Algeria

L'Algeria /al?e'ria/ è uno stato dell'Africa del nord, appartenente al Maghreb, parzialmente occupato dal deserto del Sahara. La sua capitale, Algeri, è eccentrica rispetto alla totalità del territorio e si situa all'estremo nord: da essa deriva il nome del paese.
Secondo paese del continente per superficie, confina a nord con il mar Mediterraneo, mentre le frontiere terrestri si dividono con la Tunisia a nord est, Libia a est, Niger a sud est, Sahara occidentale, Mauritania e Mali a sud ovest, per terminare con il Marocco ad ovest.
L'Algeria è membro dell'Unione Africana e della Lega araba praticamente dal momento della sua indipendenza dalla Francia nel 1962, fa parte dell'OPEC dal 1969 e ha contribuito fattivamente alla creazione, nel 1988, dell'Unione del Maghreb Arabo (UMA).
Costituzionalmente, l'Algeria è definita come un paese (nell'ordine) musulmano, arabo e amazigh (berbero).
I confini dell'Algeria includono un'ampia regione di Sahara, che in epoca coloniale ebbe una amministrazione indipendente. La zona più vitale del paese è certamente il Maghreb, che costituisce un settimo del territorio nazionale. Nel Maghreb confluiscono due sistemi di rilievi e pieghe, formatisi in due fasi dell'orogenesi alpina: l'Atlante del Tell e l'Atlante sahariano.
L'Atlante del Tell (detto anche Atlante Telliano o semplicemente Tell) risale al Pliocene. È costituito da diverse catene montuose discontinue, in cui spiccano massicci calcarei. Lungo la costa, le catene del Tell sono orientate da ovest-sud-ovest a est-nord-est e definiscono la morfologia del litorale, caratterizzato da promontori rocciosi e brevi spiaggie. Le massime cime del Tell si trovano nell'Ouarsenis (1983 m), nel Babor (2004 m) e nella Djurdjura (2308 m), che si ergono nelle zone della Piccola e Grande Cabila. Nelle zone più depresse del Tell ci sono zone pianeggianti; alcuni esempi sono la piana dietro Algeri, le pianure di Annata e Orano, la valle fluviale dello Cheliff.
Sahara algerinoL'Atlante Sahariano, più antico del Tell (Paleozoico), ha subito fenomeni erosivi più significativi e raggiunge quindi altitudini inferiori. Le brevi catene di Ksour, Amour, Ouled e Nanil non oltrepassano i 2000 m di altezza. Fanno eccezione i massicci dell'Aurès (2328 m) e dell'Ahaggar (3000 m). All'interno si trova una successione di altopiani che variano in altezza fra i 600 e i 1200 m; più estesi a ovest, a est si uniscono alle catene del Tell per proseguire verso la Tunisia. Geomorfologicamente, l'Atlante Sahariano è caratterizzato da uno zoccolo archeozoico di rocce cristalline (predominanti micascisti e gneiss). A più riprese il mare è penetrato nella zona, per cui le rocce più antiche sono coperte da strati sedimentari calcarei, arenarie e argille. Lo zoccolo cristallino emerge invece in corrispondenza dell'Ahaggar, che a tratti appare coperto da formazioni laviche basaltiche. L'importante degradazione meteorica subita dalla regione, e la conseguente frammentazione delle rocce superficiali, hanno portato a una morfologia desertica fra le più peculiari del mondo, con superfici rocciose erose dal vento (Hamad di Tademait) alternate ad aree sabbiose (Grande Erg Occidentale e Orientale) e ciottolose.
La rete idrografica algerina è quasi interamente limitata al Maghreb, e anche qui è piuttosto povera. I fiumi che sboccano nel Mediterraneo (per esempio Tafna, Chelif, Soummam, Oued el-Kebir) hanno corso perenne, ma sono piuttosto brevi. Il fiume più lungo che nasce in Algeria, la Medjerda, scorre però quasi interamente in Tunisia, dove pure si trova la sua foce.
Gli altopiani sono spesso bacini chiusi endoreici e ospitano laghi salati, alimentati anche dai corsi d'acqua dell'Atlante Sahariano. Oltre ad alimentare i laghi salati dell'entroterra, i fiumi dell'Atlante Sahariano formano numerose oasi pedemontane.
Pur appartenendo all'area climatica mediterranea, il Maghreb esibisce le caratteristiche tipiche di questo clima solo sulla costa. Ad Algeri, per esempio, la temperatura media annua si aggira sui 18°C (media invernale 12°C, estiva 24°C) mentre presso l'alto Cheliff si registrano gelate invernali e temperature estive fino a 47°C. Le precipitazioni sono in gran parte determinate dall'interazione fra le masse d'aria oceaniche, umide, e quelle secche continentali, di provenienza sahariana. Sul versante esterno del Tell, in alcune zone, cadono fino a 1000 mm di pioggia annua; negli altopiani interni i valori scendono a 300-400, per risalire solo sui pendii dell'Atlante sahariano. Nella zona sahariana il clima è estremamente arido, con escursioni termiche sia stagionali che giornaliere fortissime. Le precipitazioni sono inferiori ai 10 mm annui, con poche eccezioni (per esempio l'Ahaggar, con 200 mm).
L'Arabo è la lingua ufficiale. La lingua cabila, parlata dal 27,4% della popolazione, è anch'essa "lingua nazionale", ma non ufficiale. Il francese, nonostante non gli sia stato riconosciuto uno stato di ufficilità, è usato spesso dall'amministrazione e costituisce una seconda lingua di uso corrente per gran parte degli algerini.
Abitata fin dai progenitori dell'uomo, nella preistoria, la regione dell'Algeria era una savana, abitata da popolazioni di cacciatori-raccoglitori, fino al passaggio all'economia di produzione (allevatori-agricoltori) tipica del Neolitico (VI millennio a.C.?), come attestano numerose pitture rupestri, ad esempio nel Tassili n'Ajjer (estremo sud-est dell'Algeria), oggi parco nazionale.
Successivamente si stanziarono nell'area antiche popolazioni berbere come i Numidi (a est), i Mauri (a ovest) e i Getuli, tutti antenati degli attuali berberi. Gli antichi algerini comprendevano gruppi sia stanziali che nomadi, erano organizzati in tribù patriarcali e seguivano la religione animista. Come in altre parti dell'Africa, anche in Mauritania e Numidia le tribù si unirono formando talvolta veri e propri regni.
Arco romano di TraianoLa maggior parte delle informazioni che abbiamo su di essi provengono da iscrizioni funerarie di età romana, ma sono sopravvissute anche molte costruzioni indigene, come le cosiddette tombe a ciuffo e alcuni siti archeologici, come Cirta (Costantina), Cuicul (Djémila) e il mausoleo dei re di Mauritania (vicino a Tipasa). Più recenti (età romano-cristiana o epoche successive) sono invece i dolmen, i cromlech e i menhir.
Dal VI secolo a.C., i popoli dell'antica Algeria entrarono in rapporti alternatamente conflittuali e collaborativi con la ex-colonia fenicia di Cartagine, che tendeva a espandere il proprio dominio lungo la costa mediterranea. Quando questa entrò in guerra con Roma, anche i Mauritani e soprattutto i Numidi si trovarono coinvolti: il re numida Massinissa fu il principale alleato di Roma in Africa. Vinta Cartagine, dalla metà del II secolo a.C. l'alternarsi di collaborazione e conflitto si replicò con Roma (specie sotto i re Giugurta di numidia e Bocco di Mauritania alla fine del II secolo); anche i Numidi, che opposero una strenua resistenza sotto il re Giuba I, caddero tra il 46 e il 44 a.C. sconfitti dall'esercito di Cesare in quanto alleati di Pompeo. Tuttavia, la Numidia e la Mauritania restarono autonome, almeno nominalmente, con Giuba II, fino al 40 d. C., quando vennero integrate amministrativamente nell'Impero Romano. Oggi in Algeria restano numerosi siti archeologici romani: Tipasa, Timgad, Calama, Tigzirt, Ippona, Tébessa, Tidisse, ... .
A partire dal II secolo d.C. e certamente dal 256 d.C.,la regione venne cristianizzata, presumibilmente a partire da Cartagine e dalle città della costa, e diede martiri e santi, il più famoso dei quali fu Agostino, vescovo d'Ippona. All'inizio del IV secolo, l'adesione dei berberi al donatismo fu finalizzata alla ribellione politica contro l'imperatore romano, ormai cristiano, che si spense solo con la dichiarazione d'eresia nel 409. Agostino chiese per i donatisti un trattamento caritatevole, contribuendo a riportare la pace religiosa. Nel 428-430 la regione fu strappata al morituro Impero Romano d'Occidente dai Vandali, barbari europei provenienti dalla Spagna, cristianizzati ma aderenti all'eresia di Ario (nel 430 morì Agostino), finché nel 534 non fu ripresa dall'Impero Romano d'Oriente, ossia l'Impero Bizantino.
Gli arabi giunsero per la prima volta nella zona nella seconda metà del VII secolo e non vi crearono insediamenti stabili fino all'VIII, anche per l'accanita resistenza dei berberi fino al 708. Ancora nel IX secolo e X secolo, i berberi aderiscono al Kharigismo come modo di opporsi politicamente agli arabi, e saranno sconfitti solo dagli Ziridi, dinastia anch'essa berbera. L'influenza araba trasformò completamente la cultura della regione; si diffusero l'islam e la lingua araba, e in seguito l'Algeria conobbe (insieme alla Tunisia) il dominio di una sequenza di dinastie arabe: gli Aghlabidi sunniti (IX secolo) e i Fatimidi sciiti (X secolo-XII secolo).
Questi ultimi furono seguiti dalla dinastia berbera degli Hammaditi (1014-1152), ramo degli Ziridi di Tunisia (972-1152), e dai berberi Zenata nell'ovest e sud dell'Algeria (e nord del Marocco), a cui succedettero alla fine del XI secolo gli Almoravidi, una dinastia sanhadja (come gli Ziridi) originaria del sud del Marocco e più tardi imparentata con gli Zenata.
La ribellione degli Almohadi (d'origine Zenata) nacque in Marocco verso la metà del XII secolo e, conquistato il Marocco fra il 1143 e il 1147, occupa l'Algeria e la Tunisia nel 1152. Sia gli Almoravidi che gli Almohadi furono anche signori di al-Andalus, sviluppando perciò sia commercio che conflitti con la Spagna cristiana. Quando gli Almohadi caddero nel 1269 e il loro impero si frantumò, in Algeria si imposero e regnarono gli Abdelwadidi di Tlemcen, una dinastia anch'essa di origine Zenata (ma l'est algerino era soggetto agli Hafsidi d'Ifriqiya).
Tuttavia, le dinastie eredi degli Almohadi furono soggetti in misura crescente alla pressione dei regni cristiani della riva nord del Mediterraneo occidentale, e in particolare della Spagna, frantumandosi e lasciando autonomia sulla costa ai corsari, con ciò rafforzando la determinazione spagnola. Per questa ragione, già nel 1516-1518 con Khayr al-Din Algeri accettò di diventare uno Stato barbaresco (ossia berbero) soggetto all'impero ottomano. Lo stato barbaresco di Algeri perdurò fino al XIX secolo; a questo stato si può ricondurre la moderna identità nazionale algerina (precedentemente, l'Algeria non aveva mai avuto sorti indipendenti dai vicini Tunisia e Marocco). All'inizio del XIX secolo gli stati barbareschi furono oggetto di vittoriose azioni militari da parte dei vari paesi occidentali: Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, e soprattutto Francia.
Nel 1794 il dey di Algeri aveva sostenuto la Francia repubblicana con alimenti il cui acquisto era stato finanziato da un prestito mai restituito. Inoltre, nel 1827 i francesi fortificarono un proprio deposito commerciale a la Calle in Algeria e il 30 aprile il dey ebbe un acceso diverbio con il console francese. Con il pretesto dell'offesa, Carlo X di Francia decise a fini di politica sia interna che estera la conquista dell'Algeria. 37.000 uomini s'imbarcarono sulla flotta nel maggio 1830, sbarcarono a Sidi Ferruch il 14 giugno e occuparono Algeri il 5 luglio.
Tuttavia, i francesi dovettero fronteggiare trent'anni di ostinata guerriglia per giungere a controllare tutto il paese. A ovest dal 21 novembre 1832 l'emiro Abd el-Kader oppose una strenua resistenza contro gli invasori europei, punteggiata da trattati (Desmichels, 24 febbraio 1834; di Tafna, 30 maggio 1837) e di riprese delle ostilità (15 ottobre 1839) fino alla resa (21 dicembre 1847). A sud, i francesi controllano i limiti del Sahara nel 1852, con la presa di Laghouat e di Touggourt, la capitolazione dei Beni-M’zab dello Mzab e quella del Souf. A est, in Cabilia, Lalla Fadhma n'Soumer guida la resistenza dei berberi, fino alla sconfitta nella battaglia di Zaatcha (autunno 1849) nell'Aurès, alla progressiva presa di Costantina, Piccola Cabilia e Grande Cabilia e infine alla cattura l'11 luglio 1857; un'ultima rivolta cabila fu spenta 14 anni dopo, e alla fine del 1871 l'Algeria francese era "pacificata". Un milione di persone, un terzo della popolazione, era perito: il terreno era libero per la colonizzazione di massa.
Già il 14 luglio 1865 Napoleone III attribuì il diritto alla nazionalità francese (su domanda) a tutti gli indigeni algerini tra le proteste dei coloni. Alla caduta di Napoleone), Adolphe Crémieux con il decreto del 24 ottobre 1870 attribuì automaticamente la cittadinanza ai soli 37.000 ebrei d'Algeria. In questo modo si faceva spazio all'immigrazione dei profughi da Alsazia e Lorena, spossessati dai tedeschi. Il 28 giugno 1881 il code de l'indigénat, valido per tutte le colonie e applicato dal 1887, completò la discriminazione contro i musulmani d'Algeria distinguendo tra cittadini (metropolitani) e sudditi (indigeni), questi ultimi privi di quasi tutti i diritti politici (in particolare, minoritari per legge nei consigli municipali), soggetti alla sharia anziché al code civil e di fatto non tenuti, ad esempio, all'istruzione obbligatoria pubblica. Al contrario, già nel 1889 la cittadinanza francese fu concessa agli stranieri residenti, in gran parte coloni provenienti dalla Spagna o dall'Italia, così da unificare tutti i coloni europei (pieds-noirs) nel consenso politico alla discriminazione. Fra il 1865 e il 1930 solo 3.600 musulmani algerini otterranno, rinunciando solennemente alla legge coranica, la cittadinanza. Non soddisfatte, le lobbies colonialiste non cessarono di domandare l'abrogazione del decreto Cremieux, che ottennero solo nel 1940 dal regime di Vichy. Solo dopo la seconda guerra mondiale, il 25 aprile 1946, la legge Lamine Guèye estese la cittadinanza francese a tutti i sudditi dell'impero coloniale.
I francesi ebbero sull'Algeria un'influenza politica, culturale e demografica che ha pochissimi paralleli nella storia del colonialismo in Africa, tanto che nel 1947 l'Algeria sarebbe stata parificata al territorio metropolitano francese. Uno degli effetti più evidenti è la diffusione della lingua francese, che Kateb Yacine definì "bottino di guerra", ma che incontra oggi notevoli ostacoli per via di una rigida politica di arabizzazione da parte dei governi fin qui succedutisi al potere.
I primi movimenti nazionalisti erano già sorti dopo la prima guerra mondiale. Il più noto e diffusa è il Partito del Popolo Algerino (PPA), fondato nel 1937 da Messali Hadj; messo fuorilegge dai francesi, fu rifondato nel 1946 con il nome di Movimento per il Trionfo della Libertà e della Democrazia (MTLD) dallo stesso Hadj, cui si accompagnava un'Organizzazione segreta (OS) dedita a sporadiche azioni armate. Nel periodo della seconda guerra mondiale, come altrove in Africa, ancor più in Algeria si consolidò il sentimento nazionalista e indipendentista. Nel 1945, i primi moti furono repressi duramente dai francesi in Cabilia.
Sei capi del FLN subito prima del 1° novembre 1954. In piedi da sinistra: Rabah Bitat, Mostefa Ben Boulaïd, Didouche Mourad e Mohamed Boudiaf; seduti: Krim Belkacem a sinistra e Larbi Ben M'Hidi a destra.Nel 1954 in Algeria vivevano 8 milioni di algerini musulmani (arabi e berberi) e 1 milione di "francesi d'Algeria" (piéds-noirs e ebrei). Nel 1954 erano presenti diverse organizzazioni politiche indipendentiste, fra cui l'Union démocratique du manifeste algérien (UDMA) di Ferhat Abbas (che nel maggio 1955 si unirà al FLN), il Mouvement national algérien (MNA) socialdemocratico di Messali Hadj e l'Associazione degli ulema musulmani algerini. Tuttavia, il ruolo decisivo sarà giocato dalla più radicale, il Comitato Rivoluzionario d'Unione e d'Azione (CRUA), fondato nel marzo 1954 da Hocine Aït Ahmed, Ahmed Ben Bella, Krim Belkacem, Mostefa Ben Boulaïd, Larbi Ben M'Hidi, Rabah Bitat, Mohamed Boudiaf, Mourad Didouche e Mohamed Khider, molti dei quali provenivano dall'esperienza del PPA, del MTLD e soprattutto dell'OS. Mentre alcuni (Ben Boulaïd, Bitat, Belkacem, Didouche, Ben M'Hidi) erano a capo delle zone interne, altri (Ait Ahmed, Ben Bella e Khider) operavano dall'estero (per esempio dal Cairo) gestendo l'importazione clandestina di armi verso l'Algeria; Boudiaf coordinava le zone e presiedeva il CRUA.
Il 10 ottobre dello stesso 1954 il CRUA decise di passare alle armi e formò il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), avente per obiettivo l'indipendenza, il cui esercito prese il nome di (ALN). La guerra civile esplose il primo di novembre, simultaneamente ad un appello radiofonico al popolo algerino, allargandosi a macchia d'olio dalla Cabilia a tutto il paese. Essendo il FLN politicamente ancora minoritario, l'ALN basava la propria azione su azioni non solo di guerriglia ma anche di terrorismo, così come d'altra parte fecero anche i francesi in diverse occasioni.
Nel gennaio 1955 morì in combattimento Didouche e in marzo fu arrestato Bitat, capo del FLN ad Algeri; prese le sue veci Abane Ramdane, mandato dalla Cabilia; nel maggio l'UDMA aderì al FLN, isolando il pacifista MNA; il 22 marzo 1956 morì Ben Boulaid. Nel settembre del 1955, l'ONU iniziò a occuparsi della situazione algerina e nel 1956, appena ottenuta l'indipendenza, Marocco e Tunisia tentarono una mediazione. Il 10 agosto 1956 la Casbah di Algeri subì il primo attentato organizzato dai coloni (73 vittime); la risposta venne il 30 settembre con il primo attentato nella parte europea della città (4 morti e 52 feriti). Il 20 agosto 1956 il FLN tenne un congresso nella valle della Soummam, in Cabilia, per porre le basi politiche dell'Algeria indipendente. A questo proposito, Ramdane, che aveva organizzato il congresso assieme a Ben M'Hidi, espresse chiaramente la necessità di subordinare il potere militare a quello politico. Altri membri dell'FLN (Ben Bella, Belkacem e altri) avevano però progetti diversi; Ramdane sarebbe stato assassinato il 27 dicembre 1957 a Tetuan (Marocco). Il 22 ottobre 1956 furono arrestati diversi capi dell'FLN (tra cui Ben Bella, Ait Ahmed, Khider, e Boudiaf) in seguito a un dirottamento dell'aereo che li portava a un incontro con il presidente della Tunisia e il re del Marocco. Il 1° dicembre il generale Raoul Salan viene nominato a capo della regione miliatre d'Algeria. Il 4 gennaio 1957 il presidente del consiglio francese Guy Mollet decise di affidare i pieni poteri civili e militari nel dipartimento di Algeri al generale Jacques Massu, a far data dal 7. Quello stesso giorno, una nuova azione di polizia, passata alla storia come battaglia di Algeri, fu intrapresa dai francesi per riprendere il controllo della città e privare la ribellione dei suoi leader (fra gli altri, Ben M'Hidi fu catturato il 16 febbraio, torturato e impiccato il 5 marzo); conclusasi l'8 ottobre, fu tecnicamente un successo. La resistenza tuttavia rimase attiva sulle montagne e soprattutto vinse la battaglia dell'opinione pubblica internazionale.
Nel 1958, anno di costituzione del Governo Provvisorio della Repubblica Algerina (GPRA) di Ferhat Abbas da parte del FLN, la questione algerina giunse a una svolta: approfittando di un'interminabile crisi di governo il 13 maggio i vertici delle forze armate ad Algeri, Raoul Salan (esercito), Philippe Auboyneau (marina) e Edmond Jouhaud (aviazione), alleati ai coloni, presero il potere ad Algeri, seconda città di Francia, e il 1° giugno, di fronte al rischio di un colpo di stato a Parigi, il presidente della repubblica René Coty delegò i poteri al generale Charles de Gaulle, eroe della seconda guerra mondiale, che forma un governo di salute pubblica e annuncia una nuova costituzione, che verrà approvata con referendum popolare il 28 settembre: dal crollo della IV repubblica nasce la V repubblica. Il 21 dicembre De Gaulle sarà eletto presidente dai francesi.
Appena ricevuti i poteri dal Parlamento, il 4 giugno, De Gaulle aveva pronunciato un discorso ad Algeri, con l'affermazione Je vous ai compris e due giorni dopo a Mostaganem aveva gridato Vive l'Algérie française!. A sorpresa, già il 23 ottobre De Gaulle propose una "pace dei coraggiosi", rifiutata dal FLN e a dicembre rimosse Salan. Un anno dopo, il 16 settembre 1959 De Gaulle riconobbe pubblicamente il diritto all'autodeterminazione degli algerini, provocando tra l'altro gravissimi disordini e proteste da parte dei cittadini francesi in Algeria (le cosiddette "giornate delle barricate", del gennaio 1960); con il suo intervento diretto, De Gaulle ottenne la fedeltà dei militari e fece così fallire politicamente le proteste. Il 3 dicembre 1960 il generale Raoul Salan, il deputato Pierre Lagaillarde (guida dei coloni nel maggio 1958 e nel gennaio 1960), Jean-Jacques Susini e Joseph Ortiz fondarono l'Organizzazione dell'Armata Segreta (OAS). L'8 gennaio 1961, un referendum tra i francesi della madrepatria convocato da De Gaulle riconobbe il diritto all'autodeterminazione dell'Algeria. Di conseguenza si organizzarono e tennero gli incontri franco-algerini di Evian. In reazione a questi fatti, da un lato l'OAS firmò la sua prima azione pubblica l'11 marzo, dall'altro, dal 21 al 26 aprile fu tentato un colpo di stato ad Algeri, guidato da quattro generali in pensione (Salan, Jouhaud, Challe e Zeller), che fallì anche grazie a un discorso televisivo del presidente De Gaulle in divisa da generale il 23 aprile. In seguito a questo fallimento Salan entrò in clandestinità e prese forza l'OAS, che si oppose al GPRA, mettendo in atto diverse azioni terroristiche, soprattutto verso i francesi favorevoli all'autodeterminazione e verso civili musulmani, culminanti nella insurrezione di Bab el-Oued (13 marzo 1962) e nell'operazione Rock'n'Roll (15 marzo 1962).
Il conflitto si concluse il 19 marzo 1962 con un trattato firmato ancora a Evian, che prevedeva il cessate-il-fuoco e la legalizzazione del FLN. I piani insurrezionali dell'OAS fallirono, così come i tentativi di impedire il rimpatrio dei coloni e, infine la politica della terra bruciata. Il 25 marzo Jouhaud venne arrestato a Orano e il 20 aprile Salan venne arrestato ad Algeri. 100.000 coloni lasciarono l'Algeria in maggio. Il 17 giugno Susini a nome dell'OAS firmò un accordo di cessazione delle ostilità contro il GPRA. In seguito a un referendum per l'autodeterminazione, tenutosi il 1° luglio 1962 con esito positivo, il 3 luglio la Francia dichiarò l'Algeria indipendente. Alla fine dell'anno restavano solo 100.000 "francesi d'Algeria", un decimo rispetto a solo 8 anni prima.
Immediatamente dopo aver ottenuto l'indipendenza, l'Algeria fu scossa dai conflitti interni fra le diverse fazioni che aspiravano al potere, in particolare tra il GPRA, più pluralista diretto da Abbas e Belkacem (sostenuto da Ait Ahmed, Bitat, Boudiaf), e l'esercito partigiano controllato da Ben Bella, più militarista e dittatoriale (sostenuto da Khider). Nonostante questa crisi, il 20 settembre 1962 si tennero le elezioni per l'Assemblea Costituente, da cui uscì vincitore lo stesso Ben Bella, designato primo capo di governo dell'Algeria indipendente. Tra il 1962 e il 1963 furono vietati il Partito Comunista Algerino (PCA), ma anche le formazioni politiche di vecchi militanti del FLN come il Partito delle Rivoluzione Socialista (PRS) di Boudiaf e il Fronte delle Forze Socialiste (FFS) di Ait Ahmed.
L'8 settembre 1963, l'Assemblea Costituente emise una nuova Costituzione in cui l'Algeria veniva dichiarata repubblica presidenziale, e Ben Bella divenne presidente. La manovra di Ben Bella fu vista da molte parti come il primo passo verso l'instaurazione di un regime militare e comunque a partito unico (il "nuovo" FLN). Un movimento armato ribelle, nato in Cabilia e guidato da Aït Ahmed, fu represso nel sangue. In seguito, Ben Bella mise in atto una serie di riforme di ispirazione socialista, tra cui la statalizzazione della terra.
Le risoluzioni finali del 3° congresso del FLN (aprile 1964) esimevano il presidente da ogni responsabilità sia verso il FLN sia verso l'Assemblea Nazionale. Ben Bella ne approfittò per cercare di isolare l'ormai troppo potente Houari Boumedienne, primo vice-presidente e ministro della difesa e da sempre suo sostenitore, licenziando man mano i suoi seguaci fino al ministro degli esteri Abdelaziz Bouteflika.
Il 19 giugno 1965, il colonnello Boumedienne diede luogo a un colpo di stato, appoggiato fra gli altri da Bitat, a cui seguirono violenti disordini, arresti in massa di militanti di sinistra, condanne all'esilio e la nascita di nuove organizzazioni armate antigovernative. Un primo tentativo di rovesciare Boumedienne ebbe luogo nel 1967, ma non ebbe successo. Boumedienne fece probabilmente uccidere dai servizi segreti Khider (in esilio in Spagna) nel 1967 e Belkacem (in esilio in Germania) nel 1970. Sempre nel 1967, l'Algeria dichiarò guerra ad Israele, prendendo così parte nella guerra arabo-israeliana, anche se truppe algerine non entrarono di fatto mai in azione.
Boumedienne proseguì la politica socialista di Ben Bella, statalizzando l'industria petrolifera nel 1971, per poi sviluppare ulteriormente la riforma agraria e istituire un servizio di assistenza nazionale. Il tutto, mantenendo il FLN come partito unico ma continuando a sottoporlo alle forze armate. Nel 1976, la costituzione venne modificata dichiarando ufficialmente l'Algeria stato socialista.
Alla morte di Boumedienne (27 dicembre 1978) salì al potere Benjedid Chadli, il più anziano in grado fra i militari, che instaurò un regime presidenziale con mandato quinquennale del presidente. Chadli (riconfermato nel 1984 e poi ancora nel 1988) mise in atto una politica più moderata dei suoi predecessori, indebolendo il potere repressivo e cercando anche la riconciliazione fra i diversi gruppi politici algerini. Emarginò Bouteflika, fece rilasciare Ben Bella, favorì il rientro di Ait Ahmed e portò avanti accordi con la Francia per favorire il ritorno in patria di 800.000 profughi che avevano lasciato il paese negli anni precedenti. Nella prima metà d'ottobre scoppiano dei moti popolari che accelerarono la democratizzazione. Nel 1989, la nuova costituzione introdusse numerose riforme in senso democratico; per la prima volta nella storia dell'Algeria indipendente, divenne possibile formare partiti politici (precedentemente, l'FLN era l'unico partito legale).
Nel 1990, le elezioni amministrative furono vinte con il 54% dal Fronte Islamico di Salvezza (FIS) di Abassi Madani e Ali Belhadj, che, guidato da Abdelkader Hachani dopo l'aressto dei primi due, si aggiudicò anche il primo turno delle successive elezioni politiche (26 dicembre 1991) in tutto il paese fuorché Algeri, il sud e l'est. Su 430 seggi 231 furono assegnati in questo modo: FIS 47,3% e 188 seggi, FLN 23,4% e 15, FFS 7,4% e 25, MSP 5,3% e 0, indipendenti 4,5% e 3, altre liste (tutte <3%) 12,1% e 0. Il secondo turno sarebbe stato un ballottaggio fra i due candidati più votati e avrebbe reso molto probabile una maggioranza dei due terzi al FIS, che avrebbe messo quest'ultimo in grado di modificare la costituzione laica.
L'11 gennaio 1992 l'esercito prese il potere con un colpo di stato, rendendo inevitabili le dimissioni del presidente, che Chadli annunciò alla televisione. Con questo brusco arresto al processo di democratizzazione messo in atto da Chadli, il controllo del paese passò nelle mani di una giunta militare ("Supremo Consiglio di Sicurezza") che affidò la gestione politico amministrativa ad un "Supremo Comitato di Stato" di cinque membri (un militare, due del FLN e due indipendenti) guidato, su richiesta dei militari, dal vecchio resistente Muhammad Boudiaf, richiamato dall'esilio ma assassinato poi il 29 giugno 1992 e succeduto da Ali Kafi, fino a 30 gennaio 1994. Nel 1993 la giunta interruppe le relazioni diplomatiche con Teheran.
Questi due anni furono un periodo di repressione, censura dell'informazione, e arresti di natura politica: sospese molte garanzie costituzionali, migliaia di militanti del FIS furono incarcerati; il 4 marzo 1992 il FIS fu dissolto e nell'estate Madani e Belhadj furono condannati a 12 anni di carcere. L'immediata reazione islamista al colpo di stato fu la formazione del Movimento Islamico Armato (MIA) dedito alla guerriglia contro esercito e polizia nelle montagne e del più radicale Gruppo Islamico Armato (GIA) nelle città (soprattutto ad Algeri e dintorni), formato in gran parte da ex-volontari anti-russi in Afghanistan e poi anti-serbi in Bosnia e dedito al terrorismo contro i funzionari civili, gli intellettuali laici e i giornalisti. Più tardi, il MIA e altri gruppi minori presero il nome di AIS, per sottolineare la loro fedeltà politica al FIS, mentre il GIA ne era ormai autonomo e a sua volta subiva la scissione del qaedista Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (GSPC).
Il 30 gennaio 1994 divenne Capo dello Stato il generale Liamine Zéroual, già ministro della difesa dal luglio 1993, che favorì la riconciliazione, ottenuta anche grazie alla mediazione della Comunità di Sant'Egidio, che il 14 gennaio 1995 fece approvare un accordo fra tutti i partiti di opposizione laici e islamici, a cui aderì anche il FIS e a cui il governo rispose con un atto politico: l'indizione delle prime elezioni presidenziali pluraliste. Zéroual vinse le elezioni presidenziali del 16 novembre 1995 con il 61,0% dei voti; Mahfoud Nahnah, il candidato islamista moderato (MSP, in arabo HaMaS) ottiene il 25,3%, il candidato laicista (RCD) Saïd Saadi il 9,6%, un secondo candidato islamista (PRA) il 3,8%. Votò il 75% degli elettori, nonostante i tre partiti principali del 1992 avessero diffuso appelli all'astensione e il GIA minacce di morte. Tuttavia, i colloqui di pacificazione avviati da Zéroual con il FIS portarono alla rottura del GIA con l'AIS; e quindi anche fra il 1994 e il 1998 il paese fu scosso da numerosi attentati terroristici, la maggior parte dei quali indirizzati dal GIA contro gli stessi algerini: furono sterminati interi villaggi, soprattutto intorno ad Algeri, e uccisi, tra l'altro, molti dei pochi preti e frati cattolici, ma anche svariati dirigenti dell'AIS. Le elezioni parlamentari del 5 giugno 1997 videro la vittoria di un nuovo partito pro-militari (RND) che ottenne 156 seggi su 380 (MSP e FLN più di 60 ciascuno): i massacri del GIA fallirono il loro obiettivo politico e anzi favorirono la scissione fra GIA e GSPC nel 1998 e il cessate il fuoco unilaterale proclamato dall'AIS il 24 settembre 1997. Un governo di coalizione fu formato dai tre partiti principali siotto laguida del capo del RND Ahmed Ouyahia.
A sorpresa, l'11 settembre 1998 Zéroual annunciò le dimissioni. Le elezioni presidenziali del 15 aprile 1999 videro la vittoria di Abdelaziz Bouteflika, erede politico di Boumedienne e tuttora presidente. I risultati ufficiali gli assegnarono il 74% dei voti, ma tutti gli altri candidati si erano ritirati prima delle votazioni citando il rischio di brogli. Il 5 giugno l'AIS concordò il principio del proprio scioglimento e il 16 settembre fu approvata con un referendum un'amnistia; l'AIS si sciolse il 1° gennaio 2000, in cambio di una seconda e più ampia amnistia proclamata da Bouteflika il 13 gennaio 2000. Il GIA venne distrutto militarmente all'inizio del 2002. Le elezioni parlamentari del 30 maggio 2002 videro una partecipazione del 46,2% e il FLN vincere con 190 seggi su 380, il RND scendere a 47 seggi e il MSP a 38 (43 all'islamista MRN e 21 al Partito dei lavoratori), ma il governo di coalizione continuare. Madani e Belhadj furono liberati nel 2003 senza conseguenze. L'elezione presidenziale dell'8 aprile 2004 ha visto la rielezione di Bouteflika con l'85% e il sostegno dei due partiti principali. Del tutto isolato, il GSPC ha ufficialmente aderito ad Al Qaida nel gennaio 2007. Le elezioni parlamentari del 17 maggio 2007 (partecipazione 35,6%) hanno assegnato 136 seggi al FLN, 61 al RND, 52 al MSP, 26 al PT, 19 al RCD e 13 al FNA. Le elezioni locali si sono tenute il 29 novembre.
La primavera del 2001 venne contrassegnata da grandi movimenti di piazza nella regione della Cabilia, che —nati per protestare contro l'uccisione di un giovane in una caserma di gendarmeria— si estesero fino a reclamare maggiore libertà e democrazia. Questo movimento venne represso con estrema durezza: i gendarmi spararono sulla folla e oltre 100 persone rimasero uccise (la cosiddetta "primavera nera"). Le istanze della popolazione vennero raccolte in una piattaforma in 15 punti (la "piattaforma di El-Kseur"), in cui si richiedeva una maggiore democrazia e la fine dell'impunità per i colpevoli. Il governo non accolse le richieste, che vennero portate ad Algeri il 14 giugno 2001 in quella che fu la più colossale manifestazione dopo l'indipendenza, con più di un milione di partecipanti. E in risposta a questo disinteresse la popolazione della Cabilia, auto-organizzata nelle originali strutture degli Aarch (confederazioni delle antiche tribù, basate sulla democrazia diretta) boicottò il voto in tutte le scadenze elettorali successive (le legislative del 30 maggio 2002, le amministrative del 10 ottobre 2002 e le presidenziali dell'8 aprile 2004), creando di fatto un fossato tra sé e il resto dello Stato algerino.
Anche se in seguito è ripresa, sia pure molto limitatamente, la partecipazione al voto anche in Cabilia, il problema della democratizzazione del paese rimane tuttora senza risposta.
Secondo la Costituzione (del 1976, modificata nel 1979 ed emendata nel 1988, 1989 e 1996), l'Algeria è una repubblica presidenziale democratica, sebbene di fatto il ceto militare eserciti ancora una grande influenza. La costituzione consente libertà di organizzazione dei partiti politici, purché approvati dal Ministero dell'interno che verifica che non siano su base confessionale, linguistica, razziale o regionale e che non ammettano né la violenza né influenze straniere.
Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale, diretto e segreto per un mandato di 5 anni non rinnovabile; è il capo
dello Stato: firma i decreti presidenziali, nomina le alte cariche della repubblica, ha diritto di grazia e di commutazione della pena, assegna decorazioni; del Consiglio dei ministri: lo presiede, nomina e rimuove il primo ministro; del Supremo consiglio di sicurezza: è responsabile della difesa nazionale, anche come capo delle forze armate; Inoltre
guida la politica estera, conclude e ratifica i trattati internazionali; ha il diritto di organizzare e indire referendum. Il potere esecutivo è ripartito tra Presidente e Primo Ministro. Quest'ultimo gestisce i rapporti del governo con il Parlamento in base a un programma di governo (se sfiduciato deve dimettersi, ma la sfiducia successiva a due primi ministri comporta lo scioglimento del parlamento) e gestisce l'attuazione delle norme e l'amministrazione pubblica.
Il potere legislativo è bicamerale asimmetrico: l'Assemblea popolare nazionale (.) conta 389 eletti a suffragio universale diretto per un mandato di 5 anni, mentre il meno potente Consiglio nazionale (.) conta 144 membri, 2/3 eletti indirettamente dagli eletti nei consigli locali e 1/3 designati dal presidente, per un mandato di 6 anni (rinnovato per metà ogni 3 anni). Il parlamento controlla l'azione del governo e approva le leggi; il diritto d'iniziativa legislativa spetta al capo del governo oltre che ai deputati (in numero minimo di 20).
Il potere giudiziario ... . I magistrati sono nominati dal Presidente.
L'Algeria ha avuto a lungo un'economia ispirata al socialismo di stato. A partire dagli anni 90 il governo ha abbandonato questa impostazione pilotando la transizione verso l'economia di mercato.
Algeri [al-gè-ri] (in arabo: ????? ???????', Madinat al-Jaza'ir - le isole -, in cabilo Dzayer, in francese Alger) è la capitale dell'Algeria e della provincia omonima. È anche il più importante porto del paese.
Il nome arabo, "le isole", deriva da un gruppo di piccoli isolotti antistanti la costa della città e attualmente non più visibili in quanto "assorbiti" dalle barriere di protezione e dalle dighe foranee del porto.
Situata sulle coste del Mar Mediterraneo nella parte occidentale di un'ampia baia sulle pendici di un ramo della catena montuosa dell'Atlante, ha circa 1.661.000 abitanti (dato del 1 gennaio 2004). È capoluogo dell'omonimo dipartimento.
La città è divisa in tre parti con caratteristiche diverse. La parte bassa, fu costruita sulla costa dai francesi, che vi collocarono gli uffici dell'amministrazione coloniale. Lo stile architettonico è quindi tipicamente francese con ampi boulevard, teatri, cattedrali e musei.La parte alta, o città vecchia, nota come casbah, fu costruita nel XVI secolo come forte ottomano e residenza del dey, e in decenni di progressivo declino è diventata un vero e proprio slum.La terza area è costituita dai quartieri periferici risalenti al periodo postcoloniale.
La temperatura media nell'anno è pari a 17,2° C e le precipitazioni totali sono di 681 mm. Il mese più caldo è agosto, con una temperatura media di 24,9° C, mentre quello più freddo è gennaio (10,8° C). Le precipitazioni massime si hanno a dicembre e le minime in luglio.
Il primo insediamento fenicio risale al 1200 a.C. circa, quando, ad una ventina di chilometri dalla città attuale, viene fondato il porto di Icosium che, in seguito alle guerre puniche, diventa romano nel 146 a.C.. La città romana più importante della zona non è però Icosium bensì Caesarea (l'attuale Cherchel).
Nel 429 d.C. viene conquistata dai Vandali, nel VI secolo passa sotto il controllo bizantino e nel secolo successivo sotto quello arabo. L'attuale Algeri venne fondata dal sovrano berbero Bologhin Ibn Ziri, fondatore della dinastia Ziride, che ne modifica il nome in al-Jazâ'ir; da questo momento in poi vede aumentare progressivamente la propria importanza nell'area. Al 1159 risale la conquista da parte degli Almohadi e nel 1235 la conquista da parte del sovrano hafside Abu Zakarya. Nel 1302 l'isolotto antistante, chiamato Penon, è occupato dagli spagnoli che ne fanno la base per i traffici commerciali tra Algeria e Spagna. Nel XIV secolo vi è un breve periodo di dominazione da parte dei Merenidi, ma gli Hafsidi ne riconquistano il dominio nei primi anni del XV secolo.
Quando la presenza spagnola inizia ad essere percepita come minacciosa viene invocato, nel 1516, l'aiuto di Khair Ed-Din detto Barbarossa che inizia una lunga lotta per scacciare gli spagnoli, finché nel 1518 Algeri si dichiara parte dell'Impero Ottomano e nel 1529 gli spagnoli lasciano definitivamente l'isola di Penon e la città di Algeri in mano ai pirati. Algeri diviene il centro più importante dell'attività piratesca dell'impero ottomano, viene costruito un porto ben protetto e nel XVII secolo la città ottiene l'indipendenza dall'Impero.
Nel 1815 la marina statunitense chiede formalmente al governatore della città di interrompere gli attacchi ai vascelli statunitensi, l'anno seguente navi inglesi e olandesi distruggono la flotta algerina ma gli attacchi continuano. Nel 1830, come rappresaglia per un attacco a navi commerciali francesi, la Francia attacca la città. Iniziano i 132 anni di dominazione coloniale francese.
Durante la seconda guerra mondiale Algeri è la sede delle forze alleate in Nord-Africa e dal 1943 sede del governo francese guidato da Charles de Gaulle. Nel 1957 diviene il cuore della guerra algerina di indipendenza e nel 1962 diventa la capitale dell'Algeria indipendente. La gran parte dei cittadini francesi abbandona allora la città.
Le attività prevalenti della città sono quelle derivanti dal governo e dall'amministrazione del paese. Il porto è un importante nodo per il commercio internazionale, da esso partono le esportazioni di grano, ferro, fosfati, agrumi e verdure così come il petrolio estratto nelle aree centrali del paese.
Le industrie principali sono la raffinazione di petrolio e derivati, la lavorazione dei metalli e quella alimentare.
Il porto, ampliato negli ultimi decenni, è il principale del paese e uno dei più attivi e attrezzati del Nord Africa.Un regolare servizio di traghetti collega Algeri con Marsiglia in Francia.
Un'ampia rete stradale la collega agli altri principali centri urbani del paese. Per mezzo della ferrovia è collegata con Costantina situata 430 km a est e Orano 440 km a ovest.L'aeroporto internazionale Houari Boumedienne la collega con il mondo.
La città vecchia e la fortezza araba (casbah) con viuzze strette e ripide scalinate. Nel 1992 la casbah di Algeri è stata inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. La moschea grande (Jamaa-el-Kebir ?????? ??????), tradizionalmente ritenuta la moschea più antica di Algeri. Sul pulpito (minbar ????) vi è un'iscrizione che attesta l'esistenza dell'edificio nel 1018. Il minareto fu costruito da Abu Tachfin, sultano di Tlemcen, nel 1324. L'interno della moschea è a pianta quadra e diviso in navate da colonne unite con archi moreschi. È sede di un'importante scuola di teologia sunnita. La moschea nuova (Jamaa-el-Jedid ?????? ??????), chiamata anche moschea del mercato del pesce, risalente al XVII secolo con pianta a croce greca con un'ampia cupola bianca, quattro cupole minori negli angoli e un minareto alto 90 m. L'interno somiglia a quello della moschea grande. Notre Dame d'Afrique: chiesa cattolica completata nel 1872. Jardin d'Essai: un parco e giardino botanico di circa 80 ettari creato su un terreno paludoso la cui umidità favorisce la crescita di piante tropicali che costeggiano gli ampi viali. Ospita anche un piccolo giardino zoologico. Villa Abd-el-Tif, nelle altezze del Jardin d'Essai, una volta residenza del bey e durante il periodo francese riservata agli artisti titolari del premio della villa Abd-el-Tif, tra i quali Maurice Boitel.
Le rovine romane di Tipasa, ex-colonia fenicia passata in seguito ai Romani. Il sito archeologico di Thamugadi, ora chiamata Timgad, fondata da Traiano nel I secolo; nel museo sono conservati mosaici e statue originali. Algeri è sede di una quotata università fondata nel 1879.

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