Tirana

Tirana (in albanese: Tiranë o Tirana) è la capitale e la più grande città dell'Albania. Situata a 41.33°N, 19.82°E, nel distretto e nella prefettura o contea dallo stesso nome. La sua popolazione è stimata ufficialmente a 853.400 abitanti nel 2003, anche se altre stime con la provincia nel 2006 portano la cifra fino a 1.000.000. Fondata nel 1614, divenne capitale dell'Albania nel 1920.
Geografia Posizionata sul fiume Ishem, Tirana è il principale centro politico industriale e culturale dell'Albania. Le industrie principali sono quelle dei settori di costruzione edile, alimentare, elettro-meccanico, tessile, farmaceutico, e metallurgico. Tirana ha sperimentato una rapida crescita, con la nascita di numerose industrie, a partire dagli anni '20.
Caratteristiche
Tirana sta attualmente cercando di sviluppare un industria del turismo, anche se questo sforzo è ostacolato dall'instabilità politica della regione, causata dai conflitti militari degli anni '90 in Albania e nelle confinanti Bosnia-Erzegovina, Kosovo e Macedonia.
Storia
Tirana è una città millenaria; alcuni resti archeologici si possono vedere in diversi siti, tra cui il castello del Palazzo dei Pionieri "Pallati i pioniereve" (oggi residenza della famiglia Zog, regnante sull'Albania dal 1924 al 1939). L'origine del nome è discussa. Spesso si parla del nome "Tehran" come nome originario in onore della vittoria militare a Teheran in Persia (oggi Iran), del generale ottomano Sulejman Pasha, il quale rifondò Tirana nel 1614, costruendovi una moschea, un forno e un bagno turco. In molti ritengono che Tiraneum fosse il vecchio nome della città e di conseguenza che il nome odierno derivi da esso.
La piccola città venne scelta come capitale temporanea dell'Albania (una scelta di compromesso tra il nord e il sud del paese), dal governo albanese provvisorio stabilito dal Congresso di Lushnjë (gennaio 1920). Nel novembre 1944 vi si insediò il governo comunista di Enver Hoxha.
La popolazione della città, stimata a soli 12.000 abitanti nel 1910, salì a 30.000 nel censimento del 1930 e a 60.000 nel 1945, nonostante l'intervento dell'occupazione straniera e della guerra. Durante gli anni '50 Tirana sperimentò un periodo di rapida crescita di urbanizzazione industriale, che portò gli abitanti a 137.000 nel 1960. Alla fine degli anni '90 Tirana ebbe la sua crescita più rapida, quando molti albanesi dal nord e dal sud di spostarono nella capitale per cercare una vita migliore.
Attualmente, la città soffre a causa della sovrapopolazione e della gestione dei rifiuti, per carenza di acqua corrente ed elettricità. Il problema viene esacerbato dall'invecchiamento delle infrastrutture. Nonostante i problemi, Tirana ha anche visto una rapida crescita nella costruzione di nuovi edifici.
Negli ultimi anni l'inquinamento è diventato un altro grosso problema per Tirana, poiché il numero di automezzi è cresciuto notevolmente. Si tratta per la maggior parte di vecchie auto diesel fuori dalle norme UE, che inquinano molto di più dei modelli in circolazione nel resto d'Europa. In aggiunta, il carburante importato dalla Grecia e dalla Turchia, usato in Albania contiene maggiori quantità di zolfo e piombo, rispetto a quanto consentito dai regolamenti nei paesi UE.
L'attuale sindaco di Tirana, Edi Rama, ha cercato di migliorare il panorama cittadino, le strade e gli spazi pubblici, ripulendo le rive del fiume Lana, e ristrutturando vecchi edifici.
Negli anni a cavallo tra gli '80 e i '90, Tirana fu il punto focale di violente dimostrazioni, che in definitiva portarono al collasso del governo comunista.
Elementi culturali
La moschea Etem Bei, la cui costruzione venne iniziata da Molla Bey nel 1789, e terminata nel 1821 dal figlio, Haxhi Ethem Bey, bisnipote di Sulejman Pasha è uno dei monumenti più significativi. Un altro luogo d'interesse, situato vicino alla moschea, in Piazza Skanderbeg, è la torre dell'orologio (Kulla e Sahatit) costruita nel 1830. Nel 2001, venne terminata la più grande chiesa di Tirana, la Chiesa Cattolica di San Paolo.
La città è sede dell'Università di Tirana, fondata nel 1957, e di molti edifici governativi e culturali, come l'Accademia delle Scienze Albanese, l'Istituto di Ricerca, l'Accademia delle Arti, l'Università dell'Agricoltura, l'Accademia Militare, l'Istituto del Ministero degli Interni, l'Assemblea del Popolo e l'Alta Corte Costituzionale.

Albania

L'Albania [al-ba-nì-a] (denominazione ufficiale: Repubblica di Albania, in albanese: Republika e Shqipërisë, in IPA ['ɾepublika e 'ʃcipəɾisə]) - detta anche Shqipëria, letteralmente Paese delle aquile - è uno stato della Penisola balcanica, nel sud-est dell'Europa.
Confina a nord-ovest con il Montenegro, a nord-est con il Kosovo, a est con la Macedonia e a sud con la Grecia; le sue coste si affacciano sul Mar Adriatico e sul Ionio.
L'Albania è una Repubblica Parlamentare, l'attuale Primo ministro è Sali Berisha (in carica dal 2005), il Presidente della Repubblica è invece Bamir Topi (in carica dal 2007).
La lingua ufficiale del paese è l'albanese.
Il territorio albanese è stato abitato fin dall'antichità, come dimostrano i ritrovamenti archeologici e gli studi antropologici su campioni di resti umani del medio-tardo paleolitico, risalenti a un periodo compreso tra 100.000 e 10.000 anni fa, rinvenuti presso la località di Xare e nelle caverne di Santa Marina a Saranda, nel sud del paese.
Sull'origine degli albanesi la storiografia ci offre poche informazioni. Comunque alcuni studiosi ipotizzarono che gli albanesi siano etnicamente discendenti degli antichissimi Pelasgi [2] [3], e successivamente in tempi più recenti siano stati chiamati col nome di Illiri da scrittori antichi greci e romani. Tuttavia nel giorno d'oggi pochi supportano la tesi dei Pelasgi.
Sulla storia antica dell'Albania, le antiche fonti letterarie offrono poche e vaghe notizie. In generale, si pensa che l'Albania sia stata abitata dagli Illiri, ritenuti i predecessori degli attuali albanesi. Intorno al VI secolo a.C. gli stessi Illiri, grazie ad un rapido sviluppo economico agricolo e produttivo artigianale determinato dalla metallurgia — per uso civile e militare — del bronzo e del ferro, svilupparono una forte identità comune, rafforzando il predominio sul territorio con il commercio e, in molti casi, con atti di pirateria. Fondarono importanti città sulla costa mediterranea, tra cui le attuali Durazzo (in albanese: Durrës), Valona (Vlorë), Scutari (Shkodër), Alessio (Lezhë o Lezha), Butrinto (Butrinti), Santi Quaranta ( Sarandë) e Argirocastro (Gjirokaster).
L'antica Illiria, era il paese dei liberi "liri"[4]. Si estendeva nei Balcani occidentali a sud del Danubio ed era formata da una serie di tribù evolute che vivevano attorno alle città stato, a capo delle quali c'era un unico re.
Con il re Glauco, il paese aveva raggiunto il massimo dell'evoluzione, il suo erede fu Agron che aveva tendenze militari, e secondo il racconto di Stradone, nessuno dei suoi predecessori aveva reso tanto potente il paese dal punto di vista bellico; dopo la morte di Agron andò al trono la regina Teuta che durante il suo Regno stipulò molti trattati e alleanze.
Dopo che un membro di ambasceria romana fu ucciso, Roma attaccò l'Illiria con ingenti forze, e dopo uno scontro cruento, le 2 parti decisero una tregua con condizioni giudicate disonorevoli dalla regina Teuta, che si suicidò. Venne sostituita dal re Genzio, diplomatico e naturalista.
Genzio decise di fondare la città di Shkodra (Scutari), nel nord dell'Albania attuale, capitale dell'Illiria; accrebbe il potere centrale e ordinò che solo Scutari potesse battere moneta. Purtroppo, non tutte le città-Stato aderirono, rendendo, forse sotto pressione romana, più gracile e vulnerabile l'Illiria.
Con il pretesto di un'alleanza di Genzio con la Macedonia, Roma sferrò una terza guerra contro l'Illiria divisa, indebolita, e la conquistò nel 168 a.C. completando il dominio su tutti i Balcani.
Diversi imperatori romani furono di origine illirica, tra cui Aureliano (214-275), Diocleziano (255-313), Costantino il Grande (274-337), Giustino I (450-528), Giustiniano il Grande (482-565), Giustino II (morto nel 578).
L'invasione dell'esercito romano nel II secolo a.C., come altrove ,comportò l'integrazione e e l'assimilazione delle popolazioni locali, specie sulle coste. Il territorio fece in seguito parte della provincia romana dell'Illiria (Illiricum), all'epoca di Gaio Giulio Cesare. È a Durrachium (odierna Durazzo) infatti che Cesare combatté contro Gneo Pompeo Magno
Al crollo dell'Impero romano, sul finire del IV secolo, l'Illiria si ritrovò sotto il dominio dell'Impero bizantino e subì, in rapida successione, le invasioni di popolazioni barbare come i Goti e gli Avari; intorno al V secolo fu la volta degli Slavi macedoni, che occuparono la parte settentrionale del territorio illirico.
Al crollo dell'Impero romano, sul finire del IV secolo, l'Illiria si ritrovò sotto il dominio dell'Impero bizantino e subì, in rapida successione, le invasioni di popolazioni barbare come i Goti e gli Avari; intorno al V secolo fu la volta degli Slavi macedoni, che occuparono la parte settentrionale del territorio illirico.
Nel 1478 il territorio del Principato dell'Albania entrò a far parte parte dell'Impero ottomano col nome di Arnawutluq.
L'esercito ottomano conquistò l'Albania, che però ebbe azioni gloriose dal 1443 al 1479 con l'eroe Giorgio Kastrioti Skanderbeg, il principe di Kruje, con gesti che hanno dello straordinario, unì le tribù dell'Epiro e dell'Albania, e resistette per 25 anni ai tentativi di conquista dell'Impero Ottomano. È per questo considerato l'eroe nazionale dell'Albania. Skanderbeg fu preso dai turchi dall'età giovanile e fu cresciuto facendo carriera nell'esercito ottomano.
Skanderbeg combatté per gli Ottomani, fino a quando alla testa di un gruppo di fedelissimi, si riprese il castello di Kruje in Albania. Il sultano Murad II, furioso per il tradimento, inviò contro gli albanesi, un potente esercito, guidato da Ali Pascià alla testa di 100.000 uomini. Le forze di Skanderbeg erano notevolmente inferiori numericamente (non superavano mai i 25.000), ma grazie alla sua tattica militare i turchi riportarono una cocente sconfitta. La sconfitta degli ottomani infuriò il sultano a tal punto di ordinare un'altra spedizione contro gli albanesi, Firuz Pascià partì quindi con un'altro esercito, ma skanderbeg ne uscì anche questa volta vittorioso, Skanderbeg si guadagnò i titoli di "difensore impavido della civiltà occidentale" e "atleta di Cristo" dal papa.
Ma Murad II non si rassegnava, dispose agli ordini di Mustafà Pascià due eserciti per un complessivo di 25.000 uomini, di cui metà cavalieri, che si scontrarono con gli Albanesi, l'esito fu disastroso, si salvarono solo pochi turchi e a stento Mustafà Pascià. Le imprese di Skanderbeg, tuttavia, preoccupavano i Veneziani, che vedendo in pericolo i traffici nel frattempo stabiliti con i Turchi, si allearono con il sultano per contrastare Skenderbeg. La battaglia vide la sconfitta dei veneziani.
Nella primavera del 1449, Murad II in persona intervenne contro l'Albania alla testa di 100.000 soldati. Tra scontri ed assedi i Turchi persero metà dell'esercito e il comandante Firuz Pascià venne ucciso personalmente da Skanderbeg.
Continuò così in tentativo di conquista dell'impero di Skanderbeg da parte dei più abili pascià turchi, con spedizioni continue contro il castello di Kruje, nessuna di queste però ne usciva vittoriosa
La fama di Skanderbeg ora era incontenibile, i principati europei venivano a sapere della sua accanita resistenza contro l'espansione ottomana. Nel 1458 si recò in Italia per aiutare Ferdinando I, re di Napoli, figlio del suo amico e protettore Alfonso d'Aragona nella lotta contro il rivale Giovanni d'Angiò e del suo esercito.
Intanto, altre due armate turche comandate da Hussein Bey e Sinan Bey, nel febbraio del 1462, mossero contro gli albanesi costringendo Skanderbeg a rientrare in tutta fretta nella sua patria, per guidare il suo esercito. Ci fu una furiosa battaglia presso Skopljë che vide la spedizione turca annientata. Sceremet-bey fu incaricato di muovere contro gli albanesi ma i turchi furono nuovamente sconfitti. Il papà ipotizzo addirittura una crociata contro gli ottomani guidata da Skanderbeg, ma non riuscì mai a portare a termine l'impresa in quanto morì. L'anno dopo, scongiurato il pericolo della crociata, il Sultano intravide la possibilità di farla finita con il Castriota, mise insieme un poderoso esercito affidandolo ad un traditore albanese, il quale era stato cresciuto allo stesso modo di Skanderbeg, Ballaban Pascià. Ma anche quest'impresa fallì; l'esercito turco fu messo in fuga dalle forze albanesi. Ancora una volta, nella primavera del 1466, riunì forze imponenti, mosse contro gli albanesi e cinse d'assedio Krujë; una serie di scontri furiosi, nel corso dei quali Ballaban Pascià fu ucciso, portarono Skanderbeg ad un'ennesima e straordinaria vittoria. Maometto II ostinatissimo, nell'estate del 1467, pose di nuovo l'assedio a Krujë, ma, dopo innumerevoli tentativi, dovette rassegnarsi e ritirarsi.
Finché Skanderbeg rimase in vita, i turchi non riuscirono mai a conquistare il suo impero. Skanderbeg morì di malaria, ad Alessio, il 17 gennaio 1468. Krujë l'eroica cittadina cadde nelle mani turche dieci anni dopo. Secondo parte degli studiosi, l'Italia e l'Europa ora erano salve, l'impero Ottomano non aveva più abbastanza potere da arrivare a portare l'Islam fino a Roma. Ma per l'Albania, ormai distrutta e saccheggiata non ci fu altra soluzione in quanto ormai conquistata e divenne parte dell'impero ottomano nel 1478. [5]
Le Province Illiriche furono uno dei governatorati dell'Impero napoleonico, costituito in seguito al trattato di Vienna (14 ottobre 1809). Comprendeva gli antichi domini veneziani della Dalmazia e dell'Istria, Ragusa, e le province austriache dell'Alta Carinzia, Carniola, Istria, Friuli e Croazia meridionale. Occupate dagli Austriaci nel 1813, le Province Illiriche furono assegnate agli Asburgo dal congresso di Vienna.
Al termine della Prima Guerra Balcanica, il 28 novembre 1912, alcuni esponenti politici del paese - tra cui Ismail Qemali - dichiararono l'indipendenza dell'Albania dall'Impero Ottomano mentre il paese versava nel disordine civile e politico. Diversi governi si succedettero nel tentativo di sviluppare uno stato laico, indipendente e democratico. Tali tentativi furono appoggiati dalle élite intellettuali, da parte della piccola e media borghesia nazionalista urbana, da parte della nobiltà e dei rappresentanti dei ceti elevati delle famiglie albanesi nazionaliste e dalla comunità legata alla diaspora albanese in Europa e negli Stati Uniti d'America, con il supporto e l'intervento della Società delle Nazioni negli anni '20.
Il processo di riforma democratica e laica fu interrotto dal colpo di stato politico-militare guidato da Ahmet Zogu, che trasformò la nazione in un regno, autonominatosi re col nome di Zog I.
Nel periodo 1924-1943 si svilupparono intensi rapporti bilaterali economici tra Italia e Albania.
Il regime monarchico fu rovesciato nel 1939, quando l'Albania fu occupata dall'esercito italiano. Vittorio Emanuele III venne proclamato re d'Albania.
Dopo l'8 settembre 1943, subito dopo la firma dell'armistizio con gli Alleati da parte del Governo italiano, l'Albania venne invasa dall'esercito nazista.
Si formò così un movimento composto da gruppi nazionalisti e di resistenza partigiana (formato principalmente dai componenti dal partito nazional-comunista guidato da Enver Hoxha). Ci fu anche il contributo degli ex militari italiani che formarono la formazione partigiana Brigata Gramsci (Albania). La resistenza antinazista riuscì a prendere il controllo del paese nel 1944. I nazionalisti e i patrioti antifascisti albanesi si organizzarono nella L.A.N.Ç. - Lufta Antifashiste Nazional Çlirimtare.
L'Albania è il solo paese europeo in cui tutti gli ebrei sono stati salvati durante la seconda guerra mondiale. Nel corso del conflitto, infatti, il numero degli ebrei è aumentato; molti vi emigrarono per salvarsi dalle legge razziali. Se prima della II Guerra Mondiale vivevano in Albania circa 200 ebrei, alla fine della guerra gli ebrei sopravvissuti erano circa 2000. Solo una famiglia ebrea è stata uccisa, non perché ebrea, quanto piuttosto perché collaborava con i partigiani. La popolazione albanese e le stesse autorità albanesi rifiutavano di consegnare gli ebrei durante gli anni dell'occupazione fascista e nazista. Al contrario, li nascondevano, travestivano, gli procuravano documenti falsi per salvarne la vita.[
Cinque anni dopo, in seguito alla la caduta del Muro di Berlino, si ebbe un movimento di rivolta, guidato dagli studenti e dai professori universitari di Tirana, da intellettuali moderati e da tecnici delle fabbriche, che portò alla rinascita della democrazia e al ripristino del multi-partitismo. Il Paese soffriva però di molti problemi legati al limitatissimo sviluppo socio-economico. La prima riforma legislativa riguardò la nuova Costituzione e il revisionismo del sistema politico in un economia di transizione; in particolare il diritto alla proprietà privata venne sostituito alla gestione statale dei beni. Successivamente venne intrapresa la lunga strada verso l'adeguamento ai programmi europei del Patto di stabilità e crescita secondo il protocollo del Trattato di Maastricht.
L'Albania sta conducendo con l'Unione Europea il percorso di adesione alla stessa Unione. Negli ultimi anni ha fatto registrare progressi più o meno ampi nel rispetto di tutti i criteri di adesione: democrazia, stato di diritto, economia. Queste le tappe già percorse:
12 giugno 2006: Firma l'Accordo di Stabilizzazione e Associazione;
9 novembre 2006: Inoltro presso il Segretariato Generale dell'Unione Europea degli strumenti di ratifica dell'Accordo di Associazione.
Le sue coste, bagnate dal Mare Adriatico e dal Mar Ionio, misurano 363 km. Le pianure occidentali si affacciano sul mare Adriatico, in particolare sul canale d'Otranto, che separa l'Albania dalla Puglia e misura circa 72 km dall'estremo oriente del Salento alle coste albanesi.
Il territorio è costituito da una piccola porzione di terreno pianeggiante e agricolo (700.000 ettari di terre agricole prevalentemente nella fascia costiera e nelle pianure di Myzeqe e Korca), mentre la gran parte del territorio è collinare, montagnoso e impervio. La vetta più alta raggiunge i 2.753 m di altezza. Il clima nell'entroterra è principalmente di tipo continentale, mentre la fascia costiera è caratterizzata da un clima mediterraneo.
Trovandosi ad una latitudine soggetta a diverse caratteristiche climatiche durante le stagioni estiva ed invernale ed avendo la costa affacciata sui mari Adriatico e Ionio e le regioni montuose appoggiate all'elevata massa dei Balcani, l'Albania ha un elevato numero di regioni climatiche considerata la sua modesta superficie.
Le pianure litoranee hanno tipicamente un clima mediterraneo, le regioni montuose hanno un clima continentale mediterraneo. Sia nelle pianure che nell'interno, il clima varia marcatamente da nord a sud. Le pianure hanno inverni miti, con una temperatura media di 7°C. D'estate la temperatura media è di 24°C con un'alta percentuale di umidità. Nelle pianure del sud, le temperature medie sono di circa cinque gradi più alte durante tutto l'anno. La differenza è più marcata durante l'estate.
L'Albania è suddivisa amministrativamente in 12 prefetture o "contee" (il termine ufficiale è qark/qarku, ma viene usato anche prefekturë/prefektura), a loro volta suddivise in 36 distretti (rrethe in albanese). Vi sono poi 351 comuni. La capitale del paese, Tirana, è sottoposta a uno statuto particolare in quanto metropoli.
Oltre alla capitale Tirana, che insieme ai comuni limitrofi conta circa 1.000.000 abitanti, le città principali sono Durazzo, Scutari, Elbasan, Korca/Corizza , Valona e Fier.
La lingua ufficiale è l'albanese, anche se una parte della popolazione dell'estremo sud parla il greco. Una minoranza linguistica nell'est parla il macedone e un'altra minoranza linguistica nel nord-ovest parla il serbo (dialetto iekavo). Ampiamente conosciuta è la lingua italiana.
Composizione etnica[6]:
Albanesi 95%, Greci 3% Altri 2% (Valacchi, Zingari Rom, Serbi, Macedoni, Bulgari secondo una stima del 1989; le stime sulla popolazione greca variano nello stesso anno da un minimo dell'1%, secondo i dati albanesi, sino al 12%, secondo una ONG Greca).
La diaspora albanese vanta una tradizione secolare e riguarda molti Paesi e in particolare l'Italia. Si calcola che la più antica migrazione fu quella che riguardò un cospicuo gruppo di persone della comunità Arbëreshë, i cui discendenti vivono ancora oggi in alcune regioni del sud Italia.
Gli abitanti dell'antico territorio d'Illiria praticavano riti pagani e credevano nei miti della guerra, della natura e degli animali.
Il cristianesimo si diffuse nelle terre illiriche durante il I secolo d.C.
San Paolo scrisse di aver predicato anche nelle province romane dell'Illiria, e le Sacre Scritture [citazione necessaria] narrano di una sua visita a Durazzo: l'apostolo conobbe l'Albania grazie ai suoi viaggi via terra dalla Giudea a Roma, durante i quali ci si imbarcava a Durazzo per raggiungere la penisola Italica.
L'opera di cristianizzazione fu portata avanti, in seguito, anche dai missionari cristiani attraverso l'antica Via Egnatia e il territorio dell'antica Illiria, dove si fondano le prime comunità e chiese cristiane illiriche. Secondo recenti scoperte archeologiche come le Sinagoghe Ebree nelle città di Saranda e Valona [citazione necessaria], in alcune città costiere del territorio dell'Albania in quei tempi sorsero anche alcune piccole comunità ebraiche. Le comunità cristiane rimasero legate alla Chiesa cattolica grazie alla presenza di capi spirituali italiani e albanesi e alla volontà dei principi dei clan Arianiti, Kastrioti, Balshaj, Topiaj, Gjon Markaj, Dukagjini, Muzakaj.
In seguito alla divisione dell'Impero Romano in Impero d'Oriente e d'Occidente nel 395, il territorio oggi noto come Albania venne posto sotto la giurisdizione dall'Impero d'Oriente, ma in termini ecclesiastici rimase dipendente da Roma. Nel 732 l'imperatore bizantino, Leone l'Isaurico, assoggettò l'area al patriarcato di Costantinopoli. Per secoli la terra di Albania divenne l'arena delle lotte ecclesiastiche fra Roma e Costantinopoli. Molti degli albanesi gheghi che vivevano a nord del fiume Shkumbini (area comprendente l'odierna Durazzo-Apollonia-Elbasan fino a Korca e l'area di Scutari, la pianura compresa fra il Mare Adriatico e il lago di Scutari) si convertirono al Cattolicesimo, mentre gli albanesi toschi che vivevano fra le regioni montuose del sud-est e le regioni sudoccidentali a sud del fiume Shkumbini aderirono alla Chiesa Ortodossa di rito Bizantino. Una volta scoppiata la guerra tra Impero Romano e Impero Bizantino, quest'ultimo invase il territorio dell'Epiro del nord, dell'Arberia, della Grecia e della Macedonia. Le comunità cristiane sotto il regime politico-militare dell'Impero Bizantino si divisero sia dai riti ortodossi (passando alla liturgia della Sacra Scrittura e ai simboli cristiani), sia dall'autorità di Costantinopoli del clero bizantino.
Seguì l'occupazione da parte dell'Impero Ottomano durante la quale l'autorità turca imponeva la conversione sia con la tassazione sulla proprietà delle famiglie albanesi, sia con la minaccia di arruolare i figli nelle campagne militari. In molti accettarono la conversione imposta.
Nel periodo 1944-1990, tutte le religioni erano proibite durante il regime nazional-comunista di Enver Hoxha, quando l'ateismo di stato era stato assunto a principio costituzionale ed imposto con la forza.
Le confessioni religiose diffuse in Albania furono represse e interdette dal regime al potere dal 1946 al 1990. Oggigiorno il culto è consentito e vi è un aumento di fedeli di varie religioni. Il problema principale è la mancanza di sacerdoti e di suore nei diversi ordine religiosi di nazionalità albanese con diverse professioni in servizio delle persone nelle loro comunità religiose, sono pochi novizie di nazionalità albanese che studiano scienze teologiche e filosofiche nel Seminario di Scutari e di ricerca teologica presso le università pontificio a Roma e in Italia, ma anche nelle altre discipline accademiche di scienze umane, antropologia, pedagogia ed educazione, agricoltura e in etica medica e biologica. Un altro problema giuridico è anche la restituzione delle proprietà immobiliari di tutti gli ordini religiosi in Albania, confiscati dai governi durante il regime totalitario comunista.
Secondo alcuni dati degli anni 1938 e le ricerche quantitative permanenti di alcuni centri di ricerca sociale, organizzate dalla Facoltà delle Scienze Sociali presso l'Università di Tirana e dalle altre pubbliche Università di Scutari, Elbasan, Valona, Argirocastro e Korca, la popolazione religiosa si suddivide in [7]:
Religione Musulmana e Bektashiana (70%). Religione Cattolica (10%, vedi Chiesa Cattolica in Albania), a sua volta suddivisa in: Chiesa Cattolica Romana di rito Latino; Chiesa Cattolica di rito bizantino, (Chiesa Cattolica romana italo-albanese) in particolare le comunità delle minoranze linguistiche Arbëreshë in Italia Meridionale e gli Arvaniti di origine albanese in Grecia(Chiesa Cattolica romana greco-albanese); Religione Ortodossa albanese e greca (Chiesa Ortodossa (20%) rito bizantino e greco);
Capo di stato dell'Albania è il Presidente della Repubblica eletto ogni cinque anni con i 3/5 dei voti dell'Assemblea (Kuvendi) a scrutinio segreto. La maggior parte dei 140 membri dell'Assemblea viene eletta ogni 4 anni.
L'attuale presidente è Bamir Topi, eletto nel luglio 2007.
Il Presidente ha il potere di garantire il rispetto della costituzione e di tutte le leggi, opera come comandante supremo delle forze armate, esercita le funzioni dell'Assemblea quando l'Assemblea non è in carica.
Il Presidente, con la proposta del leader del partito o coalizione di partiti che detiene la maggioranza nell'Assemblea, nomina il Primo Ministro, il quale propone al Presidente i membri del Consiglio dei Ministri. L'intero Consiglio poi viene approvato dal voto dell'Assemblea.
Il potere esecutivo viene esercitato dal Consiglio dei Ministri. Il presidente del Consiglio è nominato dal Presidente; i ministri sono anche essi nominati dal Presidente sulla base di raccomandazioni del Primo Ministro. L'Assemblea del Parlamento dà l'approvazione definitiva alla composizione del Consiglio. Il Consiglio è responsabile sia della politica interna che estera. Dirige e controlla l'attività dei Ministeri e di altri organi dello Stato.
Ordinamento scolastico e il sistema universitario
In Albania attualmente ci sono università di diritto pubblico statali e private che sono nella fase di sviluppo dei curricula accademica per il riconoscimento del titolo di studio con ECTS European Credit Transfert System, con obiettivo l'integrazione nel sistema accademico e universitario dell'Unione Europea, secondo il processo della dichiarazione di Bologna.
Molte hanno sedi a Tirana, come l'Università statale di Tirana, il Politecnico statale, l'Università statale Agraria, Accademia statale delle Belle Arti e della Musica, l'Accademia statale dell'Educazione Fisica e per lo Sport (Scienze dello Sport), l'Università statale degli Studi Militari, l'Accademia statale della Polizia, le due ultime in collaborazione (per la riforma dei curricula accademica) con le strutture di formazione della NATO, PAMECA (missione dell'Unione Europea in Albania), e con specializzazioni nelle accademie dell'Esercito Italiano e Carabinieri in Italia ecc.
Altri sedi universitarie pubbliche sono nelle principali città: Scutari, Durazzo, Elbasan, Korca, Valona e Gjirokastra.
Attualmente ci sono 15 università private come status economico in Società a responsabilità limitata (S.r.l.), e una fondazione italiana no profit, da questi (S.r.l.), 10 sono proprietà dei investitori privati albanesi, 1 turco, 2 greco-cipriota, 1 greco-americana, 1 italiana di educazione a distanza (e-learning). L'offerta delle università private in Albania è invece maggiormente concentrata sulle facoltà di economia finanziaria e commercio, giurisprudenza, medicina, odontoiatria, ingegneria elettronica, edile e architettura.
Sistema sanitario
Forze armateLe forze armate albanesi sono supervisionate dal Quartier Generale dello Stato Maggiore e consistono in forze armate di terra (esercito), commando forza navale (marina), difesa aerea, commando di dottrina e formazione e commando logistico. Nel 2002, le forze armate albanesi hanno lanciato un programma di riforma di 10 anni sponsorizzato e supervisionato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per perfezionare e modernizzare significativamente le proprie forze armate. Ad oggi l'esercito impiega più di 25.000 soldati. Lavorando in vista dell'adesione alla NATO, i paesi del Patto Adriatico (Albania, Croazia e Repubblica di Macedonia) attendono di potersi unire all'alleanza Euro-Atlantica della NATO nel 2008. In aprile 2008, l'Albania e la Croazia hanno ricevuto un formale invito di adesione alla NATO. Attualmente l'esercito albanese partecipa a missioni di pace sia in Afganistan, sia in Iraq.
Politica
Politica internaCapo del Governo attualmente è il primo Ministro Sali Berisha del Partito Democratico Albanese (PD) che ha vinto le elezioni del 3 luglio 2005. Egli è a capo di una coalizione politica di centro e centrodestra di cui fanno parte anche:
il Partito Repubblicano Albanese (PR) guidato da Fatmir Mediu; il Nuovo Partito Democratico Albanese (PDR) guidato da Genc Pollo; il Partito Democristiano Albanese (PDK) guidato da Nard Ndoka; l'Unione Liberal-Democratica Albanese (BLD). Sono entrati nel governo attuale precedentemente alleati con i socialisti e la sinistra anche:
il Partito della Minoranza Greca (PBDNJ) con un ministro (Koco Barka) e due vice-ministri; il Partito Agrario Ambientalista Albanese (con Lufter Xhuveli).
Elezioni del 3 luglio 2005Le elezioni del 2005 si sono svolte in clima pacifico, l'affluenza ha sfiorato il 60% ed è molto alta se si considera che molti cittadini sono emigrati all'estero. L'OSCE(Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa) ha ammesso che sono state elezioni sostanzialmente regolari, il fatto stesso che la coalizione socialista al governo che controllava gli apparati dello stato abbia perso è indice che in fondo la consultazione è stata regolare, nonostante molti limiti.
Lo scontro è stato tra il blocco socialista al governo da 8 anni e il blocco democratico-conservatore di centrodestra. Il sistema elettorale è complicato: il parlamento unicamerale con 140 seggi viene eletto su base maggioritaria per 100 seggi e su base proporzionale con scorporo per i rimanenti 40 seggi.
Nel dettaglio sui 100 seggi maggioritari
i candidati del Partito Democratico d'Albania (PDSH) di Sali Berisha hanno vinto in 56 casi (soprattutto nel nord), i candidati del Partito Socialista d'Albania (PSSH) di Fatos Nano, premier uscente, hanno vinto in 42 casi (soprattutto nel sud), premier attuale del partito dal anno 2006 e EDVIN RAMA, gia Sindaco di Tirana; 1 seggio è andato all'indipendente ex-ministro della giustizia Spiro Peci, 1 seggio è stato conquistato da Ilir Meta, ex-socialista in rotta con Fatos Nano che ha fondato un movimento autonomo (Movimento Socialista per l'Integrazione, LSI). Va detto che in molti collegi il centro-sinistra ha pagato la propria divisione interna: dovunque oltre al candidato ufficiale del PSSH si sono presentati candidati di partiti affini e alleati: i Socialisti di Ilir Meta (LSI), i Socialdemocratici di Skender Gjinushi(PSD), la Democrazia Sociale (PDS), l'Alleanza Democratica (PAD), tutti hanno presentato propri candidati nei collegi maggioritari disperdendo molti voti di centro-sinistra.
Con i 57 seggi maggioritari il PD non ha raggiunto da solo la maggioranza (ne servono almeno 71). L'ha raggiunta però con i propri alleati che, non presenti nel maggioritario per una sorta di "desistenza", nel proporzionale hanno ottenuto altri 18 seggi. In totale il centro-destra al proporzionale ha raccolto circa il 40% dei consensi
Partito Repubblicano d'Albania (PR) 20% 11 seggi, Partito Democratico Rinnovato d'Albania (PDR) 7,4% 4 seggi, Partito Democristiano d'Albania (PDK) 3,3% 2 seggi, Unione Liberal-Democratica albanese (ULD) 1,1% 1 seggio, nessun seggio per il 7,7% del Partito Democratico d'Albania (PDSH) che ha fatto il pieno nel maggioritario. La coalizione di centrodestra può così contare su una base di 75 seggi su 140.
Sul fronte opposto, sempre nel proporzionale, anche le forze di centro-sinistra si collocano attorno al 40%:
Partito Socialdemocratico d'Albania (PSD) 12,7% 7 seggi, Movimento Socialista per l'Integrazione (Socialisti di Ilir Meta - LSI) 8,4% 4 seggi, Partito Alleanza Democratica (PAD) 4,8% 3 seggi, Partito della Democrazia Sociale 4,3% 2 seggi, nessun seggio per il Partito Socialista d'Albania che ha raccolto l'8,9% ma ha vinto in molti collegi maggioritari. Al di fuori degli schieramenti
il Partito Agrario Ambientalista (Albania) (PAA) ha ottenuto il 6,5% dei voti con 4 seggi l'Unione per i Diritti Umani (PBDNJ), che rappresenta la minoranza linguistica greca, romena e slava il 4,1% e 2 seggi. Questi ultimi 2 partiti, in precedenza alleati con i socialisti, dopo le elezioni si sono uniti alla maggioranza di centrodestra e sono entrati nel governo Berisha.
Elezioni del 18 febbraio 2007Il 18 febbraio 2007 si sono tenute le elezioni amministrative. Ha prevalso l'opposizione di sinistra, con a capo i socialisti di Edi Rama (sindaco di Tirana), che ha battuto il raggruppamento del presidente del consiglio Sali Berisha. Tuttavia, secondo gli osservatori del OCSE, le elezioni "non sono state pienamente conformi agli standard occidentali".[citazione necessaria]
Albania confina con il Montenegro a nord (per 287 km), con la Serbia (Kosovo, attualmente sotto amministrazione ONU) e con la Macedonia a nord-est (151 km), e con la Grecia per 282 km a sud. Ad eccezione della linea costiera, tutti i confini dell'Albania sono convenzionali, stabiliti in linea di principio durante il Congresso degli Ambasciatori del 1912-1913 a Londra, dopo la proclamazione dell'indipendenza.
Il principio originale definiva linee di separazione, per quanto possibile, in conformità con gli interessi del popolo albanese e delle nazionalità delle regioni confinanti, seguendo le caratteristiche fisiche del territorio più marcate e mirando a separare nel modo migliore i gruppi nazionali ed etnici. I confini settentrionali ed orientali erano posti tra gli albanesi ed i serbi e i montenegrini; il confine sudorientale tra gli albanesi ed i greci; l'importante regione dei laghi della Macedonia occidentale era da dividersi fra i tre stati, Albania, Grecia e Regno di Jugoslavia, la cui popolazione viveva nella zona.
Il Paese venne occupato, durante la prima guerra mondiale, dagli eserciti di Italia, Serbia, Grecia e Francia, ma i confini stabiliti nel 1913 furono essenzialmente riaffermati dalle potenze vincitrici nel 1921. Alcune variazioni sono state accordate per salvaguardare le situazioni economiche locali, ad esempio per impedire la separazione di un villaggio dalle sue zone di pascolo o i mercati dalle relative zone di produzione. Le pressioni politiche inoltre furono un fattore importante nelle trattative, ma il risultato fu condizionato dall'approvazione delle Potenze, che avevano interessi più astratti, soprattutto mantenere l'equilibrio delle forze piuttosto che specifiche ambizioni economiche.
La divisione della regione dei laghi fra tre nazioni richiese che ciascuno di essi avesse una parte delle pianure nelle vicinanze. Questa decisione artificiale, una volta presa, condizionò necessariamente i confini settentrionale e meridionale. Il confine che si estende dai laghi generalmente verso nord, sebbene segua le creste degli alture orientali, rimane distante dai 16 ai 32 km dallo spartiacque. Poiché i negoziatori al congresso di Londra si rifiutarono di utilizzare lo spartiacque come confine nordorientale del nuovo stato dell'Albania, la popolazione albanese del Kosovo fu incorporata nella Serbia.[citazione necessaria]
Nell'estremo nord e nelle regioni montagnose del nordest dell'Albania, il confine segue le creste delle montagne attraverso le in gran parte inaccessibili Alpi Albanesi settentrionali, conosciute localmente come Bjeshkët e Namuna. Per la maggior parte, non esiste un confine naturale dalle alture all'Adriatico, anche se il lago di Scutari (Shkoder) e una parte del corso del fiume Buna a sud del lago sono stati usati per contrassegnare il confine nord-occidentale dell'Albania. A sud e sud-ovest, tra la regione dei laghi e il Mar Ionio, il confine sudorientale del paese non segue lo spartiacque ma attraversa alcune creste montuose.
Rapporti con la cultura italianaLa lingua italiana contemporanea è la lingua più conosciuta, dopo la lingua materna albanese, dagli albanesi di ogni generazione e gruppo etnico sociale, anche grazie alla trasmissione di diversi canali radio televisivi italiani, i quali raggiungono la maggior parte del territorio albanese via satellite o terrestre.(Romania V., 2004)
Lo studio e la conoscenza dell'italiano è sostenuta, inoltre, dal "Programma Illiria" (convenzione politica ottenuta con accordi bilaterali dei governi italiano e albanese), che offre la possibilità di studiare la lingua italiana contemporanea a diversi alunni presso le scuole pubbliche statali del primo ciclo fino alle medie superiori nelle sessioni bilingue in Albania e studenti albanesi di studiare anche in Italia. Il programma di Protocollo Scientifico Italia-Albania prevede anche la formazione continua di docenti, professori, insegnanti e traduttori albanesi, anche nell'ambito del Dipartimento di Italianistica della Facoltà delle Lingue Straniere e del Dipartimento di Scienze Pedagogiche e di Psicologia della Facoltà delle Scienze Sociali dell'Università di Tirana.
Altre note riguardo i rapporti culturali fra Albania ed Italia: *nelle scuole pubbliche statali e regionali paritarie in Italia studiano più di 77.200 alunni albanesi;
nelle università italiane studiano più di 12.000 studenti universitari albanesi; è stata aperta la prima Libera Università privata Italiana a Tirana; [citazione necessaria] L'Istituto Italiano di Cultura a Tirana organizza eventi di promozione culturale dedicati all'arte, alla musica e alla letteratura italiana che coinvolgono artisti italiani, europei e albanesi.
Lingua Per approfondire, vedi la voce Lingua albanese.
La lingua albanese (nome nativo Gjuha Shqipe /ˈɟuˌha ˈʃciˌpɛ/) è una lingua parlata da oltre 14 milioni di persone principalmente in Albania (3.350.000), Kosovo (2.500.000), Macedonia (750.000), e Montenegro (70.000).
L'albanese costituisce un gruppo a parte della famiglia linguistica indoeuropea. Alcuni studiosi suggeriscono che sia l'unico sopravvissuto del gruppo illirico parlato un tempo nella penisola sud-occidentale dell'Europa. Altri suggeriscono che possa essere imparentato più con l'antico daco, un tempo parlato in Mesia e in Dacia.
Economia Porto di DurazzoIl sistema socio-economico attuale dell'Albania viene considerato quello di un "Paese in Via di Sviluppo", secondo la metodologia del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e delle Nazioni Unite (UN). L'Albania non è un paese ricco per gli standard europei e sta attualmente compiendo la difficile transizione verso un'economia di mercato. La caduta del regime politico comunista del 1990 è infatti avvenuta più tardi e in modo più caotico rispetto agli altri paesi del Europa dell'Est ed è stata caratterizzata da un massiccio esodo di rifugiati politici e emigranti economici verso l'Italia e la Grecia nel 1991 e nel 1992. I primi tentativi di riforma cominciarono all'inizio del 1992, dopo che il valore reale del PIL era diminuito di oltre il 50% rispetto al picco del 1989.
Il governo, democraticamente eletto ed insediato nel 1992, lanciò un ambizioso programma di riforme per arrestare il decadere dell'economia e instradare il paese verso un'economia di mercato. Gli elementi chiave della riforma comprendevano la liberalizzazione del sistema dei prezzi e degli scambi, un consolidamento fiscale, un più serrato controllo sulla politica monetaria e una rigorosa politica delle entrate. Questi cambiamenti erano supportati da un ampio pacchetto di riforme strutturali, che comprendevano la privatizzazione, la creazione di nuove imprese per il nuovo regime social-economico, riforme nel settore finanziario e la creazione di un quadro legale per l'economia di libero mercato e le attività del settore privato.
I prezzi furono in gran parte liberalizzati. Fu privatizzata la maggior parte delle imprese di stato: dalle piccole industrie e dal fallimento delle società cooperative agricole delle comuni rurali, alle imprese statali artiganali medie e piccole. A partire dal 1995, il governo iniziò a privatizzare le grandi imprese di stato, mantenendo però il controllo delle ferrovie di stato, del servizio pubblico statale per le Poste Albanesi, INSIG (l'Istituto Nazionale delle Assigurazioni), KESH (la Compagnia Corporate Albanese per l'Energia Elettrica) e Albpetrol/ARMO, su cui vennero investiti grandi capitali per il rilancio.
I risultati degli sforzi del Sistema Albania furono inizialmente incoraggianti. Dietro il settore trainante dell'agricoltura il PIL (prodotto interno lordo) crebbe di circa l'11% nel 1993, dell'8% nel 1994 e di più dell'8% nel 1995, con la maggior parte di questa crescita nel settore privato. L'inflazione annua cadde dal 25% del 1991 a percentuali ad una sola cifra. La moneta albanese (il Lek) si stabilizzò. L'Albania divenne meno dipendente da aiuti alimentari esterni. La rapidità e il vigore della risposta imprenditoriale privata alle aperture e alla liberalizzazione fu maggiore delle aspettative.
A partire dal 1995, tuttavia, il progresso si arrestò. Un indebolimento nella risoluzione del governo a continuare le politiche di stabilizzazione in occasione delle elezioni del 1996 contribuì al rinnovarsi della pressione inflazionistica, che raggiunse il 20% nel 1996, spinta anche dal deficit superiore al 12%.
Il collasso sociale ed economico e del sistema finanziario agli inizi del 1997 portò al fallimento della Banca statale Agricola Albanese e della Banca statale Commerciale Albanese. Un regime finanziario viziato dalla creazione di schemi piramidali speculativi finanziari e da trafficanti usurai che avevano attirato depositi da una parte notevole della popolazione, diede origine a disordini che causarono più di 1500 morti, una diffusa distruzione di proprietà pubblica e privata con una caduta del PIL dell'8% e l'esplosione dell'inflazione al 50%. Il valore della moneta albanese durante la crisi del 1997 diminuì della metà, prima di salire nuovamente nel gennaio del 1998 alla quota di 143 lek per un dollaro. Il nuovo governo (insediato nel luglio del 1997), fu costretto ad adottare energiche misure per ristabilire l'ordine pubblico e rivitalizzare le attività economiche e il commercio.
Nel 1998 l'Albania si riprese dalla crisi del sistema.
Il 1999 nella regione fu caratterizzato dal conflitto fra NATO e Serbia (allora Repubblica Federale di Jugoslavia) per la questione del Kosovo. Molti aiuti economici vennero stanziati dalla comunità internazionale per aiutare il Governo albanese a sostenere gli alti costi dovuti all'afflusso di quasi mezzo milione di rifugiati dal Kosovo.
Nel 2007 è finalizzata la gara di privatizzazione di TELECOM ALBANIA-ALBTELECOM, impresa statale di telecomunicazione fissa (con le tecnologie Alcatel&Lucent di fibra ottica, servizi di larga banda ADSL e una licenza integrata di rilancio per un Operatore Mobile GSM) con l'acquisizione da parte di un consorzio formato dal Gruppo "CETEL", TÜRK TELEKOMUNIKASYON A.S. e "CALIK" per il 20% e per l'80% da un Holding Arabo Turko-Libica con il gruppo bancario della BKT-Banca Nazionale di Commercio, BERS e IFC a Tirana.
Altre imprese statali sono nella fase di privatizzazione: INSIG (l'Istituto Nazionale delle Assigurazioni), il settore distribuzione della KESH (la Compagnia Corporate Albanese per l'Energia Elettrica) e Albpetrol/ARMO.
Attualmente l'Albania è sottoposta ad un intensivo regime di ristrutturazione macroeconomica sotto la sorveglianza del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, in collaborazione per la politica monetaria con la Banca d'Albania (Banca Centrale dello stato Albanese). Esiste una profonda necessità di riforme, che riguarda tutti i settori dell'economia reale, ma la possibilità di attuarle è limitata da una scarsa capacità amministrativa pubblica, dalla migrazione del capitale umano specializzato e da bassi livelli di reddito da confrontarsi con l'alto costo della vita, che rendono molti gruppi sociali della popolazione particolarmente vulnerabili alla disoccupazione ed alla fluttuazione dei prezzi.
L'economia sociale e specialmente l'economia familiare albanese continua ad essere sostenuta dalle rimesse degli emigrati albanesi (1.100.000 persone attive da 18-70 anni), ammontanti ad un miliardo e trecento milioni di euro all'anno, poiché circa il 20% della forza lavoro opera all'estero, soprattutto in paesi dell'Europa Occidentale come Italia, Grecia, Germania e Grand Bretagna. Queste rimesse sostengono il PIL ed aiutano a mitigare il notevole deficit della bilancia dei pagamenti.
Gran parte delle terre agricole, privatizzate nel 1992 dai governi post-comunisti attraverso una diffusa distribuzione sociale senza obblighi finanziari (che aveva dato luogo a mini-fattorie della piccola proprietà contadina) negli ultimi anni, con lo sviluppo di medie e piccole imprese familiari di agricoltura biologica di olio di oliva, erbe naturali medicinali, aquavite/grappa, vino, latte e prodotti orto-frutticoli in genere, registrano comunque redditi ed domanda in aumento, specialmente per i prodotti naturali privi di Organismi Geneticamente Modificati (OGM), Genetically modified organisms (GMOs).
Investimenti esteri su larga scala sono tuttavia ancora ostacolati dalla mancanza di infrastrutture pubbliche e sociali, a cui si aggiungono:
la ridotta capacità delle autorità governative pubbliche fiscali di esercitare un'adeguata vigilanza sul sistema bancario e tributario e specialmente sul settore agricolo e sulla proprietà immobiliare nella zona rurale, urbana e sub-urbana per motivi politico-elettorali; la mancanza nella legislazione nazionale di una banca dati centrale con un registro nazionale fiscale, tramite codice personale individuale e sociale, per tutti i cittadini albanesi e gli stranieri in Albania; l'assenza nella Borsa di Tirana di una banca dati contenente informazioni telematiche e ufficialmente certificate dei titoli giuridici sulla proprietà mobiliare e immobiliare da parte di persone fisiche o/e giuridiche private, degli enti statali e pubblici, nonché sulla proprietà privata, di imprese agricole, agro-industriali, industriali, commerciali di export-import e dei servizi; l'assenza di una legislazione nazionale e di strutture pubbliche per l'autorità di vigilanza dei diritti d'autore, della difesa della proprietà industriale e della proprietà intellettuale; la mancanza di una legislazione adeguata e di un appropriato sistema fiscale riguardo i contratti ancora non strutturati; l'assenza di informazioni sul sistema dei crediti dalle banche commerciali e dalla Banca d'Albania e di una banca dati nazionale per le imprese economiche e le persone fisiche; la mancanza nel regime bancario albanese di banche e/o fondazioni agro-industriali private europee per lo sviluppo di medie e grandi imprese per la produzione locale e di progetti di sviluppo sostenibile di medio e lungo termine. Dopo una grave crisi energetica nel 2007, che ha lasciato al buio gran parte della popolazione, recentemente la situazione è notevolmente migliorata, e perlomeno nelle città la corrente elettrica è assicurata senza interruzioni.
Sistema bancarioDopo gli anni novanta molte banche commerciali private albanesi e straniere hanno aperto sedi e filiali nelle principali città. Fra queste, una decina di banche sono controllate da società commerciali bancarie greche (una di queste filiali con la banca madre in Grecia è stata acquistata ultimamente dal Groupe Crédit Agricole francese), una dall'austriaca Raiffeisen Bank (che si è avvantaggiata della privatizzazione della Banca del Risparmio Albanese), due dalle tedesche ProCredit Bank e KFW Bankengruppe (quest'ultima è prevalentemente impegnata nel settore energetico e nella collaborazione del credito per lo sviluppo), due dalle italiane "Banca Italo-Albanese" del "Gruppo Intesa Sanpaolo" (in joint-venture con SIMEST Società Italiana per le Imprese all'Estero e BERS - Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) e dalla Banca Popolare Pugliese con il brand Banca Italiana per lo Sviluppo, due dalle statunitensi American Bank of Albania, creata dall'AAEF (Albanian American Enterprise Fund) ed ultimamente acquistata per l'80% del capitale azionario dalla Banca Italo-Albanese e l'altra Union Bank / Western Union, due arabe, una dalla società turca (che si è avvantaggiata della privatizzazione della BKT Banca Nazionale del Commercio), una malese, una bulgara. Due istituti di credito appartengono con capitale 100% a privati albanesi: Banka Credins e Banca Popolare con il 75 % del capitale di proprietà della francese Societé Générale.
Esistono inoltre alcuni istituti privati finanziari di micro-credito nel settore dello sviluppo sostenibile, dediti ai servizi all'agricoltura per le comunità montane e per le piccole imprese di agroindustria:
Fondazione per il Finanziamento Rurale; Opportunity Albania Partner Albanese di Micro-Credito (creata dall Opportunity International insieme a USAID); Unione Finanziario "Jehona"; Unione Albanese del Credito di Risparmio; Fondazione "Drejt se Ardhmes"; Fondazione "Besa"; Fondazione per il Finanziamento delle Communitá Montane.
Sistema imprenditorialeNegli ultimi anni della transizione economica hanno cominciato a diffondersi e svilupparsi piccole e medie imprese (PMI/SME) manifatturiere nei settori dell'abbigliamento e delle calzature, e alcune piccole imprese industriali e agro-industriali, ad opera di privati albanesi o/e società miste con imprenditori italiani (soprattutto dalla Puglia e dalle altre regioni meridionali del Sud Italia). Partecipano anche imprese greche, turche, tedesche ed alcune industrie di export statunitensi con imprese albanesi (queste ultime attive nel settore delle erbe officinali naturali e medicinali).
I punti di forza di queste imprese sono:
Basso costo del lavoro e mercato del lavoro flessibile. Il costo del lavoro in Albania è tra i più bassi in Europa. Il reddito mensile medio di un addetto operaio nel settore dell'abbigliamento e calzaturiero è pari a circa 200-250 Euro; Disponibilità di significative risorse naturali. L'Albania ha importanti risorse minerarie, tra cui cromo, nichel, rame, petrolio e carbone. Inoltre, sono presenti anche giacimenti di bauxite e fosfati, ancora poco sfruttati. Di minor importanza le riserve di dolomite, gesso, argilla, vetri vulcanici, bitume e marmo. Sale marino bio-naturale di prima qualità a Valona e lungo la Riviera del sud fino al Konispol; Favorevole locazione geografica. Grazie alla sua collocazione geografica, e al regime dei costi economici l'Albania può essere utilizzata come base per la delocalizzazione di alcuni processi produttivi. I collegamenti giornalieri di trasporto per via aerea e via mare con l'Italia, da Durazzo e Valona verso i porti di Trieste, Ancona, Bari e Brindisi garantiscono un flusso rapido e continuo di merci; Lo sviluppo del settore dei servizi di terziario avanzato, che può contare sui nuovi laureati albanesi con conoscenza avanzata della lingua inglese e della lingua italiana, preparatisi nelle maggiori università italiane ed europee, in collaborazione anche con i diplomati nelle Università Statali di Tirana e delle altre città dell'Albania. Si sta inoltre creando un ambiente favorevole alla creazione di imprese per le nuove tecnologie industriali e dei servizi di terzario avanzato (soprattutto nelle città di Tirana, Durazzo, Scutari, Korca e Valona), specialmente nelle seguenti aree di sviluppo:
Internet Service Provider ISP; nuova tecnologia radio televisiva Europea DVB - Digital Video Broadcasting; programmazione informatica in online-Outsourcing, sviluppo di Software Open Source per numerose piattaforme software, sviluppo di siti web e sistemi avanzati di economia digitale; ingegneria matematica applicata; ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni - ICT; aziende di Outsourcing dedite all'assemblaggio di Personal Computer ed accessori relativi alle nuove tecnologie hardware del mercato TV satellitare.
Sistema economico-industrialeIl livello della produzione industriale nazionale, ancora limitato per lo sviluppo dell'economia reale e del PIL, lascia ampie opportunità agli investitori privati albanesi e stranieri per eventuali partnership.
La Confindustria Albanese (Konfindustria Shqiptare) ha sviluppato studi e ricerche nel campo dell'ingegneria industriale per lo sviluppo di progetti di lungo termine in partenariato con la Confindustria Italiana e con le corrispondenti organizzazioni dei paesi più industrializati dell'Europa Occidentale, interessate a stabilire nuove unità industriali produttive, sviluppate con il supporto finanziario dei grandi gruppi privati bancari e delle fondazioni industriali europee. Questo processo apre importanti prospettive rivolte ai mercati regionali dell'Europa sudorientale, su cui possono trovare spazio tanto i prodotti industriali e agro-industriali europei, quanto quelli agricoli bio-organici naturali albanesi, come frutta, ortaggi e verdura fresca prodotte da agricoltori diretti e certificati dall'Associazione Albanese dell'Agricoltura Biologica, con ICEA Italia, "FiBL/IMO" Svizzera ed "Ecocert" France, secondo gli standard dell'Unione Europea.
Il mercato albanese costituisce anche elemento di attrazione sia per le grandi distribuzioni (super- e ipermercati: nuova apertura a Tirana per il mese di marzo 2008 di Ipermercati del Gruppo PAM, il primo in Albania per i prodotti originali europei; in Agosto 2006 aperture da parte del Consorzio Sociale di distribuzione commerciale italiana CONAD ADRIATICO e francese-albanese EUROMAX; nel novembre 2007 nuova apertura di un centro commerciale a Tirana da parte del Consorzio CASA ITALIA con Super store CONAD, TRONY Elettronica e COIN), con un target ad alto potere d'acquisto verso i grandi marchi registrati italiani e dell'Europa occidentale, sia per i Discount alimentari e industriali, con un target di basso potere d'acquisto dei prodotti base per la famiglia senza costi agguntivi di marketing e comunicazione commerciale pubblicitaria.
Le opportunità economiche imprenditoriali includono la creazione di società miste e/o di consorzi con le medie e grandi aziende familiari albanesi (è sempre stato importante nella storia nazionale socio-economica dell'Albania, conservare l'identita nazionale e l'eredità delle famiglie albanesi sulla proprietà privata delle terre agricole), e/o in affito direttamente dai proprietari delle terre agricole, secondo la tradizione secolare economica albanese, italiana e europea. Tali aziende familiari agricole, agro-industriali ed agrituristiche, dall'anno 2006, con la nuova legge per lo sviluppo della dimensione della proprietà privata in Albania sono in fase di sviluppo in linea con la media europea delle proprietà private agricole da 40 fino a 100 ettari.
Il turismo è una risorsa in crescita, con la creazione delle agenzie private turistiche albanesi e straniere, e si concentra sulla costa adriatica dal nord e sulla riviera ionica, in particolare grazie alla presenza di turisti albanesi kosovari e della macedonia.
Il sistema produttivo del paese ha un livello di esportazione minimo e importa molti prodotti alimentari e industriali, dalle materie prime ai prodotti di largo consumo. Il rapporto export/import è di 1/7 ed è costituito soprattutto da merci provenienti da Italia, Grecia, Macedonia e Turchia. Oltre che con le rimesse degli emigrati (che ammontano a quasi un miliardo e trecento milioni di Euro l'anno), le importazioni vengono finanziate grazie agli aiuti allo sviluppo ricevuti da alcuni paesi donatori (fra i quali Italia, Germania, Austria, Francia, Svizzera, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Giappone, Israele, USA, Canada, Turchia, Arabia Saudita e Kuwait) e tramite gli investimenti diretti esteri.
Capitale umano e lavoroPiù di un quarto della forza lavoro albanese è impiegato all'estero. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, dagli anni novanta al 2006 sono emigrati piu di 1.100.000 cittadini albanesi; di questi, la maggior parte ha assunto lo status di migrante economico permanente o a medio termine/stagionale; un centinaio circa sono emigrati inserendosi come imprenditori e commercianti in società straniere a partecipazione mista; una decina circa come liberi professionisti (artisti, musicisti) e nelle attivita sportive, mentre molti svolgono attività di ricerca e sviluppo come tecnici specializzati e professori presso i centri di ricerca esteri, sia statali che privati. Attualmente si calcolano circa 25.000 studenti albanesi nel mondo, di cui 12.000 nel solo sistema universitario italiano. In Italia vi sono 400.000 albanesi emigranti economici legalmente riconosciuti (altri 100 mila in fase di legalizzazione), di cui il 15,9% titolare di piccole imprese associate di Confartigianato in Italia; in Grecia sono 600.000 gli emigranti economici albanesi. Altri paesi di forte emigrazione sono Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e Canada.

Kabul

Kabul (Käbool, Kbool, کابل; in italiano: Cabul) è la capitale e la più grande città dell'Afghanistan, con una popolazione stimata tra i 3 e i 4 milioni di abitanti. È un centro economico e culturale strategicamente collocato in una stretta vallata lungo il fiume omonimo, prima del Passo Khyber. Kabul è collegata al confine con il Tagikistan attraverso un tunnel che passa sotto le montagne dell'Hindu Kush. I suoi prodotti principali comprendono: materiale militare, tessuti, mobili, e barbabietola da zucchero, anche se le guerre che si susseguono dal 1979 hanno limitato la produttività economica della città. Kabul resta una delle città più minate del mondo.
Le prime registrazioni storiche di Kabul fanno menzione del fiume Kubha attorno al 1200 a.C., e si riferiscono a un insediamento d'età achemenide, chiamato Kabura, attorno al 300 a. C.. I Bactriani fondarono la città di Parapamisidae vicino a Kabul, ma venne successivamente ceduta all'Impero Mauryano nel I secolo. Kabul cadde quindi sotto l'influenza dei Kushani, anche se essi stabilirono la loro capitale a Bagram, a nord di Kabul. La città finì quindi sotto controllo Indù fino alla sua cattura da parte degli arabi nel 664. Durante i 600 anni seguenti, la città venne controllata successivamente dai Samanidi di Bukhara, dall'Impero Ghaznavide, e dai Ghuridi di Bamiyan.
Nel XIII secolo venne attraversata dalle orde mongole. Nel secolo successivo, Kabul sorse nuovamente come centro di commerci sotto il regno di Timur, che sposò la sorella del governatore di Kabul. Quando il potere dei Timuridi svanì, la città venne conquistata nel 1504, e fatta sua capitale da Babur e successivamente dai sovrani Mughal. Haidar, un poeta indiano che la visitò in quel periodo scrisse: "Cenare e bere a Kabul: è montagna, deserto, città, fiume e tutto il resto."
Nadir Shah della Persia la catturò nel 1738. Durante la metà del XVIII secolo Amid Shah Durrani assurse al potere in Afghanistan, riasserendo il dominio afgano. Nel 1772 suo figlio Timur Shah ne ereditò il potere e rese Kabul la sua capitale, anche se il suo impero iniziò a sgretolarsi.
Nel 1826 il trono venne reclamato da Dost Mohammed, ma venne preso dall'esercito britannico nel 1839 (si veda: guerre afgane), che installò l'impopolare fantoccio Shah Shuja. Il 1841 vide una sollevazione locale che massacrò sia la missione britannica che l'esercito in ritirata a Jalalabad. L'anno seguente i britannici tornarono, saccheggiando Bala Hissar per vendetta, prima di ritirarsi in India. Dost Mohammed si riprese il trono.
I britannici tornarono nuovamente nel 1878 quando la città era sotto il governo di Sher Ali Khan, ma i loro residenti vennero massacrati di nuovo. L'esercito britannico giunse ancora nel 1879, guidato dal gen. Roberts, distruggendo parzialmente Bala Hissar, prima di ritirarsi in India. Amir Abdur Rahman venne lasciato con il controllo della nazione.
All'inizio del XX secolo il trono era retto da Re Amanullah. Le sue riforme portarono all'elettrificazione del Paese e all'istruzione per le ragazze. Guidava una Rolls Royce e viveva in un palazzo a Darulaman, nella parte sud-ovest di Kabul. Nel 1919 Amanullah annunciò l'indipendenza dell'Afghanistan, dopo la terza guerra anglo-afgana. Nel 1928, Bacha-i-Saqao, un ribelle tagiko, depose Amanullah e terrorizzò Kabul per nove mesi, fin quando Nadir Shah, fratellastro di Amanullah, ne riprese il controllo.
Nel 1932 venne aperta l'Università di Kabul. Dopo il 1940, la città iniziò a crescere come centro industriale, e negli anni '50 le strade della città vennero asfaltate con l'aiuto dell'Unione Sovietica.
Negli anni '60, Kabul sviluppò un ambiente cosmopolita. Nel 1967 venne inaugurato lo Zoo di Kabul, gestito con l'aiuto di zoologi tedeschi, si concentrava sulla fauna afgana.
Nel 1975 un sistema di filobus costruito con l'aiuto dei cecoslovacchi forniva trasporto pubblico attraversando la città da est a ovest.
Dopo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, l'URSS occupò la città, il 23 dicembre 1979, trasformandola nel suo centro di comando per i dieci anni del conflitto tra il governo filo-sovietico e i ribelli mujaheddin. L'ambasciata statunitense di Kabul venne chiusa il 30 gennaio 1989. Kabul cadde nelle mani della guerriglia dopo il crollo del governo di Mohammad Najibullah (1992). Mentre queste forze di dividevano in fazioni rivali, la città soffrì sempre più.
A quell'epoca la Jamiat-e Islami (Concilio Islamico Afgano) di Burhannudin Rabbani deteneva il potere ma l'Hezb-e Islami (Partito Islamico) del Primo Ministro titolare, Gulbuddin Hekmatyar, avviò quattro anni di bombardamenti dal sud della città, che durarono fino al 1996. Kabul era ormai divisa in fazioni, e i combattimenti tra la Jamiat-e Islami, l'uzbeko Dostum e l'Hezb-e Wahdat (Partito dell'Unità) Hazara continuarono. Decine di migliaia di civili persero la vita e altrettanti scapparono come rifugiati.
Kabul venne catturata dai Talebani nel settembre 1996, questi linciarono pubblicamente l'ex-presidente Najibullah, repressero la popolazione istruita della città, e spostarono in pratica la capitale a Kandahar.
I Talebani abbandonarono la città il 12 novembre 2001 a causa degli intensi bombardamenti statunitensi, e Kabul finì sotto il controllo dell'Alleanza del nord. Dopo l'invasione statunitense dell'Afghanistan, divenne la capitale dell'Amministrazione Transitoria Afgana.
Attualmente la ricostruzione della città sta attraendo milioni di dollari e numerosi investitori esteri, impegnati nel ripristino di vari servizi e attività, come trasporti pubblici, sistema alberghiero e finanziario.
La parte vecchia di Kabul è gremita di bazar annidati lungo le sue vie strette e intricate. Kabul ha un'università (fondata nel 1931), e diversi istituti superiori. Tra i luoghi di interesse culturale troviamo: la tomba e i giardini di Babur, il mausoleo di Nadir Shah, il Minar-i-Istiqlal (faro dell'indipendenza) costruita nel 1919 dopo la terza guerra afgana, la tomba di Timur Shah, e alcune importanti moschee, tra cui la Moschea Shah Do Shamshera. Inoltre il Museo di Kabul, il Museo nazionale afgano, il Palazzo Darul Aman (sede del governo), lo Zoo di Kabul, la Galleria nazionale afgana, l'Archivio nazionale afgano, il Museo Omar Mine, la Collina Bibi Mahroo, il Cimitero cristiano di Kabul, e i Giardini Paghman. Bala Hissar, un fortino distrutto dai britannici come rappresaglia per la morte dei loro inviati nel 1879, e stato restaurato come accademia militare. Fuori dalla città vera e propria si trovano una cittadella e il palazzo reale, le valli di Paghman e Jalalabad si estendono a nord e a est della città.
La città è servita dall'Aeroporto internazionale di Kabul. La rete dei mezzi di trasporto urbani e attualmente insufficiente a gestire le necessità di 3-4 milioni di abitanti, anche se stanno affluendo molti investimenti per migliorare la situazione.

Afghanistan

L'Afghanistan è uno stato (647.500 km², 31.889.923[2] abitanti stimati al luglio 2007, capitale Kabul) dell'Asia centrale.
Confina ad ovest con l'Iran, a sud e a est con il Pakistan, a nord con il Turkmenistan, l'Uzbekistan e il Tagikistan e con la Cina nella regione più a est della nazione (corridoio del Vacan).
Tra la caduta dei Talebani in seguito all'invasione statunitense e la riunione del gran consiglio per la stesura della nuova costituzione, l'Afghanistan veniva indicato dall'Occidente come Stato provvisorio islamico dell'Afghanistan. Con la sua nuova costituzione il paese viene ora ufficialmente chiamato Repubblica Islamica dell'Afghanistan. L'attuale presidente è Hamid Karzai, in carica dal dicembre 2004.
Le lingue ufficiali del paese sono il persiano (Dari) e il Pashtu.
L'Afghanistan, spesso chiamato il "crocevia dell'Asia centrale", si trova in un punto di connessione davvero unico, nel quale numerose civiltà eurasiatiche hanno interagito e spesso combattuto e che fu un importante teatro delle prime attività della storia. Attraverso le epoche, la regione oggi nota come Afghanistan è stata invasa da numerose potenze, tra cui gli Indoariani, i Medi, i Persiani, i Greci, i Maurya, l'Impero Kushan, gli Unni Bianchi, i Sasanidi, gli Arabi, i Mongoli, i Turchi, i Britannici, i Sovietici e più recentemente gli Stati Uniti. Raramente però queste potenze sono riuscite a esercitare il completo controllo della regione. In altre occasioni, entità statali originarie dell'Afghanistan hanno invaso le regioni circostanti creando dei propri imperi.
Si pensa che tra il 2000 e il 1200 a.C. ondate di Arii che parlavano lingue indoeuropee abbiano dilagato nell'odierno Afghanistan, creando una nazione che prese il nome di Aryānām Xšaθra, o "Terra degli Arii". Si ipotizza che lo Zoroastrismo abbia avuto probabilmente origine in Afghanistan, tra il 1800 e l'800 a.C. Le antiche lingue dell'Iran orientale, come l'avestano, potrebbero essere state usate in Afghanistan all'incirca nello stesso periodo dell'ascesa dello Zoroastrismo. Nella zona orientale, la civiltà vedica indoariana potrebbe aver avuto una certa importanza, anche se questo deve essere ancora dimostrato definitivamente. Nella prima metà del VI secolo a.C. l'Impero Persiano soppiantò i Medi e incorporò l'Ariana all'interno dei propri confini. Intorno al 330 a.C. Alessandro Magno invase la regione. Dopo la breve occupazione macedone, gli stati ellenistici dei Seleucidi e della Battriana controllarono l'area, mentre i Maurya provenienti dall'India si annetterono per un certo periodo la parte sudorientale e introdussero il Buddhismo nella regione, che in seguito tornò sotto il dominio battriano.
Durante il I secolo d.C. i Kushan Tocari occuparono la regione. In seguito, l'Ariana cadde in mano a diverse tribù eurasiatiche - tra cui i Parti, gli Sciti e gli Unni, senza dimenticare i Sasanidi persiani e alcuni governanti locali come gli Shahi indù di Kabul - fino al VII secolo, quando gli eserciti degli Arabi musulmani invasero la regione.
Il califfato arabo inizialmente si annetté nel 652 alcune parti dell'Afghanistan occidentale e in seguito, tra il 706 e il 709, conquistò quasi tutto il resto del paese, amministrando la regione con il nome di Khorasan. Con il passare del tempo gran parte della popolazione si convertì all'Islam. L'Afghanistan diventò il centro di importanti imperi, come quello ghaznavide (962-1151), fondato da un governante turco originario di Ghazni chiamato Yamin ul-Dawlah Mahmud. Il suo posto fu preso dall'Impero Ghurida (1151-1219), fondato da un altro governante locale, stavolta di estrazione tagika, Muhammad Ghori, i cui domini costituirono in India la base del Sultanato di Delhi.
Nel 1219 la regione fu invasa dai Mongoli di Gengis Khan, che devastarono il paese. Il loro dominio continuò con l'Ilkhanato e fu esteso ulteriormente dopo l'invasione di Tamerlano, un governante dell'Asia centrale. L'uzbeko Babur, discendente sia di Tamerlano che di Gengis Khan, nel 1504 fondò l'Impero Moghul, con capitale Kabul. Più tardi i Safavidi persiani sfidarono il potere dei Moghul e nella prima metà del XVII secolo si impadronirono della regione.
Lo stato-nazione afgano, così com'è oggi venne ad esistere nel 1746, sotto l'Impero Durrani, ma il suo controllo venne ceduto al Regno Unito fino a quando Re Amanullah ascese al trono nel 1919 (si veda il "Grande gioco").
I governanti storici dell'Afghanistan appartenevano alla tribù Abdali degli afgani etnici, il cui nome venne cambiato in Durrani all'ascesa di Ahmad Shah. Essi appartenevano al gruppo Saddozay del clan Popalzay o al gruppo Mohammadzay del clan Barakzay degli afgani etnici. I Mohammadzay fornivano spesso ai re Saddozay i consiglieri principali, che occasionalmente servivano come reggenti, identificati con il termine Mohammadzay.
Fin dal 1900, undici governanti sono stati deposti con mezzi non democratici: 1919 (assassinio), 1929 (abdicazione), 1929 (esecuzione), 1933 (assassinio), 1973 (deposizione), 1978 (esecuzione), 1979 (esecuzione), 1987 (rimozione), 1992 (rovesciamento), 1996 (rovesciamento) e 2001 (rovesciamento).
L'ultimo periodo di stabilità dell'Afghanistan si colloca tra il 1933 e il 1973, quando la nazione era sotto il governo di Re Zahir Shah. Nel luglio 1973, però, il cognato di Zahir Sardar Mohammed Daoud lanciò un colpo di stato incruento a seguito del quale il re fu cacciato e venne proclamata la repubblica. Daoud e tutta la sua famiglia vennero assassinati nel 1978, quando il Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan (comunista), prese il potere con un colpo di stato (27 aprile).
All'interno del partito si aprì subito un forte contrasto tra la fazione Khalq (la più radicale) e quella Parcham. In una prima fase fu la prima fazione a prevalere con il leader Hafizullah Amin. Il 24 dicembre 1979 l'Unione Sovietica intervenne militarmente contro il governo di Amin, considerato vicino agli USA (vedi:Invasione sovietica dell'Afghanistan). Contrastata da una montante pressione internazionale e con perdite di circa 15.052 soldati sovietici, per mano dell'opposizione dei mujaheddin addestrati da Stati Uniti, Pakistan, e da altri governi stranieri, l'URSS si ritirò dieci anni dopo, nel 1989.
I combattimenti proseguirono, questa volta tra le differenti fazioni dei mujaheddin. Questo diede vita ad una spartizione del controllo della nazione tra i signori della guerra, dalla quale sorsero i Talebani. La più seria di queste lotte avvenne nel 1994, quando 40.000 persone rimasero uccise negli scontri tra fazioni nell'area urbana di Kabul e la città fu distrutta dal tiro delle artiglierie. Appoggiati dal Pakistan come alleato strategico, i Talebani si svilupparono come forza politico/religiosa e alla fine presero il potere nel 1996.
Successivamente furono in grado di conquistare il 90% della nazione, ad eccezione delle roccaforti dell'Alleanza del Nord nel nord-est del paese. I Talebani cercarono di imporre una stretta interpretazione della Sharia islamica. L'alleanza Pakistan-Talebani fu a lungo sospettata di dare rifugio e assistenza a organizzazioni terroriste islamiche (in particolare ad Al-Qaeda, di Osama bin Laden) nei rispettivi territori, identificati di conseguenza con l'epicentro del terrorismo islamico internazionale.
Da marzo del 2001, in oltre un mese di bombardamenti e opere di demolizione, i Talebani distrussero con esplosivi e razzi i due Buddha di Bamiyan, III-V sec. (Afghanistan, Bamian Valley), opere d'arte attualmente Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO. La statua più grande era alta 53 metri ed era la più grande immagine di Buddha del mondo anticamente decorata con oro e pietre preziose; sopravvissute a più di 1800 anni di invasioni.
Il 7 ottobre 2001 subisce l'intervento militare degli Stati Uniti e dei loro alleati, in reazione agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 e motivato dalla guerra al terrorismo (e più specificamente dall'intento di catturare Osama bin Laden). Il regime talebano è rovesciato.
Alla fine del 2001, i principali capi dell'opposizione afghana e della diaspora si incontrarono a Bonn e concordarono un piano per la formulazione di una nuova struttura di governo che portò alla nomina di Hamid Karzai a presidente dell'Autorità afgana nel dicembre 2001. Dopo una Loya Jirga nazionale nel 2002, Karzai venne eletto presidente.
Come conseguenza della storia estremamente tormentata e soprattutto recente, il paese si trova a tutt'oggi in una situazione di profondissima crisi economica e sociale, oltre a subire direttamente le conseguenze dei recenti conflitti (per esempio a causa del problema delle mine antiuomo sovietiche che rendono ancora pericolose vaste aree della nazione).
Come nel vicino Iraq, anche in Afghanistan il conflitto in atto continua a provocare danni e vittime senza che si riesca a favorire un minimo processo di pace. Il governo ha un ben limitato campo d'azione (Kabul e dintorni), e i talebani stanno rischiando di riacquistare influenza nel paese.
Nel 2006 il conflitto ha provocato oltre 4mila morti (è stato l'anno con più vittime dal 2001). La missione Isaf, della Nato e altri paesi (per un totale di 37 stati), al gennaio 2007 conta su 32.500 soldati (tra di essi ne rientrano alcuni inglobati dalla missione degli Stati Uniti Enduring Freedom, che conta comunque ancora su circa 10mila soldati americani). Per quanto riguarda la missione ISAF, i contributi sono così suddivisi: 11.800 soldati americani, 6.000 britannici, 2.700 tedeschi, 2.500 canadesi, 2.000 italiani, 2.000 olandesi e 975 francesi.
Il 4 gennaio 2008 il ministro afghano del Commercio e dell'Industria, Amin Farhang, ha dichiarato che nel paese mancano 400.000 tonnellate di grano e presto potrebbe mancare l'olio, lo zucchero e la farina. Le cause della carenza sono l'ondata di violenze in Pakistan e l'aumento dei prezzi dei cereali. Il ministro afghano si è rivolto nel suo appello alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale
Privo di sbocchi al mare e prevalentemente montuoso (per l'80% è a un'altitudine compresa tra i 600 e i 3000 m), il territorio è dominato dall'Hindukush, che taglia in due il paese: verso nord-est il sistema si salda con i massicci del Pamir e del Karakoram, mentre a sud-est si congiunge con i monti Sulaiman, in cui si aprono i passi di Khyber e Bolan, vie d'accesso all'India e importanti «porte storiche» dell'Asia.
L'Hindukush prosegue a ovest con il massiccio del Koh-i-Baba e la catena del Paropamiso, collegata ai rilievi marginali dell'Iran; più a sud, si apre a ventaglio in una serie di catene parallele che digradano verso l'altopiano desertico del Rigestan e la depressione salina del Sistan.
Nell'estremità settentrionale del paese si estende una limitata area pianeggiante - la regione storica della Battriana o Turkestan afghano - lambita dall'Amudar'ja.
La maggior parte dei fiumi (Helmand, Hari, Morghab) ha origine dalle catene centrali e defluisce nei bacini desertici meridionali, con la sola eccezione del Kabul, tributario dell'Indo.
L'Afghanistan è caratterizzato da un inverno rigido e un'estate torrida. Durante l'inverno la temperatura può scendere fino a -15°, ed è questo anche il periodo più piovoso dell'anno. L'estate è caratterizzata da un clima molto caldo e secco, meno in altitudine dove le sere sono fresche. I mesi migliori per il viaggio sono aprile, maggio ed ottobre.
La forte aridità che caratterizza questa regione è causata da un clima di tipo continentale, con frequenti venti secchi e forti escursioni termiche, sia diurne sia stagionali. A Kabul le temperature oscillano tra -1 (media di gennaio) e 23 °C (luglio), con appena una trentina di giorni di pioggia annui. Il paesaggio, arido e brullo, è dominato dalla steppa, sfruttata come pascolo; le ridotte aree forestali sono limitate ai versanti meridionali delle catene lungo il confine pakistano, che beneficiano dell'influsso monsonico.
Densità: 37 abitanti per km²
La popolazione Afgana (31.889.923 abitanti giovani). Dal momento che nel paese non si effettuano più censimenti accurati da diversi decenni, non vi sono informazioni precise sulla composizione etnica della popolazione.
L'Afghanistan è un mosaico di gruppi etnici e culture e un crocevia tra Oriente/Occidente. Una terra antica che è stata spesso saccheggiata ed è stata anche un punto utile del commercio, l'Afghanistan ha visto numerosi invasori andare e venire; tra questi Arii, Persiani, Greci, Mongoli, Arabi e Turchi. L'Afghanistan nella sua forma attuale si formò in seguito alle guerre anglo-afghane, che si conclusero nel 1919 con la completa indipendenza del paese dalle ingerenze esterne. La storia recente della nazione lo ha visto devastato dall'invasione sovietica, seguita dall'ascesa e dalla caduta dei talebani e dall'intervento della NATO nel 2001.
Come risultato di questi drammatici avvenimenti, l'Afghanistan è in una fase di ricostruzione in cui tenta di riconciliare la devastazione provocata da un costante stato di guerra con un nuovo governo che cerca di unificare e ricostruire il paese. L'Afghanistan deve affrontare numerosi problemi: dall'economia devastata al ritorno di milioni di profughi, dal continuo imperversare dei signori della guerra, al traffico di droga. Tutto mentre il nuovo governo sta lottando con le forze politiche che stanno cercando di definire che tipo di nazione diventerà l'Afghanistan del 21° secolo.
Storicamente la politica in Afghanistan è stata fatta di lotte intestine, sanguinosi colpi di stato e instabili trasferimenti di potere.Il paese è stato governato nell'ultimo secolo da quasi tutti i sistemi di governo conosciuti: monarchia, repubblica, teocrazia e stato comunista.
Attualmente l'Afghanistan è guidato dal presidente Hamid Karzai, che fu eletto nell'ottobre 2004. Prima dell'elezione, Karzai ha governato il paese dopo essere stato scelto dai delegati della Conferenza di Bonn del 2001 per guidare un governo provvisorio dopo la caduta dei talebani. Mentre i suoi sostenitori hanno lodato gli sforzi di Karzai per promuovere la riconciliazione nazionale e la crescita economica, i critici lo accusano di aver fallito nel tenere sotto controllo i signori della guerra, di non essere riuscito a debellare la corruzione e il crescente traffico di droga, e di non aver accelerato la costruzione.
Il parlamento attuale è stato eletto nel 2005. Sorprendentemente, il 28 per cento dei delegati eletti sono donne, il 3 per cento in più della quota minima del 25 per cento garantita dalla costituzione. Paradossalmente questo ha fatto dell'Afghanistan, che sotto i talebani era conosciuto per l'oppressione delle donne, uno dei paesi guida sul piano della rappresentanza femminile. La Corte Suprema dell'Afghanistan è attualmente guidata dal presidente Faisal Ahmad Shinwari. Dominata dalle figure di alcuni fondamentalisti islamici, la corte ha prodotto numerose norme discutibili, come la messa al bando della televisione via cavo, il tentativo di impedire la presentazione di un candidato alle elezioni presidenziali del 2004 per aver messo in discussione la legge sulla poligamia, e la limitazione dei diritti delle donne. La Corte ha anche travalicato la propria autorità costituzionale, emanando norme su argomenti che non erano ancora stati portati di fronte a essa. Anche se in molti credevano che Karzai avrebbe fatt
o della riforma della Corte Suprema una priorità della sua amministrazione, a tutt'oggi non vi ha ancora messo mano.
L'economia afghana, una tra le più povere del pianeta, risente del regime talebano, ed è stata profondamente sconvolta dall'inizio della guerra. la produzione di oppio ,illegale in altri paesi ma legalizzata per necessità quì, è fra le più famose del mondo e, da sola, fornisce quasi un terzo del prodotto interno lordo dell'intero paese.
Le strade che transitano a Salang e a Tang-e Gharu hanno avuto un ruolo strategico nei recenti conflitti, l'uso estensivo da parte di veicoli militari ha lasciato le strade in cattive condizioni, diversi ponti bombardati non sono stati ricostruiti, di frequente le strade vengono chiuse a causa dei conflitti nell'area con grave danno al transito di beni, attrezzature di emergenza e materiali per la ricostruzione destinati all'intero paese.
Negli ultimi anni la produzione di oppio, da sempre una delle principali fonti di ricchezza del paese, ha ripreso ad aumentare. Oggi è ben al di sopra dei livelli del 2001 (all'avvio della guerra tra Stati Uniti e regime talebano). Il 2006 è stato l'anno record per la produzione di oppio, pari a 6.100 tonnellate (si stima che da dieci chili d'oppio si possa produrre un chilo di eroina). Secondo l'Onu, tale attività vale un terzo dell'economia del paese. Le coltivazioni si estenderebbero su 164.700 ettari e coprono il 90% del fabbisogno nazionale. Secondo il rapporto del 2006 presentato dalla Giunta internazionale per il controllo degli stupefacenti (INCB) si stima che l'anno scorso la produzione illecita di oppio in Afghanistan abbia superato le 6.100 tonnellate - un incremento del 50% rispetto al 2005. La totalità del raccolto viene utilizzata per la produzione di eroina pari al 93% delle produzione mondiale per un totale stimato intorno a 2,7 miliardi di dollari; l'eroina raggiunge, nella stragrande maggior
anza dei casi, i mercati europei principalmente attraverso l'Iran e il Pakistan (in quest'ultimo passando per la permeabile Linea Durand), mentre traffici minori, ma in espansione, interessano le ex-repubbliche sovietiche situate al nord nonché la Cina.
Solo una frazione infinitesimale del giro d'affare legato al traffico di oppiacei resta ai contadini afgani mentre il resto va ad arricchire i signori della droga, quelli della guerra, i Talebani nonché buona parte dei responsabili delle amministrazioni locali e centrale dove la corruzione regna sovrana. L'Onu ritiene che 2,9 milioni di persone (pari al 12,6% della popolazione) siano coinvolte a vario livello nella produzione di oppio e nel traffico di oppiacei più o meno raffinati, e che le discrepanze tra le previsioni di crescita elaborate dal Fondo Monetario Internazionale che anticipavano una crescita del 12%, contro l'8% riportato, siano dovute a una diminuzione della produzione di cereali a cui è stata preferita la coltivazione una pianta maggiormente redditizia come il papavero.