Corea del nord

La Repubblica Democratica Popolare di Corea (in Coreano Choson Minjujuui Inmin Konghwaguk; in Hangul ???????????; in Hanja ???????????), conosciuta più comunemente come Corea del Nord, occupa la metà settentrionale della penisola coreana, con a nordest la Russia, a nordovest la Cina, a sud la Corea del Sud, ad ovest il Mar Giallo (e poi la Cina) e ad est il mar del Giappone (e poi il Giappone). Le due Coree hanno firmato un accordo di pace il 4 ottobre 2007, dopo decenni di ostilità.
Ufficialmente il governo nordcoreano si presenta come uno Stato multipartitico guidato secondo l'ideologia politica della Juche, ovverosia dell'autosufficienza, ma molti osservatori occidentali lo considerano sottoposto ad un duro regime dittatoriale. La Corea del Nord è uno Stato socialista segnato da una politica per certi versi di stampo stalinista, e fortemente isolazionista. Viene utilizzata la pianificazione centrale per organizzare le proprie politiche economiche e sociali. Le sue prese di posizioni ideologiche su questioni come il ruolo delle masse, quello degli intellettuali e il fervore rivoluzionario segnano la differenza fondamentale tra il regime nordcoreano, l'Unione Sovietica di Stalin o la Cina maoista.
Secondo Amnesty International è uno dei paesi con la peggiore situazione riguardo i diritti umani e le libertà fondamentali. Le condizioni di vita nella repubblica popolare sono fortemente segnate da una politica economica basata sull'industria pesante, ma ciononostante, l'isolamento politico ed economico acutizzatosi dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, ha causato un costante impoverimento del paese a partire dagli anni '70. Non sono disponibili dati ufficiali circa il reddito pro capite medio e il livello di povertà. La Corea del Nord comprende 120.540 km2, ed ha circa 22.7 milioni di abitanti (luglio 2004). Fino al 1945, la storia della Corea non distingue sostanzialmente fra il nord e il sud. Il 4 ottobre 2007 venne firmata dall'ora presidente della Corea del Sud Roh Moo-hyun, e dal leader della Corea del Nord Kim Jong-il un accordo di pace fra le due nazioniIl Paese è retto da un regime comunista di tipo staliniano molto peculiare, poiché integrato con i princìpi tipici dell'assolutismo dinastico orientale. Le modifiche costituzionali apportate alla morte del "Padre della Patria" Kim Il-Sung (1994, al potere dal 1948) proclamano infatti l'"eternità" della Presidenza del dittatore defunto e introducono la continuità dinastica al vertice del Paese. Kim Jong-Il, figlio e successore di Kim Il Sung è così divenuto Capo assoluto del Paese col titolo ufficiale di Caro Capo. Il Paese è fortemente militarizzato e la più alta carica amministrativa è quella di Ministro della Difesa. Il servizio militare è considerato permanente in base al principio della Nazione Armata. Ogni cittadino adulto è infatti tenuto, senza esclusione di sesso, stato sociale od occupazione, a dedicare parte del proprio tempo all'Esercito, attraverso la partecipazione frequente a corsi di specializzazione e formazione, parate, attività militari
La popolazione della Corea del Nord è di 22.224.195 abitanti. Molte agenzie di sviluppo ed aiuto, stimano la popolazione a circa 18-20 milioni di persone. Si segnala da molte parti un elevato grado di repressione politica, diretta conseguenza del sistema totalitario che è gestito unicamente secondo l'ideologia Juche. L'isolazionismo del governo non permette di conoscere gli effetti sulla popolazione di periodiche carestie.
La popolazione dello Stato è una delle più omogenee del mondo sotto il profilo linguistico ed etnico con solo piccole minoranze provenienti dalla Cina e dal Giappone. Gli altri residenti non coreani, per la maggior parte, lo sono solo temporaneamente, tra questi troviamo russi, cinesi e vietnamiti.
Kim Il Sung e Kim Jong-Il vengono riveriti in molti aspetti della vita pubblica con toni enfatici e mistici in un contesto di vera e propria ritualità religiosa, sicché si può dire che, di fatto, la religione ufficiale è una specie di statolatria legata alla dinastia dominante. Le attività religiose di altro tipo sono pesantemente osteggiate dallo Stato, che si proclama ufficialmente ateo; è combattuto soprattutto il protestantesimo, che viene visto strettamente connesso con gli Stati Uniti.
La Corea del Nord condivide con la Corea del Sud una forte eredità buddista e confuciana oltre a una storia recente di movimenti cristiani e Chondogyo, una forma di sincretismo religioso tra buddismo, confucianesimo e cristianesimo. C'è anche una piccola minoranza che professa lo scintoismo più a nord. Pyongyang era il centro delle attività cristiane prima della guerra di Corea. Al giorno d'oggi esistono due chiese statalizzate che lasciano però molto dubbiosi i fautori della libertà religiosa.
Secondo la classifica dell'organizzazione missionaria Open Doors, la Corea del Nord è attualmente il paese con la più forte persecuzione nei confronti dei cristiani del mondoP'yongyang Chikhalsi (in Hangul ?????, in Hanja ?????), nota nel mondo più comunemente come P'yongyang o Pyongyang (Hangul ??, Hanja ??, i cui caratteri sono letti in giapponese Heijo e in cinese Heizyo) è una città (2.741.260 ab.) della Corea nord-occidentale; centro commerciale e culturale, capitale della Corea del Nord. Al centro della più importante zona mineraria, è la maggiore città industriale del paesePyongyang è sfortunatamente conosciuta e ricordata per le sue due occupazioni, in un primo momento l'occupazione giapponese dall'inizio del XX secolo sino al 1945, quando subentrarono le truppe sovietiche.
La capitale fu interamente ricostruita dopo la guerra di Corea (1950–1953) ed è stata riprogettata con enormi viali, monumenti imponenti e grandiosi edifici monoblocco. La costruzione più alta della città è l'incompleto Hotel Ryugyong, un edificio di 330 metri con 105 piani, per un totale di 360.000 m² di superficie racchiusa. Nel progetto erano previsti sette ristoranti girevoli sul tetto. I lavori sono bloccati dai primi anni Novanta per cause mai del tutto chiarite, e di fatto l'hotel è nulla più di un guscio vuoto: sulla sua sommità, si erge una gru per dare l'impressione che i lavori, fermi ormai da più di quindici anni, stiano proseguendo.[1] Se fosse completo, sarebbe l'hotel più alto del mondo e la sesta costruzione più larga del mondo.
Tra gli altri punti di riferimento in città è possibile enumerare: l'arco di trionfo, una replica più grande dell'Arc de Triomphe di Parigi; il presunto edificio che diede i natali a Kim Il Sung sulla collina di Mangyongdae; la torre del Juche, e due tra i più grandi stadi del mondo, lo Stadio Kim Il Sung e il Rungnado May Day Stadium. La Pyongyang TV Tower è anch'essa un punto di riferimento visibile.

Repubblica democratica del Congo

La Repubblica Democratica del Congo (anche nota informalmente come Congo Belga, Congo-Kinshasa e Congo-Leopoldville) è uno Stato dell'Africa Centrale. Confina a nord con la Repubblica Centrafricana, a nord-est con il Sudan, a est con l'Uganda, il Ruanda, il Burundi e la Tanzania, a sud con lo Zambia e l'Angola, a ovest con l'Oceano Atlantico e la Repubblica del Congo.
Dal 1971 al 1997 era ufficialmente nota col nome di Zaire.
La zona che porta oggi il nome di Repubblica Democratica del Congo è popolata da circa 10.000 anni. Tra il VII e l'VIII secolo vi si insediarono tribù bantu provenienti dall'attuale Nigeria. Queste popolazioni diedero luogo a un certo numero di regni, che nel XIV secolo furono unificati nel potente Regno del Congo, che nel suo momento di massima espansione controllava un territorio che si estendeva dall'Oceano Atlantico a ovest fino al fiume Kwango a est, e dal fiume Congo a nord fino al fiume Kwanza a sud.
Nel XV secolo i Portoghesi entrarono in contatto con il Regno del Congo. Un esploratore veneziano al servizio del Portogallo, Alvise Cadamosto, tracciò nel XVI secolo una prima mappa della regione, che fu poi esplorata in modo sistematico e cartografata dall'inglese Henry Morton Stanley, che risalì l'intero tracciato del fiume Congo.
Il Regno del Congo sopravvisse al contatto con gli Europei diversi secoli, passando a tempi alterni dalla sfera di influenza del Portogallo a quella dell'Olanda e viceversa. La fine del regno fu formalizzata dalla Conferenza di Berlino del 1884-1885, in cui la regione venne assegnata al re del Belgio Leopoldo II.
Leopoldo fece del paese uno Stato indipendente quale sua proprietà personale, e gli diede il nome di Stato Libero del Congo, assumendo per sé il titolo di Sovrano del Congo. La popolazione indigena venne impiegata soprattutto nella raccolta di caucciù. Questa produzione fece la fortuna di Leopoldo, che in onore del Congo fece costruire molti edifici a Bruxelles e a Ostenda.
Nel XIX secolo vi furono episodi di violenza da parte di alcuni mercenari al servizio del Sovrano. Secondo alcune fonti, la mortalità e i crimini raggiunsero livelli altissimi in quel periodo. Sorsero così voci di protesta: in particolare, l'Associazione per la riforma del Congo (CRA), fondata nel 1904 dal giornalista inglese E.D. Morel, diede vita ad un grande movimento di opinione che coinvolse migliaia di persone sia in Europa che negli Stati Uniti, e a cui si unirono anche personalità come Mark Twain, Sir Arthur Conan Doyle e il diplomatico britannico Roger Casement, che in un rapporto aveva condannato i metodi praticati in Congo. La struttura governativa dello Stato Libero appariva decisamente inadeguata alle dimensioni del Paese, ormai fuori controllo, sicché nel 1908 Leopoldo II inserì il Congo nel novero delle colonie nelghe, rinunciando a un impraticabile possesso privato.
Il Congo Belga divenne così una colonia vera e proria. Questo diede origine a un forte afflusso di coloni dall'Europa, che si insediarono principalmente sulla costa. Nel 1924 la Società delle Nazioni affidò al Belgio come mandato il Ruanda-Urundi che venne annesso al Congo e ne divenne la settima provincia; la colonia aveva ormai un territorio vastissimo e ricco di risorse boschive, giacimenti di diamanti, avorio e altro.
Lo stato belga si occupò in prima istanza di applicare politiche d'intervento per la costruzione di aeroporti, ferrovie, strade. La vastità del territorio del bacino del fiume Congo da controllare portò a decentralizzare le strutture amministrative. Alcuni esponenti delle innumerevoli etnie congolesi, tra cui Simon Kimbangu, si opposero all'attività della potenza coloniale belga, mentre altri gruppi restarono molto fedeli agli europei.
Con l'avvento delle indipendenze africane causata dall'impossibilità delle potenze europee di mantenere costosissimi imperi coloniali, la situazione degenerò e le lotte intestine si moltiplicarono. Il Belgio non aveva più la capacità di gestire direttamente un territorio così vasto e complesso.
Nel 1959, dopo aver lasciato il paese per sottrarsi alla prigione, Patrice Émery Lumumba, uno dei principali protagonisti della lotta per l'indipendenza del paese, decise di partecipare alla Conferenza di Bruxelles sul Congo (20 gennaio - 20 febbraio 1960), riuscendo ad imporsi come uno dei protagonisti di primo piano.
Temendo una guerra d'indipendenza come quella che ancora infiammava l'Algeria, il governo decise di ritirarsi, concedento l'indipendenza al Congo ottenne il 30 giugno 1960. Lumumba divenne primo ministro. Inizialmente egli valutò la possibilità di trasformare il Congo in uno stato federale, coerentemente con la complessità demografica ed etnica del territorio, ma questa ipotesi venne poi accantonata per difficoltà di carattere politico-militare.
Nel frattempo l'esercito, al cui comando erano rimasti ufficiali belgi, si fece talmente caotico che buona parte del personale di alto grado preferì ritirarsi, svuotando l'impalcatura amministrativa dell'esercito, sempre più in mano a caporioni locali.
Negli stessi anni spinte autonomistiche si manifestavano nel bacino minerario della provincia di Katanga, represse nel sangue dal governo indipendentista.
Il governo belga inviò le proprie truppe per proteggere i connazionali che rientravano proprio mentre Lumumba si rivolgeva all'ONU. La questione si inserì nel gioco della guerra fredda e Stati Uniti, con le proprie multinazionali economiche, e l'URSS, con le proprie multinazionali politiche, tentarono di lusingare il Congo. Lumumba appariva più orientato verso l'allineamento con l'Unione Sovietica, ma l'ingovernabilità del Congo fece sì che l'esercito prendesse il sopravvento. Emerse il colonnello Mobutu, che fece arrestare e condannare a morte Lumumba. Questi riuscì in un primo tempo a fuggire, ma, nuovamente catturato, fu infine giustiziato nel gennaio 1961.
Mobutu Sese Seko, già capo di stato maggiore dell'esercito nel 1961, raggiunse in breve tempo il potere assoluto. Nel 1965 destituì Joseph Kasavubu, capo di stato ormai privo d'ogni potere, inaugurando un regime lunghissimo e caratterizzato da un forte culto della personalità e da ambizioni notevoli in politica estera. Già nel 1965, con l'esecuzione di cinque ministri del suo governo accusati di alto tradimento (eseguita nello stadio di Kinshasa/Leopoldville e traformata in un macabro spettacolo), Mobutu mostrò il suo modo di intendere le cose: ogni atto governativo o giudiziario deve essere presentato al popolo come dimostrazione di potenza dello Stato.
Assunto il titolo ufficiale di Maresciallo-Presidente, con poteri assoluti, Mobutu organizzò un proprio partito unico, il Movimento Nazionale Rivoluzionario (MNR), col compito di dare un nuovo volto culturale al Paese, basato sulla tradizione e sulle consuetudini locali. Nel 1971 lo Stato venne ribattezzato "Zaire", riprendendo antiche toponomastiche. Nello stesso periodo il Lago Alberto venne ribattezzato "Lago Mobutu Sese Seko". Il cristianesimo fu fortemente avversato dallo stato, a vantaggio del tradizionale animismo.
Mobutu impose a tutti gli zairesi di assumere un nome tradizionale tribale: egli stesso si rinominò Mobutu Sese Seko Koko Ngbendu Wa Zabanga ("Mobutu il guerriero che va di vittoria in vittoria senza che alcuno possa fermarlo"). Nel frattempo il governo divenne ancora più nettamente autoritario, e nel 1969 una rivolta studentesca fu repressa nel sangue.
In politica estera Mobutu strinse relazioni particolarmente buone con la Romania di Nicolae Ceausescu, suo amico personale, ma riuscì anche ad accattivarsi la simpatia degli Stati Uniti. Amante degli eventi grandiosi, il 30 ottobre 1974 organizzò a Kinshasa il più famoso incontro della storia del pugilato, il "Rumble in the Jungle" in cui si sfidarono Muhammad Ali e George Foreman. Negli anni '80 Mobutu divenne alleato della Francia. Con la fine della guerra fredda, che Mobutu aveva sfruttato per dare al suo paese il ruolo di "ago della bilancia" nel continente africano, la crisi politica interna si fece sempre più grave. Nel 1990 Mobutu si rassegnò ad accettare la presenza di un Parlamento multipartitico al proprio fianco e a condividere il potere con il presidente del Parlamento stesso.
Ma questo non risolse la crisi, che infine venne decisa dall'attacco di forze ribelli ruandesi ed ugandesi coalizzate sotto il comando di Laurent-Désiré Kabila. Nel 1996 le sue forze furono sopraffatte dal nemico e Mobutu, ormai stanco e malato, dovette fuggire in Marocco, dove morì nel 1997.
Nel 1997 il Generale Laurent-Désiré Kabila vittorioso nella guerrra civile si proclamò Presidente assoluto, governando per decreti e instaurando al potere il proprio clan in sostituzione di quello del suo rivale ormai defunto. Kabila ridiede allo Zaire il nome di Congo, riprendendo la vecchia bandiera dello Stato Libero, con qualche lieve modifica. Nel 1998 riprese la guerra civile e nel 2001 Kabila fu assassinato. Gli successe il figlio trentenne Joseph jr..
Il fiume Congo (chiamato anche Zaire) nasce circa nel punto di incontro tra la catena dei monti Mitumba e quella dei Rilievi Meridionali. Prima si dirige per oltre 1000 km verso nord; poi devia verso ovest con un'ampia curva e attraversa un tratto pianeggiante, dove la corrente rallenta e le sponde diventano paludose; nel terzo tratto si dirige in direzione sud-ovest verso l'oceano e riceve le acque di grandi affluenti. In questo tratto terminale bagna due capitali, Kinshasa e Brazzaville, scende di quota con le cascate Livingstone e sfocia con un lungo estuario nell'Atlantico.
Da sempre la lingua ufficiale del Congo Belga è il Francese. Essa è usata come lingua etnicamente neutrale e come lingua franca di comunicazione tra i differenti gruppi etnici del paese. C'è una stima totale di 242 lingue parlate nella Repubblica democratica del Congo. Di queste, soltanto 4 hanno lo status di lingue nazionali sin dai tempi dello Stato Libero: Kikongo, Lingala, Tshiluba e Swahili. Il Lingala, é stata fatta lingua ufficiale dell'esercito sotto Mobutu, ma dalle ribellioni dell'esercito nell'Ovest si usa anche lo Swahili.
Lo stato è al momento una Dittatura ereditaria in cui il Presidente ha poteri assoluti. Egli si avvale di un Parlamento di 300 membri da lui nominati. La nuova costituzione del 2005, oltre alla modifica della suddivisione amministrativa, prevede l'istituzione di un sistema bicamerale composto da un senato ed un'Assemblea nazionale. L'esecutivo, interamente di nomina presidenziale, resta composto da 60 persone ed è guidato da un primo ministro.
La foresta pluviale ricopre gran parte del bassopiano della Repubblica Democratica del Congo e contiene una grande varietà di specie alcune della quali rare ed endemiche, fra queste lo scimpanzé, il bonobo, il gorilla di montagna, l'okapi e il rinoceronte bianco. Cinque dei parchi nazionali del paese sono compresi nel patrimonio dell'umanità dell'UNESCO:
Garamba National Park, Kahuzi-Biega National Park, Salonga National Park Virunga National Park Okapi Wildlife Reserve. La guerra civile ha seriamente danneggiato le condizioni economiche e molti dipendenti dei parchi hanno abbandonato il lavoro. Tutti cinque i siti sono elencati nel patrimonio in pericolo.
Nell'ultimo secolo la RDC è divenuta il centro principale di quello che è chiamato il problema del bushmeat, considerato uno dei pericoli ambientali più grandi, in pratica consiste nella caccia di animali selvatici con trappole effettuata allo scopo alimentare.
La foresta pluviale della RDC non è fitta come quella della Guinea, le specie più diffuse sono gli alberi della cola, le palme da olio, varie specie di Ficus e di Coffea, molto diradate sono le piante di legno pregiato come il mogano e l'ebano. La foresta pluviale si interrompe a sud per lasciare posto, sui rilievi, alla savana e alle steppe. La savana caratterizza anche i rilievi che circondano la depressione del bacino del Congo, sulle montagne occidentali si trovano tratti di foresta lungo il corso dei fiumi. Nella parte finale del Congo sono diffuse le mangrovie e le palme del genere Phoenix spinosa, nelle aree più interne è coltivata la palma da olio.
Kinshasa (fino al 1966 Léopoldville o Leopoldstad) è la capitale e la maggiore città (7.500.000 abitanti) della Repubblica Democratica del Congo. È la terza grande area metropolitana dell'Africa dopo Il Cairo e Lagos. Nell'ordinamento amministrativo del paese, Kinshasa è sia una città che una provincia (in modo analogo a Parigi nell'ordinamento francese, che è sia una città che un dipartimento).
Situata a 280m s.l.m., sulla riva sinistra del fiume Congo in corrispondenza del Pool Malebo, di fronte a Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo.
Fu fondata da Henry Morton Stanley nel 1881, in onore del sovrano belga Leopoldo II fu chiamata Léopoldville. Al 1898 risale il completamento della ferrovia diretta verso la città costiera di Matadi. Quando, negli anni Venti la capitale del Congo Belga venne spostata da Boma a Léopoldville che crebbe repentinamente, a metà degli anni Trenta gli abitanti erano circa 40.000, 2.500 dei quali erano europei, la popolazione stimata del 1945 era pari a 100.000 abitanti. All'inizio degli anni cinquanta gli abitanti erano 250.000, tra cui vi erano 15.000 europei. A quell'epoca risale la fondazione dell'università amministrativamente aggregata all'università di Lovanio.
Prima dell'indipendenza Léopoldville era costituita da due parti distinte, la città degli europei e quella africana chiamata Quartier Indigène, i residenti necessitavano di un permesso speciale per entrare nelle diverse parti della città dopo le ore 21.00. Nel 1950 venne costruito lo stadio e nel 1960 Lépoldville aveva circa 400.000 abitanti ed era la più popolosa città dell'Africa centrale. Dopo la presa di potere da parte di Mobutu Sese Seko (1965) Léopoldville venne rinominata Kinshasa, nome di un piccolo villaggio che si trovava nei pressi della città.

Repubblica del Congo

La Repubblica del Congo (dal 1969 al 1992 Repubblica Popolare del Congo, nota anche come Congo-Brazzaville, Congo Francese o più semplicemente Congo[1]), è uno stato dell'Africa Centrale e un'ex-colonia francese. La capitale è Brazzaville.
Confina a nord con il Camerun e la Repubblica Centrafricana, a est e a sud con la Repubblica Democratica del Congo, a sud per un breve tratto con l'exclave angolana di Cabinda, a sud-ovest si affaccia sul Golfo di Guinea e a ovest confina con il Gabon.
La repubblica del Congo è una repubblica presidenziale; l'attuale presidente è il GeneraleDenis Sassou Nguesso, al potere dal 1979 salvo il periodo 1992-97. La lingua ufficiale è il francese.
I primi abitanti della regione furono delle popolazioni pigmee, in seguito assorbite dalla migrazione delle tribù bantu che occuparono l'area compresa negli attuali stati dell'Angola, Gabon e Repubblica Democratica del Congo. Diversi regni Bantu (ad esempio il regno del Congo e i regni di Loango e Teke) aprirono percorsi commerciali verso l'interno del bacino del Congo. I primi contatti con le popolazioni europee ebbero luogo nel XV secolo e riguardarono il commercio di schiavi razziati tra le popolazioni dell'entroterra. Quando il commercio degli schiavi terminò, nella prima metà del XIX secolo, anche il potere dei regni bantu venne meno.
Intorno al 1883 la regione entrò a far parte della sfera di influenza francese; l'area era contesa tra Pietro Savorgnan di Brazzà, esploratore italiano, e gli emissari del sovrano belga Leopoldo II che mirava al controllo del bacino del Congo. La Conferenza di Berlino del 1885 assegnò a Leopoldo II lo Stato Libero del Congo mentre l'area a ovest dei fiumi Congo e Ubangi divenne un protettorato francese. Negli anni precedenti infatti erano stati stipulati contratti di protezione fra la Francia e i regnanti locali.
Nel 1891 la regione fu dichiarata colonia con il nome di Congo Francese e nel 1910, in seguito alla riorganizzazione delle colonie francesi, fu inclusa nell'AEF, Africa Equatoriale Francese (Afrique Équatoriale Française che comprendeva l'area degli attuali stati del Gabon, Ciad, Repubblica Centrafricana e Repubblica del Congo) di cui Brazzaville divenne capitale. Lo sviluppo economico nel corso dei primi 50 anni di dominio coloniale in Congo si incentrò sull'estrazione di risorse naturali da parte di compagnie private.
Dal 1924 al 1934 fu costruita la ferrovia da Brazzaville al porto di Pointe-Noire; dopo la sconfitta francese nel 1940 l'amministrazione coloniale si unì alla Francia Libera di cui Brazzaville divenne capitale simbolica, anche se una parte rimase fedele al Governo di Vichy.
La Conferenza di Brazzaville del 1944 annunciò una serie di riforme della politica coloniale garantendo la cittadinanza francese alla popolazione, il decentramento di alcuni poteri, l'abolizione dei lavori forzati e l'elezione di assemblee locali. Nel 1958 la colonia fu divisa nei quattro stati attuali e il 28 novembre dello stesso anno la regione del Congo Centrale divenne la Repubblica del Congo, dichiarata indipendente il 15 agosto.
Il primo presidente fu Fulbert Youlou, ex-prete cattolico il cui mandato fu caratterizzato da un periodo di intensi disordini etnici e politici, tanto che nell'agosto del 1963 fu deposto e dopo un breve periodo di governo militare divenne presidente Alphonse Massemba-Débat.
Il 10 gennaio 1966 fu fondato il partito Mouvement National de la Révolution (MNR) che, secondo il suo stesso statuto, era il principale organo dello stato. Il 23 giugno l'esercito venne rinominato in esercito popolare e nel 1968, con un colpo di stato, Massamba-Debat venne deposto e fu sostituito alla presidenza da Alfred Raoul- il 31 dicembre dello stesso anno venne nominato presidente il maggiore Marien Ngouabi che trasformò il paese in una repubblica popolare politicamente sostenuta dall'Unione Sovietica. Rimase in carica fino al suo assassinio (18 marzo 1977).
Nel 1979, dopo un periodo di torbidi, il potere al vertice del partito unico (ribattezzato Partito Congolese del Lavoro, PCT) e dello stato fu assunto dal Generale Denis Sassou-Nguesso. Questi promosse una politica di stampo nettamente marxista-leninista, con disastrose pianificazioni economiche.
In seguito al collasso dell'Unione Sovietica e alla cessazione della guerra fredda, Sassou-Nguesso iniziò una politica di riforme del sistema politico, portando il Congo Francese al multipartitismo. Egli modificò inoltre la sua politica economica ed estera in senso filocapitalistico
Nel 1992 Sassou-Nguesso fu destituito da un suo vecchio rivale, Pascal Lissouba. La crisi fra le due fazioni giunse al conflitto armato nel 1997, poco prima delle elezioni presidenziali. Lo scontro vinto nel giro di qualche mese dall'esperto generale Sassou-Nguesso, che ricevette anche l'appoggio dell'esercito angolano e in ottobre tornò a coprire la massima carica dello statoLa seconda fase del lungo dominio di Sassou-Nguesso, iniziata nel 1997, è caratterizzata da una ristrutturazione totale delle vecchie istituzioni partitiche e statali. Il sistema rimane fortemente autoritario, ma non più caratterizzato ideologicamente bensì personalisticamente, tanto che anche la bandiera e gli emblemi statali sono stati modificati e si è diffuso un certo culto della personalità. Sono state inoltre create nuove istituzioni di organizzazione dei vari settori della vita pubblica, tra cui il settore del giornalismo e dell'informazione. Il PCT permane nella sua struttura, ma è stato depurato dalla vecchia ideologia marxista. L'unico partito di opposizione ammesso è il FDU (Forze Democratiche Unite). A livello di politica estera il Congo è nettamente allineato con la Francia e gli stati afroportoghesi.
La popolazione stimata (luglio 2006) è pari a 3.702.314 persone così suddivise:
0-14 anni: 46.4% (maschi 864,407/femmine 853,728) 15-64 anni: 50.7% (maschi 930,390/femmine 945,545) 65 anni e oltre: 2.9% (maschi 44,430/femmine 63,814) Gran parte della popolazione si concentra nella parte sud-occidentale del paese, mentre l'area settentrionale, dominata dalla foresta tropicale, è pressoché disabitata. Il Congo è uno degli stati più urbanizzati del continente africano: circa l'85% della popolazione si concentra infatti in poche aree urbane (Brazzaville, Pointe-Noire, e i piccoli villaggi situati sulla ferrovia Chemin de fer Congo-Océan che collega le due città).
Il Congo Francese è una repubblica presidenziale, con forte caratterizzazione in senso autoritario. In base alla nuova Costituzione del 2002, il Presidente ha poteri praticamente illimitati e si avvale di una serie di istituzioni: il Parlamento, bicamerale: Senato, 66 membri esimii non elettivi; l'Assemblea, 153 membri eletti nei partiti riconosciuti o sulla base di candidature individuali); la Commissione Nazionale per i Diritti Umani, che prevede un'impostazione etica del governo sulla base del diritto francese e delle consuetudini locali; il Consiglio Superiore per la Libertà d'Informazione, che controlla lo sviluppo del giornalismo; e i Consigli Tecnici specifici riguardanti altri settori.
Fondata nel 1880 da Pietro Savorgnan di Brazzà. Attualmente è un importante centro di comunicazioni ferroviarie e fluviali e per l'esportazione d'avorio e caucciù.
Nel febbraio 1944 vi si tenne la conferenza del CLN francese, che gettò le basi dell'Unione francese.

Comore

L' Unione delle Comore (fino al 2002, Repubblica Federale Islamica delle Comore) è uno Stato dell'Africa Orientale posto all'estremità settentrionale del Canale del Mozambico, nell'Oceano Indiano, tra il Madagascar e il Mozambico. La nazione è composta da tre isole vulcaniche: Grande Comore, Moheli e Anjouan, mentre la vicina isola di Mayotte è reclamata dalle Comore ma ha rifiutato l'indipendenza dalla Francia.
Nel corso dei secoli, le isole delle Comore furono invase successivamente da diversi gruppi umani provenienti dalle coste dell'Africa, dal Golfo Persico, dall'Indonesia e dal Madagascar. Gli esploratori portoghesi visitarono l'arcipelago nel 1505.
Tra il 1841 e 1912, la Francia vi stabilì una colonia e pose le isole sotto l'amministrazione del governatore generale del Madagascar. Più tardi, coloni francesi, compagnie commerciali francesi e ricchi mercanti arabi costruirono un'economia fondata sulle piantagioni che tuttora sfrutta circa un terzo del territorio delle Comore per la coltivazione di prodotti da esportazione.
Nel 1973 fu raggiunto un accordo con la Francia per ottenere l'indipendenza nel 1978, ma il 6 luglio 1975 il parlamento comoriano approvò una risoluzione con la quale fu dichiarata l'indipendenza, con l'astensione dei deputati di Mayotte, che rimase sotto il controllo francese. In due referendum, nel dicembre 1974 e nel febbraio 1976, la popolazione di Mayotte votò contro l'indipendenza dalla Francia (rispettivamente con il 63.8% e il 99.4% dei voti).
Nel 1997, le isole di Anjouan e Moheli dichiararono la loro indipendenza dalle Comore. Un tentativo successivo del governo di ristabilire il controllo sulle isole ribelli con la forza, fallì, e di conseguenza l'Unione Africana, sotto gli auspici del Presidente Mbeki del Sudafrica, portò avanti le trattative per arrivare ad una riconciliazione. Questa portò all'autonomia governativa per ciascuna isola, e un governo federale per le tre isole. All'inizio del 2005 venne approvata la Loi des compétences, una legge che definisce le responsabilità di ciascun organismo di governo, attualmente in corso di perfezionamento. Il giorno 25 marzo 2008 l'esercito, con il sostegno di truppe della Unione Africana, ha assunto il totale controllo dell'isola di Anjuan, mettendo fine alla secessioneLo Stato delle Comore è formato da tre delle quattro isole principali dell'Arcipelago delle Comore. La quarta costituisce il territorio francese di Mayotte. L'arcipelago è situato nell'Oceano Indiano, tra la costa africana ed il Madagascar. L'interno delle isole vulcaniche varia dalle montagne ripide alle basse colline. Il Karthala (2316 m) sull'isola di Grande Comore è un vulcano attivo.
Nella grande maggioranza i comoriani sono di cultura arabo-islamica, tranne una significativa minoranza sull'isola di Mayotte (i Mahorais) costituita da cattolici fortemente influenzati dalla cultura francese. L'unica circoscrizione ecclesiastica cattolica presente è l'amministrazione apostolica delle Isole Comore.
La lingua più diffusa è lo shikomor, un dialetto swahili, ma sono parlati anche la lingua francese, l'arabo e il malgascio. Circa il 57% della popolazione è istruita nell'alfabeto latino, un numero maggiore nell'alfabeto arabo.
La lingua più diffusa è lo shikomor, un dialetto swahili, ma sono parlati anche la lingua francese, l'arabo e il malgascio. Circa il 57% della popolazione è istruita nell'alfabeto latino, un numero maggiore nell'alfabeto arabo.
Nel 2004 il prodotto interno lordo ammontava a 367 milioni di dollari USA, pari a un PIL di 620 dollari pro capite. L'economia delle Comore è basata sull'agricoltura e sulla pesca. La manioca, le patate dolci e il riso vengono coltivati per l'alimentazione locale, ma la gran parte dei generi alimentari delle isole sono importati. L'ylang-ylang (un olio essenziale), la vaniglia, la copra (polpa di noce di cocco essiccata), il sisal e il caffè sono destinati all'esportazione. Le foreste ricoprono il 2,2% del territorio e forniscono un modesto quantitativo di legname da costruzione, soprattutto su Grande Comore. Il settore primario fornisce il 41,1% (2004) del prodotto interno lordo, occupando il 77% (1990) della popolazione attiva.
Nel 2000 il valore totale delle esportazioni fu di 6,86 milioni di $
Tra i principali problemi ambientali che le isole Comore devono affrontare i più gravi sono rappresentati da deforestazione e degrado del suolo. Il 59,2% (2003) del territorio è coltivato e il depauperamento e l'erosione del suolo sono il risultato della coltivazione sulle pendici senza l'opportuna creazione di terrazze. Anche l’originaria foresta pluviale è ormai circoscritta ad una minima parte del territorio. Una percentuale piuttosto alta della già limitata biodiversità dell'isola è compromessa; la pesca e il turismo stanno danneggiando le barriere coralline. Il governo ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di biodiversità, desertificazione, specie in via d’estinzione, protezione dell’ozonosfera e zone umideMoroni è la principale città delle Comore e dal 1962 ne è anche la capitale. Nel 1990, contava circa 23.400 abitanti. La città è collocata sulla costa occidentale dell'isola di Gran Comora. Moroni è servita dall'Aeroporto internazionale di Moroni Hahaya (Codice aeroportuale IATA: HAH). Esiste inoltre un porto con collegamenti regolari al continente africano e alle altre isole dell'arcipelago delle Comore, oltre che al Madagascar e ad altre isole dell'Oceano Indiano.

Colombia

La Colombia ("Co-lóm-bia", /ko'lombja/), è uno stato (1.138.914 km², 44.051.660 abitanti, capitale Bogotá) dell'America meridionale. Confina a
nord: Mare Caraibico sud: Perù, Ecuador ovest: Panamá, Oceano Pacifico est: Venezuela, Brasile. La Colombia è una repubblica unitaria di tipo presidenziale; il potere legislativo è esercitato dal Congresso, composto da Camera (102 membri) e Senato (166).
La storia della Colombia come repubblica comincia solo dopo l'indipendenza dalla Spagna il 20 luglio 1810 insieme alle altre colonie spagnole dell'America come il Venezuela, l'Ecuador, il Perù e la Bolivia e il Panamá è stato un dipartimento della Colombia fino al 1904). Con la battaglia di Boyaca culmina la vittoria definitiva che suggella una nuova storia in quello che conosciamo come Colombia.
Ma la storia nel paese sudamericano non comprende soltanto il suo periodo repubblicano, la genesi della sua identità si trova nella sua epoca coloniale (1492 - 1810), periodo nel quale si sono trovate tre etnie: la spagnola, l'indigena e l'africana. Comprende anche il periodo preispanico con lo splendore d'una delle civiltà più avanzate delle Americhe: la civiltà Chibcha o Muisca e anche quella Tairona. Poi durante il XX secolo, la Colombia, come tutti i paesi latinoamericani, ha attraversato tempi difficili caratterizzati da guerre civili, crisi economiche e rivoluzioni.
Il paese ha una popolazione variegata, frutto di una ricca storia. L'insieme dei diversi gruppi etnici principali — immigrati europei, nativi indigeni, africani, asiatici, mediorientali e altri immigrati recenti — dà vita all'attuale popolazione della Colombia. I 700.000 nativi che vivono attualmente in territorio colombiano rappresentano oltre 85 culture distinte.
Fino al XIX secolo gli immigrati europei erano principalmente coloni spagnoli, ma durante la seconda guerra mondiale un buon numero di altri europei emigrò in Colombia, in quanto paese non belligerante: olandesi, tedeschi, francesi, svizzeri, belgi e — in misura minore — polacchi, lituani, inglesi e comunità croate. Anche molti nordamericani migrarono nelle regioni caraibiche tra il XIX e il XX secolo. Fra le altre etnie di immigrati, ci sono asiatici, mediorientali (in particolare da Libano, Giordania e Siria), cinesi, giapponesi, coreani. Attualmente gli italiani in Colombia sono 10.874.
Varie le civiltà precolombiane della Colombia:
la civiltà tairona: caratterizzata dagli strumenti di pietra levigata (Sierra Nevada de Santa Marta) la civiltà di San Augustin: ci ha lasciato santuari formati da monoliti verticali di pietra e statue con realismo accentuato (alta valle della Magdalena) la civiltà di Quinbaya: conosciuta per i monumenti funerari in cui abbondavano gli oggetti d'oro, predati dai profanatori huaqueros. Il gruppo etnico più importante è quello dei Chibcha, antichi abitatori delle savane dei bacini occidentali, che ha influenzato tutta la parte settentrionale dell'America meridionale.
L'infiltrazione bianca ebbe inizio nel XVI secolo, con il tedesco Nikolaus Federmann che esplorò per primo i llanos venezuelani (1535), spingendosi, con Jimenez de Quesnada e Sebastian di Belalcazar, fino alla Valle Magdalena.
Durante il XVII secolo iniziarono le importazioni di schiavi africani, per lavorare nelle piantagioni della costa del Pacifico e sostituire gli amerindi, decimati dalle malattie portate dagli europei.
Attualmente gli indigeni sono pari a circa il 3,5% della popolazione, sparsi in ben 27 Dipartimenti, mentre gli afroamericani e i mulatti rappresentano il 10% circa del totale, concentrati in massima parte sulla costa atlantica (in particolare nelle città di Barranquilla, Cartagena de Indias e Santa Marta). La maggior parte della popolazione è tuttavia meticcia (49% circa) o bianca (39% circa)L'ultimo censimento nazionale, basato su auto-attribuzione, indicò una stima simile (78%) Dopo i coloni spagnoli, ondate di coloni europei arrivarono in Colombia tra la fine del diciannovesimo secolo e la metà del ventesimo secolo. Una grandissima parte degli immigrati arrivò dall'Italia (inizialmente da Piemonte, Veneto e Lombardia, più tardi da Campania e Calabria)[3], dalla Spagna (primi fra loro galiziani e baschi), e dalla Francia (soprattutto a Bogotá e Barranquilla). Più piccoli ma significativi gruppi di immigranti vennero da Germania e Svizzera. A causa della sua ubicazione strategica, la Colombia ha ricevuto molte ondate di immigrazione durante la sua storia. La maggior parte di questi immigrati si è stabilita sulla costa caraibica. Barranquilla (la più grande città della costa caraibica colombiana) ha la più grande popolazione di libanesi, ebrei, italiani, tedeschi, americani, cinesi, francesi, portoghesi e discendenti di zingari. Ci sono anche importanti comunità di tedeschi e discendenti cinesi sulla costa caraibica.
Repubblica presidenziale, presidente eletto a suffragio universale diretto ogni 4 anni, a capo anche del potere esecutivo. Il potere legislativo spetta al Congresso Nazionale, composto da Camera (163 membri) e Senato (102 membri).
La Colombia è un luogo privilegiato per quanto concerne la biodiversità, grazie alle caratteristiche morfologiche del suo territorio. Le sue numerose zone climatiche e i differenti microclimi hanno dato vita a diverse isole biologiche in cui le forme di vita si sono evolute in modo autonomo. Con solo lo 0,77% di suolo disponibile sul pianeta, possiede una varietà immensa di specie viventi. Le sue mutevoli caratteristiche geografiche le conferiscono le condizioni adeguate per la nascita e lo sviluppo di una quantità notevole di specie vegetali ed animali. Sino ad oggi sono state classificate 130.000 tipi di piante.
Il territorio é famoso per la sua ricca varietà di fiori, più di 50.000 specie, l’ orchidea sovrasta é il “fiore nazionale”, ci sono 3.000 specie differenti, il 15% delle esistenti al mondo. Il maggior numero di varietà è riscontrabile nell’Antioquia. Una delle piante più incredibili dell’Amazzonia è la Victoria amazzonica, una specie di ninfea dalle foglie rotonde che arriva a misurare fino a 2m di diametro ed é abbastanza forti da sostenere addirittura un bambino.
Esistono più di 70 specie di frailejones (espeletia), una pianta dalle foglie larghe, di un colore che va dall’argento all’oro, sistemate a forma di rosetta. Il gambo robusto delle piante adulte può crescere fino a 10m di altezza e si trova in determinate aree montuose del paese. Inoltre accoglie il 15% dei vertebrati terrestri viventi. Occupa il primato mondiale per la sua varietà di uccelli, più di 1.700 specie, il 18% esistente sul pianeta, che vanno dall’enorme condor andino al minuscolo colibrì. Vi si trova una gran varietà di macachi, pappagalli e tucani. Si ha inoltre notizia riguardo a una moltitudine di specie acquatiche come gli ibis, gli aironi, le egrette, i pellicani e i fenicotteri.
La maggioranza dei pesci ornamentali che abbelliscono gli acquari di tutto il mondo proviene dalla zona degli “Llanos” orientali. Tra le numerose specie citiamo il famoso piranha e l’anguilla elettrica. Per di più possiede una varietà enorme di anfibi, rettili, pipistrelli, roditori, insetti, fra questi ultimi risaltano le farfalle e gli scarabei, in ordine sono 165.000 e 250.00 specie diverse. Infine il territorio ospita la tipica fauna delle foreste fluviali: giaguari, armadilli, ocelot, pecari, cervi, scimmie, serpenti, orsi. Tipico l’ orso formichiere e l’orso dagli occhiali. La flora della Colombia è estremamente ricca, sono state classificate più di 130.000 piante, comprese molte specie endemiche. In Colombia vi sono 34 parchi nazionali, 8 zone di dimensioni più ridotte chiamate santuarios de fauna y flora , 2 riserve ed 1 zona naturale; il tutto protetto da un organismo nazionale chiamato Inderema (Instituto Nacional de los Recursos Naturales Renovables y del Ambiente), un ramo del ministero dell’Agricoltura. Ciò significa che il 9% del territorio é predisposto per lo sviluppo e la protezione dell’habitat naturale di migliaia di specie animali e vegetali.
Il ministero dell’Ambiente creato nel 1994 ha preso a sé la gestione dei parchi nazionali attraverso il dipartimento de la Unidad Administrativa Especial del Sistema de Parques Nacionales, che lavorerà in stretta collaborazione con le organizzazioni locali. La prima riserva naturale fu quella del Cueva de los Guàcharos del 1960.Bogotá (Santa Fé de Bogotá fino al 1819) è la capitale della Colombia e del dipartimento di Cundinamarca. Attualmente la città conta circa sette milioni di abitanti, ed è divisa in 20 quartieri. In città si trovano i principali palazzi governativi (Gobierno nacional). Il sindaco della città (Alcalde Mayor) è eletto ogni 4 anni insieme al Consiglio distrettuale.
Il nome Bogotá deriva dalla parola indigena Bacatá, che indica un tipo di agricoltura praticata dagli indigeni Zipas.
La fondazione di fatto della città di Santa Fé fu celebrata il 6 agosto del 1538 dallo spagnolo Gonzalo Jiménez de Quesada, che realizzò anche la fondazione giuridica nell'aprile del 1539 insieme a Nicolás de Federmann.
Durante la maggior parte del periodo coloniale, Santa Fé fu la sede del governo del Nuovo Regno di Granada, dipendente dal Vicereame del Perù. Insieme a Cartagena de Indias, fu la città più importante nel territorio che oggi costituisce la Colombia.
Alexander von Humboldt visitò Bogotá dal 1800 fino al 1804 e la denominò Atenas de América per le sue istituzioni culturali e scientifiche, tra le quali vi era il primo osservatorio astronomico del Sudamerica fondato da José Celestino Mutis.
A Bogotá vi era anche la sede militare del Vicereame del Perù, perché nella città è nato il movimento indipendentista colombiano, che il 20 luglio 1810 ottenne la prima indipendenza della Colombia, persa nuovamente poco dopo. Solo più tardi, nel 1819, la Colombia ottenne l'indipendenza definitiva.
Dopo l'indipendenza del 1819, Santa Fé ha adottato il nome indigeno di Bogotá. La città divenne la capitale dello stato della Gran Colombia, che si sciolse poco dopo, con la nascita degli attuali stati della Colombia, Ecuador e Venezuela. La storia della Colombia e di Bogotá nel resto di questo secolo è una continua guerra civile. All'inizio del XX secolo la popolazione della città era di circa 100.000 abitanti.
Con il nuovo secolo iniziò anche un periodo molto florido per l'urbanistica della città. Furono intrapresi numerosi progetti come la costruzione della Città Universitaria degli anni '30. Tra il 1940 e il 1960 furono costruiti numerosi palazzi sullo stile dell'architetto Le Corbusier. Il forte progresso di questi anni fu interrotto con la morte di Jorge Eliécer Gaitán il 9 aprile del 1948. In seguito a quest'avvenimento (ricordato con il nome Bogotazo) la città fu saccheggiata e distrutta.
La Dittatura militare degli anni '50, diretta dal Generale Gustavo Rojas Pinilla, contribuì allo sviluppo cittadino, principalmente con la costruzione dell'Aeroporto Internazionale El Dorado e del Centro Internacional, ultramoderno per l'epoca.
La città si trova nella Savana di Bogotá, su un altipiano a un'altitudine di 2640 metri sul livello del mare. Si estende per 1.732 km², con una densità di popolazione di circa 20.000 abitanti per km². Il territorio dove è stata costruita la città anticamente era occupato da un lago. Ciò è evidenziato dalle molte zone umide presenti nei settori non urbanizzati della savana. Quando arrivarono i primi conquistadores questo territorio era una specie di grande stagno.
La città si trova sulla Cordillera Oriental Colombiana, ed è delimitata da un sistema montuoso dal quale si staccano i massicci di Monserrate e Guadalupe ad est della città.
Il suo fiume più importante è il río Bogotá, che da un po' di tempo presenta il livello di inquinamento più alto del mondo. Altri fiumi importanti sono il Rio Fucha e il Río Salitre i quali sono affluenti del Río Bogotá.
Nelle vicinanza della città, c'è la grande riserva naturale della regione del Sumapaz, che è più estesa

Cipro

Cipro (??p??? o Kypros in greco, Kibris in turco) è un'isola del Mar Mediterraneo orientale, la terza per estensione. È situata a sud della Turchia (70 km), a breve distanza dalle coste del Vicino Oriente (100 km) e 500 km a nord dall'Egitto; geograficamente, si situa in Asia.
L'isola è occupata per circa i due terzi della superficie dalla Repubblica di Cipro, che dal 1º maggio 2004 fa parte dell'Unione Europea. Il restante territorio, nella zona settentrionale dell'isola, è occupato dalla Repubblica Turca di Cipro Nord (TRNC) che è stata proclamata dopo l'intervento militare turco del 1974.
Controversa è l'inclusione di Cipro tra gli stati europei o tra quelli asiatici; infatti se dal punto di vista storico-culturale, Cipro si può considerare uno stato europeo (a maggior ragione oggi che è entrato a far parte dell'Unione Europea), dal punto di vista geografico sembra appartenere (con il senso per cui un'isola fa parte di un continente in ragione della sua vicinanza geografica) al continente asiatico.
L'isola di Cipro, terza isola del Mar Mediterraneo per dimensioni, è situata nel mar Mediterraneo orientale a sud delle coste della Turchia, ha una superficie complessiva pari a 9.250 km² di cui 3.355 km² appartengono al settore turco cipriota e il 5% alle basi britanniche. Lo sviluppo costiero è pari a 648 km. Cipro inoltre costituisce l'avamposto più meridionale dell'Unione europea nel Mediterraneo.
Il rilievo dell'isola è composto da due catene montuose: quella del Kyrenia, che sorge nel nord della penisola di Karpas, e quella di Troodos, nel sud-ovest dell'isola dove sorge il monte Olimpo (1.953 m), la cima più alta dell'isola. Le due catene montuose sono divise dalla fertile pianura centrale di Mesaria.
Gli unici fiumi che hanno un regime di portata regolare sono lo Yialias e il Peidos, entrambi lunghi circa 100 km.
Il clima dell'isola è di tipo mediterraneo, con estati calde e asciutte e inverni temperati; Annualmente sull'isola cadono 500mm di pioggia prevalentemente durante l'inverno.
Secondo l'ultimo censimento ufficiale eseguito nel 1960 subito dopo l'indipendenza dalla neonata Repubblica di Cipro, la popolazione dell'isola è costituita per il 77% da greco-ciprioti, per il 18% da turco-ciprioti, mentre il restante 5% è costituito da altre etnie. La comunità greca e quella turca condividono molti costumi ma mantengono identità ben distinte, basate sulla religione, e profondi legami rispettivamente con la Grecia e la Turchia.
Mentre precedentemente all'invasione turca le due comunità vivevano disperse sull'intero territorio dell'isola, subito dopo il 1974 la demarcazione si è acuita a causa di una separazione geografica della popolazione forzata dagli eventi bellici: nella parte sud, la popolazione di etnia greco-cipriota rappresenta il 95% di quella totale, mentre in quella nord l'etnia turco-cipriota rappresenta il 98%. Ciò è dovuto alla deportazione di oltre 200.000 Greco-Ciprioti dalla parte nord dell'isola verso l'area sud. I loro beni sono stati confiscati ed i loro simboli religiosi in gran parte distrutti.
Dopo l'invasione del 1974 da parte della Turchia, 150.000 turchi furono trasferiti dall'Anatolia o decisero di insediarsi nella parte settentrionale dell'isola. La proclamata Repubblica Turca di Cipro Nord garantì loro il cambio di cittadinanza. Questo ha portato l'etnia turco-cipriota a rappresentare quasi il 30% della popolazione dell'isola. Questi dati sono però contestati sulla base del presupposto che la Repubblica Turca di Cipro Nord non è riconosciuta dall'ONU e dalla comunità internazionale (con eccezione della Turchia), così come non gli è riconosciuto il diritto di creare nuovi cittadini che pertanto continuano a essere considerati cittadini turchi. Il risultato di questa situazione è che stime sulla composizione etnografica della popolazione dell'isola varino ampiamente fra la forchetta di valori qui riportata.
Lo scambio di popolazione forzato e l'insediamento di turchi anatolici sono le principali ragioni che rendono difficile la ricomposizione delle due parti dell'isola. Nel referendum del 2003 infatti la stragrande maggioranza dei greco-ciprioti ha detto no alla integrazione incondizionata con la parte nord dell'isola.
Il greco è parlato soprattutto nel sud dell'isola, mentre il turco nel nord. In realtà, tale divisione risale all'intervento militare turco di Cipro del 1974, in seguito alla quale i greco-ciprioti del nord vennero espulsi verso il sud (in modo analogo, i turchi che abitavano nel sud si spostarono a nord).
Storicamente, comunque, il greco nella sua variante cipriota era parlato da circa l'82% della popolazione ed era ampiamente distribuito nell'intera isola. La restante parte della popolazione è di madrelingua turca. In seguito al dominio britannico, anche l'inglese è ampiamente utilizzato.
È in uso anche un dialetto arabo di tipo siro-palestinese in via di estinzione parlato dalla comunità maronita di Kormakiti, originato da uno stanziamento di cristiani maroniti libanesi nel XII sec. (fonte: Olivier Durand, Dialettologia araba, 2008)
Oggi i greci di religione ortodossa rappresentano oltre l'80% della popolazione dell'isola (poco più di 700.000 abitanti).
Le altre minoranze sono costituite dai turchi (18% della popolazione, di religione musulmana), i quali risiedono per la maggioranza nella parte dell'isola il cui controllo è stato assunto dalla Turchia nel 1974.
Sono altresì presenti una minoranza cattolica armena e una maronita.
Servizio militare maschile obbligatorio a 18 anni. Spese militari Repubblica di Cipro: 320 milioni di $ (5% del P.I.L.) Capacità di dispiegamento: età da 15 a 49 anni: 196.317 (stime del 2000). Repubblica di Cipro.
Guardia Nazionale greco-cipriota (GCNG; include l'aeronautica e la marina militare). Reggimento ellenico delle forze di Cipro (ELDYK). Polizia di stato greco-cipriota. Cipro possiede una buona rete stradale complessivamente lunga 19.525 km, in buona parte asfaltata. Collega le principali città di Cipro. L'unica autostrada a 4 corsie senza pedaggio collega Nicosia a Limassol e Larnaca. Strade principali: Totale: Zona greco-cipriota: 10.663 km (est 1998.); Zona turca-cipriota: 2.350 km (est 1996). Asfaltata: Zona greco-cipriota: 6.249 km (est 1998.); Zona turca- cipriota: 1.370 km (est 1996). Non asfaltata: Zona greco-cipriota: 4.414 km (est 1998.); Zona turca cipriota: 980 km (est 1996). Trasporto pubblico: Il servizio di taxi interurbano consente di raggiungere in auto tutte le principali città dell'Isola (durante il giorno). Tutta l'isola è collegata da frequenti servizi di autobus tranne la Domenica. Linee di autobus collegano le principali città a Nicosia, dove è pure in servizio una linea gialla che collega, a spese del Comune, il centro storico alla periferia. Nicosia (Lefkosia o ?e???s?a in greco, Lefkosa in turco) è la capitale di Cipro. Il nome usato in italiano deriva dalla dizione francese Nicosie usata sotto il dominio dei Lusignano.
A differenza delle altre principali città cipriote, Nicosia non sorge sulla costa ma in posizione relativamente centrale nell'isola, all'interno della piana della Mesaoria, separata dal mare da una catena montuosa.Dopo l'invasione turca del 1974 la città è divisa in una zona sud amministrata dalla Repubblica di Cipro (greco-cipriota) e da una zona nord sotto l'auto-proclamata Repubblica Turca di Cipro Nord. La linea di demarcazione tra le due zone è comunemente chiamata Green Line ed si compone di fili spinati, guarnigioni militari e alcuni tratti di vero e proprio muro: tra le linee militari greco-cipriote e turco-cipriote vi è una terra di nessuno pattugliata dalla missione UNFICYP delle Nazioni Unite che ha il suo quartier generale nel Ledra Palace, un tempo il miglior albergo della città e ora checkpoint per il passaggio tra zona "greca" e zona "turca". Nicosia è l'ultima città europea divisa per le conseguenze di una guerra. La città non ha un municipio, fino ad ora è stato ospitato da sei differenti costruzioni: attualmente si sta progettando la sua costruzione. L'attuale sindaco di Nicosia è Eleni Mavrou.

Cina

La Repubblica Popolare Cinese (cinese tradizionale: 中華人民共和國,cinese semplificato: 中华人民共和国,pinyin: Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó), anche nota più semplicemente come Cina (cinese tradizionale: 中國, cinese semplificato: 中国, pinyin: Zhōngguó, letteralmente «Paese di Mezzo»), è uno stato dell'Asia orientale, vasto 9.596.960 km², con 1.306.313.813 di abitanti e capitale Pechino. È il più popoloso del mondo e quello che confina con più Stati (14). La Repubblica Popolare Cinese è diversa dalla nazione il cui nome è Repubblica di Cina (nota anche come Taiwan).
Confina a nord con la Russia e la Mongolia, ad est con la Corea del Nord, a sud con il Vietnam, la Birmania, il Laos, il Bhutan e il Nepal, ad ovest con l'India, il Pakistan, il Kazakistan, il Tagikistan, l'Afghanistan e il Kirghizistan.
A est si affaccia sul Mar Giallo, e sul Mar Cinese Orientale e a sudest sul Mar Cinese Meridionale.
Dopo le guerre contro il Giappone e quella civile tra il movimento nazionalista e quello comunista, dal primo ottobre del 1949 è governato da un regime comunista. Appartengono alla Repubblica Popolare Cinese anche le città di Hong Kong[1] e di Macao[2], che erano fino alla fine del XX secolo, le ultime colonie in terra d' Asia di, rispettivamente, Regno unito e Portogallo.
La Cina rivendica l'isola di Taiwan al governo di Taipei, le isole Ryūkyū al Giappone, la provincia dell'Arunāchal Pradesh all'India e le isole Paracel [3]. Viceversa il Tibet, territorio oggi sotto occupazione cinese, è rivendicato dal Governo tibetano in esilio guidato dal Dalai Lama (attualmente ospitato in India).
La Cina è stata abitata dall'uomo fin da tempi antichissimi: i resti umani ritrovati e classificati come specie ominide a sé (Sinanthropus pekinensis o uomo di Pechino) risalgono a circa 500.000 anni fa. La società cinese passò da matriarcale (10.000 anni fa) a patriarcale (5.000 a. C.) sviluppando l'agricoltura e l'artigianato. Di questo periodo non abbiamo fonti storiche al di fuori di miti e leggende tramandate oralmente: le tre grandi figure di questi miti sono Huang Di, l'Imperatore Giallo, il primo a unificare la Cina, Lei Zu, sua moglie, che introdusse il baco da seta, e Yu il Grande[4] (2205-2197 a.C.) che introdusse l'uso delle armi di bronzo e la dinastia Xia, la prima della storia nazionale. Successivamente ci fu l’epoca dei regni combattenti conclusa con l’unificazione di tutta la Cina nel 221 a.C. con la fondazione della dinastia Qin. Da qui in poi la storia cinese si identifica con l'impero Han, seguito da varie dinastie ufficiali, fino allo scoppio della Guerra dell'oppio fra Cina e Inghilterra, aprendo il periodo delle concessioni agli stranieri.
Dopo un secolo di rivolte e turbolenze, sedate con l'aiuto di potenze europee e del Giappone, l’autorità imperiale si indebolì sempre di più e nel dicembre 1911, a Nanchino viene proclamata la Repubblica, ponendo fine al Celeste Impero.
Due guerre civili fra nazionalisti e comunisti (1927-1937 e 1945-1949) e l'invasione giapponese (1937-1945) termineranno con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese di Mao Zedong il primo ottobre 1949.
Nella seconda metà del Novecento, si afferma una linea economica che inizialmente segue il modello sovietico e poi tenta un percorso alternativo che porterà al disastro del Grande balzo in avanti. La terribile carestia, la repressione, i lavori forzati e la Rivoluzione Culturale in cui furono protagoniste le Guardie Rosse, provocheranno decine di milioni di morti.
Dopo le diverse carestie nel Paese, gli scontri politici interni del Partito, si afferma Deng Xiaoping, che riorganizza l'economia cinese, favorendo il riconoscimento costituzionale della proprietà privata e l'apertura del mercato ad investimenti esteri.
Le proteste di Tien An Men, non fermano la politica del Partito Comunista, che dopo il ritorno di Hong Kong e Macao, porta l'economia cinese ai primi posti del globo.
La prima dinastia di imperatori cinesi è la dinastia Xia, fondata dal Grande Yu che lasciò il trono al figlio Qin e ai suoi discendenti, nel 2200 a.C.: l'ultimo Xia fu Jie, che venne detronizzato dai fondatori della successiva dinastia Shang nel 1766 a.C. Durante quest'ultima nascono i primi pittogrammi, incisioni su dorsi di tartaruga a scopo augurale e divinatorio, che in seguito divennero gli ideogrammi della scrittura cinese: questa venne poi codificata durante il regno della dinastia successiva, gli Zhou, che regnarono dal 1122 a.C. al 770 a.C. In questo periodo il regno è sempre più diviso e iniziano le prime lotte fra province, che si accentua durante il periodo Chunqiu (Primavere e Autunni) 770-476 a.C., che segna l'ingresso della cina nell'età del Ferro: in questo periodo nasce e insegna Confucio. Alla fine la litigiosità dei principi locali smembra il regno degli Zhou e si apre il periodo dei Regni Combattenti, in cui la Cina è frammentata in una decina di regni in perenne lotta fra di loro. In realtà, anche se queste dinastie sono incluse tra quelle imperiali, fino al 221 a.C. l'Impero Cinese propriamente detto non esiste, poiché questi regni non estendono il loro controllo se non che una parte della Cina. Inoltre i poteri locali sono ancora molto forti e l'economia è basata sulla schiavitù, un po' come succede nell'Impero Romano. Sarà lo stesso primo imperatore della dinastia Qin ( in cinese 秦始皇帝 ) che unificherà la Cina a inventare un nuovo titolo, Huangdi, per designare una forma più alta di autorità e potere: quello dell'Imperatore di tutta la Cina.
Nel 221 a.c. Ying Zheng, re dello stato di Qin, nell'odierna provincia dello Shaanxi, unifica definitivamente la Cina e nominandosi Qin Shihuangdi, cioè "primo augusto imperatore di Qin", fonda la prima dinastia imperiale moderna, la dinastia Qin, che dura solamente undici anni. In questo periodo inizia la costruzione della Grande Muraglia, vengono unificate le unità di misura e la lunghezza dell'asse dei carri. Viene codificata per la prima volta la scrittura cinese, ad opera del primo ministro Li Si, che pubblica il primo catalogo ufficiale con 3.300 caratteri.
Dopo un periodo di turbolenza seguito alla caduta dei Qin, si consolida il potere della dinastia Han, che regna per circa quattro secoli, fino al 220 d.C.: sotto la dinastia Han si apre la via della seta e inizia il commercio con le province romane d'oriente. L'impero comincia ad espandersi nell'Asia continentale, mentre il confucianesimo si afferma come ideologia della classe dirigente cinese. Viene inventata la carta, nel 105 a.C. Al cadere della dinastia Han, l'impero si spezza di nuovo in tre stati (periodo dei Tre Regni, 220-265): regno Wei a nord, regno Shu nell'attuale provincia del Sichuan e il regno Wu a sud. la divisione è favorita dall'introduzione del Buddismo.
Segue la dinastia Jin denominata "occidentale" nel periodo tra il 265 e il 316, durante la quale si verifica una riunificazione per un breve periodo, e "orientale" nel periodo tra il 317 e il 420 che vede Nanchino come capitale; dal 420 al 589 circa la Cina resta divisa tra le dinastie del Nord e del Sud, una nuova riunificazione avviene sotto la Dinastia Sui 581- 618 durante la quale la capitale diventa Xi'an; succede la Dinastia Tang dal 618 al 907, uno dei periodi di massima fioritura della cultura cinese, mentre il periodo dal 907 al 960, detto "delle Cinque Dinastie e Dieci Regni", porta alla Dinastia Song dal 960 al 1279. Tra il periodo Tang e quello Song viene inventata la polvere da sparo, la stampa e la bussola.
Il periodo successivo è segnato dall'invasione dei Mongoli sotto la guida di Gengis Khan e dei suoi discendenti, i quali liquidano la dinastia Song e fondano con Kublai Khan la dinastia Yuan dal 1279 al 1366, all'inizio della quale risalgono i viaggi di Marco Polo in Cina. Inizialmente la Cina fa parte dello sterminato Impero Mongolo e Kublai Khan era al tempo stesso sovrano di entrambe le entità territoriali; con la frammentazione dei vari Khanati, la dinastia Yuan si limita a governare la Cina. Il dominio mongolo è caratterizzato da una grave crisi demografica e gli invasori faticano a integrarsi con i vinti fino a che una rivolta popolare porta alla cacciata dei Mongoli ed alla fondazione di una nuova dinastia nazionale, la dinastia Ming dal 1368 al 1644.
In seguito alla crisi dei Ming, i Manciù invadono la Cina e la conquistano fondando la Dinastia Qing dal 1644 al 1911, la quale porta l'Impero alla massima estensione territoriale ma lentamente entra in crisi. Ad aggravare la crisi è l'intrusione delle potenze imperialistiche europee, in particolare dell'Inghilterra, la quale scatena le Guerre dell'Oppio. Interi territori finiscono sotto l'influenza degli europei e dei giapponesi e la crisi dell'Impero si fa irreversibile. Tutto ciò si conclude con l'abdicazione del giovane Pu Yi[5], il 12 febbraio 1912.Diversi furono i tentativi di modernizzazione in questo periodo: mentre in Giappone questo aveva successo, in Cina fu represso dopo la morte dell'imperatore Kuang-Hsiü, padre dell'ultimo imperatore. La vedova Tsä-hsi, assunse il ruolo di imperatrice e, per paura di perdere il potere, ordinò il massacro di tutti coloro che avevano partecipato al tentativo di modernizzazione promosso dal marito defunto.
Anche l'occidentalizzazione della Cina, tentata più volte dagli europei a partire dal XVII secolo e culminata con l'irruzione coloniale dalla seconda metà del secolo XIX, è stata assorbita e trasformata nel corso del XX secolo in una singolare forma di comunismo nazionale, uno dei fattori dominanti nella scena internazionale del secondo dopoguerra, facendo dell'antico "Impero di Mezzo" uno dei poli della politica mondiale anche nell'era post-comunista.
La Cina ha un gran numero di fiumi. I tre maggiori fiumi cinesi, Huang He, Chang Jiang e Xi Jiang, che nella parte media e bassa del loro corso segano i tre grandi assi orografici della Cina orientale, hanno la loro origine sull'altopiano tibetano. Lo Huang He o fiume giallo,nasce nelle montagne del Qinghai, percorre il territorio cinese per circa 4.850 km prima di sfociare nel Pacifico presso la penisola dello Shandong. Il Chang Jiang o fiume azzurro è il maggiore fiume cinese e il quarto per lunghezza al mondo. Anch'esso nasce dalle montagne del Qinghai, ma procede verso sud-est attraversando così zone di montagne ricche di acqua che gli garantiscono una notevole portata. Lo Xi jiang nasce sull'altopiano dello Yunnan ed ha notevole importanza dal punto di vista agricolo, dato il clima subtropicale delle regioni irrigate. Lo "Zhu Jiang" o Fiume delle Perle è un'altra importante arteria di trasporto fluviale che con il suo delta arriva fino alla città di Canton e oltre verso un territorio pieno di canali e dighe.
Circa la metà dei fiumi della Cina, compresi i tre più lunghi Chang Jiang (fiume Azzurro), Huang He (fiume Giallo) e Xi jiang, scorre da ovest a est e sfocia nei mari cinesi aperti all'Oceano Pacifico; in minore quantità sfociano nel Mar Glaciale Artico, mentre altri sono privi di sbocco sul mare e quindi si gettano negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque filtrano nel sottosuolo formando profonde e importanti riserve d'acqua. Le piene dei grandi fiumi portano inondazioni che hanno sovente conseguenze disastrose sugli insediamenti umani e sulle coltivazioni.
La Cina ha una popolazione di 1.322.462.330 (fino ad agosto 2008) abitanti, con una densità di 137 ab./km2. La popolazione è sparsa in modo molto irregolare; è infatti concentrata prevalentemente a est nelle grandi pianure , mentre a ovest, zona più aspra e arida, vi è una densità bassissima. La Cina è lo stato più popolato al mondo e la sua popolazione rappresenta circa un quinto dell'intera popolazione mondiale.
Con la drastica riduzione della mortalità infantile in seguito alla rivoluzione maoista la popolazione crebbe in maniera esponenziale. Di conseguenza già a partire dagli anni settanta cominciarono delle campagne di controllo delle nascite che culminarono nella politica della pianificazione familiare, tra cui la politica del figlio unico.
La lingua ufficiale è il Cinese mandarino, che però presenta vari dialetti importanti, come lo Yue (Canton e provincia), il Wu (Shanghai), il Minbei (Fuzhou), il Minnan (Repubblica di Cina o Taiwan): oltre a questi, altri dialetti sono lo Hakka, il Gan, lo Xiang. Sopravvivono anche alcuni linguaggi Miao nelle zone abitate da questa minoranza, una delle 55. Dongba, la lingua dei Naxi, è un pittogramma ancora in uso.
In Cina sono poi diffusi nelle regioni di confine, il coreano e il kazaco e in alcune aree del Paese anche il mongolo, l'uiguro e alcuni dialetti tibetani.
La Cina è il primo produttore mondiale di frumento (86,1 milioni di tonnellate nel 2006), è in testa alla classifica per produzione di riso (167,6 milioni di tonnellate) ed ha anche il primato per le patate (66,8 milioni). Inoltre il Paese possiede oltre 1/3 degli allevamenti mondiali di suini, ed è ai primi posti per la pesca.Il fenomeno Cina è estremamente interessante perché permette di affrontare gran parte delle questioni fondamentali nel campo dell’economia internazionale e della geopolitica. Il punto di svolta di questo fenomeno si può far risalire all’epoca degli episodi di piazza Tienanmen a Pechino (aprile-maggio-giugno 1989): in quell’occasione un gruppo di studenti occupò la piazza al grido di “Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina”. Dopo qualche settimana gran parte della popolazione era scesa in piazza, nonostante il regime avesse istituito il coprifuoco e la legge marziale, e per le strade ci fossero già i carri armati. Poi, agli inizi di giugno, l’esercito spara: seguono giorni di lotta nelle strade ma, alla fine, il regime riconquista la piazza, seppur con migliaia di morti e un’immagine internazionale bruciata.
Tuttavia, anche se la battaglia è stata perduta, è rimasto un segnale forte di cui i dirigenti del partito comunista avrebbero tenuto conto in seguito; da allora, infatti, il potere si rese conto che se avesse voluto conservarsi in futuro, avrebbe dovuto portare la Cina sulla via della modernità. Già questo è piuttosto interessante: fino ad allora il potere aveva potuto vivere tranquillo entro i confini della Grande Muraglia, ma con l’avvento di mezzi di comunicazione globale questo non sarebbe più stato possibile perché una fetta di popolazione che aveva accesso al mondo esterno rimaneva e sarebbe rimasta sempre più insofferente allo stile di vita occidentale, ai beni di consumo occidentali e ala speranza di una vita "migliore". È chiaro però che i cinesi sono attratti dallo stile e il modello di vita occidentale perché questo è, almeno all'apparenza, un modello di vita più auspicabile agli occhi della popolazione.
Dopo questo episodio, per tutti gli anni ’90 la Cina ha intrapreso a tappe forzate la via del capitalismo attraverso uno sviluppo rapidissimo, supportato sia dai massicci investimenti statali, specialmente nei settori dell’energia e delle materie prime, sia dagli investimenti sempre maggiori da parte delle multinazionali di tutto il mondo, le quali, dall’apertura del mercato cinese vedevano e vedono tuttora un immenso serbatoio di occasioni per produrre a basso costo e con estreme semplificazioni dal lato del mercato del lavoro. Tutto questo è avvenuto e avviene ancora con tassi di incremento del PIL compresi fra il 7 e il 10 per cento e, ad oggi, la Cina è la quarta economia del mondo, avendo già superato Italia, Francia e Regno unito, e apprestandosi nel giro di un anno a superare anche la Germania.
La rete stradale si estende per una lunghezza complessiva di 1,87 mln/km, sviluppandosi maggiormente lungo la zona costiera e comprende 34.300 km di strade a scorrimento veloce. La rete ferroviaria operativa ha raggiunto 73.100 km di cui 23.700 km di ferrovie a più binari e 18.500 km di ferrovie elettriche. Per quanto riguarda il trasporto marittimo nella costruzione dei porti è stato recentemente ottimizzato il sistema dei cointainer. Tutti i maggiori porti (Hong Kong, Shanghai, Shenzhen, Qingdao, Tianjin, Canton, Xiamen, Ningbo, Dalian) fanno parte del circuito dei primi 50 containers-ports del mondo, dove ogni anno transitano anche più di 100 milioni di tonnellate di merci.
La Repubblica Popolare Cinese, nonostante le riforme e la conversione al libero mercato degli ultimi 15 anni, non ha introdotto alcuna libertà dal punto di vista politico. Essa è considerata responsabile di crimini contro i suoi stessi cittadini[8]. La situazione dei diritti umani nella Repubblica Popolare Cinese continua a subire numerose critiche da parte della maggior parte delle associazioni internazionali che si occupano di diritti umani che riportano numerose testimonianze di abusi ben documentati in violazione delle norme internazionali. Da un lato il governo ammette le deficienze, dall'altro parla della situazione dei diritti umani come la migliore di tutti i tempi. Il sistema legale è stato spesso criticato come arbitrario, corrotto e incapace di fornire la salvaguarda delle libertà e dei diritti fondamentali. Nelle carceri laogai ("riforma attraverso il lavoro"), secondo molte fonti, vigerebbero condizioni di vita disumane al limite dello schiavismo e sarebbero applicati sistematicamente tortura e tecniche di lavaggio del cervello.
La Cina è il paese al mondo in cui si eseguono più condanne a morte, sebbene le autorità si rifiutino di rendere pubblica alcuna statistica ufficiale. Riguardo le condanne eseguite nel 2007, Amnesty International ha raccolto notizie su 470 esecuzioni, ma ne stima un totale di almeno 6000 nell'arco dell'anno[9]. Nessuno tocchi Caino stima una cifra simile di almeno 5000 esecuzioni nello stesso periodo, con un'incidenza dell'85,4% sul totale mondiale[10]. Entrambe le associazioni riconoscono però che c'è stata una dimunzione nel numero delle esecuzioni, dopo che è stata reintrodotta la norma per cui tutte le condanne a morte devono essere confermate dalla Corte suprema del popolo: ciò consente di attutire la piaga delle condanne a morte comminate dopo processi sommari e iniqui. Alcune stime, tuttavia, sono ben più pessimistiche: un esponente politico cinese, Chen Zhonglin, delegato della municipalità di Chongqing, giurista e preside della facoltà di legge dell'Università sudorientale cinese, in un'intervista al China Youth Daily ha parlato di 10.000 esecuzioni l’anno. In quell'occasione Chen dichiarava la sua intenzione di lavorare per migliorare la situazione dei diritti umani in Cina.
Secondo quanto rivelato dal viceministro della salute Huang Jiefu nel corso del 2005, è dai condannati a morte che proviene la maggioranza degli organi espiantati in Cina[11], spesso senza che il donatore abbia dato il suo consenso, sebbene la legge lo esiga[12]. L'espianto non consensuale pare che venga praticato sistematicamente ai condannati appartenenti al movimento spirituale del Falun Gong[13], perseguitato dal regime di Pechino. Questo fenomeno, che ha determinato di fatto un traffico illegale di organi umani, ha generato il sospetto che le condanne vengano eseguite quando c'è richiesta di organi compatibili con il condannato[14].
Il governo cinese assicura di dispensare la pena capitale solo in caso di gravi reati penali (omicidio, strage, terrorismo…), escludendo reati politici o di qualsiasi altro genere, e ha pubblicato sul web [15] una copia del proprio codice penale che conferma questa versione. Tuttavia Amnesty International afferma che in Cina sono 68 i crimini punibili con la pena di morte, inclusi reati non violenti come l'evasione fiscale, l'appropriazione indebita, l'incasso di tangenti e alcuni reati connessi al traffico di drogaLa città di Pechino ( 北京 ? pinyin Běijīng Wade-Giles Pei-ching – letteralmente: capitale del nord) è la capitale della Cina.
L'intera municipalità ha dimensioni pari a più della metà del Belgio e conta 7 milioni di abitanti. Pechino è la seconda città più popolosa della Cina dopo Shanghai con 7.500.000 residenti. Confina in tutte le direzioni con la provincia dell'Hebei e a sud-est con la municipalità di Tientsin.
Pechino è una delle quattro municipalità con status di provincia della Repubblica Popolare Cinese ed è sotto il controllo diretto del governo centrale. Pechino è una municipalità sin dalla costituzione della Repubblica Popolare Cinese.
È riconosciuta come il centro politico, culturale e scientifico della nazione al contrario di Shanghai, che gode dello status di maggiore centro economico.
Nei pressi di Pechino sono stati rinvenuti resti di città risalenti al I millennio a.C.. La capitale dello Stato di Yan, una delle potenze del periodo dei Regni Combattenti, venne fondata a Ji, vicino alla moderna Pechino. Ji venne abbandonata non più tardi del VI secolo e ancora non se ne conosce l'esatta localizzazione.
Durante la Dinastia Tang e la Dinastia Song l'area attuale di Pechino fu solamente occupata da piccoli villaggi.
La Tarda dinastia Jin cedette una larga porzione della sua frontiera settentrionale, inclusa Pechino, alla dinastia Liao dei Kithan nel X secolo. La dinastia Liao instaurò da subito una capitale secondaria nella città stessa chiamandola Nanjing ("la Capitale Meridionale"). La dinastia Jin dei Jurchen conquistò Liao e governò la Cina settentrionale costruendovi la propria capitale Zhongdu ("Capitale Centrale"). Zhongdu fu situata in prossimità dell'odierna Tianningsi, leggermente scostata a sud-ovest rispetto al centro di Pechino.
Le forze Mongole rasero al suolo Zhongdu (中都) nel 1215. Nel 1267 edificarono Dadu (大都, la loro "Grande Capitale" posta a nord della capitale della dinastia Jin. Dadu era anche conosciuta con il nome di Khanbaliq (la citta del Khan): è considerata come l'effettivo nucleo originario di Pechino e viene indicata da Marco Polo con il nome di "Cambaluc". I Mongoli preferirono il sito di Pechino a località più tradizionali nella Cina centrale come sede della nuova capitale perché più vicino alla Mongolia. Questa scelta contribuì a migliorare lo status della città da sempre al limite settentrionale della Cina Propria.
Nel 1403 Yong Le (永乐, anche conosciuto come Zhu Di), terzo imperatore Ming che aveva da poco conquistato il trono uccidendo il nipote dopo una sanguinosa guerra civile, rinominò la città Beijing o "Capitale Settentrionale". È durante questo periodo che Pechino assunse la forma attuale con mura di cinta che oggi corrispondono al secondo raccordo anulare.
Tramonto sulla Città ProibitaLa Città Proibita fu eretta dal 1406 al 1420, seguita dal Tempio del Paradiso nel 1420 e altri progetti di riqualificazione urbana. Piazza Tiananmen venne bruciata due volte durante la dinastia Ming. L'odierna piazza, simbolo della Repubblica Popolare Cinese, risale al 1651.
Pechino fu anche la capitale dell'Impero Mancese della dinastia Qing e della Repubblica di Cina proclamata nel 1912. Negli ultimi cento anni della dinastia mancese, Pechino venne più volte invasa e soggetta a sommossa: nel 1860 le truppe anglo-francesi occuparono e rasero al suolo il Vecchio Palazzo d'Estate (圆明园) e nel 1900 si verificò la rivolta dei Boxer contro l'imperatrice Cixi. Nel 1911 fu proclamata la Repubblica Cinese: il presidente era Sun Yatsen, ma il potere effettivo rimase nelle mani di alcuni signori della guerra, fra i quali Yuan Shikai. Nel 1928 il Kuomintang (Partito Nazionalista della Cina) decise di stabilire a Nanchino la capitale della repubblica. Il Giappone conquistò Pechino nel 1937 sino alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale nel 1945.
Il 31 gennaio1949 durante la Guerra Civile Cinese le forze comuniste entrarono in città senza dover combattere. Il 1 ottobre 1949 Mao Zedong annunciò la nascita della Repubblica Popolare Cinese: Pechino ne divenne la capitale.
Dalla nascita della repubblica popolare ad oggi la città si è sviluppata oltre il secondo raccordo anulare: le vecchie mura sono state abbattute per ampliare i grandi viali centrali e costruire la linea circolare della metropolitana. Tutto ciò si interuppe nel 1966, con l'avvio dellla rivoluzione culturale. Le riforme economiche di Deng Xiaoping, a partire dal 1976 in poi hanno contribuito all'ulteriore crescita del territorio cittadino.
Il centro della città è stato scelto per le Protesta di piazza Tiananmen del 1989.
Pechino ha ospitato la XXIX Olimpiade nel 2008.
Le colline dominano la municipalità di Pechino a nord, nord-ovest e ovest. I distretti di Yanqing County e Huairou, nella regione nord-ovest della municipalità, sono caratterizzati dalla catena dei monti Jundu. La parte occidentale della municipalità è incorniciata dalla catena montuosa di Xishan. A questa catena, lungo il confine con la provincia dell'Hebei, appartiene il monte Dongling che con i suoi 2303 metri è il punto più elevato della municipalità. I principali fiumi che scorrono all'interno della municipalità in direzione sud sono il fiume Yongdingand e il fiume Chaobai, parte del sistema fluviale di Haihe. Il Grande Canale della Cina collega Pechino ad Hangzhou e il Grande Canale del Nord scorre dalla capitale verso il sistema dell'Hai He. La riserva di Miyun, situata lungo il tratto superiore del fiume Chaobai, costituisce la principale fonte di approvvigionamento idrico della città.
L'area urbana di Pechino è situata nella parte centro-meridionale della municipalità occupandone una limitata ma crescente area. Lo sviluppo del territorio urbano avviene tramite fasce delimitate da raccordi anulari concentrici. Piazza Tian'anmen è al centro esatto di Pechino ed è posizionata a sud della Città Proibita. A ovest di pizza Tian'anmen è collocata Zhongnanhai, quartiere residenziale esclusivo per i massimi dirigenti del Partito Comunista Cinese. Chang'an Avenue attraversa il centro di Pechino da est a ovest.
Il clima della città è particolarmente rigido per via delle estati calde e umide e degli inverni freddi, ventilati e secchi. Il clima estivo è influenzato dal monsone dell'Asia orientale e il clima invernale risente dell'anticiclone siberiano. Le temperature medie in gennaio oscillano tra i -7 e i -4 °C; in luglio variano tra i 25 e i 26 °C. Le precipitazioni annue sono di 600 mm in media.
Le attività industriali e il traffico automobilistico sono le principali cause di un forte inquinamento atmosferico. L'erosione dei deserti settentrionali e occidentali della Cina e la deforestazione della municipalità di Pechino provocano tempeste di sabbia che affliggono periodicamente la città. In vista delle XXIX Olimpiade nel 2008, notevoli sono gli sforzi delle autorità per limitare tali fenomeni.
Una "Pechino" molto meno conosciuta è quella sotterranea: infatti, nel sotterraneo di Pechino si trovano una serie di cunicoli sotterranei scavati dai civili (per riparo) nel momento in cui si era alle soglie di una guerra (poi scampata) con l'Unione Sovietica.
Nel 2004 il prodotto interno lordo di Pechino ha raggiunto la cifra di 428 miliardi circa di Renminbi, grazie ad un incremento reale del 13,2% rispetto all'anno precedente. Il settore terziario è il più produttivo dell'economia pechinese e costituisce il 60% del PIL della città.
La crescita economica del settore immobiliare e del settore automobilistico è particolarmente sostenuta. Nel 2004 sono stati venduti 25 milioni circa di metri quadrati di superficie immobiliare residenziale per un ricavato totale di 108 miliardi circa di Renminbi. Nel 2004 a Pechino risultavano registrati 1.871.000 autoveicoli, 1.298.000 dei quali posseduti da privati.
L'area di Dawangqiao intorno al Beijing CBD (2004)Nell'anno precedente 447.000 autoveicoli nuovi e usati sono stati venduti nella municipalità di Pechino. Questi dati testimoniano la particolare dinamicità del settore automobilistico che spinge le autorità cittadine alla costruzione e pianificazione di nuove arterie stradali e autostradali in grado di reggere il traffico crescente.
Il Beijing CBD (Beijing Central Business District), situato nell'area di Guomao, è stato identificato come il nuovo centro economico della città: vi si trovano infatti gli uffici di diverse imprese, centri commerciali e appartamenti residenziali di prestigio. La Beijing Financial Street, nell'area di Fuxingmen e Fuchengmen, è un centro finanziario tradizionale. Le aree di Wangfujing e Xidan sono importanti distretti commerciali.
L'area di Zhongguancun è caratterizzata dalla presenza di imprese informatiche, elettroniche, farmaceutiche e per questo è stata soprannominata la "Silicon Valley della Cina". Anche Yizhuang, un'area localizzata a sud-est della metropoli, ultimamente è la sede prescelta per gli investimenti di molte imprese ad alta tecnologia. Pechino è anche un florido centro del commercio di beni piratati come capi di abbigliamento e DVD.
Tra i molti distretti industriali tradizionali vi è Shijingshan, localizzato nella periferia occidentale della città.
Le principali attività dell'agricoltura della municipalità sono situate al di fuori della città e consistono principalmente nella coltivazione di frumento, mais e derrate agricole destinate al mercato urbano.
La città è ben collegata con il resto del paese da strade e autostrade. Pechino è servita da 5 raccordi anulari, 9 autostrade, 11 superstrade nazionali.
Il numero crescente di automobili private e la dinamica economia urbana creano notevoli problemi di traffico. I raccordi anulari e le principali arterie sono spesso congestionate, specialmente durante gli spostamenti dei pendolari da e verso i quartieri finanziari e commerciali.
Per risolvere i disagi creati dal traffico automobilistico le autorità cittadine hanno esteso diverse autostrade all'interno del terzo raccordo anulare della città. La mancanza di semafori lungo i tracciati delle autostrade dovrebbe alleggerire la pressione sull'intero sistema stradale di Pechino. Sei nuove autostrade sono state progettate per migliorare ulteriormente la congestione stradale.
Sono state proposte e in parte implementate anche altre soluzioni per limitare i problemi del traffico: corsie riservate a mezzi di trasporto pubblico, una rete metropolitana più estesa, maggiore disciplina da parte degli automobilisti.
L'Aeroporto internazionale di Pechino è il principale aeroporto della città e dista circa 20 km dal centro. Offre collegamenti nazionali, internazionali e intercontinentali. È il principale snodo aeroportuale della compagnia Air China. È l'aeroporto più trafficato della Repubblica Popolare Cinese. Attualmente sono operativi due terminal. Il terzo terminal dovrebbe essere completato in tempo per la XXIX Olimpiade nel 2008. È collegato al centro di Pechino tramite un'autostrada. Per ora non esiste alcun collegamento ferroviario: entro il 2008 la rete metropolitana di Pechino dovrebbe raggiungere lo scalo.
A Pechino esistono altri aeroporti per scopi militari e civili di minore importanza come il Liangxiang Airport, il Nanyuan Airport, il Xijiao Airport, il Shahe Airport e il Badaling Airport.

Cile

Il Cile, il cui nome ufficiale è República de Chile (Repubblica del Cile), è uno stato (756.950 km², 16.134.219 abitanti[1], capitale Santiago del Cile) situato nell'estremità sudoccidentale dell'America Meridionale.
Confina ad est con l'Argentina, a nord-est con Bolivia, al nord con il Perù, e ad ovest con l'Oceano Pacifico. Si estende da nord a sud tra i 17° e i 56° di latitudine, fanno parte del territorio dello stato anche l'isola di Pasqua, l'isola Sala y Gómez, le isole Juan Fernández, le isole Desventuradas, le isole Ildefonso e Diego Ramírez. Il Cile rivendica inoltre la sovranità su una parte del territorio antartico.
Vi sono diverse teorie sull'origine del nome Chile. Secondo una di queste, descritta dal cronista del XVIII secolo Diego de Rosales, il termine deriva dal nome di uno dei capotribù (cacique) chiamato "Tili" che governava la valle dell'Aconcagua fino alla conquista da parte degli Incas [2] Un altra teoria punta sulla somiglianza tra la valle dell'Aconcagua e la valle di Casma in Perù, nella quale si trovava una città e una vallata chiamate Chili.[2] Altre teorie sostengono che il nome Chile derivi dal termine Mapuche chilli, che significa "dove finisce la terra"[3] oppure dal termine Quechua chin, "freddo". I primi spagnoli sentirono il nome dagli Incas e dai pochi sopravvissuti della prima spedizione in Perù di Diego de Almagro (1535-36) che si definivano "uomini di Chilli"Diversi studi collocano l'epoca della popolazione dell'attuale territorio cileno a circa 10.500 anni a.C. . Il Cile preispanico era popolato da una varietà di culture di indigeni che si stanziarono in bande longitudinali incrociando anche le Ande ed arrivando a territori attualmente argentini nell'Atlantico. Nella zona del nord del paese, i gruppi amerindi aymara, atacameña e diaguita stabilirono culture fortemente agricole da parte dell'impero Inca che, dal secolo XV, dominò una grande parte del territorio attuale del Cile fino al fiume Maule. Al sud del fiume Aconcagua, si stabilirono le varie comunità seminomadi degli amerindi mapuche, la principale etnia indigena del paese. Nei canali australi, infine, hanno abitato diversi gruppi indigeni come gli amerindi chono, yámana, alacalufe ed ona. Nell'Isola di Pasqua si sviluppò un'avanzata e misteriosa cultura polinesica, praticamente estinta oggi.
Nel 1520, Ferdinando Magellano fu il primo esploratore europeo a visitare il territorio cileno percorrendo lo stretto che porta il suo nome. Ma fu soltanto nel 1535 che i conquistatori spagnoli provarono a conquistare le terre della "valle del Cile" dopo aver destituito l'impero Inca. La prima spedizione, condotta da Diego de Almagro, non ebbe i risultati voluti, seguì il tentativo di conquista guidato da Pedro de Valdivia. Lungo il suo cammino verso sud, ed attraversando il Deserto di Atacama, Valdivia fondò una serie di centri abitati, il primo ed il più importante, il 12 febbraio del 1541, la città di Santiago della Nuova Estremadura.
Valdivia iniziò in seguito una campagna militare diretta verso i territori più meridionali dove erano insediate le tribù mapuche, dando così inizio alla guerra di Arauco, che Alonso de Ercilla riportò magistralmente nella sua opera La Araucana (1576). I contrasti si protrassero per circa tre secoli, benché con numerosi intervalli di pace grazie alla realizzazione di "Parlamenti" come quello di Quilín nel 1641 che avrebbe stabilito un limite tra il governo coloniale e le tribù indigene lungo il fiume Bío bío, dando nome alla zona conosciuta ancora oggi come La Frontiera.
La Capitanía General de Chile, chiamata anche il Regno del Cile, era una delle colonie più australi dell'Impero Spagnolo. A causa della sua lontana posizione dai grandi centri e dalle strade commerciali imperiali ed a causa del conflitto con i mapuche, il Cile è stato una provincia povera appartenente al Vicereame del Perù e la cui economia era praticamente destinata per sostenere i pochi abitanti del territorio.
Nel 1810, cominciò, con la costituzione della prima assemblea di governo, il processo di autodeterminazione del Cile e iniziò un periodo chiamato Patria Vecchia, che durò fino alla catastrofe di Rancagua nel 1814, quando le truppe reali spagnole riconquistarono il territorio. Le truppe indipendentiste, profughe a Mendoza, formarono con i soldati argentini l'Esercito delle Ande guidato da José de San Martín che liberò il Cile dopo la battaglia di Chacabuco, il 12 febbraio del 1817. L'anno successivo il governo del "Direttore Supremo" Bernardo O'Higgins Riquelme dichiarò l'indipendenza del Cile.
O'Higgins inaugurò un periodo di riforme che però lasciarono insoddisfatta una grande parte dell'opinione pubblica, provocando la sua abdicazione nel 1823. Durante i 10 anni successivi, il Cile avviò una serie di politiche per costruire il nuovo stato. Dopo una serie di fallimenti, la vittoria conservatrice nella Rivoluzione del 1829 diede inizio ad un periodo di stabilità: il nuovo regime si chiamò Repubblica Conservatrice, ed ebbe come massimo capo il ministro Diego Portales, che grazie alla Costituzione del 1833 riuscì a costruire le basi politico-amministrative del Cile del XIX secolo.
Il Cile lentamente iniziò a svilupparsi ed a stabilizzare le sue frontiere. L'economia cominciò ad avere una grande crescita grazie alla scoperta dei giacimenti di Chañarcillo e alla crescita del porto di Valparaíso, cosa che portò ad un conflitto con il Perù per la supremazia marittima nell'Pacifico. La formazione della confederazione fra il Perù e la Bolivia fu considerata una minaccia per la stabilità del paese, e Portales dichiarò ai due paesi una guerra che terminò con la vittoria cilena nella battaglia di Yungay (1839) e con la dissoluzione della confederazione. Allo stesso tempo, si provò a rafforzare il controllo sul Sud del paese intensificando la penetrazione nell'Araucanía e la colonizzazione della Llanquihue con immigranti tedeschi. La regione di Magallanes fu incorporata allo Stato e la zona di Antofagasta iniziò ad essere abitata.
Dopo quaranta anni di governo conservatore, nel 1871 ebbe inizio un periodo di governo del partito liberale che fu caratterizzato dalla crescita economica dovuta alla estrazione mineraria del potassio nitrico nella zona di Antofagasta. L'attività estrattiva andava così bene che la Bolivia iniziò a reclamare questo territorio come suo. Nonostante la firma di trattati nel 1866 e 1871, i due paesi non riuscirono a risolvere i loro conflitti ed il 14 febbraio del 1879, il Cile bombardò il porto di Antofagasta, dichiarando la guerra alla Bolivia. Il Perù, come prevedeva un accordo segreto, si alleò con la Bolivia: fu questo l'inizio alla guerra del Pacifico che finì con la vittoria cilena nella battaglia di Huamachuco, il 10 luglio del 1883. Dopo il conflitto, il Cile ottenne il dominio sui dipartimenti di Antofagasta e le province di Tarapacá, Arica e Tacna (quest'ultimo fino al 1929) e la contemporanea risoluzione dei problemi di confine con l'Argentina in Patagonia e Puna di Atacama. Nello stesso periodo finì Guerra di Arauco con la Pacificazione dell'Araucania nel 1881 e l'annessione dell'Isola di Pasqua nel 1888.
Nel 1891, il conflitto tra il Presidente José Manuel Balmaceda ed il Congresso causò la Guerra Civile: i membri del Congresso ottennero la vittoria e stabilirono la Repubblica Parlamentare. Questi anni si caratterizzarono, nonostante la crescita economica, per l'instabilità politica e la nascita del movimento proletario che portava l'attenzione sulla Questione Sociale. Dopo anni di dominio delle oligarchie, fu eletto Arturo Alessandri con l'appoggio dei movimenti popolari nel 1920. La crisi però si accentuò e portò alla rinuncia di Alessandri in due occasioni dopo la promulgazione della Costituzione del 1925, che diede nascita alla Repubblica Presidenziale.
Carlos Ibáñez del Campo assunse il governo nel 1927 con un grande sostegno popolare, ma la fine della Prima Guerra Mondiale (nella quale il paese si è dichiarato neutrale) e la Grande Depressione seppellirono il commercio del potassio nitrico, producendo una forte crisi economica nel paese: il Cile fu infatti tra i più colpiti dalla recessione a livello mondiale. Ibáñez rinunciò nel 1932 e l'instabilità politica dopo il colpo di stato militare diede vita alla Repubblica Socialista del Cile, che però durerà soltanto 3 mesi finché Alessandri riassunse il potere e rimise in sesto l'economia, senza però calmare la tensione tra i partiti. Dopo il massacro del Segundo Obrero, i partiti di tendenza fascista decisero di sostenere il candidato del Partito Radical, Pedro Aguirre Cerda che venne nominato Presidente nel 1938.
Il mandato di Aguirre Cerda dà inizio ad un periodo di governi di stampo radicale, riesce ad effettuare diverse riforme e stabilisce una rivendicazione sul territorio antartico antistante il Cile, ma finisce con la precoce scomparsa del mandatario. Juan Antonio Ríos, il suo successore, deve fare fronte all'opposizione ed alle pressioni degli Stati Uniti per dichiarare la guerra all'asse durante la Seconda Guerra Mondiale, cosa che accade nel 1943. Dopo essere stato sostenuto dal partito comunista, il radicale Gabriel González Videla è eletto Presidente nel 1946. Tuttavia, con l'inizio della Guerra Fredda i comunisti verranno esclusi dalla politica attraverso la Legge Maledetta. Nel 1952, Ibáñez torna alla politica ed è eletto con l'appoggio dei cittadini, ma lo perde dopo una serie di misure liberal per ravvivare l'economia.
Nel 1958, è eletto l'indipendente dalla Destra Jorge Alessandri, il figlio di Arturo Alessandri, che dovrà fare fronte al caos prodotto dal terremoto del 1960, il più forte registrato nella storia del paese, cosa che non impedì che si tenessero i Mondiale di Calcio in Cile, in 1962. In questo periodo, si stabilisce un sistema politico chiamato "Dei Tre Terzi" composto dalla Destra, la Democrazia Cristiana e l'Unità Popolare. Temendo una vittoria dell'UP, la Destra sostiene il Democratico Cristiano Eduardo Frei Montalva che è eletto nel 1964. Benché Frei Montalva provi ad effettuare la sua "Rivoluzione in Libertà" attraverso la riforma agricola e cilenizzazione del rame, alla fine del suo mandato, la tensione politica produce una serie di scontri.
Nel 1970 fu eletto il socialista Salvador Allende con l'appoggio dell'Unità Popolare. Tuttavia, il suo governo si confrontò con molti problemi economici e la forte opposizione del resto dello spettro politico, delle élites economiche che tentarono di bloccare le sue riforme, e del governo degli Stati Uniti di Richard Nixon. Il rame è finalmente nazionalizzato, ma questo non impedisce che il paese cada in una forte crisi economica e che l'inflazione arrivi a cifre impressionanti. I confronti tra momios ed upelientos raggiungono livelli di terrorismo ed Allende, che credeva in una rivoluzione democratica, perde l'appoggio ideologico del Partito Socialista che crede in un sollevamento popolare armato.
L'11 settembre del 1973 si attua il colpo di stato cileno, con l'aiuto della CIA. Durante il golpe perderà la vita lo stesso Allende, morto all'interno del Palazzo della Moneda, e secondo la versione ufficiale suicidatosi poco prima di cadere nelle mani dei militari golpisti. Prima di morire, Salvador Allende affida alla radio il suo ultimo messaggio, che influenzerà la futura coscienza del paese. L'Esercito cileno conduce materialmente il golpe, ma non restituisce il potere alla Destra politica ed economica che l'aveva ideato: lo consegna invece nelle mani del Generale Augusto Pinochet Ugarte, nato a Valparaiso il 25 novembre 1915, che passerà alla storia come uno dei più disumani dittatori del Novecento, tristemente celebre per la barbara eliminazione dei suoi oppositori.
Durante la sua feroce dittatura, durata dal 1973 al 1990, furono torturate, uccise e fatte sparire almeno trentamila persone, tra cui gli uomini di Unidad Popolar (la coalizione di Allende), militanti dei partiti comunista, socialista e democristiano, accademici, artisti e musicisti (come Victor Jara), professionisti, religiosi, studenti e operai.
Pinochet salì al potere rimpiazzando il rinunciatario comandante in capo dell'esercito, Generale Carlos Prat (il quale aveva deciso di abbandonare l'incarico), a causa delle forti pressioni esercitate dai settori più reazionari della società: la destra e l'oligarchia cilena. Bisogna sottolineare il fatto che la nomina a Generale (precedente al colpo di stato) contò inizialmente proprio sull'approvazione di Allende, e fu resa possibile da un dettaglio tecnico legato all'anzianità del generale Prat, più che a doti particolari nel comando o a qualità professionali di Pinochet. Questa decisione politica fu presa nel tentativo estremo di placare il colpo di stato che era nell'aria da tempo, nonostante i precedenti della carriera professionale di Pinochet avessero già evidenziato il suo profilo repressivo e violento. Negli anni '60, ad esempio, durante il governo del cristiano-democratico Eduardo Frei Montalva, gli venne dato l'incarico di soffocare uno sciopero nella zona desertica situata nel nord del Cile: la repressione fu sanguinosa, il numero dei morti e dei feriti fu elevato. Malgrado questi precedenti l'esecutivo approvò la sua nomina, segnando involontariamente la propria sorte.
Ad ogni buon conto Pinochet e l'Esercito giocarono un ruolo abbastanza secondario nell'organizzazione e nella realizzazione del complotto che il giorno 11 settembre 1973 sfociò nel golpe sanguinoso che travolse il governo di "Unidad Popular". I veri artefici e mandanti intellettuali del "golpe" furono, secondo storici autorevoli, come detto l'oligarchia e le élites imprenditoriali, appoggiate dai settori politici che le rappresentavano, ovvero la destra e la direzione della Democrazia Cristiana (tranne poche eccezioni). Un aiuto fondamentale dal punto di vista organizzativo all'ascesa del dittatore è stato fornito da parte degli Stati Uniti, timorosi che la "macchia" socialista si espandesse anche nell'area sudamericana.
La soluzione della crisi di governo venne affidata all'Esercito in quanto storico garante dell'ordine costituzionale e istituzionale della Repubblica, mito rafforzato dal profilo apolitico e professionale delle forze armate cilene. Formazione attuata principalmente attraverso la tristemente celebre scuola "delle Americhe", allora stanziata a Panama (in cui vengono insegnati tuttora vari metodi di repressione psichica e fisica, dalle minacce al genocidio alla tortura).
Dal 1973 al 1990 dunque il mondo fu testimone di migliaia di sparizioni, decine di migliaia di arresti, torture ed esili. Tutto si concluse, apparentemente, con il "Plebiscito" del 1989, proposto dalla stessa giunta pinochetista. Il rifiuto a Pinochet scaturito dal plebiscito, in realtà fu una farsa che portò ad una pseudo-democrazia nella quale l'ex dittatore mantenne la carica di comandante supremo delle forze armate.
La costituzione emanata dalla dittatura rimase invariata; i delitti commessi furono "liquidati" con l'attuazione della politica della riconciliazione nazionale; l'omicidio di Stato nei confronti di coloro che denunciavano il proseguo della repressione ai danni dell'opposizione rimaneva una realtà; l'assegnazione a Pinochet, una volta in pensione, della carica di Senatore a vita con conseguente immunità ed impunità venne difesa ferocemente.
La "caduta" di Pinochet, fino a poco tempo fa considerato in Cile un intoccabile (negli ambienti militari ha ancora numerosi seguaci), è iniziata il 22 settembre del 1998, quando l'ex generale andò a Londra per una operazione chirurgica. Amnesty International e altre organizzazioni chiesero subito il suo arresto per violazione dei diritti umani. Pochi giorni dopo il giudice spagnolo Baltasar Garzon emise un mandato di cattura internazionale, chiedendo di incriminare il generale per la morte di cittadini spagnoli durante la dittatura cilena.
A sostegno di questa richiesta si espressero le sentenze dell'Audiencia Nacional di Madrid e della Camera dei Lords di Londra, richiamandosi al principio della difesa universale dei Diritti dell'Uomo e stabilendo rispettivamente che la Giustizia spagnola era competente per giudicare i fatti avvenuti durante la dittatura militare in Cile - dal momento che si tratta di "crimini contro l'umanità" che colpiscono, come soggetto giuridico, il genere umano nel suo insieme - e che i presunti autori di gravi delitti contro l'umanità, come appunto Pinochet, non godono di immunità per i loro crimini, neanche se si tratta di capi di Stato o ex capi di Stato.
Il ministro dell'Interno del Regno Unito, il laburista Jack Straw, il 2 marzo 2000 decise di liberare Pinochet e di permettere il suo ritorno in Cile, negando quindi l'estradizione e adducendo "ragioni umanitarie": un'espressione che suonò come un insulto alla memoria e al dolore dei familiari delle migliaia di vittime della sua dittatura.
A Santiago il giudice Guzman continua la sua inchiesta contro Pinochet, ma il vecchio ex dittatore resiste in tutti i modi per non essere portato davanti a un tribunale del suo Paese, quel Cile che per oltre vent'anni ha dominato col pugno di ferro.
In seguito ad un attacco di cuore, Pinochet muore il 10 dicembre 2006 dopo alcune settimane di degenza nell'ospedale militare di Santiago, a 91 anni.
Dopo elezioni combattute, Ricardo Lagos nel 2000 viene nominato terzo presidente della Concertación de Partidos por la Democracia in un'atmosfera economica instabile. La diffusa corruzione peggiora il quadro generale agli inizi del suo mandato, ma in seguito inizia ad ottenere una grande popolarità che va di pari passo con il recupero dell'economia. Lagos ottiene livelli di approvazione del 75% grazie all'inserimento del paese nel concerto internazionale con la partecipazione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con il suo rifiuto all'Invasione dell'Iraq e la firma di trattati di libero commercio con l'Unione Europea, gli Stati Uniti, e la Cina, tra altro. Nel 2006, Michelle Bachelet, socialista, è eletta Presidente con 53.5% dei voti.
Il territorio del Cile continentale si colloca su una lunga striscia di terra situata fra l'Oceano Pacifico e la Cordigliera delle Ande e che si estende per circa 4.200 km con una larghezza media di circa 200 km, la larghezza massima, 445 km, è in corrispondenza dello stretto di Magellano (52° 21' S), sul cui imbocco orientale raggiunge l'Oceano Atlantico, mentre quella minima è pari a 90 km ai 31° 37' S[4]. Il territorio cileno si estende tra i 17° 30' S ed i 56° 30' S di latitudine.
Il Cile è situato in un'area compresa nella cintura di fuoco e ad elevato rischio sismico a causa dei movimenti di subduzione della placca di Nazca contro la placca sudamericana. Alla fine del paleozoico il territorio dell'attuale Cile era una depressione marina che cominciò a sollevarsi verso la fine del mesozoico a causa dello scontro fra la placca di Nazca e quella sudamericana, scontro dal quale originò la cordigliera delle Ande. I successivi movimenti di assestamento e di erosione hanno dato ai rilievi la forma attuale.
Fanno parte del Cile alcuni territori insulari nell'Oceano Pacifico, come l'Isola di Pasqua e le Isole Juan Fernández, avanza inoltre rivendicazioni per una zona dell'Antartide.
L'estremo settentrione del paese, chiamato in spagnolo Norte Grande (Grande Nord) si estende dal confine con il Perù fino ai 27° di latitudine, all'altezza circa del corso del fiume Copiapó. Questa parte del paese è caratterizzata dall'estrema aridità, qui si trova il deserto di Atacama, una delle zone più aride del pianeta, gli scenari naturali sono estremamente vari e spettacolari, ricchi di colline e rilievi dai colori vari e cangianti a causa della loro diversa composizione minerale.
L'estremo settentrionale si eleva a picco dalla costa raggiungendo altitudini oltre i 1000 m s.l.n., parallela alla costa e alle Ande si eleva la cordigliera Domeyko. La topografia varia della costa genera delle aree con microclimi particolari, i rilievi intrappolano le nebbie che si sollevano dalle acque fredde dell'oceano e l'umidità si condensa sulle foglie della vegetazione. Oltre i rilievi costieri si trova un vasto altopiano con colline ondulate che comprende le aride aree desertiche limitate ad est dalla cordigliera delle Ande. Al limitare dei deserti vi sono talvolta falde acquifere sotterranee che hanno permesso la crescita di foreste composte da prosopis tamarugo, una pianta spinosa tipica dell'area che raggiunge i 25 m di altezza. Gran parte delle foreste sono state abbattute per ricavare combustibile per le numerose fonderie costruite fin dall'epoca coloniale per sfruttare gli abbondanti giacimenti di rame, argento e nitrato trovati in quest'area, l'abbattimento delle foreste ha reso la zona ancora più arida.
La miniera di ChuquicamataLe abbondanti precipitazioni dei mesi estivi provocano la formazioni di laghi salmastri che ospitano numerose specie di uccelli, compreso il fenicottero cileno. I corsi d'acqua sono per lo più brevi, nel loro corso discendente dalle Ande formano talvolta delle oasi, sprofondano in banchi di sabbia o acquitrini, spesso hanno un regime endoreico. Alcuni fiumi raggiungono l'Oceano Pacifico, fra questi il fiume Loa che presenta un caratteristico percorso a U ed è il principale fiume del paese. I fiumi formano strette vallate nelle quali abbonda la vegetazione creando un forte contrasto con le aride colline circostanti. Le strade, solitamente, sono costruite nelle parti più aride per permettere un maggior sfruttamento agricolo delle aree irrigate. La ricchezza principale della regione tuttavia sono le risorse minerarie. In questa parte del paese si trova la miniera di Chuquicamata, la più grande miniera di rame a cielo aperto del mondo. A partire dagli anni Settanta si è avuto, nei porti principali della regione come quello di Iquique e Antofagasta, uno sviluppo dell'industria legata alla pesca.
Il Norte Grande è delimitato a est da una porzione della cordigliera delle Ande geologicamente relativamente recente che presenta diversi stratovulcani e che si eleva dal confine settentrionale fino a raggiungere i 6.880 m s.l.m. con il vulcano Ojos del Salado situato appena a sud del 27esimo parallelo all'altezza della città di Copiapó (e quindi compreso nella regione del Norte Chico).
Le temperature medie nell'area costiera, dove vive la maggioranza della popolazione di questa regione, sono tra i 20,5° C nei mesi estivi e 14° C in inverno.
L'area chiamata Norte Chico (Piccolo Nord) si estende dal fiume Copiapó fino ai 32° di latitudine, appena a nord di Santiago del Cile. La regione è semiarida, le precipitazioni mensili dei soli quattro mesi invernali sono di circa 25 mm e sono scarsissime nei mesi rimanenti. La temperatura media estiva a livello del mare è di 18.5 °C, quella invernale è pari a 12 °C. Le piogge invernali e lo scioglimento delle nevi andine danno origine a fiumi con portata molto variabile durante l'anno, le profonde vallate trasversali scavate dai loro corsi offrono spazi per l'allevamento del bestiame e per le coltivazioni di frutta, attività in grande sviluppo a partire dalla metà degli anni Settanta. Questa è inoltre l'area di produzione della quasi totalità del pisco cileno.
La parte centrale del Cile (chiamata Zona central) ospita la maggior parte della popolazione del paese e comprende tre delle principali aree urbane, Santiago, Valparaíso e Concepción. Si estende dal 32° S fino ai 37° S di latitudine, il territorio è caratterizzato dalla presenza di due catene montuose, la Cordillera de la Costa parallela alla costa e la cordigliera delle Ande, fra le due catene si trova un'ampia vallata chiamata Depresión Intermedia oppure Valle Longitudinal. Il clima è di tipo mediterraneo, le precipitazioni aumentano spostandosi verso sud. Nell'area di Santiago le temperature medie sono pari a 19.5 °C nei mesi estivi di gennaio e febbraio e scendono a 7.5 °C nei mesi di giugno e luglio. Le precipitazioni medie mensili sono di circa 69,7 mm nei mesi invernali mentre sono inconsistenti in estate. .
Nell'area di Concepción le temperature medie estive sono lievemente inferiori (17.6 °C), sono però superiori quelle invernali (9.3 °C), le precipitazioni sono più abbondanti, in estate la media mensile è di 20 mm e in giugno e luglio raggiunge i 253 mm al mese. I numerosi corsi d'acqua aumentano notevolmente la loro portata in seguito alle piogge invernali e allo scioglimento delle nevi. Le abbondanti precipitazioni nevose sulle Ande e le temperature relativamente miti dell'inverno creano delle eccellenti condizioni per lo sci alpino.
Fra le due catene montuose si trova la cosiddetta valle centrale, un'area adatta allo sfruttamento agricolo soprattutto nella parte più settentrionale. Nelle zone a nord e a sud di Santiago viene coltivata la frutta e la vite dalla quale vengono ricavati i sempre più diffusi vini cileni. L'esportazione di frutta è drasticamente aumentata dalla seconda metà degli anni 70, quando i coltivatori cileni hanno iniziato esportare frutta nell'emisfero settentrionale, sfruttando il fatto di essere nella stagione opposta la frutta viene esportata come primizia, i trasporti di mele, pesche e uva vengono effettuati tramite navi frigorifero mentre i frutti di bosco vengono trasportati per via area.
Benché vi siano diversi laghi anche nella zona costiera e nella regione andina del Cile centrale, la Zona sur può essere definita la zona lacustre del paese. Si estende da sotto il corso del fiume Bío-Bío a circa 37° fino a sud dell'isola di Chiloé alla latitudine di circa 43.4° S. In queste regione la vallata tra la cordigliera delle Ande e la cordigliera della costa ha un'altitudine inferiore rispetto alla Zona central, e i numerosi fiumi che discendono dai rilievi andini tendono ad avere una portata maggiore, alcuni, soprattutto il fiume Calle-Calle che scorre nei pressi della città di Valdivia sono, per brevi tratti, navigabili. L'estremo meridionale della depressione centrale finisce nell'Oceano formando il golfo di Ancud delimitato ad ovest dall'isola di Chiloé, ultima propaggine della Cordillera de la Costa.
Questa regione è una delle più piovose del pianeta, in particolare la città di Valdivia ha precipitazioni annue pari a 2.535,4 mm. I mesi estivi (gennaio e febbraio) sono i meno piovosi con una media mensile di 60/70 mm, i mesi invernali (giugno e luglio) hanno una media mensile di 410,6 mm. Le temperature sono relativamente miti, a Valdivia la media estiva e pari a 16,7° e quella invernale è di 7,9°.
I laghi della regione, dalle limpide acque blu e turchesi, si presentano davanti allo sfondo delle vette innevate delle Ande creando un contrasto estremamente piacevole, i fiumi che scendono dalle Ande scorrono sulle rocce vulcaniche e formano numerose cascate, la vegetazione, ricca di felci è lussureggiante, vi sono diverse foreste originarie e in primavera abbondano le fioriture di fiori selvatici. I pascoli nella parte settentrionale, intorno al vulcano Osorno, sono sfruttati per l'allevamento di bovini, vi si producono latte, formaggi e burro. Nella zona cresce ogni tipo di bacca, i frutti di bosco vengono esportati e nelle acque dei fiumi vengono allevati trote e salmoni. Rilevante anche lo sfruttamento del legname. Nei mesi estivi la regione è visitata da molti turisti soprattutto cileni e argentini.
Numerose specie endemiche sono state decimate o delimitate nelle poche aree di wilderness scampate all'invasione dell'uomo. È il caso dello huemul, una specie di cervo e del condor cileno, il più grande degli uccelli di questa famiglia, entrambi gli animali sono rappresentati sullo stemma del paese. Gli ultimi puma cileni, più grandi dei loro cugini californiani e decimati dagli allevatori di pecore e capre, vivono nei parchi nazionali di questa regione.
Il Cile è attraversato da diversi corsi d'acqua che, generalmente, discendono dalla Cordigliera delle Ande dirigendosi verso l'Oceano Pacifico, a causa della caratteristica conformazione del territorio la maggior parte dei corsi d'acqua sono piuttosto corti e con una portata scarsa. Da un punto di vista economico, pur essendo inadatti per la navigazione presentano un elevato potenziale di sfruttamento idroelettrico.
Nella regione del Norte Grande, ad eccezione di alcuni torrenti con regime endoreico e del fiume Loa non esistono fiumi rilevanti, il Loa è il più lungo fiume cileno (443 km) e ha il più ampio bacino idrografico del paese, circa 34.000 km². Nella zona dell'altopiano vi sono alcuni brevi corsi d'acqua che confluiscono nel lago Chungará, situato ad un'altitudine di 4.500 m s.l.m., in quest'area si incontrano anche i fiumi Lauca e Lluta, entrambi attraversano anche la Bolivia e non superano i 100 km di lunghezza.
Il numero di corsi d'acqua aumenta nel Norte Chico dove i fiumi scorrono in vallate densamente coltivate, tra di essi spicca il fiume Elqui (170 km) e l'Aconcagua (142 km), il Maipo (250 km) e il suo affluente Maule (240 km). I fiumi sono alimentati dallo scioglimento delle nevi delle Ande e dalle piogge nei mesi invernali. Nella zona non vi sono laghi di grandi dimensioni ad eccezione del bacino artificiale del lago Rapel, del lago Colbún, la Laguna del Maule e la Laguna de La Laja.
Più a sud il fiume Bío Bío nel suo corso dalle Ande all'Oceano attraversa l'omonima regione, alimentando, lungo i 380 km del suo percorso, numerose centrali idroelettriche. Altri fiumi importanti dell'area sono l'Imperial e il fiume Toltén, che nasce dal lago Villarrica. Quest'ultimo è il principale degli svariati laghi situati nella regione dell'Araucanía e nella regione di Los Lagos. Fra i laghi più importanti vi sono quelli compresi nel cosiddetto sistema de los Siete Lagos ovvero il lago Ranco, il lago Puyehue, il lago Rupanco, il lago Todos Los Santos e il lago Llanquihue, il secondo lago più grande del paese.
Nell'estremo meridione del Cile i corsi d'acqua sono brevi ma con una portata maggiore che nel resto del paese, tra di essi vi sono il fiume Futaleufú, il Palena, il Baker e il Pascua. Quasi tutti i laghi, ad eccezione del lago Presidente Ríos nella penisola di Taitao e della Laguna de San Rafael, sono situati al confine tra Cile e Argentina. Fra questi vi è il lago General Carrera, che con i suoi 970 km² compresi nel territorio cileno è il più grande lago del paese. Altri laghi rilevanti sono il lago Cochrane, il lago O'Higgins e il lago Fagnano nella Terra di Fuoco.
La grande lunghezza del Cile determina notevoli differenze climatiche tra le varie regioni del nord, del centro e del sud del paese. Le regioni del nord del Cile, quasi interamente desertiche, sono tra le più aride del mondo. Nelle regioni centrali invece le temperature sono di tipo mediterraneo, con estati fresche e inverni miti. Infine le regioni del sud sono caratterizzate dalla grande piovosità, dal freddo intenso e dai forti venti, in particolar modo nelle zone della Patagonia cilena.
Il Cile è relativamente omogeneo, e la maggior parte della popolazione è costituita da bianchi principalmente e meticci in vari gradi, ovvero il prodotto della miscela razziale fra le tribù amerindi ed i conquistatori spagnoli. Si ritiene che nel 1570 il Cile fosse abitato da 10.000 bianchi, 10.000 meticci, e 600.000 amerindi.
Attualmente, e secondo il censimento 2002, soltanto 4.6% della popolazione (692.192 persone) si è dichiarato Amerinda ed appartenente ad uno degli otto grupi etnici riconosciuti nella legislazione corrente — cioè che ancora esercitano e parlano le loro culture e lingue autoctone. Di questi, l'87.3% si dichiara mapuche. Nel censimento di 1992, al contrario, un totale di 10.5% del totale si è dichiarato indigeno, indipendentemente dal fatto che esercitassero o parlassero la loro cultura e lingua indigene. Quasi un milione di persone (9.7% del totale) si è dichiarato mapuche; 0.6% si è dichiarato aymara, e un 0.2% si è dichiarato rapanui (cioè appartenente all'etnia dell'Isola di Pasqua)
Un grande numero d'immigranti d’origine europea non spagnola é arrivato in Cile - principalmente agli estremi nord e sud del paese - durante i secoli XIX e XX, compresi inglesi, irlandesi, italiani, francesi e iugoslavi. In 1848 una piccola ma significativa immigrazione tedesca è stata intrapresa, promossa dal governo cileno allo scopo di colonizzazione il sud. Col tempo quel nucleo pur piccolo, composto da non più di 7.000 tedeschi, ha influenzato la composizione etnica delle province del sud di Valdivia, Llanquihue e di Osorno. Oltre a queste ondate migratorie, degne di nota sono le colonie coreane e palestinesi. L'immigrazione dai paesi limitrofi con il Cile durante questi stessi periodi è stata della stessa entità.
Durante l'ultimo decennio l'immigrazione in Cile è raddoppiata fino a raggiungere il numero di 184.464 persone nel 2002, pricipalmente dai paesi limitrofi, l'Argentina, Bolivia, ed il Perù. D'altra parte, nonostante l'emigrazione sia diminuita durante l'ultimo decennio, è stato stimato che 857.781 cileni vivano all'estero, di cui il 50.1% in Argentina, il 13.3% negli Stati Uniti ed il 4.9% in Svezia. La mobilità della popolazione all'interno del paese è aumentata durante gli ultimi decenni, a causa di un inurbamento voluminoso dalle zone rurali verso le più grandi città del paese. Mentre nelle regioni centromeridionali del paese più dell'80% della popolazione è formato da persone nate nella stessa regione (nella regione del Biobío raggiunge 86.11%), nella regione metropolitana di Santiago soltanto il 71% della popolazione è ivi nata, mentre nelle regioni estreme (come la regione di Magallanes) questo numero arriva soltanto a 55%.
L'economia cilena è internazionalmente conosciuta come uno delle più rilevanti dell' America Latina. Nonostante che nel corso della sua storia ha affrontato vari periodi di crisi, in questi ultimi anni ha avuto una crescita significativa e duratura. Il modello economico neoliberale, che è stato introdotto durante il regime militare, è stato mantenuto dai governi democratici, che solo piccole modifiche apportate dal governo per finanziare programmi sociali.
Dopo anni in isolamento, oggi il Cile è un mercato aperto al mondo, con un'economia caratterizzata dallo sfruttamento e l'esportazione di materie prime.
Prodotto Nazionale Lordo: 8.864$ pro capite (40° posto della classifica mondiale)(anno 2006).Bilancia dei pagamenti: -594 milioni di $ (2003).Inflazione: 2,5% (stima per il 2007).Disoccupazione: 6,7% (stima per il 2007).
L'agricoltura e la zootecnia sono le principali attività delle regioni del centro e del sud del paese. L'esportazione di frutta e verdura ha raggiunto livelli storici, in apertura delle porte dei mercati europei e asiatici, così come prodotti forestali. Si tratta di uno dei più importanti esportadori di vino della zona.
Sistema sanitario pubblico, ed anche predominante.
I cileni spesso definiscono il loro paese País de Poetas (paese di poeti), la poetessa Gabriela Mistral è stata la prima donna latino americana a vincere il premio Nobel per la letteratura (1945) seguita nel 1971 dal più celebre Pablo Neruda. Altri poeti celebri sono Pedro Prado, Vicente Huidobro, Pablo de Rokha, Juvencio Valle, Rosamel del Valle, Gonzalo Rojas, Jorge Teillier, Enrique Lihn, Nicanor Parra, Carlos Pezoa Véliz e in epoca più recente Raúl Zurita, Juan Luis Martinez e Sergio Badilla Castillo.
Lo scrittore Alberto Blest Gana (1830 - 1920) è considerato il padre del romanzo cileno mentre il romanziere e scrittore di racconti brevi più noto del XX secolo, benché poco noto al di fuori dei confini del paese, è stato Manuel Rojas. Maggiore fama internazionale hanno raggiunto Antonio Skármeta, Isabel Allende (nipote del presidente Salvador Allende) Jorge Edwards, José Donoso, Miguel Serrano, Marcela Serrano, Luis Sepúlveda, Alejandro Jodorowsky e Roberto BolañoSantiago del Cile è la capitale del Cile nonché il principale centro urbano del paese. L'area metropolitana della città è chiamata talvolta Gran Santiago o semplicemente Santiago e corrisponde al capoluogo della Regione Metropolitana di Santiago.
Considerata spesso un'unica città in realtà è una conurbazione che comprende completamente il territorio di 26 comuni e parte del territorio di altri 11 comuni, gran parte della metropoli è compresa nella provincia di Santiago, alcune parti periferiche fanno parte delle province di Maipo, Cordillera e Talagante.
La città è situata ad un altitudine media di 567 m s.l.m. [1] Nell'anno 2002 l'estensione della conurbazione era pari a 641,4 km² e la popolazione era pari a 5.428.590 abitanti[2] che equivale a circa il 35,9% della popolazione totale del paese. Secondo le statistiche Santiago è la settima città più popolosa del Sudamerica e la 45esima area metropolitana del mondoSantiago venne fondata da Pedro de Valdivia il 12 febbraio del 1541 con il nome di Santiago del Nuevo Extremo in onore di San Giacomo e a ricordare che, come Santiago de Compostela rappresentava per gli antichi l'estrema terra abitata in Europa prima dell'oceano inesplorato, analogamente la nuova città rappresentava l'estremo limite dell'esplorazione nel continente americano da poco scoperto. La cerimonia di fondazione si tenne sulla collina di Huelé (successivamente ribattezzata Collina Santa Lucía). Valdivia scelse questo luogo per la sua posizione, al centro della vasta e fertile pianura (Valle central) compresa tra la Cordigliera delle Ande e la Cordigliera della costa, per il suo clima temperato e per la facilità con cui poteva essere difeso.
Il fiume Mapocho divideva l'area in due e la ricongiungeva poi più a sud, formando un'isola.
I primi edifici furono eretti sfruttando il lavoro degli indiani Picunche. La riva meridionale del Mapocho fu poi drenata e trasformata in una zona pedonale, conosciuta come Alameda (ora Avenida Alameda Libertador Bernardo O'Higgins).
La città fu parzialmente distrutta durante la Guerra di Indipendenza nel (1810–18), in occasione della battaglia di Maipú che fu combattuta a sud-ovest del centro abitato. Santiago divenne la capitale del Cile indipendente nel 1818.
All'inizio del XIX secolo Santiago era soltanto una piccola città con pochi edifici, fra cui il Palacio de La Moneda, utilizzato al tempo della dominazione spagnola come zecca, e alcune chiese. Negli anni Ottanta del'Ottocento l'estrazione del nitrato nel nord del Cile portò una certa prosperità al paese e favorì lo sviluppo della capitale. Fu così che importanti edifici vennero costruiti nel 1910 per celebrare il centenario dell'indipendenza dalla Spagna, fra quali la Biblioteca Nazionale e il Museo delle Belle Arti.
Negli anni Trenta del Novecento Santiago cominciò a diventare una città moderna, con la costruzione del Barrio Cívico, intorno al Palacio de La Moneda. Nel frattempo, la popolazione aumentava grazie all'arrivo di nuovi abitanti dal nord e dal sud del Cile.
Nel 1985 un forte terremoto distrusse alcuni edifici di importanza storica nel centro della città.
Attualmente, Santiago rappresenta un centro finanziario molto importante dell'America Latina.