati alcuni precetti islamici di natura tanto giuridica quanto sociale, quali il controllo dell'osservanza dell'obbligo delle cinque preghiere giornaliere (salat?alat]] ) da parte dei musulmani, la loro astinenza da cibo, bevande e fumo nel corso delle fasi diurne del mese di ramadan. I mutawwin - definiti come "Commissari per la Propagazione delle Virtù e la Prevenzione del Vizio" (esiste in proposito un ministero statale con tale nome), o "Commissari per la Pubblica Morale" - sono anche responsabili del controllo della chiusura degli esercizi commerciali nel corso dei "momenti di elezione" (awqat ) delle preghiere obbligatorie e vigilano che un abbigliamento consono per modestia sia ostentato in pubblico. Le donne straniere subiscono pressioni crescenti perché indossino abiti che coprano braccia e gambe e misure repressive possono essere adottate verso persone di ambo i sessi per il fatto di viaggiare insieme in autovettura.
petrolio, con forti controlli statali sulle attività economiche più importanti. L'Arabia Saudita possiede il 24% del totale stimato delle riserve del petrolio mondiale; figura come la più grande esportatrice di petrolio e svolge un ruolo principale nell'OPEC.Il settore del petrolio rappresenta approssimativamente il 75% delle entrate del bilancio, il 40% del PIL ed il 90% degli incassi dovuti all'esportazione. Circa il 35% del PIL viene dal settore privato.Nel 1999 l'Arabia Saudita fu decisiva nello sforzo dell'OPEC e di altri paesi, di realizzare con successo l'aumento del prezzo del petrolio, portandolo ai livelli più alti dall'epoca della guerra del Golfo tra Iraq e Alleati degli USA. Questo intento venne concretizzato riducendo la produzione. Anche se i prezzi del petrolio rimangono elevati, Riya? ha grandi disavanzi di bilancio, in parte causati dagli aumenti della spesa per la formazione ed altri programmi sociali.L'Arabia Saudita ha annunciato il varo di programmi per avviare la privatizzazione delle aziende produttrici di elettricità nel 1999, preceduta dalla privatizzazione delle aziende impegnate nel settore delle telecomunicazioni.Il governo spera di continuare a sviluppare il settore privato per diminuire la dipendenza del regno dal petrolio e per poter così anche aumentare le possibilità d'impiego per la popolazione saudita che sta aumentando costantemente. La scarsità d'acqua e la veloce crescita della popolazione obbligheranno il governo a modificare i propri sforzi per aumentare l'autosufficienza nella produzione di prodotti agricoli.
Negli anni recenti, l'Arabia Saudita ha sperimentato una significativa contrazione dei proventi dal petrolio, combinata con un un elevato tasso di crescita della popolazione. Queste cause hanno fatto precipitare il reddito pro capite da 25.000 US$ nel 1980 a 8.000 US$ nel 2003; nel 1999 era di circa 7.000 US$.Il declino registrato tra il 1980 ed il 1999 ha segnato un record mondiale negativo di cui non si conoscono precedenti nella storia delle nazioni in periodo di pace.
Uno dei rituali folcloristici più rappresentativi dell'Arabia Saudita è l' Ardha, il ballo nazionale del paese. Questo ballo della spada è basato sulle tradizioni antiche dei beduini: i suonatori di tamburi tengono un ritmo sostenuto e un poeta canta i versi mentre gli uomini che portano la spada ballano spalla a spalla. La musica ha origini nella Spagna musulmana (al-Andalus). A Mecca, a Medina e a Jedda il ballo e la canzone sono eseguite al suono del mizmar, uno strumento di legno simile all'oboe.
Il vestito saudita è fortemente simbolico, rappresenta i legami della gente alla terra, il passato e l'Islam. Gli indumenti sono principalmente larghi ed ondeggianti, riflettono la praticità della vita in un paese desertico così come l'enfasi conservatrice islamica. Tradizionalmente, gli uomini portano solitamente una camicia lunga fino alla caviglia, tessuta con fibre di lana o cotone (conosciuto come thawb), con una ghutra (un grande quadrato di cotone tenuto fermo da una corda) portata sulla testa. Per i rari giorni freddi, gli uomini sauditi portano un mantello di pelo di dromedario indossato sopra i vestiti.I vestiti delle donne sono decorati con motivi tribali, monete, lustrini, fili metallici e paramenti. Tuttavia, alle donne saudite è imposto di portare un cappotto nero lungo (abaya) e il velo (niqab) quando lasciano la casa, al fine di "proteggere il loro pudore".
La legge islamica proibisce il consumo della carne suina e delle bevande alcoliche; questa legge è seguita in modo rigoroso nell'Arabia Saudita. Il pane arabo, detto khobz, è mangiato durante quasi tutti i pasti. Altri generi alimentari molto apprezzati sono il pollo alla griglia, i felafel (ceci bolliti e fritti dopo essere stati impastati con prezzemolo e cumino), la shawarma (agnello arrostito con uno spiedo verticale e quindi affettato) ed il ful (fave bollite, aglio e limone).
Riyad (meno corretta la grafia Riad o l'inglese Riyadh, arabo ??????) è il plurale di rawda e significa "giardini" ed è il nome della capitale amministrativa ed economica del regno dell'Arabia Saudita.
Capitale del Najd da cui proviene la famiglia degli Al Sa‘ud, Riyad è una città moderna in cui risiedono le varie delegazioni diplomatiche accreditate con lo Stato saudita nonché le società commerciali con cui l'Arabia Saudita ha i suoi rapporti d'affari.
La città contava nella prima metà degli Anni 90 1.500.000 abitanti circa. Fu conquistata dall'Al ("casato") Sa‘ud di al-Dar‘iyya (o Dir‘iyya) nel 1773 e divenne la città di riferimento della stessa dinastia con Turki b. ‘Abd Allah Al Sa‘ud nel 1823.Nel 1865 Riyad fu conquistata dalla rivale famiglia degli Al Rashid di Ha‘il ma di nuovo fu ripresa nel 1902 da ‘Abd al-‘Aziz b. Sa‘ud b. Faysal.
Con l'ingresso a Mecca dei Sauditi il 13-12-1924 e la loro presa di potere a danno della famiglia dello sceriffo al-Husayn che aveva proclamato la rivolta araba nel corso della I guerra mondiale a fianco degli Alleati, il regno del Hijaz si trasformò, coi possedimenti già acquisiti dai Sauditi (tra cui al-Hasa), nel regno dell'Arabia Saudita.
La città è situata sul vasto altopiano del Najd, al centro della Penisola arabica ed è capoluogo della provincia di al-Riyad. Ha una superficie di 1.554 km², l'altezza media del territorio cittadino è di 612 m s.l.m. ed è circondata dal deserto.
Sulla sua superficie risiedono oltre 3.5 milioni di persone, pari a circa il 18% della popolazione complessiva dello Stato. È suddivisa in 17 distretti controllati dalla Riyadh Municipality e dalla Riyadh Development Authority, presiedute dal governatore della provincia di Riyad, l'emiro Salman bin ‘Abd al-‘Aziz.
Riyad è situata nella fascia climatica tropicale. La temperatura media è pari a 25,6 °C e le precipitazioni annue sono pari a 118 millimetri. Le temperature estive di giorno sono pari a 48-50 °C mentre di notte scendono a 20 °C.
Il mese più caldo è luglio, con una media di 35,3 °C; quello più freddo gennaio con 14,1 °C. Il mese più piovoso è aprile, mentre tra giugno e ottobre le precipitazioni sono inesistenti.
Le occasionali precipitazioni vengono captate grazie a bacini d'invaso regolati da cinque dighe. Al fabbisogno idrico provvedono inoltre 96 sorgenti e circa 467 km di tubi che portano enormi quantitativi d'acqua dagli impianti di desalinizzazione situati sulle rive del Golfo Persico. Le acque sono riciclate per l'irrigazione del verde pubblico con cui si tenta di arrestatre la progressione del circostante deserto.
Museo di Riyad: situato a ovest di al-Batha‘, con una ricca collezione di manufatti e reperti archeologici che vanno dall'età della pietra fino alla nascita dell'Islam. Fortezza Masmak: una cittadella al centro di al-Batha‘, costruita intorno al 1865 e restaurata negli Anni 80 del XX Secolo. Ospita il museo dedicato ad ‘Abd al-‘Aziz bin Sa‘ud e all'unificazione del regno dell'Arabia Saudita. Porta di al-Thumayri: nel centro della città, è una delle porte ricostruite (delle originarie nove) delle mura di cinta (abbattute nel 1950) che circondavano la città.
Antigua e Barbuda
Antigua e Barbuda è uno stato (442 km², 67.448 abitanti, capitale Saint John's) dell'America centrale caraibica.
È interamente circondata dall'Oceano Atlantico (a nord e ad est) e dal Mare Caraibico (a sud e ad ovest).
Antigua e Barbuda è uno stato democratico appartenente al Commonwealth. La lingua ufficiale è quella inglese; parlato anche il creolo-inglese.
Antigua fu raggiunta nel 1493 da Cristoforo Colombo che le diede nome dalla chiesa di S. Maria de la Antigua di Siviglia. Colonizzata a partire dal 1632 da inglesi, che vi installarono un'economia di piantagione (tabacco, canna da zucchero), divenne possedimento della Gran Bretagna nel 1667. L'economia locale entrò in crisi con l'emancipazione degli schiavi (1834). Unita a Barbuda e Redonda (1860), seguì le sorti delle altre isole delle Indie occidentali britanniche fino all'indipendenza (1981).
Il clima è tropicale, denominato equatoriale, influenzato ed attenuato dagli alisei,le temperature sono costanti, tra i 22 °C ed i 30 °C. Le pioggie sono medio-scarse con una media tra i 500 ed i 1000 mm annui.
Nel 2007 la popolazione di Antigua e Barbuda ammontava a 69.481 abitanti, di cui 1/3 si concentrava nel centro principale, la capitale Saint John's.
Il 91% della popolazione è composto da neri, discendenti degli schiavi importati dall'Africa. Seguono mulatti (4,4%), bianchi (1,7%, soprattutto di origine britannica) e altri (2,9%).
La speranza di vita alla nascita è di 72,4 anni, il numero di figli per donna è pari a 2,23. Il tasso di alfabetizzazione è dell'85,8%.
Pressoché tutti gli abitanti praticano il cristianesimo in varie confessioni (predominano i protestanti, seguono i cattolici con il 13%).
La lingua ufficiale è l'inglese.
St. John's è la capitale e città più popolosa di Antigua e Barbuda, uno stato situato nella parte orientale del Mar dei Caraibi e facente parte delle Piccole Antille.
St. John's ha una popolazione di circa 44.000 abitanti (stima del 2007[2]), è situata a nord-ovest dell'isola di Antigua nella parte più interna di un'ampia baia protetta ed è il principale centro economico della nazione nonché il porto principale dell'isola di Antigua.
La città è capoluogo amministrativo fin dalla prima colonizzazione dell'isola avvenuta nel 1632 e diventò sede del governo quando lo stato ottenne l'indipendenza nel 1981.
La città dispone di un aeroporto internazionale (Aeroporto V.C. Bird International).
La cattedrale anglicana di St. John the Divine risalente al 1683, un terremoto la distrusse e la costruzione dell'edificio attuale iniziò nel 1843. La Old Court House, costruita nel 1747 che attualmente ospita il Museo di Antigua e Barbuda con un'ampia collezione di manufatti Arawak, la popolazione nativa delle Antille.
È interamente circondata dall'Oceano Atlantico (a nord e ad est) e dal Mare Caraibico (a sud e ad ovest).
Antigua e Barbuda è uno stato democratico appartenente al Commonwealth. La lingua ufficiale è quella inglese; parlato anche il creolo-inglese.
Antigua fu raggiunta nel 1493 da Cristoforo Colombo che le diede nome dalla chiesa di S. Maria de la Antigua di Siviglia. Colonizzata a partire dal 1632 da inglesi, che vi installarono un'economia di piantagione (tabacco, canna da zucchero), divenne possedimento della Gran Bretagna nel 1667. L'economia locale entrò in crisi con l'emancipazione degli schiavi (1834). Unita a Barbuda e Redonda (1860), seguì le sorti delle altre isole delle Indie occidentali britanniche fino all'indipendenza (1981).
Il clima è tropicale, denominato equatoriale, influenzato ed attenuato dagli alisei,le temperature sono costanti, tra i 22 °C ed i 30 °C. Le pioggie sono medio-scarse con una media tra i 500 ed i 1000 mm annui.
Nel 2007 la popolazione di Antigua e Barbuda ammontava a 69.481 abitanti, di cui 1/3 si concentrava nel centro principale, la capitale Saint John's.
Il 91% della popolazione è composto da neri, discendenti degli schiavi importati dall'Africa. Seguono mulatti (4,4%), bianchi (1,7%, soprattutto di origine britannica) e altri (2,9%).
La speranza di vita alla nascita è di 72,4 anni, il numero di figli per donna è pari a 2,23. Il tasso di alfabetizzazione è dell'85,8%.
Pressoché tutti gli abitanti praticano il cristianesimo in varie confessioni (predominano i protestanti, seguono i cattolici con il 13%).
La lingua ufficiale è l'inglese.
St. John's è la capitale e città più popolosa di Antigua e Barbuda, uno stato situato nella parte orientale del Mar dei Caraibi e facente parte delle Piccole Antille.
St. John's ha una popolazione di circa 44.000 abitanti (stima del 2007[2]), è situata a nord-ovest dell'isola di Antigua nella parte più interna di un'ampia baia protetta ed è il principale centro economico della nazione nonché il porto principale dell'isola di Antigua.
La città è capoluogo amministrativo fin dalla prima colonizzazione dell'isola avvenuta nel 1632 e diventò sede del governo quando lo stato ottenne l'indipendenza nel 1981.
La città dispone di un aeroporto internazionale (Aeroporto V.C. Bird International).
La cattedrale anglicana di St. John the Divine risalente al 1683, un terremoto la distrusse e la costruzione dell'edificio attuale iniziò nel 1843. La Old Court House, costruita nel 1747 che attualmente ospita il Museo di Antigua e Barbuda con un'ampia collezione di manufatti Arawak, la popolazione nativa delle Antille.
Andorra
Il Principato d'Andorra è un piccolo stato dell'Europa sud-occidentale, situato nei Pirenei orientali, tra la Francia (dipartimenti dell'Ariège e dei Pirenei orientali) e la Spagna (provincia di Lleida). Un tempo isolato, oggi è notevolmente prospero, principalmente grazie al turismo e al suo status di paradiso fiscale.
Andorra confina a Nord e ad Est con la Francia, mentre a Sud e ad Ovest con la Spagna.
Le prime origini di un territorio andorrano si intrecciano con le evoluzioni storiche francesi: tradizione vuole, infatti, che Carlo Magno concesse una propria autonomia al popolo andorrano in cambio dell'alleanza contro i Mori. La Signoria del territorio sarebbe quindi passata al locale conte di Urgell e conseguentemente al vescovo della diocesi del luogo. Fu lo stesso apparato ecclesiastico a concedere la supremazia del principato ai Signori di Caboet che s'intrecciarono presto con la dinastia dei conti di Foix: il Conte ereditò in breve tempo pertanto anche odierni territori spagnoli, con ovviamente Andorra. Fu nel XI secolo che nacque una questione territoriale tra il vescovo ed il suo confinante per Andorra.
Il conflitto non sfociò in un confronto armato, bensì si risolse nel 1278 con un paréage compromissorio che sancì la sovranità di Andorra, ma la co-gestione affidata sia al Conte di Foix (oggi passata al Presidente francese) e il vescovo di La Seu d'Urgell, in Catalogna, Spagna. È sostanzialmente da questo momento che nacque l'attuale Andorra, con cambi relativamente modesti e relativi quasi sempre soltanto ai regnanti.
Attraverso gli anni il titolo passò infatti ai Re di Navarra, ma quando Enrico di Navarra divenne Enrico IV di Francia, emanò un editto nel 1607 che passò la sovranità di origine franca al capo di stato francese, mantenendo anche ovviamente ciò che spettava al Vescovo d'Urgell.
Tra il 1812–1813, il Primo Impero Francese s'impadronì della Catalogna e la divise in quattro départements. Andorra risultò annessa a questo territorio e inserita al Puigcerdà (département of Sègre).
Dopo la Restaurazione, Andorra dichiarò guerra alla Germania Imperiale durante la Prima Guerra Mondiale, ma non prese parte effettivamente al conflitto per l'esiguità delle proprie risorse. Curiosamente però rimase in uno stato officiale di belligeranza fino al 1957 e non firmò il Trattato di Versailles.
Nel 1933 la Francia occupò Andorra a causa del malcontento sociale sorto dopo delle elezioni. Il 12 luglio 1934, un avventuriero di nome Boris Skossyreff, fece una proclamazione solenne ad Urgell, autodichiarandosi Boris I principe sovrano di Andorra e dichiarando simultaneamente guerra al Vescovo di Urgell. Fu arrestato 8 giorni dopo, il 20 luglio, dalle autorità spagnole e definitivamente espulso dalla Spagna. Tra il 1936 ed il 1940 un distaccamento delle forze armate francesi fu stanziato nel principato per prevenire effetti negativi della Guerra Civile Spagnola. Le truppe franchiste del resto raggiunsero i confini andorrani al termine del conflitto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Andorra rimase neutrale e divenne un significativo punto di contrabbando tra la Francia di Vichy e la Spagna.
Dopo il conflitto mondiale, Andorra è tornata ad essere per molto tempo, come gran parte della sua storia, ad essere una piccola nazione isolata e al di fuori delle principali correnti storiche, culturali ed economiche europee, avendo pochi contatti esterni solo con le vicine Francia e Spagna. È soltanto in tempi recenti che grazie innanzitutto al turismo, specialmente invernale, e all'intensificarsi dei sistemi di trasporto e soprattutto di comunicazione, Andorra è riuscita ad uscire dal suo isolamento. Il suo sistema politico ha subito una netta modernizzazione nel 1993, anno in cui è divenuta membro delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa.
Il territorio dello Stato è il più esteso (468 km²) fra i 6 microstati d'Europa (gli altri sono San Marino, Liechtenstein, Città del Vaticano, Principato di Monaco, e Malta).
Come si conviene alla sua posizione nella parte orientale della catena dei Pirenei, Andorra consiste principalmente di montagne frastagliate con un'altezza media di 1.996 m s.l.m., il cui punto più alto è la Coma Pedrosa a 2.946 m. Queste sono separate da tre strette valli a forma di Y che si combinano in una nel punto in cui il fiume Valira lascia la nazione per entrare in Spagna (nel punto meno elevato di Andorra a 870 m). Il confine con la Francia si trova nelle vicinanze del colle d'Envalira a 2.409 m.
Essendo completamente circondato da montagne e da altri stati, Andorra non ha sbocchi sul mare e pertanto coste.
Le acque interne, invece, data anche la forte presenza di monti e ghiacciai, sono molto numerose. Il fiume principale è la Valira che passa per la capitale Andorra La Vella e termina il suo tratto andorrano a Fontaneda passando in Spagna, proprio accanto alla frontiera. Altro fiume importante è l'Ariége, che segna parte del confine orientale con la Francia.
I laghi sono tutti di origine montana e glaciale e vengono chiamati estany. I più importanti e vasti, anche se le dimensioni dei numerosi specchi d'acqua sono pressoché similari ovunque, sono gli Estany de Juciar.
Il clima di Andorra è temperato come quello dei suoi vicini, ma la maggiore altezza fa si che ci sia più neve d'inverno e sia leggermente più fresco d'estate.
Gli andorrani costituiscono una minoranza all'interno del loro stesso stato: solo il 33% ha la cittadinanza andorrana. Il gruppo più grande di stranieri sono gli spagnoli (43%), con portoghesi (11%) e francesi (7%) che rappresentano gli altri gruppi principali. Il rimanente 6% appartiene ad altre nazionalità. Attualmente vivono circa 72.300 abitanti; la densità di popolazione è 54 ab./km².
La religione predominante è il Cattolicesimo.
L'unica lingua ufficiale è il catalano, anche se spagnolo, francese e portoghese sono parlati comunemente. Ad Andorra parlano catalano 57.395 persone e altre 4.618 lo capiscono, quindi 62.013 persone capiscono o parlano il catalano su 69.150 abitanti.
La lingua catalana è una lingua romanza parlata da 10 milioni di persone in Spagna, Francia, Andorra e ad Alghero, in Sardegna. Nella regione spagnola della Comunità Valenciana prende il nome di valencià (valenziano), mentre nelle isole Baleari è comunemente chiamato mallorquí (maiorchino). Inoltre è parlato in Francia nella Catalogna del Nord (Pirenei orientali). Sia il catalano che il valenziano e il maiorchino e l'algherese presentano tra loro alcune differenze dialettali dovute allo sviluppo autonomo che le tre varianti hanno avuto nel corso degli ultimi secoli. Questa lingua ha tra l'altro influenzato parecchie lingue regionali e dialetti italiani specialmente nelle regioni in passato sotto dominazione aragonese e, a sua volta, è stata influenzata dall'italiano, sia in età rinascimentale che in epoche successive.
I due coprincipi sono, da una parte, il vescovo della cittadina spagnola di Urgell, situata a sud del piccolo Stato; e dall'altra, il capo di Stato di un'altra Nazione, esattamente il presidente della Repubblica francese. È l'unico caso al mondo di un capo di Stato che è contemporaneamente - anche se in condominio - alla testa di un altro Paese, che confina con il suo. Le cariche sono solo teoriche; infatti i due coprincipi delegano i propri poteri (principalmente di veto) ai loro rappresentanti nel piccolo stato. È il Primo Ministro che, di fatto, esercita il potere ad Andorra, assieme al suo Governo. Di quando in quando i due coprincipi fanno la loro comparsa, recandosi in visita ufficiale ad Andorra, accolti dalla folla festante. Gli attuali capi di stato sono il vescovo d'Urgell Joan Enric Vives Sicília (2003-) e il presidente francese Nicolas Sarkozy In tutto il mondo, solo un altro Paese ha la particolarità di avere due capi di Stato: San Marino.
Casa de la Vall, sede del Parlamento di AndorraFino a poco tempo fa, il sistema politico di Andorra non prevedeva una chiara distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. La costituzione, ratificata ed approvata nel 1993, stabilisce Andorra come una democrazia parlamentare che mantiene i coreggenti come capi di stato, ma il capo del governo possiede il potere esecutivo. I due coreggenti (il presidente della Repubblica francese ed il vescovo della diocesi spagnola di Urgell) servono entrambi con poteri pari ma limitati, che non includono il diritto di veto sugli atti del governo. Essi vengono rappresentati ad Andorra da due delegati.
La frontiera con la Spagna: notare l'assenza di bandiere europee ma la presenza del cartello con le 12 stelle; nel confine con la Francia paradossalmente è presente la bandiera in territorio francese e non ci sono gli stessi segnaliIl principale corpo legislativo di Andorra è il Consiglio Generale delle Valli, un parlamento monocamerale con 28 seggi. I membri vengono eletti con il voto popolare diretto, 14 da una singola costituente nazionale e 14 come rappresentanti di ciascuna delle 7 parrocchie, tutti con un mandato di sette anni. Il governo di Andorra è formato dal Consiglio Generale, che elegge un Capo del Governo (Cap de Govern), che a sua volta nomina i ministri del governo, il Consiglio Esecutivo (Govern). Andorra non ha esercito, e la difesa dello stato è affidata a Francia e Spagna.
Non è membro dell'Unione Europea, ma viene considerato per molte materie alla stregua: sulla frontiera con la Spagna appaiono cartelli europei con la scritta "Andorra", la moneta circolante è l'Euro e in molte materie economiche vigono i regolamenti europei. Andorra non ha aderito ai Accordi di Schengen e formalmente per entrare ed uscire servirebbe un visto: in realtà per i membri dell'Unione Europea basta esibire un documento valido, anche una semplice carta d'identità. La ragione è molto semplice, l'immigrazione è veramente irrisoria e la mancanza di vie di comunicazioni principali come aeroporti o ferrovie rende inutile ogni controllo serio, affidato alle nazioni confinanti.
Il turismo, è il pilastro principale della piccola ma fiorente economia dell'Andorra, ed ammonta a circa l'80% del PIL. Circa 9 milioni di turisti visitano la nazione ogni anno, attratti dal suo stato di punto franco e dalle sue località di villeggiatura estive e invernali. Il vantaggio di Andorra è stato recentemente eroso con l'apertura delle economie di Francia e Spagna al mercato unico europeo, che fornisce una più ampia disponibilità di beni a tariffe più basse. Nella fattispecie è bene tenere presente che un limite alle esportazioni è espresso nel valore di 525 € a persona (questo al 16/08/2008). Il settore bancario, grazie allo status di paradiso fiscale di cui gode Andorra, contribuisce sostanzialmente all'economia. La produzione agricola è limitata - solo il 2% del terreno è arabile - la maggior parte del cibo è importato. La principale attività agricola è l'allevamento di pecore; la produzione manifatturiera consiste principalmente di sigarette, sigari e arredamento. Andorra non è un membro pieno dell'Unione europea, ma gode di una particolare relazione con essa: ad esempio viene trattato come un membro pieno per quanto riguarda il commercio di beni manifatturieri (nessun dazio) ma come un non membro per i prodotti agricoli.
Andorra non possiede una sua valuta, fino al 1999, ha usato quella dei suoi due vicini, ovvero il franco francese e la peseta spagnola, che sono state sostituite dall'Euro. Contrariamente ad altri piccoli Stati europei che adottano l'Euro, Andorra non conia moneta propria, ma usa gli euro spagnoli e francesi. Alcune monete proprie, 1 dinar di 100 centims vennero coniate dopo il 1982.
Andorra la Vella è la capitale del Principato di Andorra, ed è situata nei Pirenei Orientali, tra Francia e Spagna.
Si trova alla confluenza della Gran Valira, la Valira del Oriente e la Valira del Norte.
Il terreno dove sorge Andorra la Vella (letteralmente, "Andorra la Vecchia") è stato insediato prima dell'era cristiana, ed ha ospitato la principale città fin dal 1278 quando i due co-principi (francese ed episcopale) concordarono per la sovranità congiunta. Nel 1978 venne fondata la nuova parrocchia di Escaldes-Engordany da una parte del territorio di Andorra la Vella. Nel 1993, la prima costituzione dello stato stabilì una democrazia parlamentare, e Andorra la Vella ospita le sedi dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giuridico.
La festa patronale è il 24 giugno, la festa major è la prima domenica di agosto.
Era stata costruita come casa familiare nel 1580, poi venne comprata dal Concilio Generale nel 1702 ed ora è sede del Parlamento. Si trova nel cuore della città e la sua architettura contiene elementi sia militari che civili. All'interno si trova un interessante armedietto con sette serrature che ha conservato i più importanti documenti nazionali. L'armadio può essere aperto solo dalla presenza simultanea delle sette chiavi tenute dai consiglieri (uno per ogni parrocchia in cui è diviso il principato). C'è anche un dormitorio e una cucina risalenti al XVI secolo.
La chiesa di Santa Coloma è una delle più antiche di Andorra. Originariamente fu costruita in stile pre-romanico, ma poi ha subito diversi rifacimenti tra cui il campanile del XII secolo e il portico del XVIII secolo. La chiesa conserva importanti documenti artistici tra cui un'icona lignea del XII secolo rappresentante la Madonna della Misericordia. Sfortunatamente gli splendidi affreschi romanici attualmente si trovano al Museo Culturale Prussiano di Berlino.
La Caldea è una delle più ampie strutture termali europee, con un'architettura futuristica nel cuore dei Pirenei. Ci sono 6000 m2 di saune, piscine, e vasche sia interne che esterne.
Andorra confina a Nord e ad Est con la Francia, mentre a Sud e ad Ovest con la Spagna.
Le prime origini di un territorio andorrano si intrecciano con le evoluzioni storiche francesi: tradizione vuole, infatti, che Carlo Magno concesse una propria autonomia al popolo andorrano in cambio dell'alleanza contro i Mori. La Signoria del territorio sarebbe quindi passata al locale conte di Urgell e conseguentemente al vescovo della diocesi del luogo. Fu lo stesso apparato ecclesiastico a concedere la supremazia del principato ai Signori di Caboet che s'intrecciarono presto con la dinastia dei conti di Foix: il Conte ereditò in breve tempo pertanto anche odierni territori spagnoli, con ovviamente Andorra. Fu nel XI secolo che nacque una questione territoriale tra il vescovo ed il suo confinante per Andorra.
Il conflitto non sfociò in un confronto armato, bensì si risolse nel 1278 con un paréage compromissorio che sancì la sovranità di Andorra, ma la co-gestione affidata sia al Conte di Foix (oggi passata al Presidente francese) e il vescovo di La Seu d'Urgell, in Catalogna, Spagna. È sostanzialmente da questo momento che nacque l'attuale Andorra, con cambi relativamente modesti e relativi quasi sempre soltanto ai regnanti.
Attraverso gli anni il titolo passò infatti ai Re di Navarra, ma quando Enrico di Navarra divenne Enrico IV di Francia, emanò un editto nel 1607 che passò la sovranità di origine franca al capo di stato francese, mantenendo anche ovviamente ciò che spettava al Vescovo d'Urgell.
Tra il 1812–1813, il Primo Impero Francese s'impadronì della Catalogna e la divise in quattro départements. Andorra risultò annessa a questo territorio e inserita al Puigcerdà (département of Sègre).
Dopo la Restaurazione, Andorra dichiarò guerra alla Germania Imperiale durante la Prima Guerra Mondiale, ma non prese parte effettivamente al conflitto per l'esiguità delle proprie risorse. Curiosamente però rimase in uno stato officiale di belligeranza fino al 1957 e non firmò il Trattato di Versailles.
Nel 1933 la Francia occupò Andorra a causa del malcontento sociale sorto dopo delle elezioni. Il 12 luglio 1934, un avventuriero di nome Boris Skossyreff, fece una proclamazione solenne ad Urgell, autodichiarandosi Boris I principe sovrano di Andorra e dichiarando simultaneamente guerra al Vescovo di Urgell. Fu arrestato 8 giorni dopo, il 20 luglio, dalle autorità spagnole e definitivamente espulso dalla Spagna. Tra il 1936 ed il 1940 un distaccamento delle forze armate francesi fu stanziato nel principato per prevenire effetti negativi della Guerra Civile Spagnola. Le truppe franchiste del resto raggiunsero i confini andorrani al termine del conflitto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Andorra rimase neutrale e divenne un significativo punto di contrabbando tra la Francia di Vichy e la Spagna.
Dopo il conflitto mondiale, Andorra è tornata ad essere per molto tempo, come gran parte della sua storia, ad essere una piccola nazione isolata e al di fuori delle principali correnti storiche, culturali ed economiche europee, avendo pochi contatti esterni solo con le vicine Francia e Spagna. È soltanto in tempi recenti che grazie innanzitutto al turismo, specialmente invernale, e all'intensificarsi dei sistemi di trasporto e soprattutto di comunicazione, Andorra è riuscita ad uscire dal suo isolamento. Il suo sistema politico ha subito una netta modernizzazione nel 1993, anno in cui è divenuta membro delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa.
Il territorio dello Stato è il più esteso (468 km²) fra i 6 microstati d'Europa (gli altri sono San Marino, Liechtenstein, Città del Vaticano, Principato di Monaco, e Malta).
Come si conviene alla sua posizione nella parte orientale della catena dei Pirenei, Andorra consiste principalmente di montagne frastagliate con un'altezza media di 1.996 m s.l.m., il cui punto più alto è la Coma Pedrosa a 2.946 m. Queste sono separate da tre strette valli a forma di Y che si combinano in una nel punto in cui il fiume Valira lascia la nazione per entrare in Spagna (nel punto meno elevato di Andorra a 870 m). Il confine con la Francia si trova nelle vicinanze del colle d'Envalira a 2.409 m.
Essendo completamente circondato da montagne e da altri stati, Andorra non ha sbocchi sul mare e pertanto coste.
Le acque interne, invece, data anche la forte presenza di monti e ghiacciai, sono molto numerose. Il fiume principale è la Valira che passa per la capitale Andorra La Vella e termina il suo tratto andorrano a Fontaneda passando in Spagna, proprio accanto alla frontiera. Altro fiume importante è l'Ariége, che segna parte del confine orientale con la Francia.
I laghi sono tutti di origine montana e glaciale e vengono chiamati estany. I più importanti e vasti, anche se le dimensioni dei numerosi specchi d'acqua sono pressoché similari ovunque, sono gli Estany de Juciar.
Il clima di Andorra è temperato come quello dei suoi vicini, ma la maggiore altezza fa si che ci sia più neve d'inverno e sia leggermente più fresco d'estate.
Gli andorrani costituiscono una minoranza all'interno del loro stesso stato: solo il 33% ha la cittadinanza andorrana. Il gruppo più grande di stranieri sono gli spagnoli (43%), con portoghesi (11%) e francesi (7%) che rappresentano gli altri gruppi principali. Il rimanente 6% appartiene ad altre nazionalità. Attualmente vivono circa 72.300 abitanti; la densità di popolazione è 54 ab./km².
La religione predominante è il Cattolicesimo.
L'unica lingua ufficiale è il catalano, anche se spagnolo, francese e portoghese sono parlati comunemente. Ad Andorra parlano catalano 57.395 persone e altre 4.618 lo capiscono, quindi 62.013 persone capiscono o parlano il catalano su 69.150 abitanti.
La lingua catalana è una lingua romanza parlata da 10 milioni di persone in Spagna, Francia, Andorra e ad Alghero, in Sardegna. Nella regione spagnola della Comunità Valenciana prende il nome di valencià (valenziano), mentre nelle isole Baleari è comunemente chiamato mallorquí (maiorchino). Inoltre è parlato in Francia nella Catalogna del Nord (Pirenei orientali). Sia il catalano che il valenziano e il maiorchino e l'algherese presentano tra loro alcune differenze dialettali dovute allo sviluppo autonomo che le tre varianti hanno avuto nel corso degli ultimi secoli. Questa lingua ha tra l'altro influenzato parecchie lingue regionali e dialetti italiani specialmente nelle regioni in passato sotto dominazione aragonese e, a sua volta, è stata influenzata dall'italiano, sia in età rinascimentale che in epoche successive.
I due coprincipi sono, da una parte, il vescovo della cittadina spagnola di Urgell, situata a sud del piccolo Stato; e dall'altra, il capo di Stato di un'altra Nazione, esattamente il presidente della Repubblica francese. È l'unico caso al mondo di un capo di Stato che è contemporaneamente - anche se in condominio - alla testa di un altro Paese, che confina con il suo. Le cariche sono solo teoriche; infatti i due coprincipi delegano i propri poteri (principalmente di veto) ai loro rappresentanti nel piccolo stato. È il Primo Ministro che, di fatto, esercita il potere ad Andorra, assieme al suo Governo. Di quando in quando i due coprincipi fanno la loro comparsa, recandosi in visita ufficiale ad Andorra, accolti dalla folla festante. Gli attuali capi di stato sono il vescovo d'Urgell Joan Enric Vives Sicília (2003-) e il presidente francese Nicolas Sarkozy In tutto il mondo, solo un altro Paese ha la particolarità di avere due capi di Stato: San Marino.
Casa de la Vall, sede del Parlamento di AndorraFino a poco tempo fa, il sistema politico di Andorra non prevedeva una chiara distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario. La costituzione, ratificata ed approvata nel 1993, stabilisce Andorra come una democrazia parlamentare che mantiene i coreggenti come capi di stato, ma il capo del governo possiede il potere esecutivo. I due coreggenti (il presidente della Repubblica francese ed il vescovo della diocesi spagnola di Urgell) servono entrambi con poteri pari ma limitati, che non includono il diritto di veto sugli atti del governo. Essi vengono rappresentati ad Andorra da due delegati.
La frontiera con la Spagna: notare l'assenza di bandiere europee ma la presenza del cartello con le 12 stelle; nel confine con la Francia paradossalmente è presente la bandiera in territorio francese e non ci sono gli stessi segnaliIl principale corpo legislativo di Andorra è il Consiglio Generale delle Valli, un parlamento monocamerale con 28 seggi. I membri vengono eletti con il voto popolare diretto, 14 da una singola costituente nazionale e 14 come rappresentanti di ciascuna delle 7 parrocchie, tutti con un mandato di sette anni. Il governo di Andorra è formato dal Consiglio Generale, che elegge un Capo del Governo (Cap de Govern), che a sua volta nomina i ministri del governo, il Consiglio Esecutivo (Govern). Andorra non ha esercito, e la difesa dello stato è affidata a Francia e Spagna.
Non è membro dell'Unione Europea, ma viene considerato per molte materie alla stregua: sulla frontiera con la Spagna appaiono cartelli europei con la scritta "Andorra", la moneta circolante è l'Euro e in molte materie economiche vigono i regolamenti europei. Andorra non ha aderito ai Accordi di Schengen e formalmente per entrare ed uscire servirebbe un visto: in realtà per i membri dell'Unione Europea basta esibire un documento valido, anche una semplice carta d'identità. La ragione è molto semplice, l'immigrazione è veramente irrisoria e la mancanza di vie di comunicazioni principali come aeroporti o ferrovie rende inutile ogni controllo serio, affidato alle nazioni confinanti.
Il turismo, è il pilastro principale della piccola ma fiorente economia dell'Andorra, ed ammonta a circa l'80% del PIL. Circa 9 milioni di turisti visitano la nazione ogni anno, attratti dal suo stato di punto franco e dalle sue località di villeggiatura estive e invernali. Il vantaggio di Andorra è stato recentemente eroso con l'apertura delle economie di Francia e Spagna al mercato unico europeo, che fornisce una più ampia disponibilità di beni a tariffe più basse. Nella fattispecie è bene tenere presente che un limite alle esportazioni è espresso nel valore di 525 € a persona (questo al 16/08/2008). Il settore bancario, grazie allo status di paradiso fiscale di cui gode Andorra, contribuisce sostanzialmente all'economia. La produzione agricola è limitata - solo il 2% del terreno è arabile - la maggior parte del cibo è importato. La principale attività agricola è l'allevamento di pecore; la produzione manifatturiera consiste principalmente di sigarette, sigari e arredamento. Andorra non è un membro pieno dell'Unione europea, ma gode di una particolare relazione con essa: ad esempio viene trattato come un membro pieno per quanto riguarda il commercio di beni manifatturieri (nessun dazio) ma come un non membro per i prodotti agricoli.
Andorra non possiede una sua valuta, fino al 1999, ha usato quella dei suoi due vicini, ovvero il franco francese e la peseta spagnola, che sono state sostituite dall'Euro. Contrariamente ad altri piccoli Stati europei che adottano l'Euro, Andorra non conia moneta propria, ma usa gli euro spagnoli e francesi. Alcune monete proprie, 1 dinar di 100 centims vennero coniate dopo il 1982.
Andorra la Vella è la capitale del Principato di Andorra, ed è situata nei Pirenei Orientali, tra Francia e Spagna.
Si trova alla confluenza della Gran Valira, la Valira del Oriente e la Valira del Norte.
Il terreno dove sorge Andorra la Vella (letteralmente, "Andorra la Vecchia") è stato insediato prima dell'era cristiana, ed ha ospitato la principale città fin dal 1278 quando i due co-principi (francese ed episcopale) concordarono per la sovranità congiunta. Nel 1978 venne fondata la nuova parrocchia di Escaldes-Engordany da una parte del territorio di Andorra la Vella. Nel 1993, la prima costituzione dello stato stabilì una democrazia parlamentare, e Andorra la Vella ospita le sedi dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giuridico.
La festa patronale è il 24 giugno, la festa major è la prima domenica di agosto.
Era stata costruita come casa familiare nel 1580, poi venne comprata dal Concilio Generale nel 1702 ed ora è sede del Parlamento. Si trova nel cuore della città e la sua architettura contiene elementi sia militari che civili. All'interno si trova un interessante armedietto con sette serrature che ha conservato i più importanti documenti nazionali. L'armadio può essere aperto solo dalla presenza simultanea delle sette chiavi tenute dai consiglieri (uno per ogni parrocchia in cui è diviso il principato). C'è anche un dormitorio e una cucina risalenti al XVI secolo.
La chiesa di Santa Coloma è una delle più antiche di Andorra. Originariamente fu costruita in stile pre-romanico, ma poi ha subito diversi rifacimenti tra cui il campanile del XII secolo e il portico del XVIII secolo. La chiesa conserva importanti documenti artistici tra cui un'icona lignea del XII secolo rappresentante la Madonna della Misericordia. Sfortunatamente gli splendidi affreschi romanici attualmente si trovano al Museo Culturale Prussiano di Berlino.
La Caldea è una delle più ampie strutture termali europee, con un'architettura futuristica nel cuore dei Pirenei. Ci sono 6000 m2 di saune, piscine, e vasche sia interne che esterne.
Angola
L'Angola è uno stato (1.246.700 km², 12.127.071 abitanti[1], capitale Luanda) dell'Africa centrale.
Confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a est con lo Zambia, a sud con la Namibia e a ovest si affaccia sull'Oceano Atlantico. Fa parte del paese anche l'exclave di Cabinda situata al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo.
È membro dell'ONU, dell'Unione Africana, della Southern African Development Community (SADC) e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio; è inoltre associato all'Unione Europea.
L'Angola è una Repubblica presidenziale, il Presidente attuale è José Eduardo dos Santos, dal 1979.
La lingua ufficiale è quella portoghese.
Le prime tracce di presenza umana in questa regione risalgono alla preistoria. Non sappiamo molto sulle popolazioni che in epoca primitiva abitavano sul territorio, fino a non molto tempo fa si pensava che popolazioni di lingua bantu provenienti da occidente si fossero insediate nella regione introducendo l'agricoltura e la lavorazione del ferro. Alcune prove sul DNA delle popolazioni Cabinda dell'Angola hanno mostrato l'assoluta estraneità della popolazione indigena con altre popolazioni limitrofe.
I primi a sbarcare sulle coste angolane furono i portoghesi nel 1483, la loro penetrazione nell'entroterra scatenò la resistenza da parte dei regni presenti sul territorio e in particolare del regno del Congo e di quello di Ndongo. Le ostilità proseguirono per oltre un secolo nel corso del quale, i portoghesi si dedicarono alla tratta degli schiavi deportando milioni di persone in Brasile e proseguendo nella costruzione di insediamenti nella regione.
Il progressivo sfruttamento delle risorse della colonia non si tradusse in un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione nativa per cui, verso la fine degli anni Cinquanta nacquero dei movimenti indipendentisti. In particolare il Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola (MPLA), fondato nel 1956, decise, nel 1961, di ricorrere alla lotta armata. Nella stessa epoca si costituirono anche altri movimenti indipendentisti, il Fronte di Liberazione Nazionale dell'Angola (FNLA) e l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA), guidato da Jonas Savimbi, le tre formazioni agirono in modo separato e in diverse aree del paese.
Nel 1974, in seguito al colpo di stato in Portogallo, cessarono le ostilità e venne instaurato un governo di coalizione fra i movimenti indipendentisti che ebbe però breve durata, l'11 novembre 1975 il MPLA dichiarò l'indipendenza del paese, riconosciuta dal Portogallo, Agostinho Neto, leader del movimento divenne il primo presidente del paese. Dal luglio 1975 il paese divenne teatro di una guerra civile nella quale erano contrapposti non solo contrasti etnici e interni ma forze straniere interessate alle risorse (petrolio) dell'Angola e alla sua posizione strategica.
Mentre il MPLA, movimento marxista-leninista, era appoggiato da Cuba e dall'Unione Sovietica, l'UNITA era sostenuto da Stati Uniti e Sudafrica. Il conflitto continuò fino alla firma di un accordo di pace, voluto dalle potenze straniere dopo i cambiamenti nello scenario internazionale, siglato il 1 maggio 1991. Nel 1992 si tennero le elezioni presidenziali che videro la vittoria del MPLA, José Eduardo dos Santos, leader del partito, divenne presidente. L'UNITA, guidato da Jonas Savimbi, non accettò l'esito elettorale e il paese entrò in una nuova fase di guerra civile.
Il 20 novembre 1994 a Lusaka in Zambia nel contesto del cosiddetto protocollo Lusaka venne stipulato un secondo accordo di pace che prevedeva la reintegrazione dei ribelli nel governo nazionale e nelle forze armate. Nell'aprile 1997 venne creato un governo di unità nazionale dal quale l'UNITA venne però espulso in seguito alla ripresa delle azioni di guerriglia.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò delle sanzioni contro l'UNITA (28 agosto 1997) e nel 1999 le unità militare angolane sferrarono un duro colpo ai ribelli riprendendo il controllo delle principali città della regione controllata dall'UNITA. Savimbi dichiarò allora la lotta di guerriglia che dilaniò il paese provocando un milione e mezzo di morti e centinaia di migliaia di senzatetto. Le ostilità proseguirono fino alla morte di Savimbi (primavera 2002) quando i ribelli deposero le armi dopo la garanzia di un'amnistia generale e dell'integrazione nelle forze armate ufficiali.
Gli anni di guerra civile rendono più difficoltoso il percorso di democratizzazione del paese, tra le difficoltà è da citare quella delle migliaia di persone che hanno abbandonato i loro villaggi a causa dei conflitti.
Con un'area di 1.246.700 km², l'Angola è il ventitreesimo paese più esteso del mondo. È vasto approssimativamente come il Mali e oltre quattro volte più esteso dell'Italia. La capitale, Luanda, sorge sulla costa nella parte nord occidentale del paese. Le temperature medie si aggirano sulla costa intorno a 16° C in inverno e a 21° C in estate.
Il territorio angolano è caratterizzato da una fascia di altopiani, il più vasto dei quali è quello di Bié, che lo attraversa da nord a sud, l'altitudine media è compresa fra i 700 e i 1000 m s.l.m., sul lato occidentale l'altopiano è delimitato da una dorsale montuosa che raggiunge l'altitudine massima con il Morro de Moco, (2620 m s.lm.). In direzione della costa la scarpata è brusca e digrada rapidamente verso la stretta fascia delle pianure costiere, larga dai 50 ai 100 km.
Sul lato orientale, verso l'interno del continente gli altipiani digradano dolcemente verso il bacino dello Zambesi. Il territorio è caratterizzato da vaste savane e qui si concentra la gran parte della popolazione vista la ricchezza di terreni fertili e le buone condizioni climatiche.
Nella parte sudorientale vi è un'area arida in direzione dell'area desertica del Kalahari, fanno eccezione le vallate dei fiumi Cuando, Cunene e Cubango sulle rive dei quali vi sono terreni coltivabili o sfruttabili per l'allevamento.
La religione è una dimensione importante per il popolo angolano, ancora oggi esistono religioni animiste, anche se giorno dopo giorno stanno perdendo la loro forza e importanza nella vita angolana, esse sono circoscritte alle zone più interne del paese. Le religione praticate oggi sono quella Cristiana Cattolica, Cristiana Protestante, Musulmana in percentuali minime. Sono presenti innumerevoli sette, di matrice brasiliana la maggior parte, contrastate dal governo in questo momento, per i loro catastrofici effetti sociali sulla popolazione angolana.
Valuta: Kwanza Angolana
PIL complessivo (2005): 43.362.000 Dollari USA, 82° posto nel mondo.
PIL pro-capite (2005): 2.813 Dollari USA, 126° posto nel mondo.
Indice di Sviluppo Umano (I.S.U., 2004): 0,439, 161° posto nel mondo.
L'Angola è senza dubbio un paese povero, ma è tra i più sviluppati dell'Africa Centrale: il reddito pro capite è tra i più elevati della zona. Il Paese è caratterizzato da una continua crescita economica (a livello di PIL), ma i ritmi sembrano minacciati dalla storica instabilità della situazione politica. La qualità della vità è davvero bassa: l'ISU, che misura questo fattore, è tra i più bassi del mondo (pur essendo in trend positivo da alcuni anni: dal 2000 al 2004 è passato da 0,403 a 0,439). L'AIDS non è molto diffuso rispetto ai Paesi vicini, ma l'aspettativa di vita rimane bassa e l'analfabetismo arriva al 33,2 per cento. L'agricoltura impiega buona parte della popolazione e si basa su colture cerealicole di sussistenza, ma ci sono anche numerose piantagioni, i cui prodotti sono destinati perlopiù all'esportazione. Dopo la fine del dominio portoghese queste piantagioni hanno perso però gran parte della loro prosperità. Notevolissima la produzione di miele, alla quale si affiancano quelle di olio di palma, riso, banane e tabacco. Sulle coste inoltre è largamente praticata la pesca.
Altro discorso deve essere fatto per le risorse. L'Angola ha un grande potenziale economico, ma il decollo dell'economia è stato reso impossibile per anni a causa della pericolosa situazione interna, che ha anche scoraggiato gli investimenti stranieri. Le risorse sono ingenti. La presenza del petrolio è abbondante, esso viene soprattutto estratto nei dintorni della capitale Luanda. Il petrolio viene gestito da compagnie estere ed è diventato la più importante fonte di ricchezza. Degna di nota è la presenza di tanti altri minerali: gesso, diamanti, oro, rame, fosfati, ferro. In tempi recenti è stata scoperta la presenza di giacimenti di manganese, cobalto e tanti altri minerali. Il settore secondario è poco diffuso, le uniche industrie in notevole espansione sono quelle estrattive, che costituiscono un'ottima parte dello scheletro economico del paese. Ciò si deve naturalmente alle risorse sotterranee. Le altre industrie, poco sviluppate, sono tessili, alimentari, chimiche e delle costruzioni. L'energia elettrica proviene sia da centrali idroelettriche che da centrali termoelettriche. Il legname ha buona voce in capitolo tra le risorse. Le vie di comunicazione sono molto scarse. Ferrovie e strade sono molto poco estese e hanno subito molti danni dalle guerre: questo rende difficili i rifornimenti di qualsiasi genere anche per i centri urbani più grandi. Il governo ha privatizzato molto negli ultimi anni, ma questo processo non ha toccato molto il settore secondario. In tempi recenti gli investimenti da parte di altri paesi sono aumentati apprezzabilmente dopo che per alcuni anni erano stati bloccati, come accennato prima, dalla complessa situazione interna. Il commercio è molto vivace nella capitale Luanda, principale centro economico dell'Angola.
Sono rappresentate dai prodotti agricoli e dagli idrocarburi. Le piantagioni alimentano buona parte delle vendite: i prodotti da esportazione sono caffè, cotone, canna da zucchero, banane e sisal. Ma senza dubbio la fonte più importante è rappresentata dal petrolio, la cui estrazione annua è in media di 10 milioni di tonnellate. Vista l'ingente presenza di minerali, anch'essi alimentino il commercio estero. Viene esportato anche il cemento. Le importazioni sono invece costituite da macchinari per l'industria,prodotti tessili e alimentari e beni di consumo di vario genere.
L'8 ottobre del 2005 la nazionale di calcio dell'Angola si è qualificata ai Campionati mondiali di calcio di Germania 2006. Per la nazionale angolana è stata la prima partecipazione ad un campionato mondiale.La massima serie del calcio angolano è la Girabola.
La nazionale di pallacanestro dell'Angola è una delle migliori rappresentative africane, dall'edizione di Barcellona 1992 è una presenza fissa alle olimpiadi, ha partecipato a cinque edizioni dei mondiali e delle ultime nove edizioni dei campionati africani maschili di pallacanestro ne ha vinte otto, compresa l' ultima giocata in casa nel 2007.
Luanda, già Loanda, è la capitale e la principale città dell'Angola, nonché capoluogo della provincia omonima. Situata sull'Oceano Atlantico, è anche il principale porto marittimo della nazione. Ha una popolazione di circa 2,8 milioni di abitanti (2005).
L'industria comprende la produzione di cibi, bevande, tessile, cemento e altri materiali da costruzione, prodotti in plastica e in metallo, sigarette e scarpe. Il petrolio, estratto nelle vicinanze, viene raffinato in città, anche se questi impianti sono stati ripetutamente danneggiati durante la guerra civile. Luanda dispone di un eccellente porto naturale, e le esportazioni principali sono caffè, cotone, zucchero, diamanti, ferro e sale. Comunque, l'economia di Luanda continua ad essere gravemente danneggiata dai continui conflitti militari in Angola.
Luanda è divisa in due parti, la baixa (città vecchia) e la cidade alta (la parte nuova). La baixa è collocata vicino al porto ed è caratterizzata da vie strette e vecchi edifici coloniali. Gli abitanti di Luanda appartengono principalmente a gruppi etnici africani, tra cui le tribù Ovimbundu, Kimbundu e Bakongo. La lingua ufficiale e più utilizzata è il portoghese, anche se vengono parlate molte lingue indigene imparentate con il bantu. Esiste anche una piccola popolazione di origine europea.
Luanda venne fondata nel 1575 dall'esploratore portoghese Paulo Dias Novias, col nome di São Paulo de Luanda. Nel 1618 venne costruita la fortezza, Fortaleza Sao Pedro da Barra, e successivamente, nel 1634 ne venne costruita un'altra, Fortaleza de Sao Miguel. La città è stata il centro amministrativo dell'Angola fin dal 1627 (eccetto dal 1640 al 1648) e tra il 1550 e il 1850 circa, fu al centro di un grosso traffico di schiavi verso il Brasile.
Dopo l'indipendenza dell'Angola (1975), gran parte della consistente popolazione portoghese della città se ne andò, e venne sostituita da numerosi cubani, molti dei quali soldati. La città è sede di un arcivescovado cattolico, dell'Università dell'Angola e del Palazzo del Governatore.
Confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a est con lo Zambia, a sud con la Namibia e a ovest si affaccia sull'Oceano Atlantico. Fa parte del paese anche l'exclave di Cabinda situata al confine fra Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo.
È membro dell'ONU, dell'Unione Africana, della Southern African Development Community (SADC) e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio; è inoltre associato all'Unione Europea.
L'Angola è una Repubblica presidenziale, il Presidente attuale è José Eduardo dos Santos, dal 1979.
La lingua ufficiale è quella portoghese.
Le prime tracce di presenza umana in questa regione risalgono alla preistoria. Non sappiamo molto sulle popolazioni che in epoca primitiva abitavano sul territorio, fino a non molto tempo fa si pensava che popolazioni di lingua bantu provenienti da occidente si fossero insediate nella regione introducendo l'agricoltura e la lavorazione del ferro. Alcune prove sul DNA delle popolazioni Cabinda dell'Angola hanno mostrato l'assoluta estraneità della popolazione indigena con altre popolazioni limitrofe.
I primi a sbarcare sulle coste angolane furono i portoghesi nel 1483, la loro penetrazione nell'entroterra scatenò la resistenza da parte dei regni presenti sul territorio e in particolare del regno del Congo e di quello di Ndongo. Le ostilità proseguirono per oltre un secolo nel corso del quale, i portoghesi si dedicarono alla tratta degli schiavi deportando milioni di persone in Brasile e proseguendo nella costruzione di insediamenti nella regione.
Il progressivo sfruttamento delle risorse della colonia non si tradusse in un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione nativa per cui, verso la fine degli anni Cinquanta nacquero dei movimenti indipendentisti. In particolare il Movimento Popolare per la Liberazione dell'Angola (MPLA), fondato nel 1956, decise, nel 1961, di ricorrere alla lotta armata. Nella stessa epoca si costituirono anche altri movimenti indipendentisti, il Fronte di Liberazione Nazionale dell'Angola (FNLA) e l'Unione Nazionale per l'Indipendenza Totale dell'Angola (UNITA), guidato da Jonas Savimbi, le tre formazioni agirono in modo separato e in diverse aree del paese.
Nel 1974, in seguito al colpo di stato in Portogallo, cessarono le ostilità e venne instaurato un governo di coalizione fra i movimenti indipendentisti che ebbe però breve durata, l'11 novembre 1975 il MPLA dichiarò l'indipendenza del paese, riconosciuta dal Portogallo, Agostinho Neto, leader del movimento divenne il primo presidente del paese. Dal luglio 1975 il paese divenne teatro di una guerra civile nella quale erano contrapposti non solo contrasti etnici e interni ma forze straniere interessate alle risorse (petrolio) dell'Angola e alla sua posizione strategica.
Mentre il MPLA, movimento marxista-leninista, era appoggiato da Cuba e dall'Unione Sovietica, l'UNITA era sostenuto da Stati Uniti e Sudafrica. Il conflitto continuò fino alla firma di un accordo di pace, voluto dalle potenze straniere dopo i cambiamenti nello scenario internazionale, siglato il 1 maggio 1991. Nel 1992 si tennero le elezioni presidenziali che videro la vittoria del MPLA, José Eduardo dos Santos, leader del partito, divenne presidente. L'UNITA, guidato da Jonas Savimbi, non accettò l'esito elettorale e il paese entrò in una nuova fase di guerra civile.
Il 20 novembre 1994 a Lusaka in Zambia nel contesto del cosiddetto protocollo Lusaka venne stipulato un secondo accordo di pace che prevedeva la reintegrazione dei ribelli nel governo nazionale e nelle forze armate. Nell'aprile 1997 venne creato un governo di unità nazionale dal quale l'UNITA venne però espulso in seguito alla ripresa delle azioni di guerriglia.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite votò delle sanzioni contro l'UNITA (28 agosto 1997) e nel 1999 le unità militare angolane sferrarono un duro colpo ai ribelli riprendendo il controllo delle principali città della regione controllata dall'UNITA. Savimbi dichiarò allora la lotta di guerriglia che dilaniò il paese provocando un milione e mezzo di morti e centinaia di migliaia di senzatetto. Le ostilità proseguirono fino alla morte di Savimbi (primavera 2002) quando i ribelli deposero le armi dopo la garanzia di un'amnistia generale e dell'integrazione nelle forze armate ufficiali.
Gli anni di guerra civile rendono più difficoltoso il percorso di democratizzazione del paese, tra le difficoltà è da citare quella delle migliaia di persone che hanno abbandonato i loro villaggi a causa dei conflitti.
Con un'area di 1.246.700 km², l'Angola è il ventitreesimo paese più esteso del mondo. È vasto approssimativamente come il Mali e oltre quattro volte più esteso dell'Italia. La capitale, Luanda, sorge sulla costa nella parte nord occidentale del paese. Le temperature medie si aggirano sulla costa intorno a 16° C in inverno e a 21° C in estate.
Il territorio angolano è caratterizzato da una fascia di altopiani, il più vasto dei quali è quello di Bié, che lo attraversa da nord a sud, l'altitudine media è compresa fra i 700 e i 1000 m s.l.m., sul lato occidentale l'altopiano è delimitato da una dorsale montuosa che raggiunge l'altitudine massima con il Morro de Moco, (2620 m s.lm.). In direzione della costa la scarpata è brusca e digrada rapidamente verso la stretta fascia delle pianure costiere, larga dai 50 ai 100 km.
Sul lato orientale, verso l'interno del continente gli altipiani digradano dolcemente verso il bacino dello Zambesi. Il territorio è caratterizzato da vaste savane e qui si concentra la gran parte della popolazione vista la ricchezza di terreni fertili e le buone condizioni climatiche.
Nella parte sudorientale vi è un'area arida in direzione dell'area desertica del Kalahari, fanno eccezione le vallate dei fiumi Cuando, Cunene e Cubango sulle rive dei quali vi sono terreni coltivabili o sfruttabili per l'allevamento.
La religione è una dimensione importante per il popolo angolano, ancora oggi esistono religioni animiste, anche se giorno dopo giorno stanno perdendo la loro forza e importanza nella vita angolana, esse sono circoscritte alle zone più interne del paese. Le religione praticate oggi sono quella Cristiana Cattolica, Cristiana Protestante, Musulmana in percentuali minime. Sono presenti innumerevoli sette, di matrice brasiliana la maggior parte, contrastate dal governo in questo momento, per i loro catastrofici effetti sociali sulla popolazione angolana.
Valuta: Kwanza Angolana
PIL complessivo (2005): 43.362.000 Dollari USA, 82° posto nel mondo.
PIL pro-capite (2005): 2.813 Dollari USA, 126° posto nel mondo.
Indice di Sviluppo Umano (I.S.U., 2004): 0,439, 161° posto nel mondo.
L'Angola è senza dubbio un paese povero, ma è tra i più sviluppati dell'Africa Centrale: il reddito pro capite è tra i più elevati della zona. Il Paese è caratterizzato da una continua crescita economica (a livello di PIL), ma i ritmi sembrano minacciati dalla storica instabilità della situazione politica. La qualità della vità è davvero bassa: l'ISU, che misura questo fattore, è tra i più bassi del mondo (pur essendo in trend positivo da alcuni anni: dal 2000 al 2004 è passato da 0,403 a 0,439). L'AIDS non è molto diffuso rispetto ai Paesi vicini, ma l'aspettativa di vita rimane bassa e l'analfabetismo arriva al 33,2 per cento. L'agricoltura impiega buona parte della popolazione e si basa su colture cerealicole di sussistenza, ma ci sono anche numerose piantagioni, i cui prodotti sono destinati perlopiù all'esportazione. Dopo la fine del dominio portoghese queste piantagioni hanno perso però gran parte della loro prosperità. Notevolissima la produzione di miele, alla quale si affiancano quelle di olio di palma, riso, banane e tabacco. Sulle coste inoltre è largamente praticata la pesca.
Altro discorso deve essere fatto per le risorse. L'Angola ha un grande potenziale economico, ma il decollo dell'economia è stato reso impossibile per anni a causa della pericolosa situazione interna, che ha anche scoraggiato gli investimenti stranieri. Le risorse sono ingenti. La presenza del petrolio è abbondante, esso viene soprattutto estratto nei dintorni della capitale Luanda. Il petrolio viene gestito da compagnie estere ed è diventato la più importante fonte di ricchezza. Degna di nota è la presenza di tanti altri minerali: gesso, diamanti, oro, rame, fosfati, ferro. In tempi recenti è stata scoperta la presenza di giacimenti di manganese, cobalto e tanti altri minerali. Il settore secondario è poco diffuso, le uniche industrie in notevole espansione sono quelle estrattive, che costituiscono un'ottima parte dello scheletro economico del paese. Ciò si deve naturalmente alle risorse sotterranee. Le altre industrie, poco sviluppate, sono tessili, alimentari, chimiche e delle costruzioni. L'energia elettrica proviene sia da centrali idroelettriche che da centrali termoelettriche. Il legname ha buona voce in capitolo tra le risorse. Le vie di comunicazione sono molto scarse. Ferrovie e strade sono molto poco estese e hanno subito molti danni dalle guerre: questo rende difficili i rifornimenti di qualsiasi genere anche per i centri urbani più grandi. Il governo ha privatizzato molto negli ultimi anni, ma questo processo non ha toccato molto il settore secondario. In tempi recenti gli investimenti da parte di altri paesi sono aumentati apprezzabilmente dopo che per alcuni anni erano stati bloccati, come accennato prima, dalla complessa situazione interna. Il commercio è molto vivace nella capitale Luanda, principale centro economico dell'Angola.
Sono rappresentate dai prodotti agricoli e dagli idrocarburi. Le piantagioni alimentano buona parte delle vendite: i prodotti da esportazione sono caffè, cotone, canna da zucchero, banane e sisal. Ma senza dubbio la fonte più importante è rappresentata dal petrolio, la cui estrazione annua è in media di 10 milioni di tonnellate. Vista l'ingente presenza di minerali, anch'essi alimentino il commercio estero. Viene esportato anche il cemento. Le importazioni sono invece costituite da macchinari per l'industria,prodotti tessili e alimentari e beni di consumo di vario genere.
L'8 ottobre del 2005 la nazionale di calcio dell'Angola si è qualificata ai Campionati mondiali di calcio di Germania 2006. Per la nazionale angolana è stata la prima partecipazione ad un campionato mondiale.La massima serie del calcio angolano è la Girabola.
La nazionale di pallacanestro dell'Angola è una delle migliori rappresentative africane, dall'edizione di Barcellona 1992 è una presenza fissa alle olimpiadi, ha partecipato a cinque edizioni dei mondiali e delle ultime nove edizioni dei campionati africani maschili di pallacanestro ne ha vinte otto, compresa l' ultima giocata in casa nel 2007.
Luanda, già Loanda, è la capitale e la principale città dell'Angola, nonché capoluogo della provincia omonima. Situata sull'Oceano Atlantico, è anche il principale porto marittimo della nazione. Ha una popolazione di circa 2,8 milioni di abitanti (2005).
L'industria comprende la produzione di cibi, bevande, tessile, cemento e altri materiali da costruzione, prodotti in plastica e in metallo, sigarette e scarpe. Il petrolio, estratto nelle vicinanze, viene raffinato in città, anche se questi impianti sono stati ripetutamente danneggiati durante la guerra civile. Luanda dispone di un eccellente porto naturale, e le esportazioni principali sono caffè, cotone, zucchero, diamanti, ferro e sale. Comunque, l'economia di Luanda continua ad essere gravemente danneggiata dai continui conflitti militari in Angola.
Luanda è divisa in due parti, la baixa (città vecchia) e la cidade alta (la parte nuova). La baixa è collocata vicino al porto ed è caratterizzata da vie strette e vecchi edifici coloniali. Gli abitanti di Luanda appartengono principalmente a gruppi etnici africani, tra cui le tribù Ovimbundu, Kimbundu e Bakongo. La lingua ufficiale e più utilizzata è il portoghese, anche se vengono parlate molte lingue indigene imparentate con il bantu. Esiste anche una piccola popolazione di origine europea.
Luanda venne fondata nel 1575 dall'esploratore portoghese Paulo Dias Novias, col nome di São Paulo de Luanda. Nel 1618 venne costruita la fortezza, Fortaleza Sao Pedro da Barra, e successivamente, nel 1634 ne venne costruita un'altra, Fortaleza de Sao Miguel. La città è stata il centro amministrativo dell'Angola fin dal 1627 (eccetto dal 1640 al 1648) e tra il 1550 e il 1850 circa, fu al centro di un grosso traffico di schiavi verso il Brasile.
Dopo l'indipendenza dell'Angola (1975), gran parte della consistente popolazione portoghese della città se ne andò, e venne sostituita da numerosi cubani, molti dei quali soldati. La città è sede di un arcivescovado cattolico, dell'Università dell'Angola e del Palazzo del Governatore.
Iscriviti a:
Post (Atom)