Burundi

Il Burundi è un piccolo stato talvolta considerato come facente parte dell'Africa Orientale, talvolta dell'Africa dei Grandi Laghi. Si trova nella regione geografica dei Grandi Laghi; confina con il Ruanda a nord, con la Repubblica Democratica del Congo a ovest, e con la Tanzania a sud e a est. Ha per capitale Bujumbura.
Prima di nascere come stato indipendente fu colonia tedesca e possedimento belga.
La prima popolazione del Burundi fu probabilmente quella dei Batwa, a cui seguirono nel XIV secolo gli Hutu, un popolo di agricoltori che conquistò una posizione predominante nell'area. Nel XV secolo gli hutu furono sottomessi da invasori tutsi (un popolo di pastori nomadi), che fondarono due grandi regni corrispondenti grosso modo agli odierni Burundi e Ruanda.
Nel 1884 i tedeschi conquistarono sia il Burundi che il Ruanda, entrambi annessi all'Africa Orientale Tedesca. Al termine della prima guerra mondiale, in seguito alla sconfitta tedesca, la colonia venne affidata dalla Società delle Nazioni al Belgio. L'amministrazione belga (che diede origine allo stato denominato Ruanda-Urundi) mantenne sostanzialmente gli assetti sociali e politici preesistenti, che vedevano un netto vantaggio dei tutsi e crescenti tensioni etniche.
Il Burundi ottenne l'indipendenza nel 1962, come monarchia costituzionale. La nuova organizzazione politica consolidò la posizione di potere dei tutsi, conservata anche dopo le elezioni legislative del 1965, in cui gli Hutu ottennero la maggioranza. La tensione fra i due gruppi etnici diede luogo a una successione di colpi di stato e disordini, che si concluse con la presa di potere del capitano tutsi Michel Micombero nel 1966. Micombero si autodichiarò presidente della repubblica del Burundi.
Nel 1972 alcuni ribelli Hutu tentarono un nuovo colpo di stato, rendendosi responsabili di uno dei primi massacri della storia del Burundi. Il governo reagì in modo non meno violento; vi furono stragi di hutu e decine di migliaia di profughi costretti a fuggire nello Zaire e in Tanzania.
Un nuovo colpo di stato, nel 1976, portò alla presidenza Jean-Baptiste Bagaza. Una nuova costituzione (1981) confermò la struttura monopartitica del paese. Bagaza fu rieletto nel 1984, per essere vittima di un ennesimo colpo di stato, nel 1987, che portò al potere Pierre Buyoya. Nello stesso periodo, le violenze etniche divennero più violente che mai, attirando l'attenzione del mondo intero. Buyoya si fece carico di risolvere la crisi intraprendendo un percorso di democratizzazione. Nel 1991 si insediò nel paese il primo governo a maggioranza hutu; nel 1992 fu stesa una nuova costituzione che prevedeva un sistema pluripartitico; e nel 1993 si tennero le prime elezioni presidenziali democratiche. A vincerle fu l'hutu Melchior Ndadaye, leader del Fronte per la Democrazia in Burundi (FRODEBU). Ndadaye fu assassinato poche settimane dopo le elezioni, causando nuovi disordini nel paese e una nuova strage perpetrata dall'esercito (controllato dai Tutsi) ai danni degli hutu.
Anche il successore di Ndadaye, Cyprien Ntaryamira, era un hutu; egli perse la vita nell'aprile del 1994, in un attentato aereo, insieme al presidente del Ruanda. Questo evento scatenò un'ondata di violenza in Ruanda, ai danni dei tutsi.
Per contenere l'esplosione di violenza in Burundi, 12 dei 13 partiti costituirono un grande governo di coalizione. Questo governo rimase al potere fino al 1995, per essere rovesciato nel 1996 da un nuovo colpo di stato da parte di Buyoya.
Gli scontri etnici in Burundi e Ruanda, soprattutto negli anni '90, contribuirono a isolare i due paesi dalla comunità internazionale e anche dagli stessi paesi confinanti, che tuttavia furono parte attiva nei tentativi di riconciliazione, a partire dagli accordi di Arusha del 1993, colloqui di pace fra hutu e tutsi tenutisi ad Arusha (Tanzania) nel 1993.
Nell'agosto del 2000 un accordo fra i gruppi politici del Burundi stabilì una serie di scadenze per la restaurazione della democrazia, nel 2003 venne firmato un cessate il fuoco fra il governo guidato da Buyoya e il gruppo di ribelli hutu più numeroso, il Conseil National pour la Défense de la Démocratie-Forces pour la défense de la démocratie (CNDD-FDD). Nello stesso anno il leader del FRODEBU, Domitien Ndayizeye prese il posto di Buyoya come presidente del paese. L'ala più estremista dei ribelli Hutu, il gruppo Forces Nationales de Libération (FNL), continuò a rifiutare qualunque forma di accordo.
La risoluzione ONU 1545 del maggio 2004, visto il proseguire dei combattimenti, stabilì la costituzione della missione United Nations Operation in Burundi (UNOB) con l'invio di forze di peace-keeping per supportare i processi di democratizzazione definiti negli accordi di Arusha. Nell'agosto del 2004, il FNL massacrò 152 tutsi congolesi al campo di rifiugiati di Gatumba, nella parte occidentale del Burundi. Il governo emise dei mandati di arresto nei confronti dei leader del FNL Agathon Rwasa e Pasteur Habimana, dichiarando il gruppo un'organizzazione terrorista.
Del febbraio 2005 è l'approvazione della nuova Costituzione seguita da elezioni e nomina del nuovo presidente, il leader del partito CNDD-FDD Pierre Nkurunziza. Secondo quanto stabilito dagli accordi di pace la composizione delle istituzioni è equamente ripartita fra hutu e tutsi.
Gruppi di ribelli del FNL sono tuttora attivi in alcune province ma nel giugno 2006 sono state avviate trattative di pace a Dar-es-Salaam che hanno portato ad un cessate il fuoco. Sono tuttora in corso trattative riguardanti l'integrazione dei ribelli nelle forze armate del paese.
Il Burundi si trova nella regione Grandi Laghi. L'intero territorio del paese è costituito da un altopiano, con un'altitudine media di 1700 m. Il punto più alto è il monte Karonje (2685 m), situato a sudest della capitale. A sud e a sud-est i bordi dell'altopiano scendono fino a circa 1300 m. L'unica area situata a meno di 1000 m di altitudine è una striscia di terra attorno al fiume Ruzizi (a nord del lago Tanganica), che forma la Albertine Rift, propaggine occidentale della Grande Rift Valley.
L'idrografia del paese è caratterizzata dalla sua appartenenza a due grandi bacini, quello del Congo e quello del Nilo. La parte centrosettentrionale dell'altopiano fa parte del bacino del Nilo tramite il fiume Ruvubu (chiamato talvolta Ruvuvu) che delimita per un tratto il confine fra Burundi e Tanzania per confluire poi nel fiume Kagera che a sua volta, dopo oltre 600 km di percorso, si immette nel Lago Vittoria. Il Ruvubu, e in particolare il suo affluente principale, il Ruvironza, è considerato una delle sorgenti del Nilo.
Il resto del paese riversa le sue acque nel lago Tanganica che alimenta, tramite il suo emissario Lgukua, il fiume Lualaba, tratto iniziale del Congo.
A sud, il confine con la Tanzania è delimitato dal fiume Malagarasi, mentre a nord un tratto di confine con il Ruanda è costituito dal fiume Kanyaru, più a est, sempre al confine col Ruanda si trovano i laghi di Cohoha e Rweru.
Il lago Tanganica, fra i più grandi laghi africani, segna il confine fra il Burundi e la Repubblica Democratica del Congo. La porzione di costa del Burundi è lunga circa 120 km e caratterizzata da sponde scoscese, il lago raggiunge profondità elevate già a pochi metri di distanza dalla riva. Solo nella parte settentrionale vi sono alcuni tratti sabbiosi derivanti da depositi alluvionali.
La popolazione del Burundi, nonostante quanto comunemente ritenuto, non è suddivisa per etnie o per tribù. La differenziazione fra le etnie è in realtà molto labile, condividono infatti la stessa lingua, la stessa religione e hanno usi simili. La popolazione è costituita per l'85% da hutu che rappresentano perlopiù la componente di popolazione dedita all'agricoltura, da un 14% di tusti perlopiù dediti alla pastorizia e da un rimanente 1% di twa, un'etnia pigmea.
L'elevata densità della popolazione è in parte spiegata dalla posizione del paese, lontano dal mare e dalle tradizionali rotte della tratta degli schiavi che ha spopolato altre zone del continente. Le particolari condizioni climatiche, date dall'altitudine oltre a liberare il paese dal morbo della tripanosomiasi permettono anche doppi cicli di coltura e una buona integrazione fra l'attività agricola e quella della pastorizia.
La pressione demografica, accresciuta dall'elevato numero di profughi rientrati dopo la fine dei conflitti etnici, provoca però un eccessivo sfruttamento dei terreni, nell'indice dei paesi con problemi di denutrizione il Burundi è in penultima posizione.
Il Burundi ha una popolazione stimata di 8.090.068 abitanti [1] per una densità di popolazione pari a 290,7 abitanti per km². La popolazione ha avuto un enorme crescita fin dal dopoguerra come ogni paese in via di sviluppo, perché se nei primi Anni '60 presentava circa 3 milioni di abitanti già negli primi Anni '90 ne aveva 6 fino a giungere alla già citata cifra.
Contrariamente a quanto avviene in gran parte dell'Africa subsahariana, dove il modello di insediamento prevalente è quello del villaggio, gran parte della popolazione rurale del Burundi risiede in piccoli insediamenti dispersi costituiti da pochi nuclei famigliari chiamati rugo. Solo un percentuale minima della popolazione risiede in nuclei urbani, La città più popolosa è la capitale Bujumbura, altri centri urbani sono Muyinga (ca 71.000 abitanti), Ruyigi (circa 40.000 abtianti) e Gitega (circa 23.000 abitanti) situata nell'altopiano.
L'attività agricola, cui si dedica la maggior parte della popolazione, è rivolta sia alle produzioni per l'autoconsumo (arachidi, patate, riso) sia a quelle commerciali e di piantagione (agrumi, banane, caffè, cotone, canna da zucchero, palma da olio, tè e tabacco). L'allevamento di bovini, caprini, ovini e dromedari è diffuso in tutto il territorio, ma la siccità colpisce spesso le regioni settentrionali provocando frequenti morie di bestiame. La pesca è praticata sulle coste del lago Tanganica. Una potenziale risorsa di queste regioni è rappresentata dal turismo che ha come meta le savane.
Bujumbura, popolazione stimata 300.000 abitanti (1994), è la capitale del Burundi e della Provincia di Bujumbura Mairie. La città è situata sul Lago Tanganica ed è la più grande città del paese, nonché il suo centro amministrativo, economico e delle comunicazioni. L'industria produce cemento, tessuti e sapone. Bujumbura è il porto principale del Burundi e imbarca la maggior parte del principale prodotto da esportazione della nazione, il caffè, oltre a cotone, pelli e minerale di stagno.
Bujumbura crebbe dalla dimensione di piccolo villaggio, dopo di che divenne un insediamento militare dell'Africa Orientale Tedesca nel 1889. Dopo la prima guerra mondiale divenne il centro amministrativo del mandato belga della Società delle Nazioni del Ruanda-Urundi. Il nome della città venne cambiato da Usumbura a Bujumbura quando il Burundi divenne indipendente nel 1962. Dall'indipendenza, Bujumbura è stata scena di frequenti combattimenti tra i due principali gruppi etnici del paese, con le milizie hutu che si oppongono all'esercito del Burundi dominato dai tutsi.

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