Bosnia Herzegovina

La Bosnia ed Erzegovina (comunemente indicata come Bosnia-Erzegovina) è uno stato situato nei Balcani occidentali che fino al 1992 faceva parte della Jugoslavia. La sua capitale è Sarajevo.
Il nome Bosnia deriva dal nome del fiume Bosna (in illirico boghi-na significa scorrente); Erzegovina deriva dal tedesco herzog che significa ducato (nome assunto nel 1448).
La Bosnia si trova nei Balcani occidentali, confina con la Serbia a nord-est e Montenegro a sud-est e con la Croazia a nord, sud e sud-ovest. La città (con la maggioranza croata) portuale di Neum nel cantone di Erzegovina-Neretva è l'unico accesso al mare.
Il territorio della Bosnia-Erzegovina e prevalentemente montuoso.La parte occidentale del paese è attraversato dalle Alpi Dinariche le cui vette superano in più punti i 2000 m
Durante i primi secoli dell'età cristiana, la Bosnia fu parte dell'Impero Romano. Caduta Roma, essa venne contesa da Bisanzio e dai regni romano-barbarici occidentali.
Gli Slavi si insediarono nella regione nel VII secolo ed i regni di Croazia, Doclea e Rascia/Serbia e ducati di Zachumlia e Terbunia si divisero il controllo della Bosnia nel IX secolo. L'XI e il XII secolo videro la regione sotto il dominio del regno di Ungheria-Croazia.
Il regno medioevale di Bosnia ottenne l'indipendenza attorno al 1200 e la mantenne fino al 1463, quando i turchi ottomani conquistarono la regione. Durante il dominio ottomano, molti bosniaci ed erzegovinesi abbandonarono i loro legami con la Cristianità in favore dell'Islam. La Bosnia fu sotto il controllo ottomano fino al 1878, quando venne data in amministrazione all'Austria-Ungheria. Mentre coloro che abitavano in Bosnia furono dal 1908 ufficialmente all'interno dell'impero austro-ungarico.
Gli Slavi del sud, in Serbia e altrove, iniziarono a richiedere uno stato slavo meridionale; la Prima guerra mondiale iniziò quando un nazionalista serbo, Gavrilo Princip, assassinò l'arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo.
L'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia dopo aver visto rifiutate le proprie richieste di partecipare alla ricerca e alla persecuzione delle organizzazioni terroristiche; la Russia si schierò a fianco della Serbia, mentre la Germania si schierò a fianco dell'Austria; ne scaturì la Prima guerra mondiale. L'Italia non rispettò la Triplice Alleanza, poiché il trattato prevedeva una difesa comune contro un attacco esterno e non un attacco diretto come fece l'Austria, così entrò in guerra contro gli ex alleati senza il voto del Parlamento, non interventista. Dopo la Grande guerra, la Bosnia divenne parte del regno di Jugoslavia, solo per essere ceduta alla Croazia controllata dal governo nazionalista dello Stato indipendente di Croazia durante la Seconda guerra mondiale.
La vittoria sul nazifascismo nella Seconda guerra mondiale vide l'istituzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, guidata da Tito, e la creazione della Bosnia, come repubblica. Durante questo periodo di dittatura del regime socialista le diverse etnie presenti sul territorio non avendo nessuna libertà di espressione convissero forzatamente, essendo dominante l'etnia serba.
Dopo la morte di Tito, Miloševic e le forze Jugoslaviste (serbe) cercarono di arginare le scissioni delle altre etnie croate e musulmane. Nella prima fase della crisi in effetti i bosniaci-musulmani avevano mantenuto buone relazioni con i serbi (vedi il trattato serbo-musulmano di agosto 1991, sottoscritto dall'Adil Zulfikarpašic). Il tentativo non ebbe successo: la forte minoranza serba, temendo la secessione, come era avvenuto nel giugno del 1991 per la Slovenia e la Croazia, iniziò a muoversi per prevenire qualsiasi tentativo in tal senso.
A una "dichiarazione di sovranità" bosniaca, proclamata il 15 ottobre 1991, seguì la convocazione di un referendum per l'indipendenza dalla Jugoslavia, che si svolse il 29 febbraio e il 1° marzo 1992: la consultazione, boicottata dalla comunità serba, espresse il 64% di voti favorevoli all'indipendenza dalla Jugoslavia. Ne seguirono l'immediato dispiegamento, da parte del governo di Belgrado, delle proprie truppe sul territorio bosniaco, e la mobilitazione di formazioni militari e paramilitari da parte dei tre gruppi etnici.
Il 5 aprile 1992, a Sarajevo, cecchini serbi aprirono il fuoco su una manifestazione popolare a carattere pacifico ed interetnico, uccidendo un dimostrante. Il giorno seguente, la Comunità Europea riconobbe l'indipendenza della Bosnia-Erzegovina; i deputati serbi risposero proclamando la secessione della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, le cui truppe militari e paramilitari presero il controllo di circa il 70% del territorio nazionale. La violenza interetnica divampò in tutto il paese, causando numerose vittime anche tra la popolazione civile. Il 2 maggio 1992 l'esercito federale e le milizie serbe bloccarono tutti gli accessi a Sarajevo, ponendo la capitale sotto un assedio destinato a durare ben 43 mesi.
Stragi, stupri e deportazioni proseguirono per tutta la durata della guerra, in uno scenario di pulizia etnica culminato, nel luglio del 1995, nel massacro di Srebrenica, costato la vita a circa 8.000 civili bosniaci.
L'orrore suscitato in tutto il mondo dal massacro di Srebrenica determinò una svolta nell'atteggiamento della comunità internazionale, i cui sforzi volti a una risoluzione diplomatica del conflitto avevano ottenuto come unico risultato la presenza dei caschi blu dell'ONU a difesa dell'aeroporto di Sarajevo, unico legame tra la capitale e il resto del mondo, e di alcune enclave bosniache nel territorio occupato dai serbi, compresa la stessa Srebrenica. Nell'agosto del 1995, perciò, la NATO intraprese una campagna di bombardamenti aerei sulle installazioni delle milizie serbe che, supportando l'avanzata delle forze armate croate reduci dalla liberazione della Krajina, sancirono la conclusione del conflitto.
I tre anni di guerra videro il governo centrale costretto a fronteggiare anche sporadici scontri con le milizie croate, cui nel marzo del 1994 pose fine la creazione della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, e un tentativo di secessione da parte della Provincia Autonoma della Bosnia Occidentale, appoggiato dai governi di Belgrado e Zagabria.
Il 21 novembre 1995 a Dayton, nell'Ohio, i capi di stato bosniaco Alija Izetbegovic, serbo Slobodan Miloševic e croato Franjo Tudman siglarono l'accordo di pace, che trasformò la Bosnia-Erzegovina in una repubblica federale, assegnandone il 51% del territorio alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina e il restante 49% alla Repubblica Serba. La versione definitiva del trattato fu firmata a Parigi il 14 dicembre dello stesso anno.
La guerra si chiuse con un bilancio di circa 102.000 morti e 1.326.000 profughi, il più pesante registrato sul suolo europeo dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Per molto tempo la retorica nazionalista e la paralisi delle istituzioni hanno costituito un forte ostacolo al progresso dei negoziati.
Nel dicembre 2007 la Bosnia-Erzegovina ha parafato con l'Unione Europea l'accordo di Stabilizzazione e Associazione (ha cioè firmato per presa visione del contenuto del documento), fase preliminare rispetto alla firma vera e propria.
Nell'aprile 2008 il Parlamento bosniaco ha adottato la riforma della polizia, condizione che da tempo l'Unione Europea ha posto alla Bosnia-Erzegovina per firmare l'accordo di pre-adesione. L'accordo di Stabilizzazione e Associazione dovrebbe essere firmato il 12 giugno 2008.Il titolo di etnia alla popolazione di fede islamica, o di tradizione islamica venne riconosciuta nel 1961. In questo modo il governo della vecchia Federazione iugoslava intese riconoscere alla componente maggioritaria presente nella regione diritti analoghi alle altre comunità (serba, croata, slovena, macedone, ...).
Fino allo scoppio del conflitto nazionalista (1991-1995), la Bosnia-Erzegovina veniva considerata come esempio di Paese multietnico in cui si era raggiunto un sereno equilibrio tra le diverse comunità. I problemi tuttavia erano solo sopiti e si manifestarono con le armi. Infatti la convivenza di etnie musulmane accanto a quelle serbe e croate non era facile.
Secondo il censimento del 1991, la Bosnia ed Erzegovina è per il 44% etnicamente bosniaco-musulmana (all'epoca dichiarati musulmani, successivamente per indicare i cittadini bosniaci di religione islamica è stato coniato il termine bosgnacchi), per il 31% serba e per il restante 17% croata, con il 6% delle persone che si dichiarano jugoslave, queste comprendono le persone provenienti da matrimoni misti così come alcuni irriducibili "patrioti" jugoslavi. Esiste anche una forte correlazione tra identità etnica e religione; l'88% dei croati è cattolico, il 90% dei bosgnacchi pratica l'Islam, e il 99% dei serbi è ortodosso.
Dopo la guerra non è stato più eseguito un censimento ufficiale, esistono solamente stime. Secondo i dati del 2006 del CIA World Factbook, la Bosnia-Erzegovina è etnicamente al 48% bosniaca (bosgnacca), 37,1% serba, 14,3% croata, 0,6% altro (compresi i pochissimi italiani). Infatti esiste una minoranza italiana di origine trentina. Nella seconda metà dell'Ottocento le autorità austriache che governavano la Bosnia, incentivarono una emigrazione trentina (all'epoca anche il Trentino era austriaco) in Bosnia. Le comunità italiane si accentrano lungo la valle della Sava (Stivor) e anche a Tuzla, Zenica e SarajevoQuest'ultimo ha delle autonomie proprie.
L'ex repubblica iugoslava della Bosnia-Erzegovina è stata praticamente spartita in due zone, la Federazione croato-musulmana (51% del territorio) e la Repubblica serba (il restante 49%).
Ciascuna delle due zone ha un proprio ordinamento, che soprattutto nel caso della prima, prevede una complessa gerarchia di ruoli e responsabilità volta a garantire il mantenimento di buoni rapporti di convivenza tra le etnie musulmana e croata.
Tale architettura amministrativa e politica si ripete per la Presidenza centrale della repubblica, al cui vertice stanno tre membri eletti a suffragio universale in rappresentanza delle tre etnie.
La Bosnia-Erzegovina è indipendente dal 1992. Il conflitto (1992-1995) scoppiato tra le tre etnie costituenti la Bosnia (croata, bosniaco-musulmana, serba) si è concluso con l’intervento dell’ONU e della NATO insieme all' Unione Europea]]. Gli Accordi di Dayton firmati nella data del 21 novembre 1995 hanno sancito l’integrità e la sovranità di una Bosnia, divisa tre due “Entità”, la Federazione di Bosnia-Erzegovina, croato–musulmana (51% del territorio), e la Repubblica Srpska, serba (49% del territorio) e un'entità autonoma ossia il Distretto di Brcko.
Con gli stessi Accordi è entrata in vigore la Costituzione della Bosnia Erzegovina che non è un documento indipendente bensì costituisce l'Annesso 4 degli Accordi di Dayton.
La Bosnia-Erzegovina è dotata di istituzioni “statali” centrali: una Presidenza tripartita; un Parlamento bicamerale con una Camera dei Rappresentanti e da una Camera dei Popoli; un Consiglio dei Ministri; una Corte Costituzionale ed una Banca Centrale. La Presidenza tripartita è composta da tre membri, esponenti dei tre gruppi etnici maggioritari musulmano-bosniaco, serbo-bosniaco, croato-bosniaco.
La forma giuridica delle due singole Entità è stabilito dalle proprie Costituzioni, che prevedono per entrambe un Presidente e due Vice Presidenti, un Parlamento (bicamerale per la Federazione e monocamerale per la Repubblica Sprska) ed un Governo. Le due Entità godono di larghissima autonomia, anche se hanno istituzioni comuni in limitate materie, tra cui politica estera, doganale e monetaria. Nel settore della difesa è prevista invece una competenza propria delle due Entità, che dovranno tuttavia essere dotate di forze militari bilanciate.
Il PIL nominale (a prezzi correnti) del Paese nel 2005 è stato di 6.154 milioni di dollari americani. [2]
Assieme alla Repubblica di Macedonia, la Bosnia ed Erzegovina era la repubblica più povera della Jugoslavia. In larga parte l'agricoltura era in mani private, ma le fattorie erano piccole e inefficienti, e il cibo è stato tradizionalmente importato più che esportato nella repubblica. L'economia a pianificazione centralizzata ha prodotto delle eredità nell'economia. L'industria ha più impiegati del necessario, il che riflette la rigidità della pianificazione economica. Sotto Josip Broz Tito, nella repubblica vennero spinte le industrie militari; la Bosnia ospitava una grossa fetta dell'industria jugoslava della difesa.
Tre anni di lotta tra etnie ha distrutto l'economia e le infrastrutture della Bosnia, provocando un incremento della disoccupazione e un crollo della produzione dell'80%, oltre a causare la morte di un numero di persone tra le 60 e le 200 mila e aver reso profuga metà della popolazione. Con una pace instabile in vigore, la produzione riprese nel 1996-98 con alti tassi percentuali ma su una base ridotta; ma la produzione rallentò apprezzabilmente nel 1999, e il PIL rimane molto al di sotto dei livelli del 1990.er
Sarajevo (in alfabeto cirillico ????????; in italiano: Saraievo) è la capitale e la più grande città della Bosnia-Erzegovina. La sua popolazione si aggira attorno ai 752.000 abitanti (al 2007 [1]). Conosciuta principalmente come scenario dell'attentato compiuto nel 1914 all'arciduca austriaco Francesco Ferdinando da parte del nazionalista serbo-bosniaco Gavrilo Princip (avvenimento che fece scoppiare la prima guerra mondiale), la città ha ospitato, nel 1984, la XIV Olimpiade invernale e, tra il 1992 e il 1995, ha sofferto oltre tre lunghi anni di assedio da parte delle forze serbo-bosniache (durante la guerra civile jugoslava).
Sarajevo è localizzata vicino al centro geometrico del triangolo di terra che è la Bosnia ed Erzegovina, qualche chilometro ad est della sorgente del fiume Bosna. Un piccolo fiume di nome Miljacka divide la città in due parti. L'antico cuore della città si trova in una ampia valle che ha una forma naturale di anfiteatro.
La città si trova a 511 metri sopra il livello del mare, alcuni suoi sobborghi raggiungono i 900 metri sopra il livello del mare, il che fa di Sarajevo una delle città più elevate in Europa. Le cime delle montagne che accerchiano la città raggiungono e superano i 2000 metri sopra il livello del mare.
Durante la seconda metà del XX secolo, città satellite come Ilidza e Vogosca si sono fuse con Sarajevo diventandone dei sobborghi.
L'area occupata dalla Sarajevo odierna è stata continuamente abitata dall'Età della pietra. Ne sono tutt'oggi rimaste delle evidenti tracce, anche se maggiormente dovute a delle successive ricostruzioni. Una città romana - il cui nome probabilmente era "Aquae Sulphurae" - sorgeva nell'antichità al posto del sobborgo di Ilidza.
Durante i primi anni del Medioevo Sarajevo non era altro che un insieme di villaggi raggruppati attorno ad uno spazio per il mercato e ad una fortezza chiamata Vrhbosna.
L'anno generalmente ricordato come quello di fondazione della città è il 1461, quando il primo governatore Ottomano in Bosnia, Isa-beg Ishakovic, trasformò il raggruppamento di villaggi in una città e in una capitale, costruendo degli edifici chiave, ed in particolare una moschea, un mercato al chiuso, dei bagni pubblici, un ostello e ovviamente il castello del Governatore (saray) che diede alla città il suo nome di oggi.
Sarajevo ha iniziato a prosperare nel XVI secolo quando il suo maggiore costruttore Gazi Husrev-beg diede vita a quasi tutto quello che oggi compone la città vecchia.
Durante una incursione condotta dal principe Eugenio di Savoia, nel 1699, contro l'Impero Ottomano, Sarajevo fu bruciata e rasa al suolo. La città in seguito fu ricostruita anche se non si riprese mai pienamente dalla distruzione, tanto che la capitale della Bosnia fu spostata a Travnik.
Nel 1878, la Bosnia fu occupata dall'impero Austro-Ungarico, architetti e ingegneri invasero Sarajevo cercando di ricostruirla come una moderna capitale europea. Questo portò alla fusione delle parti della città ancora costruite in stile Ottomano, con l'architettura contemporanea occidentale. Sarajevo ospita anche brillanti esempi del periodo della Secessione e dello stile Pseudo-Moro.
Nel 1914 la città fu lo scenario dell'evento che scatenò la prima guerra mondiale, l'assassinio - il 28 giugno del 1914 - dell'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie.
In seguito alla seconda guerra mondiale Sarajevo divenne un importante centro industriale regionale della Jugoslavia e di conseguenza è cresciuta molto rapidamente. I nuovi quartieri sono stati costruiti a ovest della città vecchia e sono andati accrescendo l'unicità dell'architettura della città.
Il momento di massima crescita della città si ebbe agli inizi degli anni '80 quando Sarajevo venne nominata città ospitante dei giochi olimpici invernali.
A causa dell'inizio della guerra in Jugoslavia, il 6 aprile 1992 la città venne accerchiata ed in seguito assediata dalle forze serbe. La guerra, che è durata fino all'ottobre del 1995, ha portato distruzione su larga scala e una fortissima percentuale di emigrazione.
Tra i beni culturali maggiormente devastati dal conflitto si rammentano la Biblioteca Nazionale ed Universitaria, che era il monumento più rappresentativo dell'architettura pseudo-moresca del XIX secolo, il "Museo di Stato della Bosnia-Herzegovina" e la Moschea di Gazi Husrev Beg (del XVI secolo).
La ricostruzione della città è iniziata a partire dal marzo del 1996, subito dopo la fine della guerra. Sebbene già nel 2003 la maggior parte della città presentasse il frutto dei primi processi della ricostruzione, ad oggi (giugno 2006) Sarajevo mostra ancora i segni profondi del conflitto, sia nella parte nuova che in quella più antica. Il Palazzo del Parlamento, devastato dalla guerra, si presenta finalmente avvolto dai teloni che preannunciano il suo restauro.
L'Aeroporto Internazionale di Sarajevo (codice SJJ) si trova a pochi chilometri a sud-ovest della città. Durante la guerra l'aeroporto è stato utilizzato per i voli dell'ONU e per i soccorsi umanitari. Dopo l'accordo di Dayton, nel 1996, l'aeroporto è tornato ad offrire normali voli commerciali.
Gli sport e gli eventi sportivi hanno avuto un ruolo importante a Sarajevo, ancor da prima che la città ospitasse i giochi olimpici.
Uno degli sport più praticati è il calcio. Le due squadre di calcio - FK Sarajevo e FK Željeznicar - hanno entrambe spesso partecipato a tornei a livello europeo e a tornei per la Coppa Mondiale. Altre squadre calcistice cittadine sono il SAŠK Napredak e l'Olimpik Sarajevo.
Molto praticata è anche la pallacanestro. La squadra cittadina, il Bosna Sarajevo, è stata campione europeo nel 1979.
Conosciuta è anche la squadra di scacchi Bosna Sarajevo che ha partecipato a diversi campionati fin dagli anni '80.

Nessun commento: