Bolivia

La Bolivia è uno Stato dell'America meridionale, situato nel centro del subcontinente, senza sbocchi al mare. La sua superficie è di 1.098.581 km². Secondo il censimento svolto nel 2001, contava 8.274.325 abitanti, mentre, secondo stime più recenti[1] (2005), la popolazione avrebbe raggiunto quota 8.857.870 unità. La capitale costituzionale è Sucre, mentre la capitale amministrativa, dove ha sede il Governo, è La Paz. La città più popolata è Santa Cruz de la Sierra, con circa 1,5 milioni di abitanti.
Confina a nord e ad est con il Brasile, a sud con Argentina e Paraguay e ad ovest Perù e Cile.
Questa parte del continente americano è abitata dalla nostra specie da 15.000-20.000 anni. Nelle regioni andine dell'attuale Bolivia fiorirono numerose culture di cui la più importante è forse la cultura Tiwanaku, che si sviluppò tra il II secolo a.C. el il XIII secolo nella parte meridionale del Lago Titicaca. Molto più recente il dominio Inca, che data il XV secolo. L'impero del Tawantinsuyu venne sottomesso dalla conquista spagnola di Francisco Pizarro anche grazie alle lotte intestine per il potere.
La Bolivia non è però solo un Paese andino. I due terzi del suo territorio sono bassipiani tropicali. In queste regioni, da epoca anteriori alla cultura Tiwanaku, si svilupparono complesse organizzazioni umane che crearono e controllarono estese opere di ingegneria idraulica, nelle savane e foreste dell'attuale regione del Beni. La cultura delle Lomas di Moxos e Baures permise per quasi 3.000 anni l'esistenza di una densa popolazione che riuscì a convivere con le periodiche inondazioni di imponenti affluenti del Rio delle Amazzoni, come il Mamoré, Beni e Iténez.
Tra il 1828 e il 1900 la Bolivia fu in guerra aperta o latente un po' con tutte le Nazioni confinanti (Perù, Cile, Paraguay e Brasile), per questioni di confine e per il controllo di giacimenti minerari o risorse forestali (1899-1900 guerra del Acre per il controllo dell'estrazione del caucciù). Il più importante di questi conflitti è certamente la guerra del Pacifico (1879-1884), in cui Bolivia e Perù si scontrarono con il Cile. La sconfitta in questo conflitto e i successivi trattati di pace sottoscritti ed approvati dal governo boliviano, portarono alla cessione del litorale oceanico boliviano che così perse il suo accesso al mare.
La Bolivia non si fece coinvolgere nella Prima Guerra Mondiale, ma provocò il primo conflitto moderno del continente americano: la Guerra del Chaco (1932-1935) contro il Paraguay. La disfatta di fronte al più debole Paraguay, che portò alla perdita di parte del territorio del Chaco boreale, nel sud-est del paese, fu originata anche a causa dei gravi conflitti interni al suo esercito, la corruzione di parte degli ufficiali di maggior grado e la quasi totale estraneità del territorio del Chaco alla realtà nazionale boliviana.
La Guerra del Chaco portò al potere una nuova generazione di militari, con una forte enfasi nazionalista. Internamente la situazione restava caotica, con il dominio economico e sociale dei baroni dello stagno che controllavano l'intera economia nazionale. Fu opera di questi la destituzione degli ufficiali nazionalisti e l'instaurazione di un governo pro-USA che partecipò formalmente alla Seconda Guerra Mondiale. Questa partecipazione generò solo maggior risentimento nella popolazione, giacché si limitò alla fornitura agli USA di materia prima a prezzi irrisori, senza nessun reale riconoscimento per l'economia nazionale.
Tutto ciò contribuì all'avvenimento storico di maggior trascendenza dall'indipendenza: la rivoluzione del 1952. Artefice della rivoluzione fu Víctor Paz Estenssoro e il Movimiento Nacionalista Revolucionario (MNR). Venne istituito il suffragio universale, furono nazionalizzate le miniere di stagno e nel 1953 si decretò la riforma agraria. Con la rivoluzione nazionalista la Bolivia uscì, secondo l'opinione di molti, dall'età feudale.
L'MNR restò al Governo, con importanti successi elettorali, fino al 1964, quanto un colpo di Stato militare portò alla presidenza il generale René Barrientos Ortuño; fu durante il suo Governo che si sviluppò la guerriglia del Che nel Dipartimento di Santa Cruz. Fu lui a dare l'ordine di assassinare Ernesto "Che" Guevara il 9 ottobre del 1967. Barrientos morì l'anno dopo in un misterioso incidente aereo.
Furono periodi di colpi di Stato militari, anche qualcuno di sinistra. In quegli anni, la Bolivia partecipò al piano continentale di repressione e assassinio degli oppositori politici denominato Plan Condor, assieme a Cile, Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Al generale Hugo Banzer, succedette García Meza Tejada che instaurò l'epoca della narco-dittatura, in cui la cocaina e il narcotraffico diventarono strumento di pianificazione economica dello Stato. A sorreggere il potere di Meza e del suo ministro dell'interno, Arce Gomez, furono anche squadre di neonazisti e neofascisti italiani (tra i quali il terrorista Stefano Delle Chiaie). Con la caduta di Garcia Meza si chiusero anche gli anni del dorato esilio in Bolivia di Klaus Altman (cioè Klaus Barbie), il carnefice nazista chiamato il boia di Lione, che aveva goduto di grande favore da parte dei militari boliviani e che verrà estradato in Francia al ritorno della democrazia nel 1982.
Col Governo democratico di Siles Zuazo (1982-1985) si aprì il periodo democratico che dura tutt'oggi. La grave crisi economica durante questo primo governo, con un'inflazione a vari zeri, portò ad una nuova presidenza del MNR con Víctor Paz Estenssoro (1985-1989) che risanò l'economia al prezzo di gravi disagi sociali. La politica economica strutturata dall'MNR, definita neoliberale, proseguì con la presidenza di Paz Zamora, del Movimento della sinistra rivoluzionaria (MIR), appoggiato dal partito dell'ex dittatore Banzer.
Nel 1993 tornò al governo l'MNR con Sanchez de Lozada (1993-1997). Si trattava di un Governo riformista di impronta neoliberale, con l'appoggio di alcuni partiti della sinistra boliviana. Durante la presidenza di Sanchez de Lozada si promulgarono molte importanti Leggi di riforme sociale ed economica, come la Legge di partecipazione popolare, la Legge INRA e quella forestale. Si avviarono anche i processi di capitalizzazione di molte compagnie statali che portarono a contestazioni e accuse di vendere la Patria agli stranieri. Successivamente, durante la presidenza dell'ex dittatore Hugo Banzer (1997-2001), sostenuto da un'incontrollabile e corrotta mega coalizione di partiti di varia tendenza populista), furono capitalizzate anche le due raffinerie boliviane. Dopo la disastrosa presidenza di Banzer e, alla sua morte, del vicepresidente Jorge Quiroga (2001-2002), l'economia boliviana era al tracollo. Inoltre, durante la presidenza Banzer iniziarono con forza le lotte popolari con la rivolta dell'acqua a Cochabamba nel 2000, lotte che si sarebbero poi consolidate con negli anni seguenti.
Nel 2002 è stato rieletto alla presidenza Sanchez de Lozada, detto Goni. Nel febbraio del 2003 una sommossa della polizia ha fatto rimanere il Paese senza forze dell'ordine per tre giorni ed ha portato ad uno scontro armato di alcuni reparti della polizia con l'esercito. Nell'ottobre del 2003, la sommossa si è estesa ed ha avuto come epicentro la città altipianica di El Alto, cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni, diventando la terza città della Bolivia. El Alto ha bloccato i rifornimenti alla capitale La Paz, l'esercito ha sparato sulla folla ed il bilancio è stato di una sessantina di morti. La situazione per Sanchez de Lozada si è fatta insostenibile dopo che il vicepresidente Carlos Mesa ha ritirato il suo appoggio al Governo. Goni è così fuggito negli USA.
Il vicepresidente, il giornalista Carlos Mesa, ha preso il suo posto ma, nonostante la sua abilità dialettica, il Paese ha continuato a vivere in perenne sommossa. Mesa ha convocato un referendum sulle risorse idrocarburifere che non accontenta le parti in conflitto. La sua ambiguità ha generato inquietudine nelle nuove aree economicamente centrali del Paese, soprattutto la regione attorno alla città di Santa Cruz de la Sierra. Per la prima volta l'oriente della Bolivia, i due terzi del territorio nazionale, più volte considerato subalterno alla zona andina, ha parlato di autonomia dal potere centrale e si è ipotizzato addirittura un movimento secessionista.
Un'iniziale alleanza con il partito del dirigente dei produttori di foglie di coca, e capo del principale partito di opposizione, Evo Morales, si è frantumato di fronte all'ambiguità del presidente, ai continui blocchi stradali ed alle richieste popolari di nuove elezioni e dell'istituzione di un'assemblea costituente. Mesa, dopo aver assicurato il ricorso a nuove elezioni, ha passato la presidenza della Repubblica per le questioni amministrative a Eduardo Rodriguez, presidente della Corte SupremaNelle elezioni convocate per dicembre del 2005, Morales, del Movimiento al Socialismo (MAS), ha vinto le elezioni con la maggioranza assoluta degli elettori. Nel gennaio del 2006, Morales si è insediato come presidente. Nonostante la vittoria ottenuta, a causa della legge elettorale boliviana, il MAS ha ottenuto la maggioranza alla Camera ma non al Senato.
Il 1° maggio 2006, Morales ha nazionalizzato, per la terza volta nella storia boliviana, gli idrocarburi, creando apprensione in Spagna e Brasile, principali compratori del gas boliviano e in Argentina, destinataria del gas della spagnola Repsol. Con questa riforma, lo Stato boliviano guadagnerà circa l'80% dei profitti dell'estrazione del petrolio. Nello stesso mese, il governo di Morales ha annunciato una nuova riforma agraria, con l'obiettivo ufficiale di redistribuire la terra ai contadini. Si tratta di una proposta controversa e che potrebbe creare conflitti tra i nuovi concessionari di terre, principalmente di origine altipianica, Quechua e Aymara (come Morales), e gli oltre 30 gruppi indigeni delle terre tropicali amazzoniche e del Chaco, dove sono ubicate le terre a distribuirsi. Inoltre, questa proposta potrebbe aggravare ulteriormente la distruzione di ecosistemi forestali e savane e porre in pericolo aree protette e parchi nazionali.
Il 2 luglio del 2006 si sono svolte le elezioni per l'Assemblea Costituente. Il partito di governo, il MAS, ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi (poco più del 50% dei voti e 137 assembleisti su 255 in totale, oltre ad alcuni eletti con altre sigle). Gli eletti all'assemblea si sono insediati nella città di Sucre il giorno della festa nazionale boliviana, il 6 agosto.
Nonostante il testo di convocazione alle urne per la costituente, ed accordi anteriori, menzionasse che l'approvazione degli articoli e del nuovo testo costituzionale dovesse essere approvato dai due terzi degli eletti (170), il partito di governo di Morales vuole ora imporre l'approvazione degli articoli e del nuovo testo della costituzionale per maggioranza semplice.
Anche a causa di questi problemi la nuova carta costituzionale non è stata approvata nei tempi previsti (6 agosto 2007). Un accordo tra governo e opposizione ha permesso un'estensione dei lavori dell'assemblea fino a dicembre 2007, ma i gravi contrasti interni di tipo economico, etnico e politico, il nuovo conflitto sul tema della capitale nazionale (il dipartimento di Chuquisaca vuole che Sucre ritorni ad essere capitale della Bolivia a tutti gli effetti generando una forte opposizione del maggioritario dipartimento di La Paz, grande serbatoio di voti per Morales) potrebbero non garantire una equitativa e democratica approvazione del nuovo testo costituzionaleSi distinguono due grandi aree geografiche:
le terre orientali tropicali, i due terzi del paese, divise tra bacino amazzonico e l'area del chaco. le Ande, un terzo del paese, nella parte occidentale, costituite sia dalla cordigliera come dall'altipiano Due terzi del territorio boliviano sono bassipiani tropicali, tributari del Rio delle Amazzoni e del Rio de la Plata. Questa enorme estensione di più di 700.000 km², è coperto da foreste tropicali pluviali, umide, monsoniche e secche.Inoltre, la Bolivia possiede la foresta tropicale secca più estesa al mondo nella regione del Chaco.Circa 250.000 km² sono savane alluvionali, pantani e savane secche. Esistono inoltre grandi laghi amazzonici, i più estesi della regione.
La zona andina del Paese è situata nella parte occidentale. È caratterizzata da un plateau delimitato da due catene montuose: la Cordillera Occidental prossima a quella Oriental.Sono numerose le cime superiori ai 6.000 metri, le più alte sono il Sajama (m. 6.542), l'Illampu (m. 6.421) e l'Illimani (m. 6.402).
Con l'eccezione del bacino endoreico costituito dal Desaguadero che collega il lago Titicaca al Lago Poopó, la gran parte del territorio è tributario del sistema idrografico del rio delle Amazzoni e, in misura minore, del rio della Plata. Il bacino idrografico più importante è quello del fiume Mamoré, che copre, con l'Iténez che segna il confine con il Brasile, circa 600 000 km². Riunendosi al nord della Bolivia con il Beni, forma il principale ramo d’origine del Madeira, che costituisce uno dei principali affluenti del Rio delle Amazzoni (10% della portata complessiva). Tutto il corso del Mamoré è navigabile, assieme a parte dell'Iténez, Beni, Madre de Dios e Ichilo. Nell’area meridionale il corso d’acqua più importante è il Pilcomayo il quale tributa, dopo un lungo corso, nel fiume Paraguay e quindi nel Rio della Plata.
Data la morfologia del territorio e l'ampio spazio latitudinale occupato, la Bolivia possiede una delle maggiori diversità climatiche della Terra, ciò che permette un'ampissimo spettro di specie coltivabili, sia tipiche di climi continentali e temperati, come la patata o l'avena, di climi mediterranei, come la vite e l'olivo, e climi tropicali, come il cacao e il banano.
Nell’altipiano andino propriamente detto le precipitazioni non superano i 500 mm annui nella fascia umida del settore nord e la temperatura media annua è inferiore ai 10ºC. Il settore meridionale è più secco e tendente alla formazione desertica.
Le terre tropicali dell'oriente boliviano hanno due climi principali. A nord del parallelo 18ºS, il clima è propriamente amazzonico, con breve stagione secca e temperatura variabili tra i 22 e 26ºC di media e precipitazioni tra i 1.000 e 3.000 mm/anno. Il settore a sud del parallelo 18ºS ha un clima più mite e secco, con temperature medie tra i 20 e 22ºC e precipitazioni tra i 500 e 1.000 mm/anno. In questo settore si hanno le maggiori escursioni termiche del tropico boliviano, con massime superiori ai 35ºC e minime anche inferiori allo 0ºC. Il settore più piovoso, e tra quelli con le maggiori precipitazioni del bacino amazzonico, è la fascia preandina, 180-700m slm, tra i dipartimenti di Santa Cruz, Cochabamba, Beni e La Paz. Le precipitazione vanno da 2.500 a 5.000 mm anno, ma in alcuni settori superano i 6.000mm annui.
Popolazione totale: 9.427.000
Densità: 8.5 per km²
Secondo l'ultimo censimento del 2001 dell'Istituto Nazionale di Statistica (INE), la popolazione indigena rappresenta circa il 49,95% della popolazione totale. Percentuale che arriva al 73,20% se consideriamo le sole zone rurali.
Secondo il CIA World Factbook 2006, la popolazione boliviana è costituita dai seguenti gruppi etnici: quechua 30%, aymara 25%, meticci 30%, europei 15%.
In realtà, in Bolivia esistono attorno a 40 gruppi etnici, la maggior parte ignorati da questi dati e abitanti originari principalmente nelle pianure tropicali della Bolivia orientale [1]. Inoltre il processo di meticciato è stato continuo dal tempo della conquista spagnola e per questo una chiara ed inequivocabile definizione etnica non può esser determinata facilmente. Anche l'attuale presidente Morales non potrebbe esser considerato esclusivamente di etnia aymara essendo imparentato con cholos, la definizione boliviana del meticcio tra quechua o aymara con europeo.
Il dato della CIA sembra più un'informazione linguistica riferita ai Quechua ed Aymara parlanti. Nonostante questo il riferimento linguistico non assegna automaticamente un'appartenenza etnica. In questo senso va menzionato come, dopo gli avvenimenti della rivoluzione nazionalista del 1952, il processo storico di integrazione che essa avviò portò anche alla rimozione dell’identità indigena, vista allora come un’eredità negativa della conquista e dello stato para feudale prerivoluzionario, facendo delle genti quechua e aymara un popolo contadino. Tuttora tutte le federazioni rurali quechua e aymara sono federazioni di contadini o coloni, dove non si menziona il termine indigeno. Solo recentemente il presidente Morales ha recuperato la nozione indigena anche per quechua e aymara, pur restando gli unici che si definivano e continuano a definire indigeni quelli delle terre orientali tropicali.
Infine, non va dimenticato come il Quechua fu mantenuto e fomentato in forma pianificata dagli Spagnoli come strumento di omogeneizzazione linguistica nelle terre andine per facilitarne quindi anche il dominio. Per questo vennero gradualmente rimosse le altre lingue andine (nelle Ande boliviane, oltre al Quechua ed Aymara, rimane solo un piccolo nucleo di lingua Uru). La diffusione del Quechua contò anche con l’intervento della chiesa che, col frate domenicano Domingo de Santo Tomás, produsse la prima grammatica di lingua quechua già verso la metà del XVI secolo. Anche per questi motivi, quindi, il dato dei parlanti quechua supererebbe quello degli appartenenti realmente all'etnia quechua, portando, talvolta, a sovrastime dei dati relativi alle etnie.
Nelle regioni orientali amazzoniche e del Chaco della Bolivia vivono circa 500mila indigeni, in cui è certamente maggior la perdita delle conoscenze linguistiche ancestrali ma non del concetto di appartenenza etnica, che ha avuto nella marcia per il territorio e la dignità del 1990 [2] [3] un'affermazione chiara e cosciente dei popoli indigeni boliviani delle pianure tropicali [4].
Le popolazioni indigene del tropico amazzonico e del chaco boliviano appartengono principalmente ai gruppi:
Tupi Guaranì: guaranì, izoceño, sirionò, guarayo, yuqui, ecc. Arawak: mojeños, baures, trinitarios, ecc. Tacana: cavineños, ese ejja, araona, tacana Mosetén: chimanes, mosetenes Zamuco: ayoreo Pano: chacobo, yaminahua, pacahuara Chapacura: morè Importanti anche altri gruppi etnici non appartenenti a famiglie linguistiche specifiche: chiquitos, yuracaré, cayubaba, movima, ecc.
Queste popolazioni delle terre tropicali della Bolivia rappresentano più del 5% della popolazione totale boliviana.
In Bolivia gli abitanti nati nelle regioni orientali tropicali (2/3 del paese), siano essi di origine europea, meticci o indigeni, vengono colloquialmente chiamati camba. Parimenti gli abitanti delle regioni andine, vengono definiti, anche se spesso in forma dispregiativa, collaNegli ultimi anni la Bolivia è divenuta una terra di emigranti. Inizialmente le mete principali dell'emigrazione boliviana erano i paesi vicini, principalmente Argentina (dove si creda vivano due milioni di boliviani, tra immigrati e discendenti) e Brasile, dove essa ha assunto caratteri illegali ed ha provocato tendenze xenofobe. Dalla crisi economica della fine degli anni '90, e con il progressivo estremo restringimento all'emigrazione negli Stati Uniti, la migrazione boliviana ha assunto caratteri di esodo massiccio verso l'Europa, Spagna e Italia principalmente, fino ad obbligare l'Unione Europea all'istituzione del visto d'entrata per i cittadini boliviani, al quale erano esenti (a differenze per esempio dei cittadini colombiani e peruviani) fino all'aprile del 2007. Attualmente in Spagna la comunità di boliviani supera ampiamente le 300 mila persone, delle quali solo 63mila sono residenti legali.
L'articolo terzo della Costituzione boliviana riconosce e sostiene la libertà di culto.
La maggior parte della popolazione è cattolica (75%) ma sono in forte crescita culti genericamente definiti protestanti e movimenti cristiani detti sette, molto popolari nei quartieri periferici delle città. Si stanno riproponendo con forza anche gruppi che fanno riferimento a rituali religiosi ancestrali preispanici.
Molte scuole ed università sono di proprietà di gruppi religiosi di vario orientamento, cattolici, Bahai, la setta Moon coreana, ecc.
La chiesa cattolica ha in Bolivia 4 arcidiocesi, sette diocesi, due prelature e cinque vicariati apostolici.
Tra i più importanti avvenimenti religiosi degli ultimi decenni, si possono menzionare la vista di Giovanni Paolo II, nel 1988, e la nomina a cardinale, il primo boliviano, di monsignor Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz.
Il sistema sanitario pubblico è altamente carente, sia in mezzi come nelle risorse umane. Gli aventi diritto a questo sistema devono comunque, nella maggior parte dei casi, pagare tutte le medicine anche durante il ricovero ospedaliero. Non esistono medici curanti convenzionati e le visite vengono effettuale solo all'interno delle strutture sanitarie pubbliche.
Durante il secondo governo di Sanchez de Lozada venne introdotta l'assicurazione pubblica materna-infantile, destinata a garantire le cure a tutte le donne in periodo di gestazione e per gli infanti fino ai due anni.
Prodotto Nazionale Lordo: 970$ pro capite (91° posto della classifica mondiale).Bilancia dei pagamenti: -715 milioni di $.Inflazione: 4,7%.Disoccupazione: 10,00%. Questo dato è puramente indicativo giacché in Bolivia il commercio e le attività definite informali, completamente al di fuori anche del debolissimo sistema impositivo boliviano, sono difficilmente quantificabili.
Maiali liberi per le strade di MonteroSecondo i dati della tradizionale statistica mondiale, la Bolivia ha uno dei redditi pro-capite tra i più bassi del continente. Questo dato contrasta con la grande ricchezza di risorse naturali e la scarsa densità della popolazione, che potrebbe far pensare ad una maggior disponibilità economica per gli abitanti. Le ragioni sono evidentemente da individuarsi nell'arretratezza del sistema produttivo e sociale.
Punti di forza: Abbondanza di risorse naturali (minerali, petrolio, gas, foreste, terra, acqua, ecc). Bassa densità della popolazione. Punti di debolezza: Corruzione. Mercato delle materie prime vulnerabile alla fluttuazione dei prezzi. Economia informale. Contrabbando. Struttura educativa inadeguata.
Produzione di energia elettrica: 805.000 kW.Pesca: 6.300 tonnellate l'anno.Petrolio: 20.631 b/g.Allevamento: pecore 8,4 milioni, capre 1,5 milioni, bovini 6,4 milioni, suini 2,6 milioni.Minerali: stagno, gas naturale, petrolio, zinco, oro, antimonio, tungsteno, argento, piombo.
Le attività industriali sono incipienti e Bolivia continua ad essere un importatore netto di prodotti finiti, molti dei quali entrano nel paese di contrabbando. Nonostante le difficoltà strutturali della Bolivia, con una scadente rete stradale e ferroviaria, in questi ultimi anni, dato anche il basso costo della manodopera e le irrilevanti garanzie sociali per i lavoratori, sono aumentate notevolmente le attività manifatturiere. Nella città di El Alto si sono sviluppate le industrie tessili e di altre manifatture principalmente destinate all'esportazione. La città di Santa Cruz de la Sierra ha una fiorente industria alimentare, tessile e di materiali per la costruzione. Una delle più importanti attività industrali nazionali è la produzione della birra. Due le raffinerie di petrolio, a Santa Cruz de la Sierra e Cochabamba. Numerosi i cementifici. Negli ultimi anni hanno acquistato peso la trasformazione di materie prime di origine forestale per l'esportazione, come il legno pregiato (mogano e cedro principalmente) e la noce del Brasile.
Il parco automotore della Bolivia è aumentato notevolmente negli ultimi 10 anni. Si è avuto un fenomeno che potrebbe definirsi, in analogia con quello avvenuto in Italia negli anni '60, di motorizzazione del paese. Parte di questo fenomeno si deve all'aumento notevole delle strade asfaltate, grazie a crediti principalmente internazionali, e al contrabbando di veicoli usati di origine giapponese (trasformati artiginalmente per essere adeguati alla guida a destra), che hanno fatto abassare i prezzi delle autovetture in precedenza notevolmente alti a causa dei dazi imposti all'importazione legale. Attualmente il parco vetture del paese e di circa mezzo milione di veicoli.
Rete stradale: 41.642 km.Rete autostradale: non esiste una vera rete autostradale. Nonostante questo tutte le strade della Bolivia, siano esse asfaltate o di terra, sono sottoposte a pedaggio.Rete ferroviaria: 3.701 km. La rete ferroviaria è divisa in due tronconi non collegati. Quello occidentale andino è stato creato soprattutto attorno ai centri minerari ed è ora in parte in disuso. Quello orientale, nel tropico, construito attorno agli anni '50, ha due sole direzioni, una diretta all'Argentina e l'altra al Brasile. Vi è tuttora in queste linee un notevole traffico di merci e persone.Rete navigabile: 10.000 km. Oltre al lago Titicaca, dove la navigazione è oggi principalmente turistica o di piccolissimo cabotaggio, tutti i principali fiumi navigabili del bacino amazzonico sono percorsi da imbarcazioni di trasporto di vario tonellaggio. I più importanti porti fluviali sono: Puerto Villarroel, Trinidad e Guayaramerin.Aeroporti internazionali: El Alto di La Paz, Viru Viru di Santa Cruz de la Sierra.
L'agricoltura ha subito notevoli trasformazioni negli ultimi decenni, principalmente dopo la riforma agraria del 1953. Da un'attività quasi esclusivamente di sussistenza, si è trasformata in uno dei motori economici più importanti del paese. Le attività agricole si sono sviluppate soprattutto nelle terre orientali tropicali. In queste regioni parte delle foreste originarie sono state rimosse per far spazio alle coltivazioni.
Attualmente Bolivia è uno dei principali esportatori mondiali di soya, molta della quale di origine transgenica. Esporta inoltre sorgo, zucchero, cotone, girasole, sesamo ed altre oleaginose. La maggior parte di questi prodotti verranno poi destinati dagli importatori per l'alimentazione animale.
Alcuni camion che trasportano canna da zuccheroNelle aree tropicali si coltiva anche il riso, la coca, la manioca, il mais, il banano (e la sua variante ricca in amidi, commestibile dopo cottura, nota come platano) e moltissimi altri prodotti.
Dalle foreste si estraggono il caucciù e la noce del Brasile, di cui la Bolivia è, nonostante il nome, il principale esportatore mondiale.
Nelle aree andine l'agricoltura è principalmente di sussistenza e/o destinata al commercio interno: vi si coltivano ortaggi, patate, un tubero chiamato oca, mais, orzo, grano e la quinoa.
L'allevamento più diffuso è quello dei bovini, sia nelle estese savane tropicali, come nei pascoli andini. Numerosi anche gli ovini, caprini e suini. Molto importante l'allevamento di volatili (polli) che vengono anche esportati ad alcuni paesi limitrofi. L'allevamento dei camelidi, come il lama e la vigogna, è frequente in isolate aree andine. L'itticoltura viene praticata principalmente nell'area del lago Titicaca, con specie introdotte, come le trote. In fase di sperimentazione l'allevamento nelle aree tropicali di un grosso pesce frugivoro della famiglia dei serrasalmidea (la stessa del piraña), localmente noto come pacù.
L'attività umana ha avuto e continua ad avere un grosso impatto sugli ecosistemi naturali della Bolivia. In epoca storica gli isolati boschi delle Ande, composti principalmente da una specie sempreverde del genere Polylepis (localmenmte nota come queñua) vennero quasi totalmente distrutti per usi civili (legna e costruzione).
Nelle aree tropicali gli ambienti naturali si erano conservati quasi intatti fino alla metà del XX secolo. Gli effetti sugli ecosistemi dell'alta densità della popolazione durante lo sviluppo delle cultura idraulica de las Lomas sono solo ipotizzabili dato che le modifiche macroclimatiche del XIII secolo decimarono quelle popolazioni obbligandole al semi-nomadismo. Durante l'auge dello sfruttamento della gomma, nelle foreste del nord della Bolivia, negli attuali dipartimenti di Beni e Pando, tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, si ebbero localmente effetti negativi sulla fauna che però si ristabilì una volta cessato il boom economico dell'estrazione.
Bolivia è nota come un paese megabiodiverso. Pur restando ancora notevoli margini di ricerca, attualmente in Bolivia sono state classificate circa 25 mila specie di piante, 1.400 di uccelli, 550 di pesci, 325 di mammiferi, 260 di rettili e quasi 200 di anfibi.
Questa enorme divesità biologica è però in alcuni casi, come per altri paesi del bacino amazzonico, fortemente minacciata. Gli ecosistemi naturali maggiormente minacciati sono quelli delle foreste tropicali, che hanno subito una notevole riduzione sia in termini di estensione come di valore biologico.
Si può stimare che annualmente vengono distrutti ben 700.000 ettari di foreste. Questo dato è stato in costante crescita negli ultimi 20 anni e in forte aumento negli ultimi 5 anni. Le ragioni princiali di questa minaccia sono concomitanti fenomeni: espansione della frontiera agricola, agroindustria, imprese del legname, caccia sportiva e di sussistenza.
Si tratta di un fenomeno che interessa Bolivia principalmente dalla metà degli anni ’50, con la rivoluzione nazionalista del 1952 e la successiva riforma agraria del 1953. Per accontentare la richiesta di terre il governo avviò un piano di colonizzazione per i contadini quechua e aymara verso le aree dei bassipiani orientali tropicali: si chiamò questo processo la "marcia verso l'oriente". Uno dei principi di questo fenomeno era che si trattasse di terre inabitate. Quelle terre invece, per quanto non sottomesse ad attività umane intensive, erano abitate da numerosi popoli indigeni. Si ebbe così un fenomeno, poco studiato, di una popolazione indigena maggioritaria, quella andina quechua e aymara, che invade i territori e marginalizza gradualmente i popoli indigeni minoritari amazzonici e del chaco. Questo processo è tuttora in evoluzione e la colonizzazione agricola del tropico interessa ora tutte le regioni orientali ove si insediano, od occupano terre, contadini provenienti dalla realtà geografica andina con scarse o nulle conoscenza dell'ambiente tropicale e dei suoi metodi agricoli. Tal fenomeno si può constatare osservando come i terreni dei coloni andini siano spesso, per varie ragioni (maggior interrelazione col mercato, mobilità stagionale, interessi vari e non unicamente agricoli), una tabula rasa della passata foresta, mentre le popolazioni locali, originarie o meticce, conservano nei loro terreni ampi spazi naturali e, attorno alle case, un vero orto botanico in cui possono incontrarsi più di 50 specie vegetali di varia utilità (alimentare, costruzione, medicinale, tessile, cosmetica, rituale, ecc.). Poco noto è anche il fenomeno dell'impatto ambientale della coltivazione della coca. Oltre all'inquinamento di fiumi e ruscelli - per l’uso di sostanze chimiche nel primo processo di trasformazione delle foglie di coca in pasta base di cocaina, processo che si svolge quasi esclusivamente nei luoghi di produzione delle foglie - le coltivazioni di coca hanno portato alla distruzione di grandi settori delle foresta pluviale del piedimonte andino, una delle foreste a maggiore biodiversità della Terra, inclusa quella del Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Secure e del Parco Nazionale Carrasco.
Anche in questo caso si tratta di un fenomeno recente che ha avuto forte crescita prima negli anni '70 e quindi, in forma decisiva, dagli anni ‘80 del secolo scorso, con l'espansione costante della coltivazione della soia, espansione appoggiata anche da un grosso programma della Banca Mondiale.
Le coltivazioni di soia (che allo stato attuale rappresenta il principale cash crop), ed in periodi successivi, anche di sorgo, girasole e sesamo, hanno portato alla rapida distruzione delle foreste all'est e al nord della città di Santa Cruz de la Sierra. Negli ultimi anni anche l'incremento delle coltivazioni di riso verso il dipartimento del Beni hanno accresciuto ulteriormente il processo di deforestazione.
Le attività agroindustriali, pur teoricamente vigilate e normate dalle leggi nazionali, sono in realtà esenti da controllo, sia nel processo di rimozione degli ambienti naturali, come nell’occupazione dei territori dei popoli originari, nell’uso di pesticidi (glifosato) e di semi di provenienza transgenica. Data l’importanza che ha gradualmente acquisito nelle esportazioni boliviane, il settore agroindustriale viene considerato quasi intoccabile ed esente dalle applicazioni delle normative nazionali. Nonostante questo, le attività agroindustriali - controllate non solo da grandi gruppi locali ma che hanno gradualmente inglobato anche settori di ex coloni di origine andina, imprese brasiliane ed emigranti di origine russa e il gruppo dei mennoniti - contrariamente da quanto propagandato, generano scarsi benefici al paese, con pochi e precari posti di lavoro, vaste aree sottoposte ad erosione e un possibile cambio climatico locale con un futuro forte impatto negativo. Inoltre, approfittando degli accordi doganali di cui gode, Bolivia importa soia (transgenica) anche dal Brasile e Paraguay per riesportarla a paesi terzi.
Va menzionato che la soia della Bolivia, già in buona parte transgenica, viene importata in Europa in grandi quantità a tasso doganale di preferenze attraverso il patto andino. Questa soia finisce nelle tavole degli europei in forma di carne ottenuta da animali alimentati con mangimi in cui essa rappresenta una fondamentale percentuale.
Di una superficie di foreste stimata in 500mila km², la Bolivia può contare attualmente su un’estensione di circa 400mila km² di cui solo forse meno della metà ancora non sottoposta in epoca recente a sfruttamento forestale. Questo dato viene corroborato dalla scomparsa commerciale in Bolivia del mogano (Swietenia macrophylla), localmente noto come mara, dopo che per un paio di decenni era stata tra il primo e il secondo esportatore mondiale di questa pregiata specie. Lo sfruttamento forestale in Bolivia è recente come l’agroindustria e, come questa, ha acquisito grande importanza dagli anni ’80. Con la legge forestale in vigore fino al 1996, un’estensione pari quasi alle dimensioni della penisola italiana, era dato in concessione semi-gratuita a circa un centinaio di impresa forestali nazionali. Il governo di Sanchez de Lozada approvò nel 1996 la nuova legge forestale, considerata tra le più avanzate del continente che, con l’istituzione della sovrintendenza forestale, finalmente poteva contare su un organo normativo e di controllo efficiente e quasi esente da corruzione (forse unico caso in Bolivia per una ripartizione dello stato). Alla nuova legge forestale si deve l’istituzione di un sistema impositivo sulle concessioni forestali, che ridusse notevolmente le dimensioni di queste, l’obbligatorietà di formulare un piano di gestione forestale per le concessioni che fosse approvato tecnicamente da esperti esterni ed interni della sovrintendenza, l’apertura alla partecipazione legale dello sfruttamento sostenibile delle foreste per le popolazioni indigene e i municipi rurali, ecc. Nonostante la realizzazione di un reale cambio di comportamento delle imprese del legname, l’incentivo per un maggior livello di trasformazione tecnologica del legno, l’inclusione di nuove specie che hanno sostituito il monosfruttamento di mogano e cedro (Cedrela sp.) e il rafforzamento di settori forestali non dedicati al legname, come quello della noce del Brasile, negli ultimi anni la grande concentrazione dell’opinione pubblica nel tema idrocarburi, ha relegato in un secondo piano l’interesse per la conservazione e giusto uso delle risorse forestali boliviane. Anche in nuovo governo di Morales non sembra interessato a questo tema: quando si parla di risorse naturali si menzionano solo petrolio e gas o, ultimamente, terra. Non esiste nel nuovo governo del MAS un piano per la continuazione di una politica di uso uso sostenibile delle risorse naturali potenzialmente rinnovabili come le foreste. Tutto ciò ha di fatto riportato indietro la Bolivia di molti anni: i controlli e la rigorosità della sovrintendenza nel monitorare le imprese del legname stanno venendo meno e sembra che la Bolivia potrebbe riavviarsi all’epoca dello sconsiderato sfruttamento delle foresteLa Paz (il cui nome completo è Nuestra Señora de La Paz) è la capitale amministrativa della Bolivia e capoluogo dell'omonimo dipartimento. Nel censimento 2001, contava quasi 800.000 abitanti. Si trova ad un'altitudine media di circa 3.600 metri sul livello del mare ed è la capitale più alta del mondo. Assieme alla città satellite di El Alto (circa 4.000 metri sul livello del mare, con circa 700.000 abitanti) costituisce il nucleo abitativo più popolato della Bolivia.
Fondata dal capitano spagnolo Alonso de Mendoza il 20 ottobre del 1548, dove sorge ora il villaggio di Laja. Dopo poco, a causa del vento gelido che batteva la zona, venne trasferita nel suo luogo attuale, ovvero dove sorgeva il villaggio di Chiquiago, abitato da minatori aymara, nella valle del Chiquiago Marka (o Río Choqueyapu).
Il suo nome completo è Nuestra Señora de La Paz e commemora la pace dopo la guerra civile che seguì l'insurrezione di Gonzalo Pizarro, fratello del conquistador Francisco Pizarro, contro Blasco Núñez de Vela, primo Viceré del Perù. Si sviluppò come centro politico ed economico. La sua importanza era dovuta anche alla sua posizione strategica: congiungeva l'Alto Perù, dove era situata, al Basso Perù; inoltre era sulla strada percorsa per trasportare l'argento delle miniere di Potosì al porto di Lima; era anche sita all'imbocco della Via degli Yungas utilizzata per l'approvvigionamento di prodotti agricoli e di foglie di coca.
Nel 1825, la città divenne il luogo della decisiva vittoria dei patrioti Boliviani nella battaglia di Ayacucho sull'esercito spagnolo. Cambiò quindi nome con La Paz de Ayacucho. Nel 1898, La Paz divenne la sede del Governo Nazionale, lasciando alla città di Sucre il potere giudiziario e il nominale appellativo di capitale costituzionale che conserva a tutt'oggi. Questo cambio di capitale riflesse il cambio dell'economia boliviana, lasciando che la miniera del Cerro Rico di Potosì si estinguesse e si aprisse il passo allo sfruttamento dello stagno nei pressi della città di Oruro.
Nel XX secolo l'aumento della popolazione portò ad un incremento dello sviluppo urbano. In particolare, a partire degli anni '70, l'esplosione dell'edilizia ha trasformato la fisionomia della città trasformando chiese, conventi e anche edifici di età precolombiana in moderni palazzi e grattacieli.
Si adagia sulla fenditura (hoyada) del Rìo Choqueyapu, sotto la città di El Alto che costituisce la parte superiore di questo gigantesco imbuto naturale.
La via principale di La Paz percorre la valle del Rìo Choqueyapu per gran parte interrato. Questa lunga strada man mano che scende cambia più volte nome: Avenida Ismael Montes, Avenida Mariscal Santa Cruz, Avenida 16 de Julio (chiamata anche El Prado) e Avenida Villazon. La parte più ricca della città è la parte più bassa, mentre la parte più popolare e povera è quella che confina con El Alto, fino a superare i 4.000 m. sul livello del mare. L'orizzonte è dominato da meravigliose montagne, tra le quali spiccano le cime dell'Illimani (m. 6439), chiamato dagli indigeni Abuelo de poncho blanco (nonno dal poncho bianco).
La Paz non è famosa per opere d'arte di particolare rilievo, ma è una città piena di vita. Particolari punti di aggregazione sono i numerosi mercati. Dal punto di vista storico e artistico sono presenti musei ed edifici coloniali.
Il centro della città si trova a quota 3.600 m. All'incirca si tratta della zona che si estende a sud di Calle Sucre fino ad arrivare all'altezza di Plaza del Estudiante, che costituisce il tratto più a sud di El Prado. Molti edifici storici presenti particolarmente in questa zona della città sono stati distrutti. Tuttavia rimangono ancora numerose tracce architettoniche di quel periodo. Probabilmente la parte coloniale meglio conservata è quella dei dintorni di Calle Jaén. Il Palacio Legislativo e il Palacio Presidencial si affacciano su Plaza Murillo, dove è sita anche la Cattedrale.
Procedendo ancora verso sud, incontriamo la Zona Sopocachi, che negli anni '70 era considerata la parte elegante della città. Ora è la parte commerciale di La Paz ed è dominata da alcuni alti edifici e grattacieli. Nei pressi di questa zona, non lontani dal centro, troviamo quella grande area verde in espansione e ristrutturazione dal 2004, chiamata Parque Urbano Central. Quest'ultima comprende il Parque Laikakota e il Kusillo, museo per bambini collegato al parco precedente con teleferica e pista ciclabile.
La parte sud (sur in spagnolo) della città si trova a circa 500 m. più in basso del centro. È costituita dai quartieri residenziali più ricchi ed esclusivi (tra i quali Obrajes, Calacoto, La Florida, San Miguel, Cotacota, Achumani). Questa zona è molto diversa dal resto della città, sia per la differenza della classe sociale di appartenenza dei suoi abitanti, prevalentemente alta, che per il tipo di costruzioni. L'area è infatti costituita in gran parte da palazzine, villette e anche eleganti ville di grandi dimensioni. L'area commerciale più elegante della città è sita in questa zona, precisamente in Calle 21 tra San Miguel e Calacoto. In questa zona si estendendono anche alcuni parchi e aree verdi piuttosto grandi, ad esempio il Parque de La Florida, sito nell'omonimo quartiere e l'area nei pressi dello zoo, poco distante dalla Valle de la Luna. Il 14 luglio 2006 è stata, inoltre, inaugurata la Costanerita, una nuova via di comunicazione sita a Obrajes, circondata da aree verdi e comprendente un parco per bambini.
La parte nord (norte) della città degrada dalla vicina El Alto verso il centro della città. È costituita dai barríos più poveri. Ciononostante è sita in una posizione estremamente strategica: assieme all'autopista (autostrada), costituisce l'unico collegamento stradale con l'aeroporto internazionale, la ferrovia e la strada principale che collega la capitale con le altre principali città della Bolivia. Storicamente, ma anche ai giorni nostri, quando gli abitanti della zona (pricipalmente di etnia aymara) decidono di indire una protesta (come è stato nel 2003 e nel 2005), chiudono l'accesso alla zona norte e all'autostrada per El Alto e paralizzano di fatto la città, impedendo anche ai ricchi abitanti dei sobborghi a sud di muoversi e di approvigionarsi. A partire dal 2003, le zone di periferia in passato più degradate, sono state oggetto di un lavoro di pavimentazione del manto stradale diminuendo i tempi per raggiungere il centro storico e iniziando a riqualificare l'area.
Il clima è quello tipico dell'alta montagna con inverni secchi e freddi con nevicate occasionali e estati fresche. La temperatura media annuale è attorno ai 14ºC. I venti, per lo più moderati, sono presenti soprattutto in inverno. Le precipitazioni medie annuali sono attorno ai 600 mm. Le piogge si concentrano in maniera stagionale durante l'estate australe (da novembre a marzo).

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